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Obbedienza fiscale (del settore market). Rapporto fra il gettito effettivo e il gettito dovuto del settore market. E' il complemento a 1 della resistenza fiscale. Sinonimo di fedeltà, adempimento, compliance.
Obbligazione Spesso chiamata con il termine inglese bond) è un titolo di credito emesso da società o enti pubblici che attribuisce al possessore il diritto al rimborso del capitale più un interesse. Lo scopo di un'emissione obbligazionaria (o prestito obbligazionario) è il reperimento di liquidità. Di solito, il rimborso del capitale avviene alla scadenza al valore nominale e in un'unica soluzione, mentre gli interessi sono liquidati periodicamente (trimestralmente, semestralmente o annualmente). L'interesse corrisposto periodicamente è detto cedola perché in passato per riscuoterlo si doveva staccare il tagliando numerato unito al certificato che rappresentava l'obbligazione. Se l'emittente non paga una cedola (così come se è insolvente nei confronti delle banche o di creditori commerciali), un singolo obbligazionista può presentare istanza di fallimento.
Categorie.
- Obbligazioni callable: sono delle obbligazioni a tasso fisso per le quali l'emittente si riserva la facoltà di rimborsarle prima della reale scadenza delle stesse.
- Obbligazioni convertibili: sono obbligazioni che incorporano la facoltà di convertire, ad una scadenza prefissata, il prestito obbligazionario in azioni secondo un rapporto di cambio predeterminato.
- Obbligazioni a tasso fisso: sono obbligazioni che remunerano l'investimento ad un tasso di interesse fisso stabilito prima dell'emissione. All'interno della categoria delle obbligazioni a tasso fisso è tuttavia possibile distinguere almeno due diverse tipologie di obbligazioni, che prevedono che il tasso fisso prestabilito cresca o diminuisca durante la vita del titolo (si tratta, rispettivamente, delle obbligazioni "step up" e "step down").
- Obbligazioni a tasso variabile: sono obbligazioni che remunerano l'investimento ad un tasso di interesse variabile. Il tasso varia a determinate scadenze temporali seguendo i tassi di mercato.
- Obbligazioni Zero-Coupon (o Zero-Coupon Bonds, abbreviato ZCB): sono obbligazioni senza cedola (coupon) che quindi non liquidano periodicamente gli interessi ma li corrispondono unitamente al capitale alla scadenza del titolo. La duration di uno ZCB è uguale alla sua vita residua.
- Obbligazioni strutturate: sono obbligazioni il cui rendimento dipende dall'andamento di un'attività sottostante.
- Rendite perpetue: sono obbligazioni che corrispondono perpetuamente una cedola predefinita. Tali obbligazioni non presuppongono nessun rimborso a termine.
Qualità dell'emittente.
La qualità (solvibilità) dell'emittente viene espressa mediante una misura globalmente riconosciuta: il rating. Il rating esprime la classificazione della qualità degli emittenti di un titolo obbligazionario secondo determinati criteri che spaziano dalla solidità finanziaria alla potenzialità dell'emittente. Esistono istituti che propongono differenti notazioni concernenti la qualità dei debitori, tra i più noti vi sono Standard & Poor's, Moody's e Fitch. Tali aziende di rating eseguono un costante monitoraggio delle società emittenti. Concretamente il rating è una sorta di punteggio ponderato che gli istituti attribuiscono ai differenti emittenti. Le obbligazioni con rating AAA esprimono il più alto grado di qualità dell'emittente. Bond con rating inferiori ingloberanno, nella loro quotazione, una riduzione del corso derivante dall'inferiore qualità dell'emittente. Ovviamente, maggiore è il rischio che le obbligazioni di una data società rappresentano, minore sarà il voto e più alta la remunerazione spettante all'investitore. Talune società non sono classificate dalle aziende di rating. Esse sono dette unrated, ma non sono necessariemente meno sicure di altre.
Duration.
La duration è un indicatore della durata finanziaria del titolo, ovvero la vita residua del titolo ponderata con il flusso di cedole che il titolo pagherà in futuro. È dunque un numero che è funzione di 3 variabili: tassi di mercato, vita residua, valore delle cedole. Il suo valore, espresso in anni, è compreso tra 0 e la vita residua del titolo. È esattamente pari alla vita residua per gli Zero Coupon Bond. La duration è bassa per quei titoli con refixing a breve (tipo le obbligazioni a tasso variabile che, indicizzate a prefissati tassi, adeguano l'importo della cedola alle variazioni del parametro). La duration viene anche usata per determinare la sensibilità del titolo ad una variazione dei tassi al quale è strettamente correlata: all'aumentare (diminuire) della duration la sensibilità di prezzo del titolo aumenta (si riduce). Esistono diversi tipi di duration, le più comuni sono la modified duration e la Macaulay duration.
Fattori che determinano il prezzo.
Il prezzo di un'obbligazione è determinato da 4 parametri fondamentali:
- Tasso d'interesse di mercato
- Cedola (tasso d'interesse pagato dall'emittente)
- Scadenza dell'obbligazione (maturità)
- Rating.
Obbligazione AAA. Titolo al quale è stata conferita la valutazione(rating) di massima solvibilità.
Obbligazione a cedola corrente. Cedola di un titolo a reddito fisso che è compresa in un range di più o meno mezzo punto percentuale rispetto ai rendimenti di mercato.
Obbligazione ad aggiustamento. Titolo a reddito fisso con remunerazione vincolata alla capacità della società di assolvere i propri impegni di carattere finanziario. Questi titoli, che conferiscono maggior elasticità nella gestione finanziaria, vengono emessi da società che si trovano in condizioni di insolvenza, in sostituzione di titoli obbligazionari che potrebbero non venire rimborsati.
Obbligazione ad azzeramento. Titolo obbligazionario per il quale è prevista la facoltà periodica per l'emittente di modificare la cedola distribuita in modo che il prezzo del titolo diventi uguale al valore nominale.
Obbligazione a doppia valuta. Titolo a reddito fisso per il quale i pagamenti cedolari sono in una determinata divisa, mentre il rimborso finale viene effettuato in una divisa differente.
Obbligazione a garanzia fiscale illimitata. Titolo emesso dalle autorità locali degli Stati Uniti il cui rimborso è garantito dalle tasse locali. Nel caso in cui i fondi destinati al rimborso non fossero sufficienti, l'autorità ha il dovere di elevare l'imposizione fiscale affinché gli introiti siano sufficienti ad assolvere gli obblighi derivanti dal prestito.
Obbligazione a garanzia generica. Titolo obbligazionario che viene emesso da un'autorità pubblica garantito dalla totalità del patrimonio e dalla solvibilità dell'emittente, e non unicamente dai ricavi prodotti in futuro dal finanziamento sottostante.
Obbligazione alla pari. È un titolo a reddito fisso con un prezzo di mercato uguale a quello nominale
Obbligazione a premio. È un titolo obbligazionario avente prezzo di mercato superiore al valore di rimborso.
Obbligazione a redditività. Titolo obbligazionario emesso da autorità pubbliche statunitensi in cui il pagamento delle cedole e il rimborso finale del capitale sono originati dai proventi di un'attività industriale finanziata dal prestito in oggetto. In questi titoli, solitamente è assente l'assoluta garanzia dell'emittente pubblico.
Obbligazione a scadenza fissa. Titolo obbligazionario che non prevede un rimborso anticipato, la cui durata effettiva corrisponde a quella indicata inizialmente.
Obbligazione a scadenza unica. Titolo obbligazionario che, rispetto ai serial bond è formato da un'emissione con un'unica scadenza, in coincidenza della quale sarà estinto l'intero ammontare del finanziamento.
Obbligazione a sconto. È un titolo legato a un mutuo ipotecario, dove il valore nominale del prestito è più alto del valore corrente del bene immobile offerto a garanzia. L'eccedenza rappresenta una tutela ulteriore per il finanziatore a copertura dei costi generali di finanziamento.
Obbligazione a tasso di interesse variabile. Obbligazione a tasso d'interesse variabile, generalmente rideterminato ogni tre o sei mesi, emessa a medio e lungo termine.
Obbligazione baby. Classe di titoli statunitensi a reddito fisso con un valore facciale tra i 20 e i 500 dollari, quindi inferiore al valore consueto di 1000 dollari, che favoriscono l’accostamento al mercato da parte dei piccoli investitori.
Obbligazione bancaria. Titolo di debito che impegna la banca emittente al rimborso del capitale oltre che alla corrresponsione degli interessi, di ammontare fisso o variabile nell'arco della durata prestabilita (non inferiore a 24 mesi). L'eventuale rimborso anticipato non può avvenire prima di 18 mesi e deve essere previsto dal regolamento di emissione.
Obbligazione bancaria garantita. Vedi: Covered bond.
Obbligazione bull and bear. Titolo obbligazionario il cui valore di rimborso è collegato all'andamento di un parametro di riferimento.
Il regolamento di emissione di questa categoria di obbligazioni prevede che l'ammmontare del prestito venga suddiviso in due tranche denominate "tranche bull" e "tranche bear", di pari valore, ma caratterizzate da diverse modalità di calcolo del prezzo di rimborso. Per la tranche bull il prezzo di rimborso varia in maniera direttamente proporzionale alla variazione del parametro di riferimento, per la tranche bear il prezzo di rimborso varia in maniera inversamente proporzionale alle variazioni del medesimo parametro. L'emittente non sostiene alcun rischio poichè la perdita subita dall'aumento del prezzo di rimborso della tranche bull è esattamente identica al guadagno proveniente dalla riduzione del prezzo di rimborso della tranche bear. Al contrario, il possessore della tranche bull sarà esposto al rischio di ribasso del parametro di indicizzazione, mentre il possessore della tranche bear sarà esposto al rischio di rialzo.
Obbligazione congiunta. È un titolo obbligazionario garantito sia dall'emittente che da un altro soggetto. Il tipo più comune è quello di una casa madre che garantisce le emissioni di una controllata.
Obbligazione convertibile. E' un'obbligazione il cui rimborso può avvenire, a discrezione del sottoscrittore, attraverso la consegna di titoli di altra specie e di uguale valore. Un'obbligazione convertibile in azioni, per esempio, implica che il sottoscrittore dell'obbligazione possa decidere di ricevere, alla scadenza del prestito obbligazionario, azioni della società emittente o di altra società anziché denaro.
Obbligazione convertibile a cedola nulla. Titolo obbligazionario non provvisto di cedola, con possibilità di richiedere la conversione con titoli azionari determinati, nel caso in cui si verifichino le condizioni previste all'atto di emissione.
Obbligazione con warrant. Vedi warrant.
Obbligazione corta. Titolo obbligazionario di durata residua molto breve, generalmente non oltre 12 o 24 mesi. Ugualmente viene definito in questo modo un titolo obbligazionario con durata inferiore all'anno, e che quindi potrà essere inserito in bilancio come passività corrente.
Obbligazione della Repubblica. Vedi: Prestiti della Repubblica.
Obbligazione del Tesoro. Titolo del debito pubblico a lungo termine, emesso dal Tesoro degli Stati Uniti.
Obbligazione di autorità pubblica. Nel mercato statunitense, titolo a reddito fisso emesso da un’autorità di governo o da una società che esplica un’attività d’interesse pubblico. Chi emette questi titoli ne assicura il pagamento per mezzo del reddito che ottiene dall’attività finanziata.
Obbligazione di risparmio (Saving bond). È un titolo obbligazionario emesso dal governo degli Stati Uniti, la cui remunerazione varia a seconda delle condizioni del mercato di capitali. Esistono due tipi di Saving bond, la serie EE e la serie HH, con condizioni di determinazione delle cedole differenti. Entrambe hanno una durata di dieci anni che può essere estesa e rinnovata.
Obbligazione di sicurezza. È un titolo obbligazionario emesso dalle autorità locali statunitensi, il cui rimborso avviene tramite proventi derivanti dall’opera pubblica finanziata. Nel caso in cui il debitore non fosse in grado di sostenere il rimborso, una compagnia di assicurazione provvederà ad estinguere il debito e se necessario portare a termine il progetto finanziario.
Obbligazione droplock. Titolo obbligazionario a tasso variabile che viene trasformato in tasso fisso nel momento in cui il tasso di riferimento scende al di sotto di un livello fissato precedentemente.
Obbligazione equity linked. Obbligazione strutturata il cui rendimento è indicizzato all'andamento di una azione o di un paniere di azioni. Le obbligazioni equity linked appartengono alla categoria delle obbligazioni strutturate; sono infatti costituite dall'unione di un'obbligazione ordinaria e di una opzione call (scritta su un titolo azionario) implicitamente venduta dall'emittente al sottoscrittore. La componente obbligazionaria garantisce il rimborso del valore nominale a scadenza più eventualmente alcune cedole nel corso della vita del titolo. La componente opzionale determina invece l'ammontare del premio che l'obbligazionista incassa a scadenza contestualmente al capitale investito. Tale premio è calcolato in funzione di un tasso di interesse pari al massimo tra un tasso fisso stabilito nel prospetto informativo (rendimento minimo garantito), ed il rendimento del titolo azionario sottostante realizzato nel periodo di vita dell'obbligazione. Spesso il rendimento minimo garantito è pari a zero, pertanto qualora l'azione sottostante subisca un ribasso nel periodo di osservazione, l'obbligazionista non percepirà alcun interesse.
In funzione del tipo di opzione associata all'obbligazione ordinaria le equity linked si distinguono in:
• equity linked plain vanilla (il premio dipende dalla differenza, se positiva, tra il finale iniziale e il valore valore del titolo sottostante);
• average equity linked bond (il premio dipende dalla differenza, se positiva, tra il prezzo medio del titolo sottostante e il suo valore iniziale).
Obbligazione estera. Obbligazione emessa da società non residenti sul mercato nazionale e denominata in moneta del paese di emissione.
Obbligazione garantita. È un titolo obbligazionario che la società emittente dota di specifiche garanzie per il pagamento delle cedole e il rimborso di capitale; per esempio può essere garantito da immobili sui quali viene iscritta un'ipoteca.
Obbligazione garantita da ipoteca. Titolo generalmente emesso da enti pubblici per il quale la garanzia di pagamento è offerta da un portafoglio di mutui ipotecari. Generalmente l'ammontare complessivo dell'emissione viene frazionato in tranche di varia durata e di differenti pagamenti cedolari, per poter soddisfare le esigenze di una tipologia diversificata di investitori.
Obbligazione garantita da Junk Bond. Titolo a reddito fisso, tutelato da un portafoglio di Junk Bond (ulteriori titoli di bassa qualità) il cui rimborso a scadenza non può essere garantito data la situazione finanziaria poco sicura dell'emittente. Tipo di investimento che permette di frazionare la qualità dei titoli in portafoglio.
Obbligazione garantita da oro. Titolo obbligazionario che viene emesso solitamente da imprese che estraggono oro, che offrono le loro riserve a garanzia dell'adempimento dei pagamenti previsti dal prestito. Il livello dei pagamenti periodici è comunemente indicizzato al livello del prezzo dell'oro.
Obbligazione index linked. Titolo obbligazionario il cui rendimento dipende dalla performance di uno o più indici. Le obbligazioni index linked appartengono alla categoria delle obbligazioni strutturate. Esse sono infatti costituite dall'unione di un'obbligazione ordinaria e di una opzione call scritta su un indice implicitamente venduta dall'emittente al sottoscrittore.
La componente obbligazionaria garantisce il rimborso del valore nominale a scadenza più eventualmente alcune cedole nel corso della vita del titolo. La componente opzionale determina invece l'ammontare del premio che l'obbligazionista incassa a scadenza contestualmente al capitale investito. Tale premio è calcolato in funzione di un tasso di interesse pari al massimo tra un tasso fisso stabilito nel prospetto informativo (rendimento minimo garantito), e il rendimento dell'indice sottostante realizzato nel periodo di vita dell'obbligazione. Spesso il rendimento minimo garantito è pari a zero, pertanto qualora l'indice subisca un ribasso nel periodo di osservazione, l'obbligazionista non percepirà alcun interesse. In funzione del tipo di opzione associata all'obbligazione ordinaria le index linked si distinguono in:
• index linked plain vanilla (il premio dipende dalla differenza, se positiva, tra il finale iniziale e il valore valore dell'indice);
• average index linked bond (il premio dipende dalla differenza, se positiva, tra il prezzo medio dell'indice sottostante ed il suo valore iniziale).
Obbligazione in eurodollari. Titolo obbligazionario denominato in eurodollari, in cui i pagamenti delle cedole e il rimborso del capitale vengono effettuati in eurodollari.
Obbligazione internazionale. Obbligazione emessa sia da prenditori residenti che non residenti, e collocata presso investitori non residenti.
Obbligazione ipotecaria (Mortage bond). Titolo obbligazionario assistito da ipoteca su uno o più immobili della società emittente.
Obbligazione irredimibile. Titolo obbligazionario con la caratteristica di pagare una cedola periodica ma che non rimborserà mai il capitale. Analogamente, i titoli che non contemplano la possibilità per l'emittente o il proprietario di rimborsare o richiedere il rimborso anticipato, sono chiamati anch'essi irredeemable bonds.
Obbligazione legata a materie prime. Titolo che viene legato a una o più materie prime, in modo tale che il rendimento del primo sia direttamente vincolato al prezzo delle seconde.
Obbligazione lunga. È un titolo obbligazionario la cui scadenza residua supera i dieci anni, e che, proprio per la sua durata elevata, corrisponde un rendimento generalmente molto alto. Questo termine viene usato in gergo per definire i titoli di Stato americani a trent'anni.
Obbligazione Lyon (Lyon). Tipo particolare di obbligazione a capitalizzazione integrale degli interessi, convertibile in qualsiasi momento in azioni ordinarie della società emittente, esercitabile sia dal detentore che dall'emittente.
Obbligazione multicedolare. Obbligazione che paga l'interesse più spesso di quelle ordinarie, per esempio trimestralmente.
Obbligazione multivaluta. Titolo a reddito fisso, per il quale i pagamenti di capitale e interesse possono effettuarsi in una valuta qualsiasi, secondo le preferenze del possessore.
Obbligazione non riscattabile. E' un'obbligazione privo della clausola che attribuisce all'emittente la facoltà di rimborso anticipato.
Obbligazione pickup. È un titolo obbligazionario avente una cedola elevata nei confronti dei rendimenti di mercato, e che viene a trovarsi vicino alla data in cui l'emittente ha la possibilità di richiedere il rimborso anticipato.
Obbligazione Samurai. Obbligazione denominata in yen emessa sul mercato interno giapponese da mutuatari esteri.
Obbligazione seriale. Titolo obbligazionario che appartiene a una serie di titoli dalle scadenze simili, emesso insieme a gruppi di altri titoli aventi scadenze frazionate periodicamente nel tempo.
Obbligazione strutturata. Titolo obbligazionario che incorpora all'interno di uno strumento di debito di tipo tradizionale un contratto derivato, solitamente di tipo opzionale.Le obbligazioni strutturate sono strumenti finanziari a rendimento variabile che nascono dalla combinazione di un'obbligazione ordinaria con uno o più contratti derivati. La componente obbligazionaria garantisce il rimobrso del capitale a scadenza (per l'intero valore nominale) più eventuali cedole periodiche, mentre la componente derivata determina la variabilità del rendimento. La componente derivata può consistere in una opzione, in tal caso il possessore percepirà una cedola premio di importo variabile contestualmente al rimborso del capitale, oppure in uno swap, in tal caso il possessore percepirà cedole periodiche di importo variabile. Le obbligazioni strutturate possono essere classificate in funzione:
• del tipo di attività sottostante la componente derivata: equity linked, index linked, basket linked, floater, reverse floater;
• della struttura di indicizzazione (o del tipo di strumento derivato incorporato nel titolo): plain vanilla, average, cliquet, reverse cliquet, rainbow, digital, ecc.
Obbligazione su tasse specifiche. Titolo obbligazionario emesso dalle autorità municipali americane garantito unicamente dai flussi monetari fiscali originati dalle attività che essi hanno finanziato. Al contrario, diversi altri titoli sono garantiti dall’intero ammontare delle entrate fiscali di una data autorità locale.
Obbligazione yankee. Obbligazioni denominate in dollari, emesse sul mercato americano da non residenti. Sono titoli a cedola fissa, o variabile solitamente pagabile semestralmente.
Obbligazione yen. Sono titoli obbligazionari emessi da soggetti residenti in Giappone.
Obbligazione zero-coupon. Nota anche come Zero-Coupon Bond, abbreviato ZCB, è un'obbligazione il cui rendimento è calcolato come differenza tra la somma che il sottoscrittore riceve alla scadenza e la somma che versa al momento della sottoscrizione. L'esempio tipico di un titolo zero-coupon è il BOT (Buono Ordinario del Tesoro). Quando le obbligazioni avevano forma cartacea, il pagamento degli interessi avveniva dietro consegna di un tagliando, staccato dall'obbligazione. Nel caso delle obbligazioni zero-coupon tale tagliando non esisteva. Di qui il termine zero-coupon. Anche se non esiste un limite alla durata di tale tipo di obbligazioni, di solito esse vengono usate quando la durata è pari o inferiore all'anno. Questo perché in caso di obbligazioni di durata superiore all'anno il sottoscrittore rinuncia al periodico incasso degli interessi maturati nel periodo precedente, potendo incassare il capitale versato e gli interessi maturati (sottoforma di guadagno in conto capitale) solo alla scadenza dell'obbligazione. Gli zero coupon a 12, 18 o 24 mesi sono tipicamente emessi da emittenti statali; quelli a durata superiore, decennale o anche trentennale, sono invece prerogativa di organismi sovranazionali (per es. BEI) o banche d'affari di levatura mondiale. Il meccanismo di emissione prevede quindi che a fronte di un valore nominale pari a 100, il sottoscrittore dell'obbligazione versi all'emittente una somma inferiore a 100 (supponiamo 97) incassando, alla scadenza, 100. Il rendimento è quindi pari a 3/97 (3,09% in questo caso) poiché il sottoscrittore ha effettivamente versato solo 97, pur trovandosi in mano un titolo dal valore di 100.
