Le maggiori potenze dell'Unione europea lanciano dal vertice di Berlino un'iniziativa dell’Ue per imporre al prossimo vertice G20 di Londra riforme strutturali, regole severissime contro gli hedge funds, norme rigorose sulla vigilanza degli hedge funds e di ogni istituto e prodotto finanziario, disposizioni vincolanti alle banche di costituire in tempi di prosperità riserve per eventuali future crisi, e una lotta senza quartiere all'evasione tributaria nei paradisi fiscali, i paesi e isole che rifiutano la collaborazione nei controlli internazionali. E al tempo stesso il summit esprime chiaramente un no al protezionismo.
Si è concluso così, con una decisa vittoria della linea dura del rigore chiesta soprattutto dalla cancelliera tedesca Angela Merkel il vertice tenuto il 22 febbraio 2009 alla Cancelleria federale, a Berlino. La leader cristianoconservatrice tedesca sembra avuto la meglio, sia sulle resistenze britanniche ai severi controlli sugli hedgefunds, sia su tentazioni francesi verso il protezionismo.
Il summit è stato convocato per iniziativa della cancelliera tedesca, una settimana prima del prossimo vertice europeo a 27 e in vista del G20 di Londra, cioè del vertice mondiale che riunirà i capi dei sette paesi più industrializzati d'Occidente (Usa, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Canada, Italia) più la Russia - i membri del G8 - più gli inviati di altri dodici paesi economicamente rilevanti: Spagna e Olanda in Europa, poi Cina, Brasile, Sudafrica e molte nuove potenze extraeuropee.
"La crisi straordinaria impone risposte straordinarie, e solo insieme possiamo farcela", ha detto Angela Merkel aprendo la conferenza stampa. "C'è un bisogno di liquidità supplementare di almeno 500 miliardi di dollari", ha aggiunto il premier britannico. Aggiungendo: serve un patto preciso, e bisogna anche puntare sull'economia 'verde', ecologica, contro la crisi. Erano presenti al meeting insieme a Merkel il presidente francese, Nicolas Sarkozy, il presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi, il premier britannico Gordon Brown, il presidente della Commissione europea, José Manuel Durao Barroso, i premier olandese, Jan Peter Balkenende, e spagnolo, José Luis Zapatero, il premier cèco Mirek Topolanek (Praga ha il semestre di turno di presidenza dell'Unione europea) il presidente dell'Eurogruppo, il lussemburghese Juncker, e i presidenti della Banca centrale europea, Jean-Louis Trichet, e della Bank of England.
I membri europei del G20 hanno deciso di andare uniti al vertice G20 di Londra, che "deve essere un successo, è l'ultima chance di un successo contro la crisi", hanno detto Sarkozy e Merkel.
Le proposte emerse dal vertice si articolano nei seguenti punti.
- Che il Fondo monetario internazionale e il Forum per la stabilità finanziaria monitorino gli accordi di Washington sul controllo della trasparenza dei mercati.
- Che tutti i mercati, prodotti e attori sui mercati finanziari siano sottoposti ad appropriati controlli.
- Lotta senza quartiere alla fuga dei capitali nei paradisi fiscali.
- Alle banche viene chiesto di crearsi riserve finanziarie in tempi di crescita per poi affrontare future crisi.
- Le risorse del Fondo monetario internazionale devono essere raddoppiate per consentire al Fondo stesso d'intervenire più rapidamente e incisivamente contro ogni nuova crisi.
- Il vertice di Berlino ha fatto propria l'idea di stilare una Carta dello sviluppo economico sostenibile. Cioè un'idea di riforma di economia e finanze internazionali, secondo regole di trasparenza e solidarietà sociale.
Vogliamo essere uniti, dobbiamo fare sì che crisi come questa non ci colpiscano mai più, ha detto Angela Merkel. Il sistema finanziario ed economico va ripensato a fondo, ha aggiunto, secondo principi morali e di solidarietà e secondo un’economia sociale di mercato. L'economia di mercato, ha aggiunto il premier olandese Jan Peter Balkenende, deve essere morale e sociale e non può fare tutto da sola. Secondo Berlusconi, l'accordo è totale: l'Europa vuole che il mondo decida nuove regole, nuovi global legal standard per finanze ed economia, e dice no al protezionismo. Il presidente del Consiglio ha aggiunto che il sistema bancario italiano resta comunque sano, e ha ricordato i 40 miliardi di euro spesi dal governo nei suoi interventi. Il capo del governo italiano ha poi invitato le banche a usufruire dei cosiddetti "Tremonti Bond" (vedi sotto). "Abbiamo messo a disposizione una somma importante. A oggi nessuna banca ha ritenuto di dover approfittarne per aumentare il proprio patrimonio. Noi stiamo dicendo: vi conviene aumentare il patrimonio così potrete aumentare le masse del credito a sostegno delle imprese".
