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La Consob accusa le banche

Riforma delle regole finanziarie, ricostruzione della fiducia dei risparmiatori, ruolo delle banche e finanziamento del mondo produttivo. È a tutto campo la relazione del presidente della Consob Lamberto Cardia nell’anno della crisi economica più grave dal dopoguerra.
Ci tiene l’Authority di Borsa a dare, in questa fase così delicata, una visione complessiva delle problematiche che affliggono il mercato finanziario e delle possibili soluzioni per il superamento dell’attuale impasse. Non è infatti passato inosservato lo «sconfinamento» della relazione verso le tematiche del credito, terreno non tradizionale per la Consob, ma ugualmente fondamentale per dare un quadro completo delle sfide che il legislatore deve affrontare.

Cardia ha parlato di rischio di «asfissia finanziaria» per gran parte delle imprese medio piccole, «trama fondamentale» del tessuto imprenditoriale italiano. Se governo, Bankitalia e Confindustria hanno già posto l’accento sulle strozzature del rapporto tra imprese e banche, la Consob rileva un altro elemento critico: la difficoltà di accesso degli imprenditori più piccoli alla Borsa e al collocamento di prestiti obbligazionari. «Solo le imprese di più grandi dimensioni» riescono a rivolgersi al mercato dei capitali «senza gravi difficoltà né a costi da considerare eccessivi», si legge nella relazione letta a Milano nella sede della Borsa italiana da Cardia di fronte al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, al ministro dell’Economia Giulio Tremonti e ai vertici di tutte le aziende quotate a Piazza Affari.

Il ruolo della banche italiane è stato ampiamente analizzato dalla Consob. L’Authority di Borsa rileva una «generalizzata lentezza» da parte degli istituti italiani nell’adeguare le proprie strategie alle esigenze dei clienti: «Occorre rinnovare i modelli di relazione con i risparmiatori» per contrastare la crescente diffidenza verso il settore», ha affermato Cardia.

Dal punto di vista pratico qualche inadempienza delle banche italiane c’è, visto che la Consob ha annunciato l’apertura, in giugno, di ispezioni di carattere «ricognitivo» nei confronti di cinque grandi gruppi bancari, finalizzate a verificare le «concrete modalità di attuazione dei principi di correttezza comportamentale»: il riferimento è all’adeguamento degli istituti nazionali alla Mifid, la normativa europea di integrazione e rafforzamento della concorrenza dei mercati finanziari. Nonostante ad alcuni di questi istituti non risulti, fonti finanziarie indicano in Intesa, Unicredit, Mps, Bnl e Banco Popolare le cinque banche attualmente sotto la lente della Consob. Che si aggiungono alle 18, di diverse dimensioni, oggetto di ispezione nella parte finale dell’anno scorso. «Fa parte dell’attività fisiologica della Consob» ha risposto il presidente dell’Associazione bancaria Corrado Faissola. La stessa Authority specifica che si tratta di accertamenti preannunciati, una sorta di «test», che seguono la lunga serie di incontri, nel 2007 e nel 2008, in cui la Consob ha svolto un vero e proprio ruolo di consulente per l’adattamento delle banche alla nuova normativa.
 
L’intervento del governo, nei mesi scorsi, ha evitato un’ondata di panico, ha ribadito la Consob, ma ora serve uno sforzo, soprattutto politico, per una riforma del sistema finanziario europeo, a tutela dei piccoli risparmiatori. «Senza trasparenza e correttezza non c’è fiducia e senza fiducia non c’è stabilità»: è qui, forse, il passaggio più forte della relazione di Cardia, che peraltro mette sul banco degli imputati la stessa Mifid, bollata come frutto di «compromessi inadeguati» all’attuale contesto di integrazione, innovazione e frammentazione dei mercati e dei prodotti. Un esempio per tutti, portato dal numero uno dell’Authority: l’apertura a nuove piattaforme di trading, diverse da quelle storiche delle Borse nazionali, sta causando un pericoloso abbassamento del livello di trasparenza su prodotti fondamentali come le obbligazioni bancarie, che da sole rappresentano oltre un terzo dei risparmi detenuti dalle famiglie italiane. Quindi mercati dove diventa sempre meno agevole vendere e comprare titoli e dove aumenta il livello di opacità sui prezzi degli scambi. Senza che tutto ciò abbia finora portato ad un’apprezzabile riduzione dei costi per l’investitore.
La Consob chiede di non abbandonare lo sforzo per la creazione di un sistema europeo delle regole e delle autorità di vigilanza, nell’interesse generale e non di logiche parziali. Evitando che il processo risulti affievolito dai primi segnali di un superamento della crisi, dando l’impressione passeggera di ritorno alla normalità.

14 luglio 2009

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Tratto da Rapportro ISTAT

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