Obbligo di azzeramento. In certi tipi di credito, clausola presente nel contratto che obbliga il beneficiario ad annullare per un certo periodo di tempo l'utilizzo dei fondi a propria disposizione, per poterli successivamente utilizzare una volta completata la revisione della linea di credito.
Obbligo di pagamento. È l'obbligo che ha un soggetto di effettuare un pagamento, ratificato da un contratto specifico, e il diritto legale che ha il creditore di pretendere il pagamento in caso di insolvenza. Viene usato lo stesso termine per indicare qualsiasi titolo che rappresenta la promessa di uno o più pagamenti da effettuarsi in futuro.
Obiettivo 1. Riferito ai primi due cicli di programmazione comunitaria, l’Obiettivo 1 è oggi sostituito dall’Obiettivo convergenza, che ne mantiene la finalità (vedi: Obiettivo convergenza.
Obiettivo convergenza. L’obiettivo convergenza mira ad accelerare il processo di convergenza degli Stati membri e delle regioni meno sviluppate della UE attraverso il miglioramento delle condizioni di crescita e di occupazione. Tale obiettivo viene finanziato tramite il FESR, il FSE e il Fondo di coesione. Esso rappresenta l’81,5 per cento del totale delle risorse disponibili.
Obiettivo competitività regionale e occupazione. L’obiettivo competitività regionale e occupazione mira ad anticipare i cambiamenti economici e sociali, a promuovere l’innovazione, l’imprenditorialità, la tutela dell’ambiente e lo sviluppo di mercati del lavoro anche nelle regioni non oggetto dell’obiettivo “convergenza”. Esso è finanziato tramite il FESR e il FSE e rappresenta il 16 per cento del totale delle risorse disponibili.
Obiettivo cooperazione territoriale europea. L’obiettivo cooperazione territoriale europea mira a migliorare la cooperazione a livello transfrontaliero, transnazionale e interregionale nei settori riguardanti lo sviluppo urbano, rurale e costiero, lo sviluppo delle relazioni economiche e la messa in rete delle piccole e delle medie imprese (PMI).
O.B.V. On balance volume. E' un indicatore utilizzato in analisi tecnica per individuare se un titolo sta attraversando una fase rialzista o ribassista.
Occupati. Vedi: Rilevazione sulle forze di lavoro.
Occupati equivalenti a tempo pieno. Vedi: Unità standard di lavoro.
Occupazione totale. Aggregato comprendente tutte le persone che esercitano un'attività produttiva.
OCSE. Sigla italiana dell'Organization for Economic Co-operation and Development, Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. E' un organismo internazionale con sede a Parigi fondato nel 1961. Ha lo scopo di favorire lo sviluppo economico dei paesi membri, accrescere il livello di occupazione, promuovere lo sviluppo degli scambi internazionali. Ne fanno parte Australia, Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Lussemburgo, Messico, Norvegia, Nuova Zelanda, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera e Turchia.
Offering circular. Prospetto informativo redatto secondo i principi internazionali per la distribuzione di titoli all'estero.
Offerta (tender). Il tender è l'offerta da parte degli operatori, nelle aste di titoli del Tesoro, di acquistare titoli a un prezzo definito. Nelle negoziazioni in contratti future invece, è così indicata l'offerta dei beni fisici in relazione agli obblighi di consegna del venditore del contratto. Nelle operazioni in titoli azionari è l'offerta di vendita di titoli di una società a fronte di una offerta di acquisto da parte di un altro soggetto. In generale viene segnalata in questo modo qualsiasi offerta di fondi che debba essere utilizzata per annullare obbligazioni di pagamento.
Offerta aggregata. L'offerta aggregata rappresenta la capacità produttiva di un sistema economico nel suo complesso. Essa viene spesso designata con la sigla AS (acronimo dell'inglese aggregate supply). L'offerta aggregata può essere rappresentata come una funzione diretta del livello generale dei prezzi, evidenziando come livelli crescenti di output reale siano legati ad un aumento del livello dei prezzi:
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La determinazione di questa relazione si ottiene considerando il mercato del fattore produttivo lavoro (dove il salario reale è la determinante fondamentale delle scelte dei lavoratori), e il meccanismo di determinazione dei prezzi da parte delle imprese (dove il salario nominale rappresenta un costo di produzione per l'impresa). Nella funzione figurano il livello atteso dei prezzi Pe, la disponibilità di forza lavoro L, il markup sui costi μ, il fattore istituzionale z (rappresentativo di eventuali protezioni sociali sottoforma di sussidi di disoccupazione). La domanda aggregata e l'offerta aggregata del sistema economico determinano l'equilibrio economico del sistema stesso. Vedi modello AD - AS.
Offerta al pubblico. È l'offerta effettuata da una società indirizzata verso il grande pubblico. Questo tipo di operazione permette di diffondere maggiormente l'azionariato e di introitare fondi.
Offerta competitiva. Presentazione delle offerte per la conclusione di un affare mediante l'invio di un plico sigillato, solitamente utilizzata per la sottoscrizione di titoli. L'emittente comparerà le proposte pervenute, assegnando i titoli alle offerte giudicate più interessanti.
Offerta competitiva con opzione. È un prestito sindacato dove le banche che presentano l'offerta per la partecipazione al finanziamento si riservano il diritto di cedere la loro quota, o parte di essa, ad altri soggetti.
Offerta di acquisto. L'offerta di acquisto di titoli azionari di una società a un prezzo generalmente maggiore di quello di mercato, a favore sia degli azionisti di riferimento sia di quelli di minoranza. Queste operazioni vengono in genere promosse pubblicamente da quei soggetti che intendono acquisire il controllo o la globalità dei titoli di una SpA, non potendo o non volendo utilizzare il mercato per gli acquisti degli stessi titoli.
Offerta di garanzia. È l'offerta di beni titoli, immobili, ecc. fatta allo scopo di ottenere un finanziamento da parte di un ente creditizio. La banca ottiene un diritto di prelazione sui beni, e nell'eventualità di insolvenza, procede alla vendita giudiziale dei beni e a soddisfare il proprio credito sul ricavo.
Offerta di moneta. È l’ammontare globale di moneta presente in un sistema economico, moneta che può essere usata per consumi e investimenti. Gli aggregati di riferimento, M1, M2 e M3, rappresentano segmenti più o meno ampi del totale della moneta presente nel sistema economico. L’obiettivo intermedio dell’autorità monetaria centrale può essere quello di una crescita programmata di uno dei suddetti aggregati.
Offerta di sottoscrizione al pubblico. Offerta al pubblico di titoli di nuova emissione, titoli che saranno quotati successivamente in Borsa.
Offerta fuori sede. E’ una modalità di offerta dei servizi di investimento per esercitare la quale i soggetti abilitati si avvalgono di promotori finanziari.
Offerta pubblica. Offerta al pubblico di titoli di nuova emissione, titoli che saranno quotati successivamente in Borsa. È il contrario di Private placement.
Offerta pubblica di acquisto. Per Offerta Pubblica di Acquisto o OPA, in inglese tender offer, s'intende ogni offerta, invito a offrire o messaggio promozionale finalizzato all'acquisto di prodotti finanziari: è quindi una sollecitazione al disinvestimento. Secondo il Regolamento CONSOB 11971/99, si considera pubblica un'OPA o OPS se rivolta ad un numero di soggetti superiore alle 100 unità e se riguarda un valore complessivo dei titoli oggetto di offerta pari a 2.500.000,00 euro. Esse sono divisibili in due tipologie:
- volontaria: l'iniziativa proviene esclusivamente dall'offerente e può avere ad oggetto qualsiasi tipo di strumento finanziario
- obbligatoria: è l'ordinamento a costringere l'offerente se sussistono determinate condizioni e può avere ad oggetto solo azioni ordinarie (con diritto di voto sugli argomenti dell'articolo 105 del Testo Unico della Finanza) di società italiane quotate in mercati regolamentati italiani.
A loro volta, queste possono configurarsi come OPA:
- consensuale: quando il consiglio di amministrazione della società oggetto di scalata si pronuncia favorevole all'offerta stessa;
- ostile: quando il consiglio di amministrazione della società oggetto della scalata si pronuncia contrario all'offerta stessa.
L'OPA non è dunque un'operazione d'acquisto sul mercato, bensì un'offerta, in quanto quest'ultimo potrà aderire o meno. L'offerta pubblica d'acquisto non è nemmeno definibile come contratto ma, invece, come procedimento attraverso il quale un soggetto si rivolge al mercato. Del controllo circa il corretto svolgimento delle OPA si occupano gli organismi di vigilanza della Borsa, la Consob in Italia.
Offerta pubblica di scambio. Avviene quando un'impresa propone agli azionisti di un'altra impresa di dare le azioni che possiede per avere in cambio le proprie. Oppure: con questa operazione viene offerto ai possessori di azioni di una società lo scambio dei titoli in loro possesso con quelli di un'altra impresa sulla base di valori predeterminati.
Offerta pubblica di vendita. Operazione tramite la quale un'impresa si rivolge agli investitori per vendere, irrevocabilmente e a condizioni non variabili, una certa quantità di titoli (azioni ordinarie, obbligazioni convertibili o altri titoli o diritti) che sono in suo possesso. La legge consente di vendere attraverso una OPV solo i titoli che attribuiscono il diritto di voto nelle assemblee dei soci, escludendo perciò azioni privilegiate e azioni di risparmio.
Offer to offer (prezzo d'emissione a prezzo d'emissione). Si riferisce alla misura della performance storica usando i prezzi d'"offerta" o acquisto all'inizio e alla fine del periodo d'investimento considerato.
Offerta visibile. L’elenco dei titoli emessi dalle autorità municipali degli Stati Uniti, che saranno offerti sul mercato nei trenta giorni successivi alla loro pubblicazione. Consiste in un volume che fornisce un’indicazione della quantità di titoli che potranno essere assorbiti dal mercato, nonché delle necessità di finanziamento delle autorità pubbliche.
Offshore. È un centro finanziario esterno al Paese a cui ci si riferisce. Solitamente si usa per indicare quei luoghi, detti "paradisi fiscali", dove è possibile ottenere vantaggi fiscali o amministrativi, negati dalla legislazione del proprio Paese.
Oggetto sociale. Nelle imprese, consiste nell'attività che i soci, stipulando il contratto sociale (vedi contratto di società), intendono effettuare. Deve essere determinato, lecito e possibile; l'assenza di tali caratteristiche determina la nullità del contratto. Per gli amministratori l'oggetto sociale costituisce il limite entro cui poter esercitare i poteri di rappresentanza e di gestione.
OICR (Organismi di investimento collettivo del risparmio. La voce comprende gli OICVM (vedi) e gli altri Fondi comuni di investimento (vedi).
OICVM (Organismi di investimento collettivo in valori mobiliari). La voce comprende i fondi comuni di investimento mobiliare aperti, italiani ed esteri, e le Società di investimento a capitale variabile (vedi).
OIS. Il tasso Ois è l’acronimo di “overnight indexed swap”. In termini estremamente sintetici e pratici può essere definito come l’accordo tra due parti che si impegnano a scambiarsi per un certo periodo predefinito, una serie di pagamenti giornalieri al tasso variabile Eonia, in contropartita di un tasso fisso (OIS). Tale tasso riflette il “livello medio atteso” del tasso interbancario overnight (Eonia) nel periodo di durata dello swap. Lo spread tra Euribor e Ois rappresenta il premio sul rischio di un credito interbancario su un deposito a termine rispetto ad un deposito “a vista” cioè privo di rischio. Tale spread è un valido indicatore del grado di fiducia esistente sul mercato interbancario. Proprio questo utilizzo dell’Ois come parametro da confrontare con l’Euribor lo ha reso “celebre” in questi ultimi anni di crisi di fiducia interbancaria. Era l’agosto del 2007 quando lo spread tra Euribor ed Ois iniziò ad allargarsi in maniera anomala: fu il segnale dell’inizio della crisi interbancaria che portò lo spread tra Euribor 3 mesi ed Ois 3 mesi ad una punta dell’1,85% mentre in condizioni di normalità tale spread si aggira su pochi centesimi. Da quelle punte raggiunte a fine 2008 in concomitanza con la crisi di Lehman Brothers si è passati ai 20 centesimi di oggi; siamo quindi poco distanti dalla quasi completa normalizzazione sul fronte interbancario. Sapere il livello dell’Ois e soprattutto avere sotto controllo lo spread Euribor – Ois, permette di conoscere qual è il grado di fiducia tra le banche; siccome le difficoltà tra banche prima o poi hanno una ricaduta anche sull’economia reale, possiamo affermare che lo spread Euribor – Ois, opportunamente interpretato può essere di aiuto per interpretare lo scenario macro. Infatti, seppur con le dovute cautele, l’andamento dello spread Euribor – Ois può essere visto in alcune fasi, come la predisposizione del sistema bancario a concedere credito alle imprese.
Oligopolio. Mercato in cui l’offerta di un determinato bene o servizio è concentrata nelle mani di poche imprese, quindi non esiste competizione e il prezzo è determinato dalle decisioni unilaterali dei produttori. La domanda, invece, è suddivisa tra numerosi compratori.
Oligopsonio. Mercato speculare all’oligo-polio, in cui esistono solo pochi grandi compratori, in grado quindi di imporre prezzi e quantità trattate.
Omissione incrociata (Cross default). Clausola presente in un “loan agreement”, secondo cui, qualora il prenditore o un suo garante o una società facente parte del suo gruppo, non onorino alla scadenza un impegno nei confronti di terzi, il contratto contenente detta clausola è da considerarsi rescisso, con l’imposizione per il prenditore di rimborsare subito le somme eventualmente percepite.
Onere di acquisto. È il costo che inizialmente il sottoscrittore di quote di fondi comuni di investimento deve sostenere.
Onere di finanziamento. È il costo globale di un finanziamento, comprensivo dell'interesse passivo, delle commissioni e del possibile interesse corrisposto anticipatamente.
Onere di mantenimento. Commissione che un finanziatore applica al beneficiario per il mantenimento delle condizioni concordate all'apertura di credito concessa
Oneri accessori. Sono le somme che si aggiungono a una spesa (a esempio, la commissione bancaria quando stipuliamo un mutuo).
Oneri deducibili. Sono le spese sostenute dal contribuente e che possono essere dedotte dal reddito complessivo lordo. Sono tali, a esempio, gli assegni versati al coniuge legalmente separato, le donazioni a favore di istituzioni religiose, i contributi previdenziali, spese di assistenza per i portatori di handicap..
Oneri detraibili. Sono le spese sostenute dal contribuente che possono essere detratte dall'imposta lorda (non dal reddito come quelle deducibili). Sono tali, a esempio, le spese mediche, gli interessi passivi sui mutui ipotecari per immobili, spese funebri, spese di istruzione.
Oneri di gestione (Operating charges). Componenti negativi di reddito costituiti dai costi derivanti dalle attività ordinarie dell’impresa.
Oneri di mantenimento (Commitment fee). Commissione che un finanziatore applica al beneficiario per il mantenimento delle condizioni concordate all’apertura di credito concessa.
Oneri finanziari su fatturato. Indica la quota di ricavi assorbita dagli oneri finanziari. È un parametro importante nel caso di agevolazioni statali in conto capitale; se la percentuale è alta si viene esclusi dall'eventuale agevolazione.
Oneri pluriennali. Sono i costi sostenuti dall'impresa aventi utilità pluriennale, ma non aventi consistenza fisica o non corrispondenti a diritti protetti.
Oneri relativi. Oneri relativi ai sinistri e alle prestazioni e variazioni Riserve Tecniche Danni.
On-line broker. Chi offre la compravendita di titoli, obbligazioni e altri prodotti finanziari via Web. Il servizio offerto viene chiamato online trading. È anche usato come sinonimo di discount broker.
OPA. Offerta rivolta al pubblico e finalizzata all.acquisto di strumenti finanziari. è disciplinata dal D.lgs. 24.2.1998, n. 58, che ha sostituito la L. 18.2.1992, n. 149; la legge, allo scopo di garantire trasparenza dell'informazione e correttezza dei comportamenti, indica la procedura che deve essere seguita dall'offerente. Nel caso di società italiane con azioni ordinarie quotate in mercati regolamentati italiani, è previsto l'obbligo da parte di chi, in seguito ad acquisti a titolo oneroso, pervenga a detenere una quota superiore al 30 per cento, di offrire ai restanti azionisti l'acquisto della totalità delle azioni ordinarie della società eccedenti la quota che egli precedentemente deteneva (opa obbligatoria); la legge indica i parametri sulla base dei quali deve essere determinato il prezzo di offerta. Sono previste ipotesi di esenzione dall'obbligo. In particolare, l'obbligo è escluso in caso di offerta ai restanti azionisti - prima dell'acquisto che porterebbe a detenere una quota superiore al 30 per cento - di acquisire almeno il 60 per cento delle azioni della società soddisfacendo ulteriori condizioni indicate dalla legge (opa preventiva). La fattispecie della cosiddetta opa residuale configura l'obbligo da parte di chi venga a detenere una partecipazione superiore al 90 per cento di promuovere un'opa sul restante capitale della società, se entro quattro mesi non ha ripristinato un flottante sufficiente ad assicurare il regolare andamento delle negoziazioni; il prezzo di offerta per l'opa residuale è fissato dalla Consob.
OPA ostile. Acquisizione di una partecipazione di controllo in una società, effettuata contro la volontà di quest’ultima. In genere comporta il pagamento di un premio cospicuo sul corso delle azioni.
OPAS. Sta per Offerta Pubblica di Acquisto e Scambio, ed è un'offerta pubblica in cui si cerca di acquistare dei titoli proponendo in parte lo scambio con altri titoli, ovvero è la proposta di scambio di azioni che una società inoltra agli azionisti di un'altra società, al fine di ricevere le azioni suddette in scambio delle proprie.
OPEC. Sigla di Organization of Petroleum Exporting Countries. Organizzazione fondata nel 1960 dai maggiori paesi esportatori di petrolio allo scopo di sostenere le quotazioni del greggio.
Operare in anticipo. È un'operazione di acquisto o vendita di titoli eseguita da parte di un intermediario per conto proprio, prima di aver consigliato l'operazione ai propri clienti. È un'operazione illecita, solitamente sanzionata.
Operatore. Soggetto che effettua operazioni di compravendita di titoli sia per proprio conto sia per conto terzi.
Operatore alle grida. Individuo che è presente alle grida di contrattazione per eseguire operazioni per conto proprio.
Operatore di posizione. È un operatore in beni d'investimento, azioni, derivati, valute, ecc. che mantiene la posizione aperta per un periodo di tempo alquanto lungo, allo scopo di beneficiare dei movimenti di prezzo che avvengono in un intervallo di tempo di sei e dodici mesi.
Operatore primario. Indica quel numero ristretto di operatori in grado di effettuare operazioni di compravendita di titoli di Stato con l'autorità monetaria centrale, e che si impegnano a fornire quotazioni per gli stessi titoli sul mercato.
Operatore pubblico. Le definizioni di operatore pubblico adottate nei principali documenti ufficiali fanno riferimento a due principali ambiti: quello della Contabilità nazionale (CN) e quello della Contabilità pubblica (CP). Nella CN l’operatore pubblico è identificato con il settore istituzionale delle Amministrazioni pubbliche. La CN classifica in modo univoco ogni unità istituzionale. Nello stabilire il settore di appartenenza di ciascuna unità guarda alla natura economica dell’attività, alla funzione che l’unità svolge e al tipo di relazione economico-finanziaria con le altre istituzioni. In particolare, nell’ambito delle unità istituzionali che operano nella sfera della produzione, il Sec95 distingue quelle produttrici di beni e servizi destinabili alla vendita, quelle produttrici di beni e servizi per proprio uso finale e quelle produttrici di altri beni e servizi non destinabili alla vendita . Quest’ultima categoria include i settori delle Amministrazioni pubbliche (PA) e delle Istituzioni senza scopo di lucro al servizio delle famiglie; le unità istituzionali del primo settore hanno natura pubblica, quelle del secondo hanno natura privata. Le definizioni di operatore pubblico rilevanti nell’ambito della CP riflettono le diverse esigenze di analisi che emergono nella conduzione della politica di bilancio. Un modo semplice di illustrarle è quello di procedere per estensioni successive del perimetro dell’aggregato di enti considerati. In tal modo, peraltro, si ripercorre anche la sequenza temporale con cui i vari aggregati sono stati elaborati e presentati nei documenti pubblici. Il Settore Statale (SS) – Nella definizione attuale (Si veda anche Settore Statale e Settore Pubblico: evoluzione del perimetro istituzionale) il SS comprende i ministeri e gli altri organi statali aventi autonomia contabile e finanziaria (organi costituzionali, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Corte dei Conti, TAR, Consiglio di Stato, Agenzie fiscali). Le risultanze contabili del SS derivano dal consolidamento delle transazioni registrate nel Bilancio dello Stato (BS) e nella Tesoreria statale (TES). Il BS raccoglie gli stati di previsione delle entrate e delle spese relativi a tutti i Ministeri; tra le spese figurano i trasferimenti agli altri organi dello Stato aventi autonomia contabile e finanziaria. Ai fini della costruzione dei conti del SS si procede al consolidamento tra il BS e i bilanci dei suddetti enti, ad esclusione degli organi costituzionali. Tale consolidamento non incide sul livello complessivo delle entrate e delle spese (che rimane quello indicato nel BS) ma ne modifica la composizione. La Tesoreria statale (TES) è un organo amministrativo del Tesoro che, attraverso una serie di conti intestati a enti pubblici e soggetti privati, svolge una serie di operazioni finanziarie distinte da quelle che fanno capo alle gestione del bilancio statale.