I partecipanti al summit di Berlino hanno posto in rilievo l'urgenza di convincere anche gli altri membri del G20, soprattutto Usa e Cina, della correttezza delle proposte europee. Nei prossimi giorni inviati della Ue andranno a negoziare direttamente con alti esponenti dell'amministrazione Obama. Nel contempo l'Ue lancia agli Usa un messaggio chiaro "L'Ue non esiterà a prendere misure per fronteggiare approcci protezionistici degli Usa a favore della loro industria automobilistica. - lo ha detto il Commissario UE all'Industria Verheugen, aggiungendo - Non abbiamo alcun interesse che crolli l'industria americana delle auto, ma non esiteremo a prendere le misure necessarie se non fossero rispettate le regole della concorrenza''.
I paradisi fiscali
Il colpo sferrato dalle autorità Usa alla banca svizzera Ubs, che ha dovuto svelare al fisco usa la situazione patrimoniale di 250 evasori, sta avendo un seguito. Anche l’Ue ha deciso di obbligare la Svizzera ad una seria collaborazione per la lotta all’evasione fiscale. «La Svizzera deve cambiare il suo vergognoso modo di comportarsi. Se vuole rimanere un membro, a pieno titolo, della comunità internazionale. – hanno affermato i ministri di Gb, Francia e Germania – non possiamo più tollerare un segreto bancario che consente di occultare fortune esentasse». La Svizzera viene trattata come una piazza offshore caraibica. La strategia dei membri dell’Ue sembra ricalcare quella degli Usa, dove, peraltro, un giudice della Florida, non ritenendo sufficiente l’aver consegnato i nominativi di 250 evasori e l’aver pagato una multa di 780 milioni di dollari ha richiesto, a Ubs, la situazione di 52.000 correntisti Usa presso la banca, costretta ora a una dura battaglia giudiziaria.
L’Ue, già con il vertice G20 di Londra del 2 aprile 2009, sta preparando un’offensiva contro i paradisi fiscali. Per il momento la Svizzera ha già subito lo schiaffo di non essere stata nemmeno invitata al G20 di Londra.
Alla durezza della posizione Ue fa eco il segretario generale l’Ocse «Nel momento in cui i governi stanno cercando di forgiare un sistema finanziario mondiale più stabile, la lotta ai paradisi fiscali è uno dei temi che va affrontato con la massima urgenza». In gioco ci sono 5.000 – 7.000 miliardi di dollari al sicuro nei paradisi fiscali, capitali considerati, in parte, frutto di evasione fiscale, di riciclaggio e corruzione e che possono aver avuto un ruolo importante nel gonfiare la crisi.
Nella realtà dei fatti, già all’interno dell’Ue esistono paradisi fiscali quali Lussemburgo, Austria, Malta e isole della Manica, eppure le direttive europee per contrastare il fenomeno, almeno all’interno dell’Unione, non sono state ancora approvate. Un anno fa, lo scandalo di 1.400 nomi di correntisti europei in Liechtenstein sembrava un segnale che potessse portare all'eliminazioni di queste zone franche, almeno in Europa, ma l'evento non ha avuto seguito.
I Tremonti bond
Il ministro dell'Economia ha firmato il decreto che dà il via libera alla sottoscrizione, da parte del Tesoro, di obbligazioni emesse dalle banche italiane (Tremonti bond) con cedole tra il 7,5 e l'8,5% e per un totale di 10 miliardi di euro . L'obiettivo è accrescere le opportunità di finanziamento all'economia grazie alla maggiore patrimonializzazione delle banche. Lo strumento rispetta le regole stabilite in sede comunitaria sugli aiuti di Stato. Il Tesoro, come contropartita, richiede alle banche impegni specifici, articolati in 5 punti, che saranno oggetto di attento monitoraggio sul modello applicato con successo in Francia: a) rafforzare la dotazione del fondo di garanzia per le Pmi; b) aumento delle risorse da mettere a disposizione per il credito alle piccole e medie imprese; c) per i lavoratori in cassa integrazione o percettori di sussidio di disoccupazione, la sospensione del pagamento della rata di mutuo per almeno 12 mesi; d) la promozione di accordi per anticipare le risorse necessarie alle imprese per il pagamento della cassa integrazione; e) l'adozione di un codice etico.
