Fin dalla sua nascita, una stella lotta con la forza di gravità. Finché brucia, libera costantemente
abbastanza energia da contrastare la pressione verso l’interno dovuta alla gravità. Ma
quando finisce il combustibile la gravità vince: la stella implode, e la maggior parte della sua
massa diventa una stella di neutroni – un oggetto ultra-denso delle dimensioni di una città –
o un buco nero. Il resto esplode verso l’esterno, volando via nello spazio come pallottole.
ANATOMIA DI UNA SUPERNOVA
Fin dalla sua nascita, una stella lotta con la forza di gravità. Finché brucia, libera costantemente
abbastanza energia da contrastare la pressione verso l’interno dovuta alla gravità. Ma
quando finisce il combustibile la gravità vince: la stella implode, e la maggior parte della sua
massa diventa una stella di neutroni – un oggetto ultra-denso –
o un buco nero. Il resto esplode verso l’esterno, volando via nello spazio come pallottole.
Di recente gli astronomi hanno ottenuto nuove immagini delle
conseguenze di questa violenza puntando il James Webb Space
Telescope (JWST) sui giovani resti di una supernova denominati
Cassiopea A. La luce proveniente dalla sua esplosione ha raggiunto
la Terra circa 350 anni fa, più o meno ai tempi di Isaac Newton.
«Questo particolare oggetto è molto importante, perché si trova
relativamente vicino ed è giovane, quindi ciò che si vede è un’immagine
fissata nel tempo di come è esplosa la stella», dice Robert
A. Fesen, astronomo del Dartmouth College.
Gli astronomi studiano lo spettacolo da decenni, ma le osservazioni
del JWST sono le più ravvicinate mai effettuate.
«Le immagini
del telescopio Webb sono davvero stupefacenti», dice Fesen,
che era a capo del primo gruppo che ha osservato Cassiopea A con
lo Hubble Space Telescope. Hubble esegue osservazioni soprattutto
in luce visibile – la gamma di lunghezze d’onda a cui sono
sensibili i nostri occhi – mentre il JWST cattura la radiazione infrarossa,
di lunghezza d’onda maggiore, e lo fa con uno specchio
più grande, che registra immagini a risoluzione più elevata.
Le fotografie recenti stanno dando agli scienziati nuove possibilità
di rispondere ad alcune delle domande più pressanti relative
alle supernove: per esempio capire quali tipi di stelle esplodono,
e in che modo e come si sviluppano di preciso le esplosioni.
«C’è tanta fisica complicata ma bellissima nel capire come avviene
questa esplosione», dice Danny Milisavljevic, astronomo della
Purdue University, a capo del gruppo delle immagini ottenute
con il JWST.
All’inizio le stelle bruciano idrogeno trasformandolo in elio
nelle proprie fornaci di fusione. Esaurito l’idrogeno, fondono
l’elio in carbonio, poi il carbonio in neon e così via, fino a quando
non arrivano al ferro, che per fondere richiede più energia di
quanta ne rilasci. A quel punto, la stella comincia a collassare sotto
la propria forza di gravità, e la materia di cui è composta precipita
verso il centro finché la maggior parte dei protoni e degli
elettroni al suo interno non sono schiacciati insieme a formare
neutroni. Alla fine, i neutroni non possono collassare ulteriormente:
diventano stelle di neutroni, in cui le particelle subiscono
pressioni così estreme da innescare un’onda d’urto respingente.

HUBBLE. Prima delle immagini del JWST,
le osservazioni di Cassiopea
A effettuate dal telescopio
spaziale Hubble sono state
rivoluzionarie. Nelle foto
scattate nel 2006, Hubble ha
migliorato la risoluzione delle
osservazioni dalla superficie
terrestre di un fattore dieci.
Così è stato possibile risolvere
aggregati di materiale espulso
dalla supernova che viaggiavano
a velocità stupefacente, di
8000-10.000 chilometri al
secondo. «L’esplosione è
incredibilmente violenta», dice
Fesen. «Gli strati esterni della
stella sembrano frammentarsi
in aggregati di gas, quasi come
se la stella si fosse spezzata in
mille e mille pezzi». Gli scienziati
non avevano capito che la
deflagrazione poteva produrre
simili frammenti, dice Fesen.
«La natura ha dovuto farci
vedere che le stelle lo fanno».

Il JWST è il più potente telescopio
costruito finora, e il suo ritratto di
Cassiopea A mostra dettagli mai visti
prima. Lo strumento per le osservazioni
nell’infrarosso medio di cui è dotato
(MIRI) cattura varie bande di luce
infrarossa, che in questa immagine
sono state convertite in specifici colori
della luce visibile. I flussi arancioni
e rossi mostrano i
punti in cui il materiale proveniente
dall’esplosione stellare collide con
gas e polveri della zona circostante.
All’interno di questo guscio ci sono
brillanti filamenti rosa rilasciati
nell’esplosione. Il groviglio rosso scuro
rappresenta
una struttura prodotta dalla
deflagrazione e ancora intatta, che
potrebbe contenere indizi su com’era la
stella prima di esplodere.