Operazione sospetta. Operazione di natura finanziaria che, per connotazioni oggettive (caratteristiche, entità, natura) e in relazione alla posizione soggettiva del cliente (capacità economica e attività svolta), induce a ritenere che le somme utilizzate possano essere di provenienza illecita ovvero destinate al finanziamento del terrorismo. Tali operazioni, individuate anche sulla base delle Istruzioni operative per l’individuazione di operazioni sospette emanate dalla Banca d’Italia, devono essere segnalate
ai sensi dell’art. 41 del D.Lgs. 21.11.2007, n. 231 all’Unità di informazione finanziaria istituita presso la Banca d’Italia.
Operazioni della Banca d'Italia. Le operazioni della Banca d’Italia sono effettuate in applicazione delle decisioni di politica monetaria adottate dal Consiglio direttivo della BCE. L’Eurosistema dispone di diverse tipologie di strumenti per la conduzione delle operazioni di mercato aperto: lo strumento più importante è rappresentato dalle operazioni temporanee (da attuarsi sulla base di contratti di vendita/acquisto a pronti con patto di riacquisto/vendita a termine o di prestiti garantiti). L’Eurosistema può anche far ricorso a operazioni definitive, all’emissione di certificati di debito della BCE, agli swap in valuta e alla raccolta di depositi a tempo determinato. Le operazioni di mercato aperto sono svolte dalle singole BCN su iniziativa della BCE, che ne stabilisce le modalità e le condizioni. Esse possono essere condotte sulla base di aste standard, aste veloci o procedure bilaterali. Con riferimento alle finalità perseguite, le operazioni temporanee di mercato aperto si possono distinguere in: operazioni di rifinanziamento principali, a partire dal 9 marzo 2004, effettuate con frequenza settimanale e scadenza a 1 settimana, mediante aste standard: forniscono la maggior parte del rifinanziamento necessario al settore finanziario; operazioni di rifinanziamento a più lungo termine, effettuate con frequenza mensile e scadenza a 3 mesi, mediante aste standard; operazioni di fine-tuning, senza cadenza prestabilita: mirano a regolare gli effetti sui tassi d’interesse causati da fluttuazioni impreviste della liquidità nel mercato; sono di norma effettuate mediante aste veloci o procedure bilaterali e possono consistere in operazioni temporanee, definitive, di swap in valuta o di raccolta di depositi a tempo determinato; operazioni di tipo strutturale: mirano a modificare la posizione strutturale di liquidità del settore bancario nei confronti dell’Eurosistema, possono avere la forma di operazioni temporanee o di emissione di certificati di debito della BCE e sono effettuate dalle BCN attraverso aste standard; se le operazioni strutturali sono di tipo definivo sono effettuate attraverso procedure bilaterali.
Operazioni di mercato aperto. Le operazioni sul mercato aperto (open market operations) sono transazioni che la banca centrale effettua in Borsa. Il termine è usato con riferimento alle sole banche centrali, che per statuto non hanno profitti e, diversamente dagli altri operatori, agiscono non con finalità di lucro, ma per sostenere la moneta nazionale. Mediante operazioni sul mercato aperto la banca centrale acquista/vende titoli di Stato, iniettando moneta nel sistema. I titoli di Stato vengono collocati in un'asta (esterna alla Borsa), riservata a grandi investitori istuzionali che rivendono i titoli ai risparmiatori e ad altri soggetti economici. In Borsa esiste un mercato secondario dei titoli, in cui i titoli scambiati non sono degli emittenti, ma di acquirenti (piccoli risparmiatori e imprese, ma anche banche che li rivendono alla clientela), che decidono di vendere. La compravendita dei titoli di Stato è il principale canale con il quale la Banca centrale assolve il suo compito statutario di regolare la quantità di moneta. Comprando titoli, inietta moneta nel sistema; vendendoli, riduce l'offerta di moneta. Le operazioni sul mercato aperto assicurano la liquidità necessaria al sistema bancario. Da notare che non è affatto equivalente ad assicurare la liquidità al sistema economico (di cui quello bancario è solo un sottosistema), ovvero a monetizzare il mercato. Le operazioni sul mercato aperto sono quindi il modo con cui tecnicamente le banche centrali danno attuazione alla politica monetaria, a seguito di una decisione di alzare/abbassare i tassi.
Operazione immediata (Wanted for cash). Il termine compare nel tape, visualizzazione luminosa nella quale appaiono tutte le operazioni concluse nella Borsa degli Stati Uniti. Indica che un operatore è disponibile a effettuare un’operazione di compravendita con esecuzione immediata ovvero, che lo scambio fra i titoli e il relativo controvalore avviene contestualmente senza dover attendere che trascorrano i giorni convenzionalmente stabiliti.
Operazioni di rifinanziamento marginali. Operazioni dell’Eurosistema che le controparti, su propria iniziativa, possono utilizzare per ottenere, dietro prestazione di garanzie, credito overnight a un tasso di interesse prestabilito.
Operazioni di rifinanziamento principali. Vedi: Operazioni della Banca d’Italia.
Operazioni overnight (+ economia). 1. Dati principali di una società, rilevabili dai bilanci annuali e dalle relazioni trimestrali e semestrali. 2. In macroeconomia, parametri di buona condotta del sistema economico (inflazione, conti con l'estero, tasso di crescita reale).
Operazioni temporanee delle banche. Vendite (acquisti) di titoli “a pronti” alla (dalla) clientela, alla (dalla) Banca d’Italia, a (da) altri enti creditizi da parte delle banche e contestuale acquisto (vendita) a termine” degli stessi titoli da parte del cedente (cessionario) a un prezzo concordato al momento della stipula del contratto (nel caso delle operazioni con la Banca d’Italia, il prezzo è determinato mediante asta). Vengono ricondotte nelle segnalazioni statistiche di Vigilanza quelle operazioni che prevedono l’obbligo di successivo riacquisto (rivendita) a termine. Le vendite temporanee alla clientela ordinaria effettuate dalle banche con raccolta a breve termine sono state assoggettate, dal gennaio del 1983 all’aprile del 1991, alla riserva obbligatoria, al pari dei depositi.
OPS. Si definisce “offerta di scambio” ogni offerta, ogni invito a offrire o ogni messaggio promozionale (indipendentemente dalla forma) che ha per oggetto i prodotti finanziari e come fine lo scambio. L’offerta di scambio si considera pubblica se rivolta a un numero di soggetti superiore alle 200 unità e se riguarda un ammontare di titoli di valore complessivo superiore a 40.000 euro.
OPV (Offer for sale). Offerta pubblica di vendita. E’ una procedura di collocamento sul mercato di determinati valori mobiliari a un prezzo e in quantità prestabilite.
OPVS Offerta Pubblica di Vendita e Sottoscrizione; è una combinazione di un'OPV e un'OPS assieme.
Opzione. In finanza con il termine opzione si intende quel particolare tipo di titolo derivato che conferisce al possessore il diritto, ma non l'obbligo, di acquistare o vendere il titolo sul quale l'opzione stessa è scritta, chiamato strumento sottostante, a un determinato prezzo (strike price) e ad o entro una determinata data. Le opzioni possono avere i più diversi sottostanti: azioni, commodities, tassi di interesse, etc. La differenza fondamentale delle opzioni rispetto agli altri strumenti derivati consiste nella definizione dei diritti del possessore: egli non è obbligato ad acquistare/vendere il sottostante, ma può farlo se esercitando l'opzione ne trae una convenienza economica. Per tale ragione sono detti titoli derivati asimmetrici. Le opzioni sono largamente impiegate a fini speculativi e di copertura: a esempio un importatore può coprirsi (almeno parzialmente) dal rischio di cambio sottoscrivendo un'opzione sul prezzo della merce oggetto della sua importazione, qualora l'acquisto sia lontano nel tempo; questo consente all'importatore stesso di non acquistare anticipatamente né il bene né la valuta, pagando esclusivamente il prezzo dell'opzione stessa. In caso di acquisto, infatti, la massima perdita possibile è il premio pagato più le commissioni di negoziazione dovute all'intermediario, mentre il guadagno è teoricamente illimitato; viceversa, nel caso di vendita di opzioni, il massimo guadagno è il premio pagato dall'acquirente mentre la possibile perdita è illimitata. Le opzioni, in prima istanza, possono essere di tipo call o di tipo put, se conferiscono, rispettivamente, il diritto di acquistare o di vendere il titolo. Un'opzione è a tutti gli effetti un contratto che viene stipulato tra due attori del mercato: tale contratto è caratterizzato dallo strumento sottostante, dalla durata del contratto e dal prezzo di esercizio dell'opzione (chiamato strike). Se l'opzione può essere esercitata solamente alla scadenza, questa viene detta "europea", se invece il possessore ha il diritto di esercitare l'opzione per tutto il tempo che intercorre tra la sottoscrizione dell'opzione stessa e la sua scadenza, l'opzione è detta "americana". Acquistando opzioni di tipo call o vendendo put options si possono assumere posizioni rialziste; viceversa, si possono assumere posizioni ribassiste vendendo call o comprando put. La trattazione del prezzo di un'opzione è oggetto di una vasta letteratura matematica, all'interno della quale sono particolarmente affermati, nonostante alcuni limiti intrinseci, i modelli di Cox - Ross - Rubistein e la Formula di Black e Scholes. Esistono numerose varianti rispetto alla definizione base di opzione, chiamata anche opzione plain vanilla, e sono rappresentate dalle opzioni esotiche.
Opzione americana. Opzione esercitabile in un qualsiasi periodo prima della scadenza.
Opzione at the money. Opzione in cui il prezzo dell'attività sottostante risulta uguale al prezzo di esercizio.
Opzione call. Diritto di acquisto di una determinata attività ad un prezzo prefissato (prezzo di esercizio) entro una prederminata scadenza. Permette di realizzare un guadagno nel caso ci si attenda che il prezzo dell'attività subisca un rialzo nel periodo della durata dell'opzione.
Opzione coperta (covered option). È la vendita di un contratto di option eseguita unitamente alla creazione di una posizione nel titolo di senso opposto. Può realizzarsi nella vendita di una call option con contestuale acquisto del titolo, oppure nella vendita di una put option associata alla vendita del titolo. Tale strategia viene eseguita per circoscrivere il rischio, teoricamente illimitato, del venditore di opzioni.
Opzione di acquisto di azioni. Opzione concessa ai dipendenti della società che permette loro di acquistare a condizioni favorevoli un determinato numero di titoli della società stessa.
Opzione di anticipo. Operazione finanziaria a breve termine che permette a chi sottoscrive un titolo obbligazionario di concedere un anticipo all'emittente, quando l'emissione non dovesse essere sottoscritta completamente.
Opzione di regolamento. Nelle operazioni in titoli l'opzione consiste nel diritto del venditore di consegnare i titoli in qualsiasi momento a partire dai cinque giorni successivi alla sottoscrizione del contratto, fino a due mesi dopo quella data. Nel mercato delle divise, l'opzione in possesso del venditore di una divisa gli permette di regolare il contratto di vendita a termine in ogni momento purché entro la data di scadenza.
Opzione di swap. È un contratto option che ha come strumento sottostante uno swap di tasso di interesse. Una volta acquistata una swaption si ha il diritto di stipulare uno swap di interesse a condizioni fissate entro la data di scadenza.
Opzione di trasferimento. Titolo emesso a fronte di un finanziamento sotto forma di euronota, che prevede la possibilità per il sottoscrittore, di trasferire a un altro soggetto gli obblighi a esso riferiti, insieme alle responsabilità per la gestione dell'operazione.
Opzione di vendita. Contratto di opzione che conferisce all'acquirente il diritto di vendere una determinata quantità di beni di investimento, al prezzo stabilito nel momento dell'acquisto del contratto, e non oltre una certa data.
Opzione doppia. È così definito l'acquisto di contratti derivati aventi il medesimo prezzo e scadenza, al fine di ricavare profitto dal movimento di prezzo in rialzo o in ribasso. In genere si tratta dell'acquisto di due contratti option, un call e un put.
Opzione europea. Opzione esercitabile esclusivamente il giorno di scadenza.
Opzione in the money. Opzione che garantisce un guadagno immediato qualora fosse immediatamente esercitata. E' il caso in cui il prezzo dell'attività sottostante è maggiore del prezzo di esercizio per le opzioni Call e il caso opposto per le opzioni Put. Sono opzioni con un livello di rischio inferiore.
Opzione out of the money. Opzione in cui non esiste una convenienza all'esercizio. Caso in cui prezzo di esercizio è maggiore del prezzo dell'attività sottostante (per le opzioni Call) o viceversa per le opzioni Put. Opzioni caratterizzate dal più alto livello di rischio.
Opzione put. Diritto di vendita di una determinata attività ad un prezzo prefissato (prezzo di esercizio) entro una predeterminata scadenza. Permette di realizzare un guadagno nel caso ci si attenda che il prezzo dell'attività subisca un ribasso nel periodo della durata dell'opzione.
Opzione quotata. È un'opzione quotata in una Borsa valori, che perciò ha ricevuto l'approvazione necessaria dell'autorità di Borsa e presenta caratteristiche standardizzate.
Opzione scaduta. Contratto di option del quale è trascorso il termine ultimo di esercizio, senza che sia stato esercitato il diritto.
Opzione scoperta. Contratto di opzione venduto in assenza di titoli a copertura della vendita. È una posizione decisamente rischiosa, essendo la vendita di un'opzione un'operazione in grado di provocare perdite di importo assai maggiore al capitale introitato. Se il mercato si muove nella direzione desiderata il massimo profitto è dato dall'ammontare del premio incassato dalla vendita, in caso contrario il venditore del diritto registrerà una perdita proporzionale al movimento avverso del mercato.
Opzione su azioni (stock option). Strumento derivato che permette al compratore di acquistare o vendere a un prezzo determinato al momento della stipula, un certo quantitativo di azioni. Una società può avvalersi di tale strumento per incentivare il proprio personale.
Opzione su future (Future option). Contratto a premio standardizzato in base al quale il detentore dell’opzione ottiene la facoltà di acquisto/vendita di una certa quantità di un contratto future a un prezzo base convenuto.
Ora della FED (FEDtime). È il periodo della giornata in cui solitamente la Fed esegue le operazioni di intervento sul mercato aperto, evidenziando in questo modo il proprio orientamento di politica monetaria. Le operazioni sono di solito eseguite poco prima di mezzogiorno, ora di New York.
Ordine. È l'incarico che viene dato da un soggetto all'intermediario di acquistare o vendere una quantità precisa di titoli a condizioni prefissate. L'intermediario è obbligato a eseguire l'operazione sulla base delle condizioni stabilite dal cliente e ovviamente secondo le condizioni di mercato, le quali possono anche causare la mancata effettuazione dell'ordine.
Ordine a volume. È l'ordine impartito a un intermediario di acquistare o vendere un certo quantitativo di titoli solo nel momento in cui, lungo una giornata di contrattazione, sia stato trattato un numero minimo di unità del bene in oggetto.
Ordine al meglio. È l'ordine di acquistare un bene di investimento sul mercato, alle migliori condizioni possibili, che solitamente sono quelle del momento in cui viene ricevuto l'ordine. L'ordine al meglio non è da identificare con il miglior ordine possibile lungo tutta la seduta di contrattazione, ma il migliore nel momento in cui viene dato l'ordine.
Ordine alternativo. Nelle contrattazioni in titoli, l'ordine operativo che impone all'intermediario di eseguire uno solo dei due ordini trasmessi, dove si realizzino delle particolari condizioni di mercato o di prezzo.
Ordine aperto. Ordine di contrattazione di titoli non ancora eseguito oppure revocato, che perciò resta valido.
Ordine condizionato. Ordine impartito a un intermediario di realizzare una compravendita solo se ne è stata realizzata un'altra anteriormente.
Ordine con limite di prezzo (Limit order). Ordine di borsa in cui il committente stabilisce un prezzo minimo per la vendita, ovvero un prezzo massimo per l’acquisto.
Ordine dei privilegi. Ordine secondo il quale vengono soddisfatte le obbligazioni finanziarie che è fallito, il cui patrimonio è stato messo in liquidazione. I primi a essere soddisfatti saranno i creditori in possesso di titoli di privilegio, e a seguire tutti gli altri secondo il grado di garanzia offerto dai singoli titoli di credito.
Ordine di acquisto. Ordine dato all'intermediario di acquistare sul mercato un certo quantitativo di beni di investimento a condizioni prefissate.
Ordine di acquisto con stop. Ordine di acquisto impartito a un intermediario di comprare un determinato titolo al miglior prezzo possibile, ma solamente dopo che il valore sia sceso al livello indicato dallo stop.
Ordine di borsa. Ordine dato da un cliente a una Sim, banca o agente di cambio per l'esecuzione di una o più operazioni di Borsa; può essere conferito verbalmente o per iscritto.
Ordine di chiusura in perdita. Ordine di compravendita di titoli che rende possibile determinare in anticipo la massima perdita sostenuta. Quando, per esempio, si ha una posizione in un titolo comprato a 1.000, un ordine di vendita Stop loss a 900 limita al 10% la perdita effettiva.
Ordine di pagamento. È l'ordine dato dal cliente alla banca, attraverso il quale si chiede il pagamento di una somma a favore di un altro soggetto. Bonifico bancario.
Ordine di scala. Termine che definisce la compravendita di titoli che per la sua consistenza va eseguito per ammontari parziali successivi, rispetto all'andamento dei prezzi sul mercato, per evitare una eccessiva variazione del prezzo di riferimento.
Ordine discrezionale. Ordine di acquisto o vendita di un titolo che affida all’intermediario la decisione del momento più opportuno e del prezzo a cui eseguire l’operazione.
Ordine di spread. Ordine dato all'intermediario nel quale vengono indicati gli strumenti da acquistare e quelli da vendere, oltre alle indicazioni delle differenze di prezzo a debito o a credito che deve essere ottenuta.
Ordine diviso (Split order). Ordine di negoziazione di titoli che non può essere eseguito in un’unica soluzione dato l’elevato totale degli stessi, e che perciò necessita di una suddivisione in più operazioni che verranno ovviamente eseguite in un periodo di tempo più ampio.
Ordine fermo. Ordine impartito a un intermediario in titoli che non si può più ritirare.
Ordine fisso. È l'ordine che permette di eseguire una compravendita in titoli solo quando il prezzo ha raggiunto il limite prestabilito. La compravendita può avvenire anche a un prezzo maggiore o minore di quello stabilito, nel caso in cui esso sia stato segnato nelle operazioni della giornata.
Ordine limitato immediato. È un ordine di compravendita in titoli che va eseguito immediatamente nel momento in cui il prezzo raggiunge un limite preciso indicato dall’investitore. Il prezzo di esecuzione può essere differente dal prezzo limite, ma lungo la seduta almeno una contrattazione deve essere stata effetuata al prezzo limite.
Ordine valido oggi. È un ordine di compravendita di titoli che va effettuato nel corso della giornata di contrattazione, in caso contrario l'ordine va annullato.
Ordini alternativi. Se due ordini condizionali dati contestualmente si definiscono alternativi nel momento in cui l’esecuzione di uno di questi, da parte dell’intermediario, cancella l’altro.
Ordini compensati (Mached orders). È una prassi illegale, nelle contrattazioni in titoli, per mezzo della quale due controparti si accordano per simulare un elevato volume di operazioni su un titolo allo scopo di convincere altri investitori ad acquistare i titoli a un prezzo più alto di quello reale.
Ordini con limite di prezzo. Ordini di acquisto o di vendita in cui vengono riportati la quantità richiesta e il prezzo massimo (se in acquisto) o minimo (se in vendita) a cui si desidera effettuare la transazione.
Organismi di investimento collettivo in valori mobiliari. Vedi OICVM.
Organi sociali. Sono gli organi delle imprese, anche di formazione collegiale, a cui fanno capo i poteri per la gestione delle imprese stesse. I principali sono: le assemblee dei soci, l'amministratore o il consiglio d'amministrazione, il comitato esecutivo, ecc.
