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Gotthold Lessing scrittore e filosofo tedesco

«Se Dio tenesse nella sua destra tutta la verità e nella sua sinistra il solo tendere alla verità con la condizione di errare eternamente smarrito e mi dicesse: - Scegli, io mi precipiterei con umiltà alla sua sinistra e direi: Padre, ho scelto; la pura verità è soltanto per te» (G. E. Lessing, Una replica)

GRANDI PERSONAGGI STORICI Ritengo che ripercorrere le vite dei maggiori personaggi della storia del pianeta, analizzando le loro virtù e i loro difetti, le loro vittorie e le loro sconfitte, i loro obiettivi, il rapporto con i più stretti collaboratori, la loro autorevolezza o empatia, possa essere un buon viatico per un imprenditore come per una qualsiasi persona. In questa sottosezione figurano i grandi poeti e letterati che ci hanno donato momenti di grande felicità.

I TEDESCHI

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Gotthold Ephraim Lessing (Kamenz, 22 gennaio 1729 – Braunschweig, 15 febbraio 1781) è stato uno scrittore, filosofo e drammaturgo, ritenuto il principale esponente dell'Illuminismo letterario e filosofico tedesco.

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Gotthold Ephraim Lessing

Lessing divenne celebre per i suoi drammi Minna von Barnhelm (1767), Miss Sara Sampson (1755), Emilia Galotti (1772) e soprattutto Nathan il saggio (1779), in cui esponeva i suoi ideali di solidarietà e tolleranza.
Scrisse diversi saggi di estetica, tra cui il Laocoonte ovvero sui confini della pittura e della poesia (1766), importante per la sua confutazione dell'idea classica di equivalenza tra poesia e pittura: contro la pretesa "unità" dell'arte Lessing si esprimeva per la "pluralità" e per la differenziazione, e insieme per la legittimità del "brutto" in estetica. Fondatore nel Laocoonte di quello che in termini moderni si può definire principio di astrazione, opposto al "pernicioso" e fino allora saldissimo principio dell'imitazione. In questo modo Lessing innesca il "libero gioco dell'immaginazione" contrapposto alla mera copia di ciò che è già disponibile in natura.

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A destra Johann Kaspar Lavater, teologo svizzero che tenta di convertire al Cristianesimo Moses Mendelssohn. Dietro ai due, Gotthold Ephraim Lessing vicino a una tavola per gli scacchi, suo gioco preferito.

Lessing è il terzo dei dodici figli di Johann Gottfried Lessing e Justina Salome Feller. La famiglia di Lessing era una famiglia di Kamenz, un piccolo borgo di tremila abitanti nell'alta Lusazia, uno dei più poveri della Sassonia. Suo padre, pastore protestante, gli fornisce una prima istruzione di stampo religioso; successivamente lo affiderà alle cure di suo cugino Christlob Mylius. Lessing ha successivamente l'opportunità di studiare in una delle tre scuole d'eccellenza della Sassonia, la scuola di S. Afra a Meißen.
Lessing studia in questa scuola a partire dal 1741 e vi rimarrà fino al 1746. Le materie insegnate erano varie, fra queste, vi erano greco e latino, alcune lingue contemporanee, e, ovviamente religione. Fu uno studente assiduo e ottenne la licenza con un anno in anticipo. Più tardi, nella sua prefazione del 1754 alla terza parte dell'edizione completa delle sue opere, parlerà di quegli anni come "i soli veramente felici" della sua vita.
Iniziò l'università nelle facoltà di teologia e medicina a Lipsia. La città grazie alla sua posizione strategica, era il principale centro del commercio tedesco e anche la sede della fiera annuale del libro, punto d'incontro di innumerevoli stranieri. Egli si convinse che i libri lo avrebbero reso erudito, ma non avrebbero mai fatto di lui un uomo. Quell'anno nacque in Lessing la passione per il teatro e il palcoscenico.
A 19 anni mise in scena con grande successo una sua commedia, Il giovane erudito, che aveva per tema la satira contro il mondo degli eruditi, che egli ben conosceva. Per le frequentazioni di Lessing con un suo cugino Christlob Mylius, un libertino spinoziano, i genitori scandalizzati lo richiamarono a casa e sua sorella bruciò tutte le sue poesie. La compagnia teatrale di Johann Neuber si sciolse per bancarotta e Lessing, che ne era il garante, dovette scappare a Berlino, dove conobbe Voltaire.

