La realtà
Qualche giorno fa ho pubblicato un articolo riguardante il Rapporto Annuale dell’Istat. In esso mettevo in evidenza che nel vortice della crisi sembrano esservi precipitati, particolarmente, i dirigenti industriali. Infatti è una costante che in tutte le imprese piccole e grandi, il dimagrimento degli organici colpisce notevolmente le figure manageriali. I numeri assoluti possono sembrare piccoli, ma segnalano che, parallelamente al problema delle famiglie povere, emerge anche il dramma di un ceto medio che vede azzerato, improvvisamente, redditi da 100.000 euro in su. Secondo Federmanager nel 2008 sono stati licenziati circa 7.000 dirigenti, (quasi tutti over 45) e la previsione per la fine 2009 è di 10.000 unità, il 12% degli attuali 84.000 dirigenti industriali.
A questi dati allarmanti si sommano i fenomeni dei sequestri e delle minacce di cui ho parlato in un altro articolo. Ricordo i dirigenti della Caterpillar Francia, costretti a passare la notte in azienda, dormendo sulla moquette, perché sequestrati dagli operai che contestavano un piano di licenziamenti, il sequestro dei dirigenti di una filiale Fiat in Belgio, il breve sequestro di Francois-Henri Pinault, patron del gruppo PPR, leader del lusso, due manager dell'azienda di accessori per auto Molex, sequestrati per due giorni, altri sequestri alla Sony France, alla 3M, alla Scapa; la nuova forma di lotta al padronato è chiamata bossnapping. La villa di Fred Goodwin ex presidente della Royal Bank of Scotland, l'istituto simbolo del crollo finanziario della City, è stata presa d'assalto da piccoli risparmiatori, e si è giunti fino al suicidio di David Kellermann, ex Cfo di Freddie Mac, che aveva dovuto ingaggiare una squadra di guardie del corpo per difendere la sua villa, in Virginia, da debitori inferociti che, quotidianamente, sbarcavano dai pullman che offrono il "tour dei bancarottieri” e che lanciavano sassi alle finestre per chiedergli conto dei 210 milioni complessivamente distribuiti in bonus con i soldi dei contribuenti cacciati da case pignorate per morosità, e che lui, avrebbero dovuto, invece, difendere.
Nello scrivere di questi fatti mi erano tornati alla memoria gli scioperi selvaggi degli anni settanta. Allora era di moda il “corteo interno”. Operai e impiegati, inferociti per qualunque minima richiesta che non venisse soddisfatta dall’impresa, si riunivano nel piazzale antistante la fabbrica e partivano in corteo interno, avendo come obiettivo le Direzioni. Si fermavano davanti all’ufficio di ciascuno dei direttori e per un mezz’oretta si scatenavano con un’orchestra di tamburelli di latta, fischietti assordanti, canti e slogan lanciati da megafoni spaccatimpani; nel mio caso conoscendo la predilezione per le citazioni dantesche, univano al menù preparato per gli altri il minaccioso «Pape Satàn, pape Satàn aleppe!».
L’incubo.
La sera in cui scrissi il pezzo sui dati dell’Istat e la memoria mi riportò alla mente quegli scioperi mi coricai sereno per quanto scritto e per quei lontani ricordi.
Mi ritrovai (dieci annii dopo la mia uscita) in quella fabbrica ero direttore marketing e comunicazione ed eravamo nel pieno di una dura contestazione con i dipendenti che volevano che eliminassimo il piano di reengineering che prevedeva la mobilità per un centinaio di dipendenti. I testi di economia aziendale dicono che”il reengineering è un metodo utilizzato in campo manageriale per sopperire a risultati insoddisfacenti. Ciò avviene ripensando l'azienda per processi orizzontali e riprogettando gli stessi secondo precisi standard di efficienza. Riprogettando i processi, le imprese possono ottenere miglioramenti durevoli di costo, efficienza e qualità”, in realtà si tratta di ridurre i costi tagliando il personale. Per di più il reengineering era stato affidato ad una società di consulenza esterna che non avendo capito nulla della nostra realtà aveva gettato nello sgomento tutto il management. La rabbia dei dipendenti era al culmine, si erano registrati blocchi improvvisi della produzione, scioperi bianchi, atti di vandalismo contro le auto dei dirigenti e tutti temevamo il bossnapping. Da parte mia ero preso da una vera e propria paranoia da sequestro e per evitare gli effetti indesiderati o più cruenti del possibile avvenimento avevo orchestrato una serie di misure; il tutto all’insaputa della Carla, la responsabile della segreteria, che sapevo in combutta con la CGIL, ma con l’aiuto, non disinteressato della Silvia, che pur di fare un dispetto alla Carla era disposta a collaborare con il padronato. La terza ragazza della segreteria era stata tenuta all’oscuro perché sapevo che avrebbe capito poco di tutto quello che sarebbe successo. In sostanza l’operazione anti sequestro consisteva nell’aver svuotato un armadio dalle sue inutili scartoffie e di averlo riempito con: sacco a pelo, cambio di biancheria, pigiama, pantofole, un paio di camicie pulite, un abito di ricambio, torcia elettrica, una decina di confezioni di barrette energetiche, una quantità enorme di bottiglie d’acqua e di bibite (a integrare il contenuto del mobile bar già abbondantemente fornito), rasoio elettrico, dopobarba, spazzolino da denti, dentifricio, creme per il viso, una confezione di benzodiazepine. Da non trascurare il fatto che mi ero appena iscritto a un corso di sopravvivenza. Il tutto sottendeva un piano diabolico. Qualora avessero sequestrato i dirigenti e dopo un paio di giorni di “imprigionamento” nei nostri uffici, ci avessero portati nella sala riunioni …. il Caruso … rispetto agli altri direttori stanchi e avviliti, si sarebbe presentato pulito, in ordine, riposato, rilassato e sarebbe stato l’unico in grado di trattare con i sindacalisti anch’essi prostrati da due giorni di “veglia sindacale”. Sarebbe stata quella l’occasione per far ammettere a tutti che l’unica direzione degna di essere rafforzata era quella marketing and communication. ... Un giorno in cui il board dei direttori era riunito in sala riunioni per discutere proprio del piano di marketing ed io ero sotto forte pressione per le critiche e le proposte alternative di tutto il board un fracasso infernale preannuncia quello che non mi sarei aspettato che avvenisse proprio in quel luogo; era stato perpetrato il sequestro di tutti i direttori, obbligati a non uscire da quella sala finché non avessero accettato le richieste sindacali. Ero stato sequestrato lontano dal mio campo base di sopravvivenza. Ovviamente tutti fummo concordi nel ritenere che in quelle condizioni non si sarebbe trattato, e fummo, pertanto, chiusi a chiave in quella maledetta sala. Iniziammo a discutere tra di noi e alcuni ventilarono l’ipotesi che si sarebbero potuti tagliare i costi eliminando la direzione marketing, che era ben noto non serviva a nulla. L’eliminazione del direttore e del suo staff e la riconversione di tutti gli impiegati avrebbe potuto evitare di ricorrere alla mobilità degli operai.
“Ruppemi l’alto sonno ne la testa un greve truono, sì ch’io mi riscossi come persona ch’è per forza desta; e l'occhio riposato intorno mossi, dritto levato, e fiso riguardai per conoscer lo loco dov'io fossi ”.
In vero mi trovai nel mio ampio letto, tutto sudato e da anni pensionato.
Eugenio Caruso
5 giugno 2009