Organizzazione mondiale del commercio (WTO). Organismo internazionale istituito dal trattato dell’Uruguay Round (vedi); ha iniziato a operare il 1º gennaio 1995. Ha il compito di sorvegliare sull’applicazione dei trattati riguardanti gli scambi internazionali di beni e servizi e la protezione della proprietà intellettuale, di gestire il sistema di risoluzione delle controversie commerciali e di promuovere la liberalizzazione in settori ancora protetti. Ha sede a Ginevra.
Oro disponibile. L’ammontare d’oro di cui è in possesso un’istituzione monetaria centrale, in eccesso su quello a fronte del quale sono stati emessi dei certificati rappresentativi.
Orso. Definizione data a chi ritiene che nel futuro l'andamento del mercato sia ribassista.
Oscillatore. Indicatore ad andamento altalenante, utilizzato per l'individuazione delle situazioni di ipercomprato e di ipervenduto.
Oscillatore stocastico. Questo indicatore consente di misurare la posizione relativa del prezzo di chiusura all'interno di un determinato intervallo (come distanza tra il prezzo massimo e minimo). Lo stocastico evidenzia una situazione di ipercomprato quando è compreso tra 80 e 100, mentre indica una fase di ipervenduto quando è compreso tra 0 e 20.
OTC (Over the counter). Espressione che individua mercati non regolamentati privi di una Cassa di Compensazione e Garanzia, nei quali si negoziano strumenti non standardizzati caratterizzati da elementi contrattuali (scadenza, importo, ecc..) disegnati in base alle esigenze specifiche delle controparti. Si tratta dunque di mercati caratterizzati da un maggior grado di flessibilità rispetto ai mercati regolamentati.
Out of the money. Viene così definita una option, quando al prezzo di mercato si registra una perdita. Una call option è out of the money quando il prezzo corrente è più basso di quello del contratto (strike). Una put option è out of the money quando il prezzo corrente è più alto dello strike.
Output. Dall'inglese messo fuori, indica in senso stretto il risultato di una elaborazione e in senso più ampio l'insieme dei risultati prodotti o semplicemente risultato. Il termine, nato in Italia con la prima informatica degli anni sessanta indicava al contempo i dati in uscita e i supporti che li contenevano. Successivamente, in particolare con l'avvento delle metodologie di gestione per processo, si è diffuso in quasi tutti le discipline, anche non tecniche, nel senso più generale di insieme di elementi in uscita, come risultato o prodotto anche immateriale di un trattamento fisico o di una attività intelletuale di qualsiasi natura. La fortuna del termine, insieme al suo opposto input, è stata la sua sinteticità e il fatto che era molto semplice schematizzare un qualsiasi processo (non necessariamente fisico, ma per esempio decisionale) con tre soli simboli: una freccia in entrata, un riquadro, una freccia in uscita.
Output gap. E' il divario tra prodotto effettivo e potenziale, in percentuale del prodotto potenziale in un determinato periodo.
Outstanding Amount. Indica l'ammontare complessivo di un certo titolo obbligazionario in circolazione in un dato momento.
Overdraft. Credito concesso, a fronte del versamento di titoli a garanzia, dalla Banca centrale a un ente creditizio per un periodo inferiore a una giornata.
Overheads. Spese generali.
Overnight. Vedi Depositi overnight.
Over the counter. Operazioni di compravendita di titoli non quotati, oppure contrattazioni di titoli quotati che avvengono al di fuori del normale circuito di Borsa (vedi Terzo Mercato o mercato dei blocchi).
Overtrading. Si tratta della situazione pericolosa di un'attività che eccede le risorse finanziarie disponibili, in particolare, l'impresa non è in grado, con la propria liquidità, di far fronte al fabbisogno monetario quotidiano.
Overweighting. Termine usato per descrivere la situazione in cui un singolo attivo, paese, settore industriale o investimento in titoli in un fondo sia maggiore del suo contenuto proporzionale nel relativo indice di benchmark.
P
P* È la misura utilizzata in economia monetaria per individuare l’impatto della politica monetaria sul tasso d’inflazione di un sistema economico, moltiplicando la massa monetaria esistente per la velocità di circolazione della moneta diviso il valore stimato del Prodotto nazionale lordo.
PAC (Piano di accumulo del capitale) e PIC. Sono le due diverse procedure con cui possiamo versare i nostri soldi alla società di gestione di un fondo. Tramite il PAC il versamento avviene poco alla volta, permettendoci di entrare in un fondo con una somma iniziale anche molto piccola. Il PIC è invece il versamento immediato di tutto il capitale che vogliamo investire.
Paese in via di sviluppo. È un Paese in cui la qualità della vita e l'assistenza sono molto scadenti, dove è presente un'elevata disoccupazione e c'è una forte dipendenza dall'estero, e dove gli abitanti dispongono di un reddito personale di livello molto basso.
Paese di recente industrializzazione (New industrialized country - NIC). Sono quei Paesi aventi economie che si trovano in fase di espansione, e il cui livello di attività economica dipende dal livello delle esportazioni. In questa categoria rientrano nazioni come Taiwan e la Corea del Sud.
Paesi avanzati. Include i Paesi industriali (vedi), i Paesi di recente industrializzazione dell’Asia (vedi), Cipro e Israele.
Paesi dell'area euro. Austria, Belgio, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna (euro-12), Slovenia (euro-13), Cipro e Malta (euro - 15).
Paesi dell’Europa centrale e orientale. Albania, Bulgaria, Croazia, Estonia, Lettonia, Lituania, Macedonia, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Turchia, Ungheria.
Paesi dell’OCSE. Australia, Austria, Belgio, Canada, Corea del Sud, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Giappone, Grecia, Islanda, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Messico, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera, Regno Unito, Turchia e Ungheria.
Paesi dell’UE. Comprendono i 15 paesi che erano membri dell’Unione europea già prima del maggio 2004 (UE-15: Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna e Svezia) e i 12 paesi nuovi membri entrati a far parte della UE dopo tale data (UE-12: Bulgaria, Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Slovenia e Ungheria).
Paesi del Mercosur. Il Mercosur (dizione spagnola, Mercosul secondo la dizione portoghese) è il mercato comune del Sud (cioè dell'America meridionale). Stati membri: Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela (quest'ultimo dal 2006). Hanno invece la qualità di Stati associati (osservatori) la Bolivia, il Cile (entrambi dal 1996), la Colombia (dal 2004), l'Ecuador (sempre dal 2004) e il Perù (dal 2003). Il Mercosur fu istituito con il Trattato di Asunción firmato il 26 marzo 1991 da Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay. Nel 1995 sono stati contestualmente aboliti i dazi doganali tra i quattro Paesi e istituita una tariffa doganale comune verso paesi terzi. L'obbiettivo del Mercosur è la realizzazione di un mercato comune, anche se esistono ancora forti ostacoli protezionistici tra i vari stati. Esso potrebbe esser paragonato al vecchio MEC se non esistessero forti asimmetrie tra i vari Paesi; infatti se è possibile affermare che i tre maggiori Paesi del Mercato Europeo Comune erano piuttosto simili per esperienze economiche e storiche, non si può dire la stessa cosa per l'Argentina, il Brasile, l'Uruguay e il Paraguay: basti pensare che il Brasile da solo sviluppa circa il 77% del prodotto economico del gruppo, l'Argentina il 20%, l'Uruguay il 2% e il Paraguay l'1%.
Paesi di recente industrializzazione. Sono quei Paesi aventi economie che si trovano in fase di espansione, e il cui livello di attività economica dipende dal livello delle esportazioni.
Paesi di recente industrializzazione dell'Asia. Corea del Sud, Hong Kong (Cina), Singapore, Taiwan (Cina).
Paesi emergenti e in via di sviluppo (PVS). Sono quelli non compresi tra i Paesi avanzati (vedi). Sono ulteriormente raggruppati in: Paesi emergenti e in via di sviluppo esportatori di fonti di energia
Algeria, Angola, Arabia Saudita, Azerbaigian, Bahrein, Ecuador, Emirati Arabi Uniti, Gabon, Guinea Equatoriale, Iran, Kazakistan, Kuwait, Libia, Nigeria, ’Oman, Qatar, Repubblica del Congo, Russia, Siria, Sudan, Trinidad e Tobago, Turkmenistan, Venezuela, Yemen.
Paesi emergenti e in via di sviluppo non esportatori di fonti di energia
Sono quei paesi non compresi fra quelli esportatori di fonti di energia.
Paesi dell’OPEC
Algeria, Angola, Arabia Saudita, Ecuador, Emirati Arabi Uniti, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait, Libia, Nigeria, Qatar, Venezuela.
Paesi dell’ASEAN
Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Singapore, Thailandia, Viet Nam.
Paesi del Mercosur
Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay, Venezuela.
Paesi ex URSS. Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldova, Russia, Tagikistan, Turkmenistan, Ucraina, Uzbekistan. Non include i tre paesi baltici (che sono inclusi nell’aggregato Paesi dell’Europa centrale e orientale).
Paesi industriali. Include i Paesi dell’area euro (vedi), Australia, Canada, Danimarca, Giappone, Islanda, Norvegia, Nuova Zelanda, Regno Unito, Stati Uniti, Svezia, Svizzera.
Parità dei poteri d'acquisto. Tassi di cambio che uguagliano i poteri di acquisto delle diverse monete.
Partecipazioni a costo storico. Partecipazioni valutate secondo il metodo del costo storico di sottoscrizione.
Partecipazioni a patrimonio netto. Partecipazioni valutate secondo il metodo del patriomio netto. Il metodo del patrimonio netto (equity method) viene usato per la redazione di bilanci consolidati ed è basato sull'adeguamento del valore delle partecipazioni in funzione della variazione del patrimonio netto delle società collegate.
Passivity rule. E' l'obbligo di astensione dal compiere atti od operazioni che possano contrastare gli obiettivi dell'offerta. L.art. 104 del D. Lgs. 24 febbraio 1998 n. 58 (Testo unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria) dispone che : .Salvo autorizzazione dell'assemblea ordinaria o di quella straordinaria per le delibere di competenza, le società italiane le cui azioni oggetto dell'offerta sono quotate in mercati regolamentati italiani o di altri paesi dell'Unione Europea si astengono dal compiere atti od operazioni che possono contrastare il conseguimento degli obiettivi dell'offerta. Le assemblee deliberano, anche in seconda o in terza convocazione, con il voto favorevole di tanti soci che rappresentano almeno il trenta per cento del capitale. Resta ferma la responsabilità degli amministratori e dei direttori generali per gli atti e le operazioni compiuti.
Pagamento alla consegna. Clausola riguardante le contrattazioni in titoli, o altri beni, secondo la quale il controvalore della vendita deve essere corrisposto al momento della consegna materiale dei titoli, o altri beni.
Pagamento al terminale POS. Sistema di pagamento elettronico, che permette di regolare gli acquisti facendo accreditare il conto corrente del venditore e addebitare quello del compratore.
Pagamento contro pagamento. In un sistema per il regolamento delle operazioni in cambi, è il meccanismo volto ad assicurare che il trasferimento definitivo di una valuta sia eseguito soltanto a condizione che abbia luogo il contestuale trasferimento definitivo della valuta o delle valute di contropartita.
Pagamento in contanti. Nelle contrattazioni in titoli, clausola attraverso la quale l'intermediario è obbligato ad accettare in pagamento, per i titoli venduti, unicamente denaro contante, e a consegnare i titoli solo nello stesso momento della ricezione del pagamento. La stessa clausola si può applicare nelle contrattazioni di beni e servizi.
Pagamento periodico. È un pagamento, a fronte per esempio di un prestito al consumo, che va rimborsato attraverso delle rate scaglionate nel tempo.
Pagherò. Promessa di pagamento in assenza di qualsiasi garanzia se non il buon nome del beneficiario del prestito. Si intende anche un'obbligazione bond a lunga scadenza, o anche le obbligazioni garantite da beni reali. Oppure. È un titolo rappresentativo di una promessa di pagamento fatta da un soggetto. Si tratta di un titolo trasferibile, usato spesso per la concessione di finanziamenti commerciali.
PagoBancomat. Iniziativa realizzata dal sistema bancario italiano per l’utilizzo attraverso POS presso gli esercizi commerciali convenzionati delle carte di debito contraddistinte dal marchio PagoBancomat. È regolata da una convenzione interbancaria gestita dall’ABI (Cogeban) (vedi: Bancomat).
Paradiso fiscale. Paese estero avente un regime fiscale privilegiato, caratterizzato da una tassazione molto bassa o in alcuni casi nulla. Nell'ambito della normativa fiscale italiana esiste un elenco, detto anche "black list", dei paesi che vengono considerati paradisi fiscali; in genere, il fisco prevede norme antielusive tendenti a limitare o annullare gli effetti benefici derivanti dai rapporti con i paesi della "black list".
Parametri di Maastricht. Insieme di indicatori che permette di valutare il grado di stabilità dell'economia di un Paese, e la possibilità di entrare a far parte dell'Euro. Essi sono: 1) il tasso di inflazione non deve essere superiore dell'1,5% rispetto alla media dei 3 stati dell'UEM che hanno registrato l'inflazione più bassa; 2) presenza della moneta nello SME per almeno 2 anni, senza aver effettuato svalutazioni; 3) il tasso di interesse non deve essere superiore del 2% rispetto alla media dei 3 stati dell'UEM che hanno registrato l'inflazione più bassa; 4) il disavanzo pubblico (l'indebitamento di un singolo anno) non deve superare il 3% del Prodotto Interno Lordo (PIL) e il debito pubblico (la somma dei disavanzi accumulati nel corso degli anni) non deve superare il 60% del PIL.
Parametro di indicizzazione. Tasso di riferimento in base al quale le banche calcolano l'interesse che dobbiamo pagare per un mutuo. Il tasso che le banche effettivamente ci chiedono non è mai uguale a tale valore, poiché a questo aggiungono una percentuale di guadagno chiamata "spread". I parametri di indicizzazione sono sempre dei valori che riflettono l'andamento medio degli interessi richiesti in quel momento; l'Euribor a esempio indica il tasso medio richiesto nei paesi dell'unione monetaria.
Parassitismo lordo (Po). Rapporto tra la spesa pubblica corrente totale e il prodotto del settore market.
Parassitismo netto (P). Rapporto tra la spesa pubblica corrente discrezionale al netto delle vendite della PA e il prodotto del settore market.
Parassitismo reddituale(P'). Rapporto tra l'ammontare dei redditi derivati e il prodotto del settore market.
Parere contabile. Rapporto redatto da una società di revisione dopo aver esaminato tutte le risultanze contabili di un'impresa, contenente le valutazioni e le conclusioni riferite alla correttezza delle pratiche e dei risultati contenuti nei documenti ufficiali.
Pari. È il valore nominale di un titolo.
Parità. Questo termine, nel mercato dei cambi, indica una quotazione reciproca identica rispetto a quella ottenuta dalla controparte, cioè il richiedente iniziale offre la stessa quotazione al soggetto a cui l’aveva chiesta. Lo stesso termine indica il cambio fissato dall’autorità monetaria in regime di cambio controllato.
Parità del potere di acquisto. Teoria economica sulla determinazione dei tassi di cambio, secondo cui il prezzo di due panieri costituiti da beni uguali in due diverse nazioni, espresso nella stessa valuta, deve essere identico. Una volta a conoscenza dei prezzi dei due panieri, in base a questa teoria, è possibile determinare il raporto di cambio di equilibrio implicito, nella struttura dei prezzi dei due Paesi.
Parità di conversione. Equivalenza fra il valore dell'azione di compendio e il valore teorico dell'obbligazione convertibile.
Partecipazione. In genere, si ha quando un soggetto (persona fisica o altra impresa), acquista azioni o quote di una determinata impresa. L'acquisto di partecipazioni tra imprese deve essere previsto dallo statuto.
Partecipazione al mercato. È la frazione di titoli che segue l'andamento dominante del mercato. Viene considerata ampia nel caso in cui almeno due terzi dei titoli seguano la tendenza del mercato.
Partecipazione di minoranza. Partecipazione azionaria inferiore al 50%, o comunque non sufficiente a esercitare il controllo sulla società.
Partecipazione non qualificata. Nella disciplina del capital gain la percentuale di diritti di voto esercitabili nell' assemblea ordinaria non superiore al 20 per cento ovvero la partecipazione al capitale o al patrimonio non superiore al 25 per cento. Per i titoli negoziati in mercati regolamentati le predette percentuali sono rispettivamente del 2% e del 5%. La plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni non qualificate sono soggette a imposta sostitutiva del 12,5%.
Partecipazione qualificata. Nella disciplina del capital gain la percentuale di diritti di voto esercitabili nell'assemblea ordinaria superiore al 20 per cento ovvero la partecipazione al capitale o al patrimonio superiore al 25 per cento (è sufficiente il superamento di uno dei due limiti). Per i titoli negoziati in mercati regolamentati le predette percentuali sono rispettivamente del 2% e del 5%. La plusvalenze derivanti dalla cessione di partecipazioni qualificate sono soggette a imposta sostitutiva del 27%.
Partecipazioni. Sono azioni o quote di capitale di altre società possedute con l'intenzione di detenerle a lungo.
Partenza, meglio nota con Start up.Il momento di avvio di una nuova impresa o di una nuova attività o di un nuovo progetto.
Partire prima (Going ahead). Operazione non consentita dalle regole dove un intermediario in titoli svolge un operazione prima per il proprio conto e solo in seguito per il cliente, allo scopo di incamerare un differenziale di prezzo.
Partita IVA. Numero che identifica i soggetti che esercitano un'attività rilevante ai fini IVA rilasciato dagli uffici dell'amministrazione finaziaria. E' composto di 11 cifre suddivise come segue: - prime 7 cifre, numeri progressivi nell'ambito dell'ufficio territorialmente competente; - cifre 8, 9 e 10, codice che identifica l'ufficio territorialmente competente che rilascia la P.IVA; - cifra 11, codice di controllo.
Partite deteriorate. Partite in sofferenza (vedi: Sofferenze), Partite incagliate (vedi), crediti scaduti o sconfinanti da oltre 180 giorni e crediti ristrutturati.
Partite incagliate. Esposizioni verso affidati in temporanea situazione di obiettiva difficoltà che, peraltro, possa essere prevedibilmente superata in un congruo periodo di tempo.
Partite visibili. Transazioni commerciali con l'estero aventi per oggetto beni materiali.
Passività (Liabilities). Rientrano in questa categoria i debiti commerciali, i finanziamenti a lungo termine, i prestiti obbligazionari, ecc.
Passività a lungo termine (non current liabilities). Debiti ed obbligazioni di vario tipo, in scadenza oltre l'esercizio successivo a quello del bilancio.
Passività correnti o a breve (current liabilities). Obblighi che, in base ai termini di contratto, verranno a scadere nel breve periodo.
Passività consolidate o durevoli. Passività di medio-lungo periodo.
Passività e patrimonio netto dello stato patrimoniale. Nel definire lo schema per le passività il legislatore nazionale ha seguito un criterio basato sulla natura delle fonti; le fonti sono raggruppate nelle macroclassi A, B, C e D.
- Le fonti proprie, sia interne che esterne, sono raggruppate nella macro classe A (patrimonio netto).
- I debiti potenziali nella macro classe B (fondi per rischi ed oneri).
- I debiti nella voce C (trattamento di fine rapporto di lavoro subordinato) e D (debiti), con distinzione della natura del creditore.
La macro classe E (ratei e risconti) può essere considerata, sostanzialmente come debiti. Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
Passività fisse. Qualsiasi genere di passività ancora esistente al termine del presente anno fiscale, come, per esempio, un'emissione di obbligazioni decennali.
Passività gestite. Sono quei depositi di una banca manovrabili a piacimento dagli organi di gestione. Al contrario dei depositi della clientela, quelli in divisa estera e i pronti contro termine sono tra gli strumenti più flessibili per la gestione della liquidità di una banca.
Passività in senso stretto (liabilities). Sono obblighi costituiti prevalentemente da debiti che l'impresa ha nei confronti di fornitori, banche, dipendenti, ecc., ma anche da impegni a mantenere un certo comportamento, a esempio, l'impegno a lasciare un immobile a un locatario che ha pagato l'affitto.
Passività potenziali. Si tratta di oneri o di passività il cui verificarsi o il cui ammontare è subordinato a determinati eventi futuri con grado di probabilità più o meno alto. Si tratta di fonti in essere, iscritte nella classe B del passivo dello stato patrimoniale.
Passività subordinate. Prestiti subordinati (vedi) e strumenti ibridi di patrimonializzazione computabili e non computabili nel patrimonio dell’emittente in base alla vigente disciplina di Vigilanza.
Passivo dello stato patrimoniale . Il passivo elenca, sia gli obblighi verso terzi, sia il Patrimonio netto. Le passività in senso stretto (le liabilities) sono obblighi costituiti prevalentemente da debiti che l'azienda ha nei confronti di fornitori, banche, dipendenti, ecc., ma anche da impegni a tenere un certo comportamento, per esempio l'impegno a lasciare un immobile ad un locatario che ha già pagato il l'affitto. La seconda voce che concorre al passivo è il Patrimonio netto (l'equity).
Path dependence. Una volta che un percorso è stato selezionato da una serie di eventi economici casuali, la scelta resta fissata (locked-in) indipendentemente dai vantaggi delle alternative.