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Tomba di Lessing a Braunschweig

Berlino era città ancora più grande di Lipsia, ma non aveva né un'università né un teatro. La residenza di Potsdam del re Federico II di Prussia mirava a imitare Versailles con la propria corte, quindi le rappresentazioni teatrali erano in francese, unica lingua ammessa a corte, ed erano riservate esclusivamente all'aristocrazia. Dal 1751 lavorò al Berliner Privilegierten Zeitung, come recensore e redattore. Nel 1752 conobbe Karl Wilhelm Ramler, Friedrich Nicolai, Ewald Christian von Kleist, Johann Georg Sulzer e strinse una stretta amicizia con Moses Mendelssohn. Nel 1755 tornò a Lipsia.
Negli anni successivi accompagnò Johann Gottfried Winkler nei suoi viaggi di formazione attraverso i Paesi Bassi, l'Inghilterra e la Francia, finché la guerra dei sette anni li costrinse a fermarsi ad Amsterdam. In questi anni Lessing conobbe Johann Wilhelm Gleim, Friedrich Gottlieb Klopstock e Conrad Ekhof. Nel 1758 tornò a Berlino, dove, con Friedrich Nicolai e Moses Mendelssohn, creò il giornale letterario Briefe, die neuste Literatur betreffend.
Dal 1760 al 1765 lavorò a Breslavia come segretario del generale Tauentzien, e nel 1767 lavorò come drammaturgo e consigliere al Teatro Nazionale di Amburgo, che chiuse però nel 1769 a causa di problemi finanziari. In quel teatro venne rappresentata la commedia drammatica Minna von Barnhelm e Lessing fece la conoscenza di Friedrich Ludwig Schröder, Carl Philipp Emanuel Bach, Johann Melchior Goeze, ma anche della sua futura moglie Eva König, in quell'anno ancora sposata. Sempre nel 1769 diventò membro esterno dell'Accademia delle Scienze di Berlino.
Nell'anno 1770 lavorò nella piccola cittadina di Wolfenbüttel come bibliotecario della Herzog August Bibliothek. Lì scopri un'opera dell'alto medioevo: Schedula diversarum artium di Theophilus Presbyter, che pubblicò col titolo Pittura ad olio di Theophilus Presbyter. Seguace della filosofia di Spinoza, nella notte tra il 14 e il 15 ottobre 1771 fu iniziato alla Massoneria nella loggia "Zu den drei goldenen Rosen" (Alle tre rose d'oro) di Amburgo, che praticava il rito di Johann Wilhelm Kellner von Zinnendorf. Nello stesso anno si innamorò di Eva König, ormai vedova. Dal 1775 il suo lavoro come bibliotecario viene interrotto da numerosi viaggi a Lipsia, Berlino, Dresda, Praga. Si recò anche in udienza presso l'imperatore Giuseppe II, per inseguire la sua amata nei suoi frequenti spostamenti.
Viaggiò in Italia come accompagnatore del principe Leopoldo di Brunswick-Wolfenbüttel, fermandosi a Milano, Venezia, Firenze, Genova, Torino, Roma, Napoli e in Corsica. Nell'ottobre 1776 sposò Eva König. La sera di Natale del 1777 la donna diede alla luce un figlio, che però morì il giorno dopo. Dopo pochi giorni morì la stessa Eva König, a causa del parto. Nel 1779 la salute di Lessing cominciò a peggiorare. Egli morì nel 1781, mentre era in visita da un amico a Braunschweig e qui vi fu sepolto; la sua tomba venne ritrovata 20 anni dopo da Carl Schiller.
Come rappresentante di spicco dell'Illuminismo tedesco Lessing viene considerato un precoce pensatore della presa di coscienza della classe borghese della sua identità e forza sociale. Tema ricorrente nel pensiero di Lessing è quello che la ricerca è superiore al possesso della verità:

«Se Dio tenesse nella sua destra tutta la verità e nella sua sinistra il solo tendere alla verità con la condizione di errare eternamente smarrito e mi dicesse: - Scegli, io mi precipiterei con umiltà alla sua sinistra e direi: Padre, ho scelto; la pura verità è soltanto per te» (G. E. Lessing, Una replica)



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Monumento a Lessing a Braunschweig

È questa una tipica posizione illuministica antidogmatica, secondo la quale ogni conoscenza acquisita deve essere aperta alle correzioni e ai contributi che vengono dalle nuove esperienze, così che la conoscenza autentica non è quella di chi difende le posizioni raggiunte ma quella di chi si espone alla ricerca rischiosa di nuovi risultati:

«Da un giudice non si può pretendere altro che egli si schieri con quella parte che sembra avere il maggiore diritto. [Per le controversie che hanno per oggetto la verità questa non appartiene al vincitore per diritto, così che il perdente può correggere gli errori e partecipare alla verità di chi ha vinto. Il filosofo deve essere onesto e non deve mettere da parte quei dati che possono contestare il suo sistema a vantaggio del sistema altrui.] Se si comporta diversamente, allora è chiaro che egli stravolge la verità a proprio tornaconto e la vuole rinchiudere negli angusti limiti della propria pretesa infallibilità» (G. E. Lessing, Riabilitazione di G. Cardano)

Questa sua concezione della filosofia rende il pensiero di Lessing non sistematico, ma costituito da interventi diversificati, spesso polemici, su tutti i temi della cultura tedesca della sua epoca.
Autore di testi teatrali, Lessing ha scritto importanti saggi di critica estetica. Nel Del Laocoonte..., uno scritto del 1766 che ha per sottotitolo Dei limiti della pittura e della poesia, Lessing sostenne in polemica con Winckelmann che le arti figurative e quelle letterarie, pur avendo in comune il fine di imitare la natura, per tale scopo «usano mezzi diversi e da questa diversità discendono le regole particolari per ciascuna». Perciò la poesia non è accostabile alla pittura poiché opera "nel tempo", mentre le arti figurative operano nello "spazio", devono raffigurare «i corpi e le realtà sensibili di questi» nello spazio e perciò possono rappresentare «solo un unico momento dell'azione».
È questo il tema principale del saggio, che è anche una vasta analisi dei concetti estetici, non più relativi solo alla descrizione delle opere dell'arte, ma alla loro concettualizzazione filosofica. Egli affermava:

«Si definiscono corpi gli oggetti accostabili l'uno all'altro, come è anche per le loro parti. Perciò i corpi sono gli oggetti specifici della pittura in quanto hanno proprietà visibili. Quelle che si chiamano azioni si susseguono invece una dopo l'altra nel tempo. Le azioni sono gli oggetti specifici della poesia.»

La pittura dunque rappresenta i corpi nello spazio "bloccati" nel tempo, poiché la pittura può solo operare nella stasi di un istante.
Criticò in particolare l'imitazione dei dipinti di nudo francesi. La poesia, lavorando con una successione di parole, è invece dinamica. Anche la musica lo è, poiché le note si susseguono "nel tempo". All'opposto, l'architettura è arte dello spazio e al massimo grado di staticità.
Con i suoi scritti critici e teorici sull'arte teatrale, come con il suo stesso lavoro come autore, cercò di contribuire allo sviluppo di un nuovo teatro borghese in Germania.
Si pose contro le autorevoli teorie letterarie di Johann Christoph Gottsched e la sua scuola e si espresse, nella Drammaturgia di Amburgo, a favore del ritorno dei concetti teatrali di Aristotele, in particolare per la regola dell'unità e per l'introduzione della catarsi nelle tragedie, e ripropose il modello teatrale dei lavori di Shakespeare.
Per quanto concerne la bruttezza nell'arte, Lessing osserva che essa prevale nella realtà rispetto alla bellezza. Quindi, dovendo l'arte testimoniare la realtà, anche il brutto va considerato; ma è proprio specifica dell'arte la capacità di adoperare il brutto per produrre bellezza. Il brutto raggiunge il suo più alto grado di trasfigurazione in bellezza nella poesia, perché il brutto è più dinamico del bello.
Per la concezione della religione, Lessing in un primo tempo sostenne una visione razionalistica per cui la religione rivelata deve confermare le verità della religione naturale.
In un secondo momento Lessing sembra adeguarsi a una concezione più vicina all'ortodossia, ma in realtà assume una posizione di negazione della religione. I deisti, afferma Lessing, criticano le religioni positive in nome di una religione naturale costituita essenzialmente da regole etiche, ma così facendo essi sostituiscono ai valori assoluti delle religioni rivelate quelli, altrettanto assoluti, della religione razionale.