La luce infrarossa è invisibile ai nostri occhi, quindi nell’elaborare le immagini di Webb gli scienziati rappresentano queste lunghezze d’onda della radiazione con colori visibili. In questa foto recente di Cas A, i colori sono stati assegnati ai diversi filtri di NIRCam e ciascuno di essi suggerisce una diversa attività che si verifica all’interno dell’oggetto. I colori più evidenti sono ciuffi di arancione brillante e rosa chiaro, che compongono il guscio interno del resto di supernova. La vista estremamente nitida di Webb è stata in grado di rilevare i più piccoli grumi di gas, composti da zolfo, ossigeno, argon e neon, provenienti dalla stella stessa. In questo gas è racchiusa una miscela di polvere e molecole, che alla fine verrà incorporata in nuove stelle e sistemi planetari. Alcuni filamenti di detriti sono troppo piccoli per essere risolti, anche da Webb, il che significa che sono paragonabili o inferiori a 16 miliardi di chilometri (corrispondenti a circa 100 Unità Astronomiche). In confronto, l’intera Cas A si estende per 10 anni luce, ovvero circa 96 trilioni di chilometri. Nell’angolo in basso a destra del campo visivo di NIRCam c’è una grande massa striata, soprannominata “Baby Cas A” (dettaglio 4 nell’immagine soprastante), che sembra un discendente della supernova principale. Si tratta di un’eco della luce proveniente dall’esplosione della stella, che ha raggiunto e sta riscaldando la polvere lontana, che brilla mentre si raffredda. La complessità della struttura della polvere e l’apparente vicinanza di Baby Cas A al resto di supernova complessivo sono particolarmente interessanti. In realtà, Baby Cas A si trova a circa 170 anni luce dietro il resto della supernova.
(Solo le stelle di più massicce in assoluto finiscono la propria vita
come supernove. Il Sole, per esempio, si limiterà a indebolirsi diventando
una nana bianca.)
Gli astronomi non sanno ancora rendere conto appieno della
potenza delle esplosioni di supernova.
«Si riteneva che l’onda
d’urto di rimbalzo generata quando si forma la stella di neutroni
potesse far esplodere la stella», dice Milisavljevic. «Ma decenni di
simulazioni sui più veloci computer del mondo hanno mostrato
che quell’onda non è abbastanza forte da superare i massicci strati
superiori che cercano di cadere all’interno».
Quale che sia, per ora
il motore centrale delle esplosioni di supernova resta un mistero.
I ricercatori sospettano che la risposta abbia a che fare con i neutrini,
particelle quasi prive di massa che tendono ad attraversare
la materia senza esserne ostacolati. Forse, alle densità e temperature
altissime del nucleo di una stella, parte dell’energia dei neutrini
va a intensificare l’onda d’urto. Ma per verificare l’idea sono
necessarie altre osservazioni.
Fra le novità rivelate dal JWST su Cassiopea A c’è uno strato
di gas fuggito dalla sua stella durante l’esplosione. Le immagini
mostrano il gas prima che interagisse con il materiale esterno alla
stella e prima che fosse riscaldato da un riflesso dell’onda d’urto
espulsa dalla stella nella sua eruzione. Questo materiale espulso,
ancora intatto, mostra una struttura intricata che offre indizi
sulle caratteristiche della stella prima dell’esplosione.
«In pratica,
il JWST ci ha dato una mappa della struttura di questo materiale
», dice Tea Temim, un’astronoma della Princeton University
che ha partecipato all’elaborazione delle immagini. «Questo ci dice
qual era la distribuzione del materiale prima che fosse espulso
nella supernova. Non eravamo mai riusciti a vedere nulla del genere
prima».
Lo studio ha svelato anche un elemento inatteso di Cassiopea
A, che gli scienziati hanno chiamato Green Monster (Mostro Verde).
Ritengono che questo strato di gas sia stato espulso dalla stella
prima che esplodesse.
«È stata una sorpresa entusiasmante»,
dice Temim. Gli scienziati sono interessati a quello che accade
quando i detriti della supernova volano nel materiale del Mostro
Verde. «È importante – dice Temim – perché quando osserviamo
le supernove extragalattiche la loro luce è molto influenzata dal
materiale circostante».

Dettagli del mostro verde
Decifrare i dettagli delle supernove potrebbe persino aiutarci a
capire come sono nati la Terra e la vita che la abita. Le stelle creano
gli elementi più pesanti dell’idrogeno e dell’elio necessari alla
vita. Le eruzioni con cui termina la loro esistenza scagliano questi
elementi nello spazio, seminando per le galassie i materiali grezzi
da cui si formano nuove stelle e pianeti.
«È importante per noi,
cittadini dell’universo, capire questo fondamentale processo che
rende possibile la nostra presenza in esso», dice Milisavljevic.
Gli astronomi continueranno a studiare Cassiopea A, anche se i
successi raggiunti li spingono a rivolgere l’occhio del JWST verso
qualcuno degli altri circa 400 resti di supernova identificati nella
nostra galassia. Un campione più vasto servirà agli astronomi per
correlare le differenze tra l’aspetto e l’evoluzione dei resti alle differenze
tra le stelle che li hanno prodotti.
Clara Moskowitz è redattrice senior di «Scientific American»,
si occupa di astronomia, spazio, fisica e matematica.
Eugenio Caruso - 18 marzo 2025

Tratto da Scientific American