Patrimonio dello Stato SpA . È stata istituita con DL 15.4.2002, n. 63, convertito nella L. 15.6.2002, n. 112. Le azioni della
Patrimonio dello Stato spa, inizialmente attribuite al Ministero dell’Economia e delle finanze, possono essere trasferite ad altre società di cui il Ministero detenga direttamente l’intero capitale sociale. La società è stata creata allo scopo di valorizzare il patrimonio dello Stato e migliorarne la gestione. In essa potranno confluire i beni compresi nel conto generale del patrimonio dello Stato. La Patrimonio dello Stato spa è classificata nel settore delle Amministrazioni pubbliche.
Patrimonio di base o tier 1. Il capitale versato, le riserve e il fondo per rischi bancari generali costituiscono i principali elementi patrimoniali di qualità primaria. Il totale di questi elementi, previa deduzione delle azioni proprie possedute, dell'avviamento, delle immobilizzazioni immateriali, delle perdite registrate in esercizi precedenti e in quello in corso, costituisce il patrimonio di base o tier 1 .
Patrimonio di vigilanza. Costituito dalla somma del patrimonio di base e del patrimonio supplementare entrambi al netto delle relative deduzioni. Il patrimonio supplementare viene ammesso nel limite massimo del patrimonio di base. Per maggiori informazioni cfr. la Circolare della Banca d’Italia n. 263 del 27 dicembre 2006.
Patrimonio netto o Mezzi propri o Capitale proprio (equity.) Macroclasse A delle passivo dello stato patrimoniale. Il patrimonio netto costituisce l'insieme dei diritti che i soci vantano nei confronti dell'azienda; non rappresenta un debito vero e proprio e per questo è anche chiamato mezzi propri. Questa voce si articola in tre categorie:
- il capitale sociale,
- le riserve,
- il risultato dell'esercizio. I. Capitale sociale.
Corrisponde al valore nominale delle azioni, nel caso di una società per azioni, o alle quote di partecipazione sottoscritte dai soci, nel caso di società a responsabilità limitata o di persone.
II. Riserva da sovrapprezzo delle azioni.
Quando una società decide di aumentare il capitale sociale può emettere le nuove azioni ad un prezzo superiore al valore nominale; la differenza tra il valore delle azioni emesse ed il valore delle azioni al prezzo nominale rappresenta il sovrapprezzo. III. Riserve di rivalutazione.
In casi eccezionali (in presenza di inflazione, ad esempio) l'iscrizione all'attivo dei beni può avvenire ad un valore superiore a quello di costo. Per compensare il maggior valore iscritto all'attivo viene creata una riserva che esprime il maggior valore del patrimonio netto.IV. Riserva legale.
Obbligatoriamente, per coprire possibili perdite future, l'azienda deve costituire una riserva legale accantonando almeno il 5% dell'utile netto annuale fino al raggiungimento del 20% del capitale sociale. V. Riserva per azioni proprie in portafoglio. Accantonamenti obbligatori a fronte dell'acquisto di azioni proprie o di azioni della società controllante; hanno funzione di garanzia nei confronti di terzi. VI. Riserve statutarie.
Accantonamento di utili che l'azienda è obbligata a realizzare in forza di specifici obblighi sanciti dallo statuto della società. Lo statuto stabilisce le modalità di costituzione e di utilizzazione di questa riserva. VII. Altre riserve. Comprende le riserve non inscritte in altre voci del patrimonio netto. VIII. Utili o perdite portati a nuovo.
L'assemblea dei soci può decidere di non distribuire tutto l'utile, ma di accantonarne una parte in previsione di esercizi meno favorevoli; anche le eventuali perdite possono, in parte, essere rinviate a futuri esercizi più favorevoli. IX. Utile o perdita d'esercizio. Coincide con l'ultima riga del conto economico dello stesso esercizio. Per approfondimenti si rimanda al seguente testo.
Patrimonio supplementare o tier 2. Le riserve di rivalutazione, gli strumenti ibridi di patrimonializzazione (passività irredimibili e altri strumenti rimborsabili su richiesta dell'emittente col preventivo consenso della Banca d'Italia),le passività subordinate e gli altri elementi positivi costituiscono gli elementi patrimoniali di qualità secondaria. Il totale di questi elementi, previa deduzione delle minusvalenze nette sui titoli e di altri possibili elementi negativi, costituisce il patrimonio supplementare o tier 2.
Patto di convergenza. Al fine di garantire la convergenza durevole che è necessaria per l'instaurazione dell'Unione economica e monetaria (UEM), il trattato di Maastricht ha stabilito cinque criteri di convergenza che devono essere rispettati dagli Stati membri per poter partecipare alla terza fase dell'UEM. Il rispetto dei criteri di convergenza è preso in esame sulla base di relazioni redatte dalla Commissione e dalla Banca centrale europea (BCE).
Si tratta dei seguenti criteri:
•il rapporto tra il disavanzo pubblico e il prodotto interno lordo non deve essere superiore al 3%;
•il rapporto tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo non deve essere superiore al 60%;
•il raggiungimento di un alto grado di stabilità dei prezzi e un tasso medio d'inflazione che, osservato per un periodo di un anno anteriormente all'esame, non superi di oltre 1,5 punti percentuali quello dei tre Stati membri che hanno conseguito i migliori risultati in termini di stabilità dei prezzi;
•un tasso d'interesse nominale medio a lungo termine che non abbia ecceduto di oltre 2 punti percentuali quello dei tre Stati membri che hanno conseguito il migliore risultato in termini di stabilità dei prezzi;
•i margini normali di fluttuazione previsti dal meccanismo di cambio del sistema monetario europeo debbono essere rispettati, senza gravi tensioni per almeno due anni prima dell'esame.
Attraverso i criteri di convergenza si vuole garantire che lo sviluppo economico nel contesto dell'UEM è equilibrato e non implica tensioni tra gli Stati membri. Merita sottolineare in proposito che i criteri del debito pubblico e del disavanzo pubblico devono continuare ad essere rispettati anche dopo l'entrata in vigore della terza fase dell'UEM (1° gennaio 1999). Un patto di stabilità in merito è stato adottato nel corso del Consiglio europeo di Amsterdam nel giugno 1997.
Patto di sindacato. Accordo tra i maggiori azionisti di società a capitale diffuso, volto a stabilizzare il controllo dell'impresa. Spesso non è necessario disporre della maggioranza assoluta dei voti per avere il controllo; i piccoli azionisti tendono infatti a non partecipare alle assemblee della società, riducendo sostanzialmente, nel caso di imprese ad azionariato diffuso, la quota di capitale necessaria per avere il controllo.
Patto di stabilità e crescita. Il Patto, approvato dal Consiglio europeo nel 1997 ad Amsterdam e rivisto nel 2005, completa la
definizione delle regole di bilancio europee rispetto a quanto già previsto dal Trattato di Maastricht. Con il Patto i paesi della UE si impegnano a perseguire un obiettivo di medio termine per il proprio saldo di bilancio; tale obiettivo è specifico a ciascun paese, può differire da una posizione di pareggio o di avanzo e si deve collocare fra un disavanzo dell’1 per cento del PIL e un avanzo. Ciascun paese deve fissare il proprio obiettivo in modo da disporre di un margine di sicurezza rispetto alla soglia del 3 per cento del PIL fissata dal Trattato di Maastricht, da garantire rapidi progressi verso la sostenibilità dei conti pubblici e quindi da disporre di margini di manovra in particolare per gli investimenti pubblici. I paesi che non hanno ancora raggiunto il proprio obiettivo di medio termine devono conseguire un miglioramento del saldo strutturale dello 0,5 per cento del PIL l’anno (vedi: saldo strutturale). Inter alia, il Patto precisa tempi e modalità di attuazione della Procedura per i disavanzi eccessivi (vedi) e stabilisce il contenuto dei programmi di stabilità e dei programmi di convergenza che devono essere aggiornati ogni anno rispettivamente dai paesi della UE che hanno già adottato la moneta unica e da quelli che non lo hanno ancora fatto (vedi: Programmi di stabilità). Il Patto di stabilità e crescita è costituito dai regolamenti CE nn. 1466 e 1467 del 1997, come emendati dai regolamenti CE nn. 1055 e 1056 del 2005, e da una Risoluzione del Consiglio europeo del 1997.
Patto di stabilità interno. Il Patto di stabilità interno, introdotto con la manovra di bilancio per il 1999, mira a coinvolgere le Amministrazioni locali nel perseguimento degli obiettivi concordati per i conti pubblici in sede europea. Le norme di applicazione del Patto sono state oggetto di frequenti revisioni.
Patto in deroga. Contratto d'affitto in cui l'ammontare dell'affitto stesso non è stabilito dalla legge (caso in cui si parla invece di "equo canone").
Patto leonino. Si denomina patto leonino anche nelle epigrafi del codice civile (art. 2265 c.c.), il principio in base al quale è nullo il patto con cui uno o più soci delle società di persone sono esclusi dalla partecipazione degli utili o delle perdite. La denominazione deriva dalla celebre favola di Fedro, a sua volta derivata da quella di Esopo, diventata di valore proverbiale, ed è l'applicazione di una fondamentale regola di diritto riassunta nel brocardo cuius commoda, eius et incommoda. Nel mondo del diritto stride eccessivamente una situazione giuridica in cui il soggetto che percepisca i benefici, non si assuma anche gli aspetti negativi.
Pay-back (periodo di rientro). Un modo molto usato per valutare la convenienza di un investimento è il metodo del Pay-back period, che consiste nel determinare in quanto tempo un flusso finanziario negativo viene ripagato da flussi finanziari positivi attualizzati. Questo approccio è senz’altro utile per impostare una strategia di investimento tesa alla minimizzazione dei rischi. In altre parole, quanto più tempo lasciamo il Capitale investito in una certa attività, tanto più saremo esposti a eventuali rischi di fallimento: più basso è il Pay-back, meglio è. Si distingue dal break even point perchè in questo caso i flussi monetari sono attualizzati.
Payout. Rapporto tra i dividendi distribuiti ai soci e gli utili realizzati dalla società. Rappresenta la percentuale di utili distribuita agli azionisti sotto forma di dividendi; generalmente è inferiore all'unità. E' pari a 1 se la società distribuisce agli azionisti tutti gli utili conseguiti, è superiore all'unità quando, in presenza di bassi utili, la società attinge alle riserve per il pagamento dei dividendi. Normalmente, società con alti tassi di crescita, che realizzano investimenti, hanno un basso valore di pay-out. Viceversa, società operanti in settori "maturi" presentano un più alto valore di pay-out, distribuendo dividendi maggiori. Il rapporto tra dividendi distribuiti e utili è un parametro indicativo della politica societaria: se il pay-out è elevato si persegue una politica di sostegno dei dividendi, se il pay-out è basso si sostiene una politica di autofinanziamento.
Payout dei dividendi. È il rapporto tra l'ammontare dei dividendi che sono stati distribuiti agli azionisti e l'utile d'esercizio. Più questo rapporto è alto, più la società ha raggiunto la maturità di gestione (vedi sotto).
Payout ratio. E' un indicatore che misura il rapporto fra dividendi distribuiti e utili netti d'impresa. Scopo dell'indice è dare un quadro di riferimento per valutare le scelte strategiche dell'impresa in ordine al finanziamento dei propri investimenti. Per l'investitore, l'indice costituisce un valido indicatore circa il rendimento del proprio investimento.
P/BV. Price/Book Value o rapporto Prezzo/Patrimonio Netto. Rappresenta il rapporto tra il prezzo di Borsa e il Patrimonio Netto di gruppo diviso per il numero totale delle azioni in circolazione. Questo indicatore è particolarmente utilizzato per valutare le azioni di banche e compagnie assicurative, società particolarmente patrimonializzate. Il P/BV serve a indicare quante volte il mercato valuta la differenza tra attività e passività di bilancio, cioè i mezzi propri. In termini assoluti, un rapporto inferiore a uno significa che il mercato valuta un'impresa meno del suo valore di liquidazione. Per fare delle valutazioni più attendibili è opportuno eseguire confronti con le imprese concorrenti o con le medie storiche. Occorre poi considerare che non esiste un valore ottimale di riferimento per tutti i titoli in quanto il rapporto varia a seconda dei settori (più elevato per le società a elevata crescita, più basso per le aziende mature) e a seconda delle Borse.
P/Cash flow operativo. Rappresenta il rapporto tra il prezzo di Borsa e il Cash Flow Operativo per azione. Il cash flow operativo esprime la capacità per un'impresa non solo di produrre utili, ma anche quella di sostituire, quando obsoleti, impianti e macchinari ricorrendo all'autofinanziamento e non a capitale di debito. Tendenzialmente, più il valore è elevato e più l'azione è sopravvalutata. Per fare delle valutazioni più attendibili è opportuno eseguire confronti con le aziende concorrenti o con le medie storiche. Occorre poi considerare che non esiste un valore ottimale di riferimento per tutti i titoli in quanto il rapporto varia a seconda dei settori e a seconda delle Borse.
P/E. Price/Earnings o rapporto Prezzo/Utili. Rappresenta il rapporto tra il prezzo di Borsa e l'utile netto per azione. Può anche essere calcolato come il rapporto tra la capitalizzazione di mercato e l'utile netto di Gruppo indipendentemente dal numero di azioni (ordinarie, risparmio e privilegiate) emesse dalla società. Indica quante volte l'utile di una società è contenuto nel valore che il mercato le attribuisce. Nell'ipotesi che l'utile netto sia costante di anno in anno e che venga interamente usato per pagare i dividendi agli azionisti, il rapporto P/E rappresenta il numero di anni necessari all'azionista per recuperare il capitale investito. Tendenzialmente, più il P/E è elevato e più l'azione è sopravvalutata. Per fare delle valutazioni più attendibili è opportuno eseguire confronti con le imprese concorrenti o con le medie storiche. Occorre poi considerare che non esiste un valore ottimale di riferimento per tutti i titoli in quanto il rapporto varia a seconda dei settori (più elevato per le società a elevata crescita, più basso per le imprese mature) e a seconda delle Borse.
P/EBITDA. Rappresenta il rapporto tra il prezzo di Borsa e l'EBITDA diviso per il numero totale delle azioni in circolazione. Tendenzialmente, più il P/EBITDA è elevato e più l'azione è sopravvalutata. Per fare delle valutazioni più attendibili è opportuno eseguire confronti con le imprese concorrenti o con le medie storiche. Occorre poi considerare che non esiste un valore ottimale di riferimento per tutti i titoli in quanto il rapporto varia a seconda dei settori (più elevato per le società a elevata crescita, più basso per le aziende mature) e a seconda delle Borse.
P/NAV. È il rapporto tra il prezzo corrente di un titolo e il Net Asset Value.
P/BV. Price/Book Value o rapporto Prezzo/Patrimonio Netto. Rappresenta il rapporto tra il prezzo di Borsa e il Patrimonio Netto di gruppo diviso per il numero totale delle azioni in circolazione. Questo indicatore è particolarmente utilizzato per valutare le azioni di banche e compagnie assicurative, società particolarmente patrimonializzate. Il P/BV serve a indicare quante volte il mercato valuta la differenza tra attività e passività di bilancio, cioè i mezzi propri. In termini assoluti, un rapporto inferiore a uno significa che il mercato valuta un'impresa meno del suo valore di liquidazione. Per fare delle valutazioni più attendibili è opportuno eseguire confronti con le imprese concorrenti o con le medie storiche. Occorre poi considerare che non esiste un valore ottimale di riferimento per tutti i titoli in quanto il rapporto varia a seconda dei settori (più elevato per le società a elevata crescita, più basso per le aziende mature) e a seconda delle Borse.
P/Cash flow operativo. Rappresenta il rapporto tra il prezzo di Borsa e il Cash Flow Operativo per azione. Il cash flow operativo esprime la capacità per un'impresa non solo di produrre utili, ma anche quella di sostituire, quando obsoleti, impianti e macchinari ricorrendo all'autofinanziamento e non a capitale di debito. Tendenzialmente, più il valore è elevato e più l'azione è sopravvalutata. Per fare delle valutazioni più attendibili è opportuno eseguire confronti con le aziende concorrenti o con le medie storiche. Occorre poi considerare che non esiste un valore ottimale di riferimento per tutti i titoli in quanto il rapporto varia a seconda dei settori e a seconda delle Borse.
P/E. Price/Earnings o rapporto Prezzo/Utili. Rappresenta il rapporto tra il prezzo di Borsa e l'utile netto per azione. Può anche essere calcolato come il rapporto tra la capitalizzazione di mercato e l'utile netto di Gruppo indipendentemente dal numero di azioni (ordinarie, risparmio e privilegiate) emesse dalla società. Indica quante volte l'utile di una società è contenuto nel valore che il mercato le attribuisce. Nell'ipotesi che l'utile netto sia costante di anno in anno e che venga interamente usato per pagare i dividendi agli azionisti, il rapporto P/E rappresenta il numero di anni necessari all'azionista per recuperare il capitale investito. Tendenzialmente, più il P/E è elevato e più l'azione è sopravvalutata. Per fare delle valutazioni più attendibili è opportuno eseguire confronti con le imprese concorrenti o con le medie storiche. Occorre poi considerare che non esiste un valore ottimale di riferimento per tutti i titoli in quanto il rapporto varia a seconda dei settori (più elevato per le società a elevata crescita, più basso per le imprese mature) e a seconda delle Borse.
P/EBITDA. Rappresenta il rapporto tra il prezzo di Borsa e l'EBITDA diviso per il numero totale delle azioni in circolazione. Tendenzialmente, più il P/EBITDA è elevato e più l'azione è sopravvalutata. Per fare delle valutazioni più attendibili è opportuno eseguire confronti con le imprese concorrenti o con le medie storiche. Occorre poi considerare che non esiste un valore ottimale di riferimento per tutti i titoli in quanto il rapporto varia a seconda dei settori (più elevato per le società a elevata crescita, più basso per le aziende mature) e a seconda delle Borse.
Peer Review. E' l’attività svolta dai revisori contabili che, attraverso l’applicazione di procedure campionarie, consente loro di verificare la veridicità e la correttezza delle poste di un bilancio d’esercizio o di un bilancio consolidato. In generale "revisione da parte di pari" di un qualsiasi processo economico o finanziario. Può essere applicata nei più svariati campi e trae origine dall'esame condotto per valutare la validità di una pubblicazione scientifica.
Perdite da operazioni finanziarie. Le perdite da operazioni finanziarie sono una componente di reddito negativa derivante dalla gestione del portafoglio titoli non immobilizzato e dalle operazioni su valute e metalli preziosi.
Perdite dalle partecipazioni. Le perdite delle partecipazioni sono valutate secondo il metodo del patrimonio netto.
P/NAV. È il rapporto tra il prezzo corrente di un titolo e il Net Asset Value.
PC. Passività correnti.
PEACH (Pan-European Automated Clearing House). Automated clearing house (vedi) per il trattamento degli strumenti di pagamento europei, dotata delle necessarie norme di amministrazione, procedure operative e piattaforme tecniche.
Penale estinzione anticipata (o Penale per rimborso anticipato). E' l'onere previsto a carico del debitore qualora questi intenda rimborsare il prestito prima della scadenza pattuita.
Penuria (Shortage). Insufficiente disponibilità di un bene, di un fattore produttivo o di mezzi di pagamento, rispetto alle condizioni normali di offerta.
Perdita di esercizio. Nel conto economico del bilancio d'impresa, è il valore negativo che, in genere, risulta dalla prevalenza dei costi sui ricavi. Qualora, a seguito delle perdite, il capitale si riduca di oltre un terzo ed entro l'esercizio successivo la perdita stessa non risulti diminuita a meno di un terzo, diviene obbligatoria la riduzione del capitale, in proporzione alle perdite. Qualora a seguito delle perdite di oltre un terzo, il capitale si riduca al di sotto del minimo legale è previsto l'obbligo di riduzione e il contemporaneo aumento ad una cifra non inferiore al minimo legale.
Percentuale di copertura. Il rapporto tra le attività nette di un'azienda e uno o più elementi delle passività o dei mezzi propri, come un particolare genere di debito (per esempio quello a lungo termine) o una categoria di azioni. Il rapporto di copertura si calcola sottraendo dal totale degli investimenti quelli intangibili, le passività correnti e quelle privilegiate rispetto al debito in oggetto, e dividendo il risultato ottenuto per il valore del debito (o delle azioni) in relazione al quale si vuole calcolare la copertura.
Percentuale di fido. È il rapporto tra l'ammontare del prestito concesso e il valore corrente di mercato del bene offerto in garanzia. Questo rapporto è utilizzato sia per valutare l'esposizione creditizia sia per riverdere, quando necessario, i termini dell'affidamento.
Perdere il mercato (Missing the market). Situazione in cui un intermediario non esegue, per negligenza, una contrattazione di Borsa, arrecando un danno di dimensioni variabili al cliente.
Perdita. È il risultato di un'operazione dove i costi sono stati superiori ai ricavi, ma anche la cancellazione totale, o parziale, di un credito diventato inesigibile, che si deve considerare una perdita variabile fino al massimo dell'ammontare non rimborsato.
Perdita di capitale. Differenza, in negativo, tra il prezzo di vendita di un titolo e quello di acquisto del medesimo.