Egli invece vuole dare un fondamento storico alle religioni positive che si estenda anche alla religione naturale. Nell'Educazione del genere umano, Lessing ritiene che le varie religioni che si sono costituite nel corso della storia non sono nient'altro che le espressioni di un patrimonio di verità che l'uomo ha scoperto progressivamente per suo conto nel corso della storia. Ogni religione quindi risente delle circostanze storiche in cui è nata e il suo valore è relativo alla situazione storica che l'ha determinata.
La rivelazione delle religioni positive ha un compito pedagogico primario: educare l'uomo a quelle verità che poi sarà in grado di capire razionalmente da solo.
L'uomo e la sua ragione sono padroni della storia da cui emerge progressivamente l'illuminazione della verità.
Coerentemente con quest'impostazione, Lessing concepì il più completo ed incisivo appello alla tolleranza mai partorito dall'Illuminismo tedesco: fu infatti il solo a rivendicare esplicitamente la pari dignità di ebrei, musulmani, cattolici e protestanti, postulando un'uguaglianza intrinseca cui non poteva non far riscontro un'uguaglianza giuridica. Importante fu, in questo senso, anche il suo celebre lavoro teatrale Nathan il saggio ("Nathan der Weise",1779).
Heinrich Heine attribuisce a Lessing il merito di essere stato un acuto polemista e di aver così conservato memoria di piccoli autori che senza le sue citazioni sarebbero oggi del tutto sconosciuti:

«Con le sue polemiche ha strappato a un meritatissimo oblio più di un nome. Egli ha avviluppato, per così dire, molti minuscoli scrittorelli in una rete di spiritosi motteggi, di prezioso umorismo, e ora essi si conservano in eterno nelle opere di Lessing come insetti rimasti chiusi in un pezzo d'ambra.» (Heinrich Heine)

Sostanzialmente simile la concezione di Nietzsche dell'opera di polemista di Lessing, con in più un giudizio negativo esteso alla sua produzione filosofica, letteraria e teatrale di cui resta memoria esclusivamente per la capacità di Lessing di dare un abbellimento manieristico e formale alle sue opere.

«Lessing possiede una virtù prettamente francese, e come scrittore ha frequentato in genere con la massima diligenza la scuola dei francesi: sa ordinare e ben esporre le sue cose in vetrina. Senza quest'arte reale, i suoi pensieri come pure i loro oggetti sarebbero rimasti piuttosto in ombra, senza che la perdita fosse troppo grave. Ma dalla sua arte hanno imparato in molti (soprattutto le ultime generazioni di dotti tedeschi), e innumerevoli ne hanno tratto gioia. – In verità quegli apprendisti non avrebbero avuto bisogno, come tanto spesso è accaduto, di imparare anche lo sgradevole manierismo del suo tono, con quel miscuglio di litigiosità e probità. – Sul Lessing «lirico» si è oggi unanimi: sul «drammatico» lo si diventerà.» (Friedrich Nietzsche).

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Raccolta di opere di Lessing

SAGGI

Critica dei Captivi di Plauto (1750)
Pope ein Metaphysiker (1755)
Riabilitazioni di Orazio
Trattazioni sulla favola (1759)
Sul modo in cui la religione cattolica si è propagata e diffusa (1763-1764)
Il libero pensatore
Laocoonte ovvero sui confini tra poesia e pittura (1766)
Come gli antichi raffiguravano la morte (1769)
Leibniz sulle pene eterne (1773)
Alcune notizie autentiche su Adam Neuser (1774)
Sulla tolleranza verso i deisti (1774)
Su un compito attuale (1776)
Ciò di cui la religione rivelata si proclama maggiormente sicura è quel che appunto me la rende particolarmente sospetta
Tesi tratte dalla storia della Chiesa (1776)
Contributi per la storia tratti dai tesori della biblioteca di Wolfenbüttel
Leibniz sulle pene eterne
Sul cosiddetto «argomento dello spirito e della forza»
Obiezioni di A. Wisswatius sulla Trinità
Apologia in difesa degli adoratori razionali di Dio
Nuova ipotesi sugli evangelisti
Vangelo di Giovanni
Anti-Goeze (1780)
Ernst und Falck. Dialoghi per massoni (1778)
L'educazione del genere umano (1780)
TEATRO
Damone o la vera amicizia (1747)
Il giovane erudito (1747)
La zitella (1748)
Il misogino (Il nemico delle donne) (1748)
Lo spirito libero (1749)
Gli ebrei (1749)
Samuel Henzi (1749)
Il tesoro (1750)
Miss Sara Sampson (1755)
Philotas (1759)
Minna von Barnhelm (1767)
Emilia Galotti (1772)
Nathan il saggio (1779)


NATHAN IL SAGGIO

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Seconda di copertina dell'edizione originale del 1779