Con le sue alte cedole, il Tremonti bond non passa di certo inosservato in questi tempi di rendimenti ridotti all'osso, con i BoT che offrono al risparmiatore meno dell'1% al netto di ritenuta e commissioni. La tentazione di invitare il risparmiatore al "banchetto" di questi nuovi strumenti ibridi è grande: se una parte del risparmio degli italiani dovesse contribuire a rafforzare il sistema bancario a sostegno della ripresa economica del Paese, l'operazione potrebbe diventare "socialmente" virtuosa. E la partecipazione dei privati alleggerirebbe il peso di queste ricapitazzazioni sul bilancio dello Stato e in particolare sul debito pubblico.
Fatto è che l'ipotesi di estendere anche al risparmiatore, oltre al Tesoro, la sottoscrizione dei Tremonti-bond è ora all'esame dei tecnici del Mef, della Banca d'Italia e delle stesse banche. D'altra parte questi sono prodotti finanziari sofisticati non sono adatti a tutti. Queste speciali obbligazioni subordinate, che saranno emesse a breve dalle banche per rafforzare il capitale di vigilanza, il cosiddetto Core Tier-1, sono prodotti d'investimento particolarmente rischiosi e solo l'investitore più sofisticato può valutarne correttamente il rapporto rischio/rendimento. Essi sono più simili alle azioni che alle obbligazioni. I bond subordinati, ibridi, convertibili e perpetui sono molto lontani dalle obbligazioni senior (titoli di debito) perché si avvicinano di più all'equity: le cedole dei Tremonti-bond vengono pagate solo quando c'è un utile distribuibile e quindi sono perse (non cumulabili) nell'anno in cui l'esercizio della banca è in rosso. In aggiunta, il Tremonti-bond si comporta come un titolo azionario (il termine tecnico è pari passu) in quanto nel caso di abbattimento del capitale anche il valore del bond ne risente in eguale misura. La possibilità che il Tremonti-bond finisca nel portafoglio delle famiglie italiane è dunque remota, secondo fonti bancarie che tra l'altro temono i tempi lunghi della preparazione di un prospetto ad hoc. La preoccupazione principale è però di stampo reputazionale: il risparmiatore potrebbe non essere in grado di capire fino in fondo che la cedola e il capitale di un bond ibrido sono altamente a rischio, come nel caso del dividendo e dell'andamento di Borsa del titolo azionario bancario. In passato, la Banca d'Italia ha frenato il collocamento dei bond subordinati a Core Tier-1 e Tier-1 presso la clientela retail delle banche. È più probabile che i Tremonti-bond, se allineati alle condizioni di mercato come richiede la Commissione europea in nome della concorrenza, possano essere offerti agli investitori istituzionali, come i fondi comuni d'investimento, gli hedge fund e le banche stesse. Con l'emissione di 10 miliardi di Tremonti bond le banche potrebbero arrivare a fornire finanziamenti alle imprese per 150 miliardi. E questo con un costo per le stesse imprese che è dell'1,2%. Lo sostiene il ministro del Tesoro, Giulio Tremonti. "Questi strumenti avranno un forte effetto leva per le banche", sostiene Tremonti. Il ministro spiega che essi "non sono affatto bond, e cioè titoli di debito, ma forme di un complesso rapporto tra Tesoro e banche il cui effetto è quello di aumentare il patrimonio delle banche. Una volta sottoscritti i bond da parte del Tesoro, la base patrimoniale delle banche avrà - spiega il ministro - una leva che si sviluppa in un rapporto di uno a 15". Che tradotto significa che a fronte di 10 miliardi di Tremonti bond "il finanziamento possibile alle imprese avrà un volume pari a 150 miliardi di euro (pari a circa 10 punti del Pil". Ragionando di costi per l'impresa, Tremonti dice che l'incidenza non sarebbe pari al 7,5% più la ricarica della banca. Ma all'opposto il 7,5% dovrebbe essere comunque diviso per 15. Ne deriva un costo dell'1,2%. Inoltre, ricorda il numero uno di via XX settembre, il finanziamento delle banche alle piccole e medie imprese "sarà controllato nelle prefetture da appositi pubblici e trasparenti osservatori".
23 febbraio 2009
Per un approfondimento su come l'Italia sia arrivata al limite del baratro si rimanda a
E. Caruso, L'estinzione dei dinosauri di stato.