Perdita in conto capitale (Capital loss). Differenza negativa tra il prezzo di acquisto di un'attività e il suo prezzo corrente a un'epoca posteriore.
Perdita su crediti. Perdita subita da un ente che ha concesso un finanziamento nel caso in cui il prestito non venga rimborsato.
Perequazione (Smooting). Procedimento statistico mediante il quale una successione di osservazioni che presenta una certa irregolarità viene sostituita con una con un andamento più regolare.
Performance. Rendimento, prestazione; nel gergo finanziario indica il guadagno o la perdita di un prodotto finanziario, un'impresa o una società di fondi comuni in un determinato periodo di tempo.
Per fine mese. Sono operazioni di tipo commerciale effettuate entro il 25 di un mese, le quali possono essere regolate monetariamente entro il termine del mese seguente.
Performance bond. E' richiesta per appalti o forniture complesse. Prende la forma di una fideiussione bancaria e copre il rischio che l'opera eseguita sia difforme dalle specifiche contrattuali (o sia consegnata in ritardo o in misura parziale).
Performance del titolo. Rendimento del titolo a più scadenze.
Performance del titolo rispetto al mercato. Rendimento del titolo a più scadenze rispetto al rendimento di un indice di mercato (Mib30, Numtel, ...).
Periodicità dividendi. Indica la frequenza con cui viene pagato il dividendo ai possessori dello strumento finanziario in questione.
Periodo base. Intervallo di tempo preso come riferimento per calcolare le variazioni di una grandezza economica con il trascorrere del tempo.
Periodo di chiusura. È l'intervallo di tempo che trascorre tra la data di chiusura di un'emissione obbligazionaria e il momento in cui i totali saranno disponibili.
Periodo di grazia. Periodo di proroga del termine di durata del fondo che la società di gestione può richiedere alla Banca d'Italia per il completamento dello smobilizzo degli investimenti. Tale periodo non può superare i tre anni.
Periodo di rientro (Payback period). Intervallo di tempo necessario perché un investimento di capitale sia in grado di produrre risultati reddituali tali da compensare il suo costo. Questo intervallo viene solitamente calcolato dividendo l'esborso iniziale per il flusso annuo di rientro.
Periodo di sottoscrizione. Durata di un'operazione di sottoscrizione di titoli sul mercato primario.
Periodo di tolleranza. È il periodo, trascorso il quale, comincia il graduale rimborso di un prestito. È anche il periodo che intercorre tra un'emissione di obbligazioni sul mercato e la prima delle operazioni del sinking fund, cioè la data in cui avviene il versamento in conto speciale della prima quota facente parte dell'importo che verrà utilizzato per rimborsare l'emissione una volta giunti alla scadenza.
Periodo libero. Intervallo di tempo che viene concesso per eseguire un pagamento prima che siano imputati oneri di finanziamento.
Perito valutatore. Soggetto che tramite una perizia stabilisce il valore di beni di investimento che non hanno un mercato sufficientemente ampio, per esempio gioielli, quadri, oggetti antichi, ecc.
Persuasione morale (Moral suasion). Da parte di una Banca centrale, è l'uso della propria influenza, anziché la costrizione, per indurre gli enti creditizi facenti parte del sistema economico ad adeguarsi alle direttive emanate in via implicita, e quindi formalmente non obbligatorie.
Peso Mib30. Il peso di un titolo nell'indice Mib30 è espresso come il rapporto tra la capitalizzazione di borsa della società e la capitalizzazione totale dell'indice.
Peso Midex. Il peso di un titolo nell'indice Midex è espresso come il rapporto tra la capitalizzazione di borsa della società (calcolata come il prodotto, ad un certo tempo t, tra il numero di azioni, il prezzo del titolo e l'Investable Weight Factor) e la capitalizzazione totale dell.indice. Il peso di un titolo, che non può essere superiore al 10%, è rivisto con una frequenza semestrale in base ai prezzi di apertura del lunedì mattina successivo al terzo venerdì dei mesi di marzo e settembre.
Peso SandP/Mib. Il peso di un titolo nell'indice SandP/Mib è espresso come il rapporto tra la capitalizzazione di borsa della società (calcolata come il prodotto, ad un certo tempo t, tra il numero di azioni, il prezzo del titolo e l'Investable Weight Factor) e la capitalizzazione totale dell'indice. Il peso di un titolo è rivisto con una frequenza trimestrale in base ai prezzi di apertura del lunedì mattina successivo al terzo venerdì dei mesi di marzo, giugno, settembre e dicembre. Il numero di azioni da utilizzare è quello che risulta dal Listino Ufficiale di Borsa Italiana tre giorni di borsa aperta antecedenti la revisione, tranne nel caso di società aventi in corso aumenti di capitale garantiti, per le quali è pari al numero di azioni post operazione.
PF. Passività fisse.
PFN. Posizione Finanziaria Netta. Questa voce, se negativa, fornisce una misura dell'indebitamento finanziario netto, cioè dell'ammontare dei debiti di natura finanziaria contratti dall'impresa da cui vengono sottratte le disponibilità finanziarie. Se positiva, indica che le attività finanziarie compensano l'esposizione debitoria.
PFN/EBITDA. Esprime il rapporto tra l'indebitamento finanziario netto e il margine operativo lordo. Questo indicatore segnala di quante volte l'indebitamento finanziario netto supera la marginalità lorda dell'impresa considerata, ossia la capacità dell'impresa di generare reddito con la sua gestione caratteristica. Esprime, quindi, un'indicazione sulla capacità della medesima azienda di finanziare i mezzi di terzi (quanti anni l'impresa impiega a ripagare il debito con gli utili lordi prodotti dalla gestione caratteristica). Quanto più il valore del rapporto risulta elevato tanto più è remota nel tempo la capacità per l'azienda di ridurre il suo livello di indebitamento. Anche per questo indice non esiste un valore obiettivo in quanto i debiti di un'azienda sono anche funzione del settore di appartenenza e della propria redditività. Il rapporto non viene calcolato in caso di posizione finanziaria netta positiva.
PFN/PN. Esprime il rapporto tra l'indebitamento finanziario netto e il patrimonio netto dell'impresa. Permette di verificare il grado di dipendenza dell'impresa da fonti finanziarie esterne e onerose. Quanto più è alto il suo valore, meno equilibrata sarà la sua struttura finanziaria. In linea di principio un valore pari a 1 è il livello fisiologico, ma non esiste un valore obiettivo in quanto i debiti di un'impresa sono anche funzione del settore di appartenenza e della propria redditività. Il rapporto non viene calcolato in caso di posizione finanziaria netta positiva.
Pianificazione finanziaria. Il riconoscimento del fabbisogno finanziario futuro di un soggetto e l'allestimento delle operazioni indispensabili alla sua copertura. Nel campo degli investimenti personali, la stesura di un programma di investimenti in grado di soddisfare le esigenze future dell'individuo, come una pensione integrativa o un programma studio per i figli. Nel settore bancario, la pianificazione della dinamica riguardante le grandezze più importanti dell'ente creditizio, come l'incremento dei depositi e degli impieghi, nonché degli investimenti necessari per ottenere obiettivi mirati.
Pianificazione fiscale. Insieme di procedure e investimenti che possono essere attuati con lo scopo di diminuire il livello dell'imposizione fiscale. Per esempio l'acquisto di titoli esenti, o realizzare investimenti dalle caratteristiche impositive particolari.
Piano a rapporto costante. Gestione di portafoglio in cui, attraverso aggiustamenti periodici, si mantiene un rapporto costante tra l'ammontare investito in azioni e quello in titoli.
Piano di ammortamento. Le modalità con cui si rimborsano i soldi presi a prestito e gli interessi. Esso determina la cadenza delle rate (mensili, trimestrali ecc..), il loro ammontare (tutte uguali, crescenti, libere). Il piano di ammortamento più utilizzato è quello "alla francese" nel quale la rata rimane sempre costante, pur variando al suo interno la quota capitale e la quota interessi.
Piano di acquisto di azioni. Il programma definito da una società per riacquistare un determinato quantitativo di propri titoli in circolazione.
Piano di diffusione del capitale azionario ai dipendenti (Employee ownership plan). Metodo di diffusione dell'azionariato e di incentivazione dei dipendenti che prevede di offrire loro, a condizioni privilegiate, azioni o anche opzioni d'acquisto di azioni della società.
Piano di divisione dei profitti. Piano aziendale che contempla la possibilità di distribuzione, tra i dipendenti, di una quota prefissata dei profitti conseguiti nell'esercizio.
Piano di reintegro successivo. Tipo di accordo tra i creditori e un debitore in base al quale l’autorità giudiziaria dispone che non siano liquidati i beni del soggetto insolvente, ma che questo possa continuare a mantenere la sua capacità di produrre reddito. In questo modo i debiti contratti potranno, anche parzialmente,essere soddisfatti e dilazionati per tre-cinque anni.
Piano di riacquisto di azioni. Il programma definito da una società per riacquistare un determinato quantitativo di propri titoli in circolazione.
Piano volontario di capitalizzazione. Forma di investimento in un fondo comune nel quale le sottoscrizioni avvengono periodicamente e generalmente sulla base di un piano di versamenti che il sottoscrittore si impegna a effettuare per un certo periodo di tempo.
Piatto (flat). Nell'emissione di obbligazioni a cedola indicizzata indica il caso in cui i titoli offrono uno spread nullo rispetto al parametro di indicizzazione. Nelle emissioni di eurobbligazioni, indicizzate al tasso Libor, si parla di "Libor flat".
PIL. Il Prodotto Interno Lordo, in inglese GDP (Gross Domestic Product), è il valore complessivo dei beni e servizi finali prodotti all'interno di un Paese in un certo intervallo di tempo (solitamente l'anno) destinati al consumo finale; non viene quindi conteggiata la produzione destinata ai consumi intermedi interindustriali, cioè quella parte della produzione riutilizzata e scambiata tra le imprese stesse. È considerato la misura della ricchezza prodotta in un Paese. Da un altro punto di vista si può anche dire che il PIL è la somma dei valori aggiunti generati dalle imprese private e dalla Pubblica amministrazione all’interno di un dato paese in un determinato periodo di tempo. Il PIL è detto Lordo perché è al lordo degli Ammortamenti
(Per ammortamento si intende il procedimento con il quale si distribuiscono su più esercizi i costi di beni a utilità pluriennale, che possono essere di diversa natura). Il PIL è detto Interno in quanto comprende il valore dei beni prodotti all'interno in un paese (indipendentemente dalla nazionalità di chi li produce). È una misura basilare usata in macroeconomia. A partire dal PIL è definibile il reddito pro-capite. Il reddito pro-capite è pari al rapporto tra il PIL e il numero dei cittadini: è evidente la correlazione diretta fra la ricchezza individuale e quella nazionale. Come ogni misurazione economica, il PIL può essere misurato in termini reali o termini nominali. Misurare il PIL in termini nominali vuol dire misurarlo nel suo valore espresso in moneta attuale. Esprimerlo in termini reali vuol dire depurarlo da eventuali variazioni dei prezzi. Dividendo il PIL nominale per il PIL reale otteniamo un indice chiamato "deflatore del PIL". Il PIL reale, al contrario di quello nominale, può essere confrontato fra anni diversi. Il PIL tiene conto solamente delle transazioni in denaro, e trascura tutte quelle a titolo gratuito: restano quindi escluse le prestazioni nell’ambito familiare, quelle attuate dal volontariato (si pensi al valore economico del non-profit) ecc. Il PIL tratta tutte le transazioni come positive, cosicché non entrano a farne parte i danni provocati dai crimini, dall’inquinamento, dalle catastrofi naturali. A esempio se compri un'auto il PIL cresce, se stai in coda e consumi più benzina senza muoverti di un metro il PIL cresce, se hai un incidente, il PIL cresce, se sei ospedalizzato il PIL cresce e così via. In questo modo il PIL non fa distinzione tra le attività che contribuiscono al benessere e quelle che lo diminuiscono.La sensazione che il PIL sia un numero poco significativo è sempre più condivisa. Il dibattito in materia è intenso anche a livello istituzionale. A titolo di esempio, il 19 e 20 novembre 2007 si è tenuta a Bruxelles la conferenza internazionale “Beyond GDP” (“Oltre il PIL”) organizzata dalla Commissione europea, dal Parlamento Europeo, dall'OCSE e dal WWF. La conferenza ha richiamato leader politici, rappresentanti di governo ed esponenti di istituzioni chiave come la Banca Mondiale e le Nazioni unite con l'obiettivo di chiarire quali possano essere gli indicatori più appropriati per misurare il progresso. Sempre a testimoniare la crescente attenzione del mondo politico per il tema, il presidente francese Nicolas Sarkozy, nel corso della conferenza stampa di inizio 2008, ha annunciato di aver incaricato due premi Nobel per l'economia, l'americano Joseph Stiglitz e l'indiano Amartya Sen, di riflettere su come cambiare gli indicatori della crescita in Francia. «Bisogna cambiare il nostro strumento di misura della crescita», ha detto Sarkozy, convinto che contabilità nazionale e PIL abbiano «evidenti limiti» che non rispecchiano «la qualità della vita dei francesi».
Pip. È utilizzato per esprimere differenziali di prezzo, e rappresenta un centesimo di 1% del valore facciale.
Pipeline. Si riferisce, in gergo, al processo di emissione, sottoscrizione e collocamento di nuovi titoli, specificatamente al periodo di tempo concesso agli investitori pubblici per decidere se partecipare alla sottoscrizione.
Piramidare. Assumere posizioni in piú fasi per importi decrescenti. Lo scopo é quello di compensare, con gli utili residui conseguiti nelle fasi precedenti, le perdite determinate sull'ultima fase da improvvisi rovesciamenti di mercato.
Piramide finanziaria. Metodologia gestionale di patrimonio, consistente nel porre la maggior parte dello stesso in titoli liquidabili con un rendimanto di base non elevato, una parte minore in azioni e obbligazioni, una parte ancora minore in strumenti derivati, più rischiosi ma che allo stesso tempo offrono la possibilità di risultati reddituali molto elevati, e un'ultima minima parte in opportunità d'investimento altamente rischiose che però potrebbero dare rendimenti decisamente più elevati.
Più lontano/vicino (Farther out/in). Nel mercato degli strumenti derivati, termine utilizzato in riferimento ai mesi di scadenza degli stessi.
Placee. Investitore che acquista titoli di nuova emissione sul mercato primario, o intermediario professionale che acquista a sconto titoli di nuova emissione sul mercato primario con il proposito di collocarli a sua volta.
Placing agent. Banca o altro tipo di istituzione, che si occupa del collocamento di titoli di nuova emissione.
Placing memorandum. Vedi: Prospectus memorandum.
Placing power. Capacità di collocamento di titoli presso i propri clienti, società affiliate, banche corrispondenti, ecc.
Plafond. Limite di fido, credito, scoperto di cassa, rischio, ecc.
Plain vanilla swap. È un genere di swap di tasso d'interesse dove una delle controparti riceve un pagamento variabile legato al Libor, di solito semestrale, e paga un tasso d'interesse fisso ricavato aggiungendo uno spread al rendimento di una particolare categoria di titoli di Stato.
Plus. È il segno utilizzato nelle quotazioni dei titoli di Stato americani per indicare che il prezzo è espresso in sessantaquattresimi, piuttosto che in trentaduesimi. Lo stesso segno, nelle quotazioni dei titoli azionari, evidenzia il fatto che l’ultima transazione è avvenuta a un prezzo più alto rispetto al prezzo della transazione antecedente.
Plusvalenze e minusvalenze. Sono i valori monetari ricavati in più (plus) o in meno (minus), rispetto ai valori netti contabili, dalla vendita o dall'estromissione dal processo produttivo di immobilizzazioni. Plusvalenze e minusvalenze da alienazione possono apparire sia tra i componenti ordinari sia tra quelli straordinari.
PN. Patrimonio netto.
PN Gruppo. E' la fonte durevole per eccellenza in un'impresa e comprende anche gli interessi di terzi. E' costituito dal capitale sociale, dalle riserve e dagli utili dell'impresa non distribuiti, al netto delle eventuali perdite. Per le imprese bancarie, ai fini della vigilanza, si tiene conto anche del fondo rischi su crediti e del fondo per rischi bancari generali.
PN QT. Rappresenta il Patrimonio Netto di pertinenza degli azionisti di minoranza delle società non controllate integralmente.
Poisson put. Put avvelenata. E' una clausula che permette all'obbligazionista di richiedere il rimborso del titolo in caso di fusione in seguito a una scalata.
Policy maker. Termine utilizzato per indicare l'autorità cui compete la formulazione e l'attuazione della politica economica.
Politica del Beggar my neighbour. Politiche economiche destinate a migliorare le condizioni economiche interne a danno di paesi esteri. Tipicamente politiche protezionistiche o di svalutazioni competitive.
Politica di pulizia di bilancio (Window dressing). Operazione effettuata prima della chiusura dell'esercizio allo scopo di migliorare artificialmente le performance deli bilancio.
Politica fiscale. Strumento di governo pubblico dell'economia che provvede alle decisioni riguardanti la spesa e il finanziamento dello Stato, allo scopo di raggiungere precisi obiettivi di politica economica (occupazione, controllo dell'inflazione, crescita economica, ecc.)
Politica monetaria. La politica monetaria è l'insieme degli strumenti, degli obiettivi e degli interventi, adottati dalla banca centrale per modificare e orientare la moneta, il credito e la finanza, al fine di raggiungere obiettivi prefissati di politica economica, di cui la politica monetaria fa parte. Gli obiettivi si distinguono in obiettivi finali e obiettivi intermedi. Gli obiettivi finali sono gli stessi della politica economica (prezzi, occupazione, sviluppo), ma in particolare la politica monetaria assume il compito di garantire la stabilità dei prezzi interni ed esterni (cambio). Tale obiettivo non può essere raggiunto attraverso il controllo diretto dei prezzi, ma con operazioni che, influendo sulla domanda e l'offerta di beni e servizi, spinga i prezzi nella direzione desiderata. In particolare se, come spesso accade, il problema da affrontare è l'eccessivo aumento dei prezzi, il compito della politica monetaria è di rallentare le dinamiche della domanda in modo da contenere l'aumento dei prezzi nei limiti desiderati. Per raggiungere tali obiettivi, le banche centrali, cui viene affidata solitamente la politica monetaria, compiono operazioni di mercato aperto che, attraverso la compravendita di titoli, modificano i tassi di interesse. A loro volta le modifiche dei tassi influiscono sulla domanda e l'offerta di moneta e credito e per questa via, sulla domanda e l'offerta di beni e servizi. Le banche centrali possono poi influire sulla riserva obbligatoria e sul tasso di sconto che, attraverso il meccanismo del rifinanziamento delle banche, serve a regolare il credito concesso dalle banche alla clientela. Si definisce espansiva una politica monetaria che, attraverso la riduzione dei tassi di interesse, voglia stimolare l'offerta di moneta delle banche alle imprese, e quindi gli investimenti e la produzione di beni e servizi. Al contrario si definisce restrittiva una politica monetaria che, attraverso l'aumento dei tassi di interesse, riduca l'offerta di moneta e quindi renda meno conveniente investire e produrre. Le politiche monetarie restrittive hanno l'obiettivo di ridurre l'inflazione, o far calare il disavanzo pubblico, facendo rallentare la crescita dell'economia. Si suole distinguere tra obiettivi finali e obiettivi intermedi della politica monetaria. Poiché le autorità monetarie non possono influenzare direttamente gli obiettivi finali (crescita del PIL, inflazione, tassi di cambio) devono puntare a raggiungere obiettivi intermedi (tassi di interesse, circolazione monetaria espressa attraverso gli aggregati monetari) che a loro volta influenzano gli obiettivi finali.
Politica restrittiva. Politica economica che mira a ridurre determinate grandezze economiche e finanziarie, tipicamente il livello dei prezzi e delle finanze pubbliche.
Polizza fideiussoria. Nei casi in cui un soggetto è obbligato a prestare una fideiussione di terzi a garanzia degli impegni derivategli da disposizioni di legge o di contratto, ove consentito o concordato, può stipulare una polizza fideiussoria con impresa autorizzata all'esercizio del Ramo Cauzione, a favore del creditore dell'obbligazione.
Polizze vita index-linked. Polizze vita con prestazioni ancorate a indici di riferimento, normalmente tratti dai mercati azionari. La polizza può prevedere la garanzia di un capitale o rendimento minimo.
Polizze vita in essere. La totalità delle polizze sulla vita che una compagnia di assicurazione ha in essere in un preciso istante, solitamente alla chiusura di bilancio. Questo totale comprende sia il valore facciale che la somma degli emolumenti erogati ai possessori delle polizze emesse.
Polizze vita rivalutabili. Polizze vita con prestazioni collegate a una gestione separata di valori mobiliari. L’assicuratore garantisce la corresponsione del capitale assicurato e di una rivalutazione pari a una parte del rendimento della gestione separata.
Polizze vita unit-linked. Polizze vita con prestazioni collegate al valore di fondi d’investimento. La polizza può prevedere la garanzia di un capitale o rendimento minimo.