Trama

Atto primo

Nathan, mercante ebreo, torna a Gerusalemme da Babilonia dov’era per affari. Daja, dama di compagnia cristiana di sua figlia Recha, gli dice che la sua casa è stata bruciata. Recha si è salvata solo grazie all’intervento di un templare misterioso che poi non si è fatto più trovare. Questo templare era stato prima catturato e poi liberato da Saladino. Recha sostiene che chi l’ha salvata fosse un angelo mentre Nathan la convince che era un uomo intervenuto per miracolosa coincidenza. Arriva Al-Hafi, ex derviscio e ora tesoriere di Saladino nonché amico di Nathan. Lui chiede a quest'ultimo di aiutarlo col suo incarico, ma Nathan, oltre a rifiutare, gli consiglia invece di tornare alla libertà del suo mestiere precedente. Il templare incontra un frate inviato dal patriarca che gli dice che deve portare una lettera a re Filippo contenente informazioni per tendere un agguato a Saladino. Ma lui rifiuta perché Saladino gli ha salvato la vita.

Atto secondo

Saladino gioca a scacchi con sua sorella Sittah e perde. Comanda a Al-Hafi di darle la vincita ma lui confessa che i soldi delle casse sono finiti e che da tempo è la sorella a mantenere la corte. Saladino ordina a Al-Hafi di andare da Nathan a chiedere un prestito. Nathan insegue il templare per ringraziarlo. Trovatolo, Nathan gli dice quanto è giusto che gli uomini siano buoni e fratelli, nonostante la provenienza o la religione. Il templare gli risponde che il popolo che per primo si è proclamato eletto, che ha imposto il proprio Dio come il migliore al mondo intero, e la cui superbia, poi passata a cristiani e musulmani, ha contagiato il mondo intero, è proprio quello ebraico. Nathan risponde che il templare ha ragione ma che egli non vuole vedere in lui un cristiano ma un uomo come lui e gli chiede di fare lo stesso. Lui e il templare diventano così amici ed egli gli confida di chiamarsi Curd von Stauffen, nome che risveglia a Nathan dei ricordi. Arriva Daja che comunica a Nathan di essere stato convocato da Saladino ed egli asserisce di voler fare tutto ciò che lui gli chiederà perché egli ha salvato colui che ha salvato sua figlia. Arriva Al-Hafi che gli comunica il motivo per cui Saladino l’ha convocato, gli dice di non farcela più a fargli da tesoriere e che sta per partire per l’India dove tornerà a fare il derviscio.

Atto terzo

Recha e Daja parlano di Dio. La serva cristiana vuole che il templare porti Recha in Europa. Vuole che “il suo Dio, il Dio per il quale combatte, la porti alla terra alla quale appartiene”. Recha la redarguisce perché Dio non appartiene a nessuno e non ha bisogno di nessuno che combatta per lui. Giunge il templare che, fissando Recha, se ne innamora mentre in lei si affievolisce il desiderio che aveva per lui. Il templare poi si reca dal sultano a prendere Nathan. Saladino, nel frattempo, chiede a Nathan non soldi ma – per testare la sua saggezza – gli chiede quale sia la fede più vera. Nathan risponde con la parabola dei tre anelli (Ringparabel): Vi era una volta in Oriente un uomo che possedeva un anello che aveva il potere di rendere grato a Dio e agli uomini chi lo portasse con fiducia. Egli lasciò l’anello al figlio più amato e così via finché uno dei discendenti non ebbe tre figli che amava in egual misura. Egli promise, in vita, l’anello a tutti e tre e così, quando morì, fece costruire due copie identiche e diede ad ogni figlio un anello. I tre anelli sono identici, impossibile provare quale sia quello vero, così come per noi è impossibile sapere quale sia la vera fede. I tre fratelli litigarono e andarono da un giudice. Egli lesse questo gesto paterno come atto d’amore e consigliò loro di agire come se ognuno di essi avesse il vero anello, aiutando le sue virtù naturali con carità e devozione a Dio. Quando le virtù degli anelli appariranno nei nipoti dei nipoti il giudice li invita a tornare da un suo successore perché egli, più saggio di lui, possa decidere la questione. Detto questo fu Nathan a proporre a Saladino di prestargli del denaro, Saladino ringrazia e convoca il templare. Il templare incontra poi Nathan e gli chiede la mano della figlia ma lui tentenna volendo sapere a quale ramo degli Stauffen egli appartenga. Il templare si incontra poi con Daja che gli confessa che Recha, in realtà, è figlia di cristiani e non è quindi né ebrea né figlia di Nathan.