Ponderazione aritmetica. Sistema di valutazione tra i cambiamenti di valore di un gruppo di beni d'investimento inseriti in un indice tale da rendere analogamente influenti sull'indicatore complessivo le variazioni di prezzo di ognuno dei beni presenti nel paniere. Per esempio, negli indici azionari questo sistema viene applicato considerando il numero di titoli esistenti, piuttosto che la capitalizzazione, ovvero il controvalore ai prezzi di Borsa.
Pool leasing. Avviene quando il valore del bene da finanziare è molto alto e la società di leasing preferisce suddividere il rischio consorziandosi con altre società.
Posta di bilancio (caption). Termine alternativo a "voce" di bilancio.
Portafoglio. E' in insieme di attività finanziarie, appartenenti a persone fisiche o giuridiche, relative a investimenti monetari. La creazione di un portafoglio si spiega con l'esigenza per l'investitore di operare una diversificazione dei propri investimenti, così da ridurre il più possibile il rischio di subire perdite a causa della perdita di un singolo titolo.
Portafoglio a gradini. Viene così definito un portafoglio di attività e passività sensibili ai tassi d'interesse dove la distribuzione del capitale è fatta per ammontari simili in tutti gli orizzonti temporali di riferimento considerati. Per esempio, un portafoglio dove sono detenuti ammontari uguali di titoli a reddito fisso con scadenza uno, due, tre anni, e così via.
Portafoglio Barbell. Metodo di gestione di un portafoglio obbligazionario che prevede di investire una quota del capitale in titoli con durate finanziarie lunghe e un'altra quota in titoli con durate finanziarie brevi. Il portafoglio risultante avrà una durata finanziaria intermedia fra le due e permetterà di ottenere la massima liquidità dell'investimento e una sensibilità inferiore ai rendimenti delle emissioni a breve termine. Tuttavia, avrà bisogno di aggiustamenti più frequenti rispetto a un portafoglio con durate finanziarie più distribuite.
Porto sicuro. Ogni espediente legale per evitare di incorrere in sanzioni civili o penali a fronte di atti compiuti nell'esercizio dell'impresa, viene generalmente definito safe harbor. È un termine che fa riferimento alla regola 10b-18 della "Security and exchange comission", che permette alle società di acquistare i propri titoli azionari sul mercato evitando di incorrere in atti illeciti.
POS. Il POS (dall'inglese Point Of Sale, letteralmente punto di vendita) è un'apparecchiatura automatica diffusa in Italia e all'estero presso numerosi esercizi commerciali, mediante la quale è possibile effettuare, con l'utilizzo di una tessera magnetica o con microcircuito tipo Bancomat e la digitazione o meno di un codice d'identificazione personale o PIN, il pagamento dei beni acquistati o dei servizi ricevuti. L'apparecchiatura è collegata con il centro di elaborazione della banca o del gruppo di banche che offrono il servizio, affinché venga autorizzato ed effettuato il relativo addebito (in tempo reale o differito) sul conto corrente del soggetto abilitato e l'accredito sul conto dell'esercente.
Posizione. La globalità degli investimenti che un soggetto ha effettuato utilizzando il capitale a disposizione. Può essere aperta se le oscillazioni di prezzo dei beni provocano variazioni nella valutazione del portafoglio, oppure coperta (flat) se gli incrementi di valore di alcune componenti del portafoglio sono identiche ai decrementi di valore di altre, per cui le oscillazioni di prezzo non provocano variazioni nel patrimonio.
Posizione corta. Vendita di titoli non posseduti realizzata con l'intenzione di riacquistarli successivamente quando le relative quotazioni saranno inferiori.
Posizione di cassa. In contabilità bancaria, il totale degli ammontari disponibili, in divisa nazionale o valuta, che rappresenta la liquidità dell'istituto di credito, o meglio le somme che possono essere effettivamente movimentate dalla banca.
Posizione finanziaria. Descrizione rappresentativa delle attività, delle passività e dei mezzi propri di un'entità ben precisa.
Posizione lunga. È la posizione, definita "lunga", in beni d'investimento o strumenti derivati che permette di trarre un profitto dal rialzo dei prezzi, come l'acquisto di un titolo, di un'opzione call, o di un future, oppure la vendita di un'opzione put.
Posizione mancante. Impossibilità da parte di un soggetto venditore di titoli di consegnare gli stessi, mettendo l'intermediario nella posizione di non essere in grado di provvedere all'accredito del conto titoli dell'acquirente.
Posizione overnight. È la posizione in acquisto o vendita di titoli che un operatore detiene, da un giorno all'altro, esponendosi ai rischi dovuti alle oscillazioni di prezzo degli stessi titoli che possono avvenire nell'intervallo di tempo.
Posizione patrimoniale netta verso l’estero. Prospetto statistico, spesso indicato con il termine abbreviato “posizione netta”, che mostra, a una certa data, la consistenza delle attività e delle passività finanziarie di un paese verso il resto del mondo. Lo schema di presentazione della posizione patrimoniale sull’estero utilizza gli stessi criteri classificatori del conto finanziario della bilancia dei pagamenti: funzionale, attività/passività, per strumento e settoriale. La bilancia dei pagamenti e la posizione patrimoniale sull’estero sono raccordabili. Il saldo del conto corrente della bilancia dei pagamenti, sommato a quello del conto capitale, coincide con il saldo del conto finanziario cambiato di segno, al netto della voce “errori e omissioni”. Quest’ultimo saldo, ancora cambiato di segno, corrisponde alla variazione della posizione patrimoniale netta verso l’estero, corretta per gli aggiustamenti di valutazione (prezzi degli strumenti finanziari sottostanti, tassi di cambio) e per gli altri aggiustamenti.
Posizione scoperta. Posizione in titoli o strumenti derivati soggetta all'influenza del mercato, il cui risultato ultimo è determinato almeno in parte dall'andamento dei prezzi o delle grandezze di riferimento. Un esempio di naked position è la compravendita di futures.
Posizioni aperte (Open interest). Nei mercati dei futures e delle opzioni, le posizioni aperte sono rappresentate dal totale delle operazioni di acquisto/vendita a termine che non sono state chiuse dagli investitori con operazioni di segno inverso.
Posizionista di blocco. Operatore di mercato che compra un blocco consistente di titoli dello stesso tipo, gestendolo poi in modo da ottenere il massimo vantaggio dalle condizioni di mercato.
Posticipazione o anticipo fiscale. Metodologia fiscale che può essere utilizzata da persone fisiche o società residenti negli Stati Uniti. Consiste nel compensare i profitti con le perdite ottenute in uno o più esercizi differenti, diminuendo così l’imposizione fiscale.
Potenziale al rialzo. Differenziale tra prezzo attuale e prezzo futuro di un titolo, che un operatore si aspetta che si verifichi in un determinato spazio di tempo.
Potere d'acquisto 1. Il potere di acquisto del denaro è l'inverso dell'indice generale dei prezzi registrato in un sistema economico ad una certa data ( P.A. (t)= 1/Pt, dove Pt è appunto il livello generale dei prezzi al tempo t), riferendosi a un reddito unitario ovvero a una unità della moneta (un euro, un dollaro, etc.). Può essere definito come reddito reale o potere di acquisto dei redditi, posto in relazione a un indice dei prezzi, come l'inflazione:
- .
Alternativamente, possiamo dire che il potere di acquisto di una moneta ci dice quanto bene composito (un paniere di beni utilizzato per la misurazione del livello generale dei prezzi) si può acquistare con un'unità della moneta in oggetto. Si capisce bene come all'aumentare del livello generale dei prezzi, cioè in presenza di inflazione, il potere di acquisto del denaro tenda a diminuire.
Potere d'acquisto 2. Il controvalore dei titoli acquistabili per mezzo di un intermediario, costituito dal contante depositato sul conto e dalla somma realizzabile offrendo come garanzia i suddetti titoli.
Potere d'acquisto del reddito disponibile (YDT*). Redditodisponibile corretto per la composizione familiare e il livello dei prezzi. Si può interpretare come consumo privato potenziale, ossia come l'ammontare dei consumi market effettivi consentiti dal reddito disponibile, assumendo che l'intero reddito venga consumato.
Povertà relativa. Con il termine povertà relativa si intende una condizione di deprivazione inserita all'interno di una vasta rete di relazioni sociali, cioè di disuguaglianza che caratterizzano una data società in un dato momento. L'idea di base di questa povertà è che la condizione del povero dipenda non soltanto dal reddito individuale (come nel caso della povertà assoluta), ma dal contesto nel quale il reddito viene percepito. Infatti per il calcolo di questa povertà è necessario riferirsi al reddito individuale che a sua volta deve essere confrontato con quello della comunità a cui appartiene. Quindi si definisce povero in senso relativo quell'individuo il cui reddito è inferiore rispetto al 50% del reddito individuale medio della comunità di riferimento. In questo modo la metà del reddito ricavato individua quella che è la linea di povertà relativa.
Pertanto la linea della povertà relativa non corrisponde a un valore costante, ma varia da contesto a contesto. Infatti il termine relatività si riferisce ad un contesto che è insieme geografico, storico e socio-culturale e che riguarda contemporaneamente l'insieme delle risorse disponibili di una data società e gli stili di vita che in essa vengono attuati. Negli ultimi dieci anni si evince che il numero delle persone in condizioni di povertà assoluta è diminuito, mentre è aumentato il numero delle persone in condizione di povertà relativa. Secondo molti economisti ciò è uno degli effetti della globalizzazione che ha contribuito a sollevare ampie fasce di popolazione da condizioni di povertà assoluta ma, al tempo stesso, ha allargato le disuguaglianze, incrementando il numero delle persone che si trovano in condizioni di povertà relativa.
Di ciò c'è ne danno atto i dati riportati dalla Commissione di indagine sulla povertà e sull'emarginazione istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, che riportano che in Italia a partire dalla seconda metà degli anni Novanta si è registrato un aumento considerevole del numero di persone in condizione di povertà relativa che si aggirerebbe intorno al 12%, ma con forti squilibri territoriali: a Nord la popolazione che si trova sotto la linea della povertà relativa è il 5%, al Centro il 6% e al Sud circa il 25%. Ovviamente questi dati come tutti i dati vanno interpretati con molta attenzione. Infatti Cellini dice che: "condizioni di recessione generalizzata, talvolta, implicano l'uscita di persone dalla fascia della povertà relativa, non perché si sia innalzato il loro reddito individuale, ma perché, proprio per effetto della recessione, si è abbassato il livello della linea di soglia della povertà".
Praecipium. Percentuale del valore nominale di una nuova emissione di titoli percepita una tantum dai lead manager per l’organizzazione dell’operazione.
Preammortamento. Periodo che intercorre tra la data di erogazione del mutuo e la data di inizio dell'ammortamento. Durante questo periodo non è previsto il rimborso del capitale, ma solo il pagamento degli interessi sul capitale.
Preconsuntivo. E' la fase intermedia tra il bilancio preventivo e quello consuntivo, in cui viene verificato che gli obiettivi prefissati siano rispettati e valutato se sia necessario portare degli aggiustamenti o modifiche. Generalmente i preconsuntivi sono due.
Preference shares. Titoli che associano a forme di remunerazione ancorate ai tassi di mercato caratteristiche di subordinazione particolarmente accentuate, a esempio il mancato recupero negli esercizi successivi degli interessi non corrisposti dalla banca e la partecipazione alle perdite della banca stessa nel caso in cui esse determinino una rilevante riduzione delle risorse patrimoniali. Le Istruzioni di Vigilanza fissano le condizioni in base alle quali le preference shares possono essere computate nel patrimonio di base delle banche e dei gruppi bancari.
Preferenza per la liquidità. In economia e finanza viene definita preferenza per la liquidità la teoria di John Maynard Keynes sulla moneta e sul tasso di interesse. Nella teoria neoclassica, il tasso di interesse rappresenta il "premio per il risparmio", e questa variabile non viene presa in considerazione nella sua teoria monetaria, riconducibile alla teoria quantitativa della moneta di Irving Fisher. Nella teoria quantitativa, infatti, la moneta è vista solo nella sua funzione di "intermediario degli scambi". Il tasso di interesse è determinato nel cosiddetto mercato delle merci, ove vengono scambiati risparmio e investimento. Nella cosiddetta versione di Cambridge della teoria quantitativa della moneta, viene introdotto il movente "precauzionale" che soggiace alla preferenza per la liquidità: gli individui desidereranno mantenere moneta in forma liquida in maniera proporzionale rispetto alla propria ricchezza, per poter far fronte ad acquisti futuri. Questa versione della teoria quantitativa è detta versione in termini "di stock" (non "di flussi", come è invece per la teoria fisheriana), in quanto si riferisce alla quantità di moneta che gli individui intendono possedere in forma liquida in un determinato momento. Entra in gioco, quindi, la funzione della moneta di "riserva di valore". Secondo Keynes, che tratta approfonditamente questo argomento nel capitolo 15 della sua Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta, Gli incentivi psicologici e commerciali alla liquidità (ma lo introduce nel capitolo 13, La teoria generale del tasso di interesse), il tasso di interesse non è il "premio per il risparmio" o, in altri termini, "per l'astensione dal consumo abituale", ma, piuttosto, esso rappresenta il costo-opportunità di detenere la moneta in forma liquida (tesoreggiamento), piuttosto che utilizzarla per acquistare titoli, immobili o altre attività (finanziarie o reali) fruttifere. La scelta tra i due modi di conservare la ricchezza è, quindi, determinata dal livello del tasso di interesse. Alle motivazioni transattiva e precauzionale, Keynes aggiunge quella speculativa, volta a ottenere il massimo vantaggio dalla suddivisione della propria ricchezza tra liquidità e le varie attività finanziarie e reali disponibili sul mercato. La preferenza per la liquidità aumenta al diminuire del tasso di interesse, secondo Keynes. Un abbassamento del tasso di interesse infatti, fa preferire la liquidità per due motivi: in primo luogo, si preferisce detenere moneta per approfittare di un possibile aumento del tasso in futuro; in secondo luogo, si preferisce detenere moneta per evitare le perdite patrimoniali derivanti dal fatto che quando il tasso di interesse aumenta, il valore dei titoli diminuisce. L'offerta di moneta è determinata esogenamente. Il tasso di interesse di equilibrio è quello che rende pari offerta e domanda di moneta. Per capire le conseguenze della teoria nella politica monetaria, bisogna analizzare un tratto peculiare della funzione della preferenza per la liquidità, ovvero il tratto in cui scatta la cosiddetta trappola della liquidità. A un livello molto basso del tasso di interesse, infatti, scatterà un meccanismo psicologico in base al quale, pur aumentando le autorità monetarie l'offerta di moneta, il tasso di interesse non discenderà ulteriormente. Infatti, a questo livello critico, non vi saranno operatori che "crederanno" ad un ulteriore ribasso del tasso, e domanderanno tutta la moneta offerta senza opporre alcuna resistenza. Inoltre, anche al di sopra del tasso critico, la politica monetaria non è molto efficace, perché nella teoria keynesiana titoli e moneta sono sostituti stretti, cosicché variazioni dell'offerta di moneta avranno comunque poca efficacia nell'influenzare il tasso di interesse. Bibliografia. John Maynard Keynes, Teoria generale dell'occupazione, dell'interesse e della moneta, Torino, UTET, 2006. 351-361, 384-399 ISBN 88-02-07355-4
Prelazione. Nel trasferimento delle partecipazioni è la clausola, che in genere viene inserita nello statuto della società, in base alla quale i soci che intendono vendere in tutto o in parte la loro partecipazione devono prima offrirla agli altri soci. In tal modo, il socio venditore comunica l'intenzione di vendere la partecipazione comunicando anche il prezzo di cessione; i soci che intendono acquistare a tale prezzo hanno la prelazione all'acquisto delle partecipazioni rispetto ai terzi non soci.
Prelievo (Withdrawal). E' l'operazione tramite la quale il titolare di un conto corrente ritira parte dei fondi depositati sul conto stesso.
Premio. Somma che l'acquirente di una call option deve versare per diventare titolare della stessa. In caso di rimborso anticipato, è la differenza tra il prezzo di mercato e quello nominale che l'emittente di un titolo deve versare ai possessori del titolo.
Premio a termine. Quando il cambio a termine di una divisa nei confronti di un'altra è superiore rispetto a quello dello spot.
Premio al rischio. Nella teoria degli investimenti, il premio al rischio è l'eccesso di rendimento, oltre a quello privo di rischio, che gli investitori richiedono per il possesso di beni con caratteristiche di evidente rischiosità. Il premio al rischio di un'azione, per esempio, è ottenuto dal differenziale di rendimento del titolo azionario rispetto a un titolo di Stato; questo premio rappresenta la compensazione aggiuntiva richiesta dagli investitori per detenere un titolo che, come l'azione, presenta un alto grado di rischio.
Premio dell'opzione. È il costo dell'opzione, ovvero la somma di denaro che il compratore di un contratto di opzione sborsa per l'acquisto del diritto contenuto nel contratto.
Premio di conversione. Differenza tra il prezzo a cui viene trattato un titolo convertibile in azioni e il prezzo dell'azione. Nel caso specifico in cui il premio sia elevato, il prezzo dell'obbligazione convertibile avrà un comportamento più vicino a quello di un titolo a reddito fisso, mentre nel caso in cui il premio sia basso sarà più simile all'andamento delle quotazioni dell'azione.
Premio di rendimento. Ulteriore rendimento che il possessore di un'obbligazione convertibile ottiene rispetto a chi possiede il titolo azionario sottostante. Per esempio se un'obbligazione convertibile rende il 13,50% e l'azione il 4% il premio aggiuntivo è pari al 9,50%.
Premio "dont" (Call premium). Somma che l'acquirente di una call deve versare per diventare titolare della stessa. In caso di rimborso anticipato, è la differenza tra il prezzo di mercato e quello nominale che l'emittente di un titolo deve versare ai possessori del titolo.
Premio non ammortizzato. Quando un'impresa acquisisce un bene pagando un premio al di sopra del valore di mercato o del valore nominale. Si ha la facoltà di ammortizzare la differenza nel corso della vita dello stesso. Unamortized premium on investment è la quota del premio che non è stata ancora ammortizzata.
Premio per la liquidità. 1)rendimento addizionale originato dall'investimento in titoli che non possono essere facilmente convertiti in contante; 2) è la differenza tra il tasso adi interesse a termine e il tasso di interesse a pronti atteso.
Premio sull'obbligazione. È la differenza esistente tra il prezzo di un titolo obbligazionario convertibile in azioni e il prezzo di mercato di un titolo dello stesso emittente, con le stesse caratteristiche ma senza il diritto di convertibilità.
Prendere una posizione. L'acquisto o la vendita di un titolo fatto per cercare di conseguire profitto dai cambiamenti di prezzo del titolo nel tempo.
Prenditore (Borrower). Soggetto a cui viene concesso un prestito e che si impegna a restituire il capitale alla scadenza con i relativi interessi.
Presa di beneficio. Indica una vendita di titoli o altre attività finanziarie determinata da un rialzo dei prezzi. Si tratta di un'operazione di chiusura di una posizione, eseguita nel breve termine.
Pressione fiscale. Incidenza sul PIL del complesso delle entrate tributarie e contributive. Comprende le imposte in conto capitale e i contributi sociali figurativi.
Pressione fiscale apparente (sul settore market) (T). Rapporto tra il gettito del settore market e il prodotto del settore market. Misura la capacità del fisco di sottrarre reddito agli operatori del settore market.
Pressione fiscale effettiva (sul settore market) (T'). Rapporto tra il gettito dovuto dal settore market e il prodotto del settore market. Misura il grado di esosità del fisco, indipendentemente dalla sua capacità effettiva di sottrarre reddito.
Pressione fiscale totale (To). Rapporto tra il gettito totale e la somma dei redditi originari e derivati.
Prestanome. Sono detti anche soci fittizi, e sono quelli che partecipano formalmente all'impresa ma nell'interesse di un altro soggetto, vero destinatario del contratto sociale. Di solito, la figura del prestanome è utilizzata a causa dell'assenza di requisiti specifici richiesti dalla legge o per ragioni di ordine fiscale.
Prestatore (Lender). È un soggetto che sottrae dalla propria disponibilità un determinato ammontare di denaro per un certo tempo verso il pagamento di un interesse, oltre ovviamente alla restituzione totale del capitale. Prestatori possono essere sia le banche che gli acquirenti di titoli di debito come le obbligazioni societarie.
Prestatore di ultima istanza. Soggetto che opera da finanziatore del sistema monetario e bancario, nel momento in cui tutte le altre forme di credito sono esaurite o indisponibili. Questo compito spetta solitamente alla banca centrale di una nazione, la quale può operare tramite tutti gli strumenti a disposizione, dallo sconto dei titoli alle anticipazioni.
Prestazione d'opera. Nella disciplina delle società di persone, è il conferimento del socio sotto forma di prestazione lavorativa. Tale modalità di conferimento non è consentita nelle società di capitali.
Prestazione di servizio. Nella disciplina dell'Imposta sul Valora Aggiunto (IVA) sono tali le prestazioni, verso corrispettivo, dipendenti da contratti d'opera, appalto, trasporto, mandato, spedizione, agenzia, mediazione, deposito e in genere da obbligazioni di fare, di non fare e di permettere, quale ne sia la fonte.