Atto quarto

Il templare si reca dal patriarca a chiedere consiglio sul da farsi e questi gli dice che, se ciò fosse vero, l’ebreo in questione andrebbe messo a morte sul rogo per induzione all’apostasia. Il templare si reca poi da Saladino che sta ricevendo il denaro di Nathan, lo ringrazia per la vita donata e gli giura fedeltà. Poi racconta a Saladino, un po’ irato, che Recha è stata allevata come ebrea a sua insaputa e lui chiede di convocarlo. Partito il templare Saladino chiede a sua sorella Sittah di portarla al suo cospetto. Nel frattempo Nathan incontra il frate e questi gli confessa che fu lui, diciotto anni prima, a consegnargli la bambina la cui madre era morta e che gli fu affidata dal padre militare, Wolf von Filnek, prima di muovere verso Gaza e di morire presso Ascalona. Il frate non condivide la rabbia del patriarca in quanto, sostiene, in giovane età l’amore di un padre è più utile del cristianesimo. In fondo, sostiene, il cristianesimo si basa sull’ebraismo e Gesù stesso, in fondo, era un ebreo. Nathan racconta a sua volta che, poco prima di incontrare il frate diciotto anni prima i cristiani avevano ucciso sua moglie e i suoi sette figli. Passata però la rabbia contro i cristiani egli accolse la ragazza come mandata da Dio per sostituire i suoi sette figli morti. Nathan poi suppone che la madre della bambina fosse una von Stauffen e suo zio fosse Conrad von Stauffen, il padre del templare. Il frate si allontana alla ricerca di un breviario in cui erano stati segnati i parenti della bambina.

Atto quinto

Finalmente arrivano, dall’Egitto, i soldi delle tasse per riempire le casse di Saladino. Nel frattempo il templare riconosce che Nathan ha agito bene prendendosi cura di Recha ed avendola allevata così bene e si pente di aver parlato con il patriarca. Il frate dà a Nathan il breviario con i nomi dei veri parenti di Recha e gli dice che il templare ha fatto la spia al patriarca. Nathan incontra poi il templare che confessa di aver parlato con il patriarca, chiede perdono a Nathan e gli chiede la mano della figlia “ebreo o cristiana che sia”. Nathan gli risponde che è troppo tardi, che ormai si è trovato un fratello di Recha e che quindi sarà lui a occuparsi di lei e a decidere chi potrà prendere in moglie. Entrambi vanno poi da Recha che si trova da Sittah. Nel frattempo Recha si lamenta con Sittah del suo destino e di Daja che, pur avendola sempre amata come una madre, identifica, secondo Recha, il cristianesimo come la sola vera fede, l’unica via verso Dio e si sente tenuta a guidare verso quella via tutti coloro che non la seguono. Recha dice poi a Sittah che Daja le ha dato la conferma di essere nata da cristiani e che Nathan non è suo padre. Arriva Saladino che le dice che il sangue non fa il padre ma che sarebbe meglio per lei se trovasse un marito e, anzi, ha convocato Nathan e il templare. Nathan comincia a parlare e dice che il templare non si chiama Curd von Stauffen ma Leu von Filnek. La madre era una von Stauffen così come suo zio, Curd von Stauffen. Suo padre, invece, Wolf von Filnek, era un amico di Nathan ed era anche il padre di Recha, che in realtà di chiama Blanda von Filnek. Il padre di entrambi, per di più, non era tedesco ma persiano e Saladino, riconoscendone la scrittura nel breviario, lo identifica con suo fratello Assad. Il testo si conclude con l’abbraccio collettivo della ritrovata famiglia.

Personaggi
  • Nathan: saggio e ricco mercante ebreo
  • Saladino: sultano
  • Sittah: sorella del sultano
  • Il templare
  • Daja: serva cristiana di Nathan e Recha
  • Recha: figlia adottiva di Nathan
  • Il patriarca

Analisi

I temi principali sono l'amicizia, la tolleranza, il relativismo di Dio, un rifiuto dei miracoli e un bisogno di comunicazione. L'anello rappresenta la contiguità dei valori. Lessing pone tutte e tre le religioni sullo stesso piano, evitando in tal modo che una delle tre prenda il sopravvento sull'altra. Questo atteggiamento fa capire come l'opera di Lessing promuova la tolleranza tra le religioni e respinga invece il fanatismo, riconoscibile nel personaggio del patriarca.

Eugenio Caruso - 15 settembre 2024

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Tratto da

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www.impresaoggi.com