Prestazioni accessorie. Obbligo previsto dall'atto costitutivo, a carico di alcuni soci, di eseguire determinate prestazioni accessorie non consistenti in denaro; in tal caso sono stabiliti contenuto, durata, modalità, compenso, ed eventuali sanzioni per il caso dell'inadempimento.
Prestazioni sociali. Comprendono tutti i trasferimenti correnti in denaro o in natura corrisposti alle famiglie dalle Amministrazioni pubbliche, dalle imprese e da altre istituzioni private senza contropartita equivalente e simultanea da parte del beneficiario.
Prestiti della Repubblica. Titoli obbligazionari a tasso fisso o variabile emessi dal Tesoro italiano sui mercati esteri sotto la denominazione di Republic of Italy. Sono solitamente denominati nelle principali valute degli euromercati quali dollari, yen, euro.
Prestiti dalle banche. L’aggregato comprende, oltre agli impieghi, i pronti contro termine attivi, gli effetti insoluti al protesto e propri, le partite in sofferenza, i prestiti subordinati, le somme depositate dalle banche su conti facenti capo al Tesoro e altre voci di minore entità.
Prestito (loan). Somma di denaro che il prestatore concede in uso al prenditore per un certo periodo di tempo al termine del quale tale somma dovrà essere restituita contestualmente ad un dato interesse.
Prestito a tasso fisso. Finanziamento che presenta un costo a livello di tassi d'interesse che resta invariato lungo la decorrenza del prestito, a differenza dei prestiti a tasso variabile in cui l'interesse passivo varia secondo le condizioni del mercato.
Prestito ad ammortamento completo. È una forma di finanziamento dove i pagamenti di rate capitale fino alla scadenza bastano a rimborsare l'intero debito, comprendente pure gli interessi passivi.
Prestito back to back. Viene così definito un prestito bilaterale concesso da una società residente in un Paese a una controllata che risiede in un altro. Contrariamente al "parallel loan" (dove la società madre si addossa la parte di debito di una controllata che risulti insolvente) il prestito back to back consente al prestatore di cancellare le garanzie se il beneficiario del prestito risulta insolvente.
Prestito bid-line. L'impresa che chiede a una banca un prestito bid-line apre con la medesima una linea di credito a tempo indeterminato (sup. a 12 mesi).
Prestito bow-tie. Prestito a tasso variabile dove i pagamenti relativi alle differenze di tasso superiori a un certo valore sono effettuati congiuntamente alla scadenza dell'operazione.
Prestito bullet. Operazione finanziaria di credito in cui gli interessi vengono pagati totalmente all'atto della scadenza, e che quindi consta di due sole movimentazioni di fondi, una prima all'atto della concessione del finanziamento e una seconda all'atto della sua estinzione.
Prestito consorziato (Syndacated loan). Prestito a medio-lungo termine di grande ammontare accordato da un gruppo di istituti bancari.
Prestito di titoli (riporto). È l'operazione attraverso la quale un intermediario in titoli acquisisce da un altro intermediario la disponibilità di un certo ammontare in titoli che serviranno a coprire una posizione allo scoperto di un cliente, per un certo periodo di tempo. Chi riceve i titoli deposita, presso l'altro intermediario, il controvalore in denaro degli stessi.
Prestito garantito (Secured loan). Prestito ottenuto tramite garanzie reali, solitamente relative a beni situati nell'impresa, come merci, prodotti finiti, ecc. L'Accounts Receivables Financing è la forma più comune di prestito garantito.
Prestito garantito convenzionale. Prestito accordato da un'istituzione finanziaria garantito da ipoteca. Solitamente si estingue tramite il pagamento periodico di quote d'interesse fisse.
Prestito garantito da deposito. È un finanziamento in cui la garanzia per il creditore è data da un conto di deposito e dove il debitore può ritirare fondi, senza superare l'ammontare del deposito effettuato.
Prestito giornaliero. Finanziamento garantito da titoli concesso, nelle prime ore della mattinata, da una banca a un intermediario in titoli. Il broker acquisterà lungo la giornata i titoli che saranno successivamente utilizzati come garanzia.
Prestito in sospeso. Sono finanziamenti che per diversi motivi non seguono le procedure di rimborso e di pagamento stipulate inizialmente, come i prestiti in arretrato sui pagamenti degli interessi, quelli con tasso di interesse rinegoziato, i nonaccrual loans.
Prestito non garantito. Finanziamento concesso a favore di un soggetto in virtù delle proprie qualità personali o della redditività della propria impresa. Per questi finanziamenti non è prevista alcuna garanzia reale per ottenere i fondi.
Prestito personale. È una forma di finanziamento utilizzabile da un qualsiasi soggetto, per esigenze proprie o della propria famiglia.
Prestito ponte (Bridge loan). Nella finanza internazionale, prestito a breve termine concesso in via preliminare dal Fondo Monetario Internazionale o dalla Banca Mondiale a favore di un Paese in via di sviluppo, in attesa di un prestito a scadenza più lunga erogato da banche private. Prestito al consumo a breve termine concesso all'acquirente di un nuovo immobile come anticipo sul ricavato dalla vendita dell'immobile posseduto in precedenza. Nella finanza aziendale, un credito a breve termine necessario per soddisfare le esigenze di finanziamento riguardanti il periodo compreso tra l'estinzione dei titoli esistenti e l'emissione di nuovi titoli a scadenza più lunga.
Prestito rinegoziato. Operazione di finanziamento dove le condizioni (scadenza, tasso d'interesse applicato, ecc.) sono state cambiate in conseguenza di una variazione nella capacità di rimborso del soggetto.
Prestito rinnovabile. È una forma di finanziamento in cui la banca mantiene a disposizione del cliente dei fondi entro un tetto massimo. Il cliente può usufruirne, secondo le necessità, all'interno di un determinato periodo di tempo. La linea di credito può quindi essere utilizzata in misura diversa, senza penali di estinzione anticipata o di rinnovo del finanziamento, ma solo grazie al pagamento di una commissione di mantenimento dell'affidamento.
Prestito ristrutturato. Crediti per i quali una banca, a causa del deterioramento delle condizioni economico-finanziarie del debitore, acconsente a modifiche delle originarie condizioni contrattuali (a esempio rinegoziazione della durata, riduzione del capitale e/o degli interessi) che danno luogo a una perdita.
Prestito sindacato. Prestito erogato a un'impresa da un gruppo di banche o di società finanziarie, guidate da una di loro detta banca (o società) leader.
Prestito stagionato. È un prestito considerato sufficientemente sicuro in quanto i pagamenti vengono effettuati regolarmente.
Prestito standby. Meccanismo per il finanziamento degli squilibri della bilancia dei pagamenti di breve periodo dei membri dell’FMI. Assicura al paese beneficiano la possibilità di ottenere finanziamenti in successive tranches. Gli esborsi sono subordinati al rispetto da parte del beneficiano di un programma macroeconomico concordato con l’FMI. Il rimborso deve essere effettuato fra i 3 e i 5 anni dalla data di utilizzo.
Prestito subordinato. Strumenti di finanziamento il cui schema negoziale prevede che i portatori dei documenti rappresentativi del prestito siano soddisfatti successivamente agli altri creditori in caso di liquidazione dell’ente emittente.
Prestito tentennante. Definizione, in gergo, impiegata per indicare un finanziamento per il quale il debitore sia talvolta restio ad assolvere i suoi obblighi di rimborso delle rate di capitale e di interessi. In queste circostanze il prestito ha un valore inferiore a quello nominale in misura maggiore o minore a seconda della solvibilità del debitore.
Prestito su titoli. È una forma di finanziamento in cui i titoli che possono essere trattati sul mercato rappresentano il bene offerto a tutela dei pagamenti.
Prestito titoli. Operazione attraverso la quale il mutuante consegna al mutuatario i titoli oggetto del contratto, trasferendone la proprietà. A scadenza il mutuatario riconsegnerà titoli equivalenti a quelli ricevuti più un compenso.
Presunzione di cessione e di acquisto. Nell'attività di accertamento è l'istituto utilizzato per individuare le cessioni e gli acquisti, effettuati senza il pagamento dell'IVA. A tal fine: - si presumono ceduti i beni acquistati, importati o prodotti che non si trovano nei luoghi in cui il contribuente svolge le proprie operazioni, né in quelli dei suoi rappresentanti; - si presumono acquistati i beni che si trovano in uno dei luoghi in cui il contribuente svolge le proprie operazioni. Sono previste delle deroghe a tale principi per specifiche fattispecie. Per le cessioni, a esempio, la presunzione non opera se è dimostrato che i beni stessi: a) sono stati impiegati per la produzione, perduti o distrutti; b) sono stati consegnati a terzi in lavorazione, deposito, comodato o in dipendenza di contratti estimatori, di contratti di opera, appalto, trasporto, mandato, commissione o di altro titolo non traslativo della proprietà.
Preuso. Il caso di preuso, descritto dal codice civile, si ha quando un soggetto registra un marchio che un altro soggetto usava già prima senza essersi premurato di registrarlo presso gli uffici competenti. Entrambi i soggetti, comunque, possono continuare a usare il marchio.
Previsione. Formulazione scientifica di ipotesi fatte sull'andamento futuro di variabili economiche, dal prezzo di un titolo al livello di un tasso d'interesse, al presumibile scenario futuro dell'economia. A livello di decisioni aziendali, le previsioni possono riferirsi alle vendite, o alle esigenze future di finanziamento dovute a eventuali progetti di sviluppo. .
Prezzo al consumo. Indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale e per le famiglie di operai e impiegati. L’indice per l’intera collettività nazionale fa riferimento ai consumi finali delle famiglie residenti, originati da transazioni monetarie effettuate sul territorio economico italiano. L’indice per le famiglie di operai e impiegati è riferito al sottoinsieme della popolazione costituito dalle famiglie residenti il cui capofamiglia è un lavoratore dipendente extragricolo (operaio oppure impiegato) e viene calcolato anche al netto dei tabacchi, come previsto dalla L. 5.2.1992, n. 81. Quest’ultimo indicatore è utilizzato a fini legislativi. Indice dei prezzi al consumo armonizzato. Dal gennaio 1997 l’Istat produce, sulla base di metodologie comuni indicate dall’Eurostat, l’indice armonizzato dei prezzi al consumo, che consente di confrontare i tassi di inflazione dei paesi aderenti all’Unione europea.
Prezzo alla produzione dei prodotti industriali. Indici dei prezzi che si formano nel primo stadio di commercializzazione dei prodotti industriali sul mercato interno e che vengono rilevati dagli istituti nazionali di statistica di ciascun paese.
Prezzo a parità. È il prezzo di un bene legato ai movimenti di prezzo di uno o più beni, che in questo modo non viene determinato in modo autonomo ma dalle oscillazioni di un bene o di un paniere di beni.
Prezzo a premio o a sconto. Quando un titolo viene negoziato ad un prezzo superiore o inferiore al valore nominale si dice che esso è scambiato a premio o a sconto, oppure sopra o sotto la pari.
Prezzo a pronti. Il prezzo di un titolo per consegna immediata, nel numero di giorni previsti dalle abitudini commerciali.
Prezzo a termine. E' il prezzo di una qualsiasi attività finanziaria per la consegna a una data futura.
Prezzo base. Il prezzo base che nelle aste dei titoli di Stato, l'autorità pubblica accetta per poter considerare valide le offerte, e che una volta fissato consente di determinare il massimo costo del finanziamento ottenuto mediante l'emissione.
Prezzo denaro. Con questo termine viene indicata la miglior proposta in acquisto (denaro) inserita nel 'book' del mercato telematico.
Prezzo di apertura. Prezzo individuato in apertura di mercato dal programma del sistema telematico di borsa che, valutando le diverse proposte in acquisto e in vendita, ricerca il prezzo in grado di massimizzare la quantità totale scambiata.
Prezzo di emissione. E' il valore a cui una società di capitali decide di emettere le proprie azioni sia in sede di costituzione che in sede di aumento di capitale. Può essere uguale al valore nominale (emissione alla pari) o superiore al valore nominale (emissione sopra la pari). In genere, in caso di emissione sopra la pari, la differenza rispetto al valore nominale viene iscritta in una riserva denominata "Riserva da sopraprezzo delle azioni" nel patrimonio netto.
Prezzo di equilibrio. Prezzo di un bene che in un mercato concorrenziale è in grado di soddisfare sia le necessità della domanda che quelle dell'offerta. Per una singola impresa, il prezzo che riesce a massimizzare la produttività del prodotto.
Prezzo di esercizio. È il prezzo a cui l'acquirente di un contratto di opzione ha il diritto di acquistare (call option) o vendere (put option) lo strumento sottostante.
Prezzo di mercato. È il prezzo di un bene d'investimento stabilito dall'incontro tra domanda e offerta e che quindi rappresenta un valore di equilibrio provvisorio tra le due componenti. Un esempio di prezzi di mercato sono i prezzi di Borsa dei titoli.
Prezzo di offerta. È il prezzo unitario a cui vengono offerti al pubblico i titoli di nuova emissione.
Prezzo di offerta al pubblico. È il prezzo a cui vengono offerti al pubblico degli investitori, i titoli di nuova emissione, da parte delle banche di investimento che li avevano sottoscritti.
Prezzo di regolamento. Nel mercato dei future è il prezzo del contratto che viene utilizzato alla fine della giornata per definire il peso della posizione del cliente e le eventuali modifiche nel margine che deve essere mantenuto. Per le option è invece il prezzo dello strumento sottostante in coincidenza del quale potrà essere esercitata l'opzione da parte dell'acquirente del contratto.
Prezzo di riferimento. Il prezzo di un titolo quotato in borsa è determinato dalla legge della domanda e dell'offerta (in sostanza, più gente lo vuole comprare, più costa) . Il prezzo di riferimento di un titolo, rappresenta l'equilibrio raggiunto dalla domanda e dall'offerta sull'ultimo quantitativo che è stato scambiato (l'ultimo 10%, per esattezza). Si differenzia dal "prezzo di chiusura" poiché quest'ultimo si calcola sull'intero ammontare dei titoli scambiati durante il giorno.
Prezzo di rimborso. Prezzo che l'emittente di un titolo deve corrispondere all'investitore nel caso voglia riacquistare lo stesso prima del tempo.
Prezzo di riscatto (Call price). Prezzo che l'emittente di un titolo deve corrispondere all'investitore nel caso voglia riacquistare lo stesso prima del tempo.
Prezzo di riofferta fisso. Prezzo a cui un sindacato di collocamento di titoli di nuova emissione offre questi ultimi al pubblico, prezzo che evidentemente è il medesimo per tutti gli investitori interessati, a differenza di altri tipi di offerte dove il prezzo può variare a seconda dell’investitore.
Prezzo di sottoscrizione. Somma richiesta ai sottoscrittori dei titoli di nuova emissione per ottenerne il pieno possesso.
Prezzo esplicito. Procedimento con cui si calcola il prezzo dei servizi bancari tramite il quale il cliente paga il costo dello stesso servizio addizionato di una percentuale di maggiorazione che rappresenta il profitto della banca.
Prezzo istituzionale. Prezzi di riferimento utilizzati a livello comunitario nella regolamentazione dei mercati agricoli europei. Pur essendo di diversa natura a seconda del prodotto, possono essere ricondotti a tre tipologie: prezzo obiettivo o indicativo, che rappresenta il prezzo di equilibrio a cui dovrebbe tendere il mercato intemo europeo; prezzo di intervento, che costituisce il prezzo minimo garantito agli agricoltori, al di sotto del quale la Comunità attua interventi diretti di ritiro dal mercato e stoccaggio del prodotto; prezzo soglia, che rappresenta il prezzo minimo di entrata, applicato alle frontiere comunitarie, per i prodotti agricoli importati dai paesi non comunitari.
Prezzo lettera. Con questo termine viene indicata la miglior proposta in vendita (lettera) inserita nel 'book' del mercato telematico.
Prezzo limite. È il prezzo massimo (o minimo) a cui l’intermediario acquista o vende un determinato bene, secondo gli ordini ricevuti.
Prezzo medio. Media aritmetica tra denaro e lettera (tra bid e ask/offer).
Prezzo nei mercati finanziari. Nei mercati finanziari il prezzo del denaro, ovvero il costo/rendimento dei diversi veicoli di investimento viene ad essere determinato da un complesso gioco di interazione fra domanda ed offerta di fondi. Sul mercato abbiamo in ogni momento una pluralità di veicoli d’investimento, ciascuno caratterizzato da condizioni di remunerazione determinante all’atto della sua creazione, condizioni che possono comportare tanto un rendimento fisso, tanto un rendimento variabile in relazione a determinati eventi. Così pure abbiamo veicoli di investimento caratterizzati da diverse condizioni di durata (certa, probabile, a tempo indeterminato). Ogni tipo di veicolo di investimento ha un suo mercato, formato da unità economiche che lo offrono e da unità economiche che lo richiedono. Nel mercato si forma un prezzo per tutti i veicoli di investimento che presentano le medesime caratteristiche. Le unità economiche che abbisognano di fondi o che, comunque, intravedono delle possibilità diverse di utilizzo del proprio denaro, offrono veicoli di investimento ad un prezzo che dipende essenzialmente dalle loro valutazioni di convenienza e che configura un determinato rendimento (certo o probabile che sia) per gli eventuali acquirenti. Di contro le unità economiche che detengono fondi richiedono veicoli di investimento e sono disposte a pagare un prezzo che dipende dalle loro valutazioni di convenienza e dal rendimento che esse intendono ricavare dal proprio investimento. Dall’aggregato delle convenienze individuali nasce il “prezzo di mercato”, che è il prezzo di equilibrio fra la domanda e l’offerta del particolare bene di investimento oggetto di contrattazione.
Il meccanismo è lo stesso anche per i veicoli di investimento di nuova creazione, i quali per trovare collocamento devono essere offerti a condizioni di rendimento che siano in linea con quelle espresse dal mercato, il che può essere ottenuto sia regolando in modo idoneo le condizioni di remunerazione, sia regolando il prezzo di vendita, sia ambedue. In ultima analisi, l’elemento determinante è costituito dalle valutazioni di convenienza delle unità economiche che operano nel mercato sia dal lato dell’offerta (creazione di nuovi veicoli di investimento o vendita di veicoli di investimento già in essere), sia dal lato della domanda. Le unità economiche operano ciascuna al fine di massimizzare la propria utilità globale, il proprio vantaggio, soggettivamente apprezzato secondo una propria funzione di preferenza.
Così, in definitiva, è l’aggregato delle diverse funzioni di preferenza (che sono eterogenee in quanto le varie unità economiche differiscono fra loro per le risorse di cui dispongono, per i vincoli impliciti ed espliciti al loro operare e per i fini che si propongono) che determina l’ammontare e la composizione delle attività finanziarie detenute dalle unità economiche, come pure l’ammontare e la composizione dell’insieme dei veicoli di investimento che vengono creati ed il loro prezzo. Siffatte funzioni di preferenza variano nel tempo in conseguenza di stimoli provenienti dall’ambiente esterno e, di conseguenza, variano i prezzi di equilibrio che si raggiungono sul mercato. Le statistiche disponibili evidenziano questa variabilità dei prezzi di mercato dei beni di investimento, che è molto più accentuata di quanto si possa pensare a prima vista e che, come già accennato, apre all’operatore accorto notevoli possibilità di guadagno. La variabilità dei prezzi di mercato, il continuo tendere ad una situazione di equilibrio implica una variabilità del costo/rendimento del denaro in tutto l’insieme dei diversi comparti del mercato finanziario. In effetti è vero che i diversi veicoli di investimento rispondono sovente ad esigenze di investimento che sono differenti e quindi hanno un mercato composto il larga misura da unità economiche che presentano le medesime caratteristiche (e che quindi sono influenzate dai medesimi accadimenti); ma non si può non tenere conto del fatto che esistono anche unità economiche che operano su tutta la gamma degli investimenti disponibili o che comunque dispongono delle capacità tecniche per poter prendere in considerazione e valutare tutte le diverse opportunità di impiego o raccolta fondi. L’azione di queste unità economiche crea un legame fra i mercati dei diversi veicoli di investimento nel senso che non è più soltanto il singolo mercato a tendere verso una situazione di equilibrio, ma il complesso del mercato dei beni di investimento. Il raggiungimento di una posizione di equilibrio su di un mercato può quindi causare spostamenti nel gioco della domanda e dell’offerta sul mercato di un altro bene di investimento, il quale dovrà raggiungere una nuova posizione di equilibrio, cioè esprimere un diverso prezzo. In definitiva, siamo in presenza di fenomeni di tipo dinamico, influenzati da una serie di fattori che agiscono a tempi sfalsati. L’analisi del mercato, per portare a previsioni affidabili, va svolta tenendo presente tutto l’insieme delle interrelazioni fra la domanda e l’offerta e fra i mercati dei diversi veicoli di investimento. Ovviamente un certo sacrificio della accuratezza si rende necessario a beneficio dell’economicità e della rapidità del processo previsionale; ma l’analisi resta complessa e certamente non alla portata di tutti i partecipanti al mercato.
Prezzo netto di rimborso. Il prezzo netto di rimborso è calcolato nel caso in cui il prezzo di emissione del titolo sia inferiore del prezzo di rimborso. In questo caso il prezzo di rimborso è comprensivo della ritenuta fiscale applicata sui redditida capitale.
Prezzo netto di vendita. Ammontare ottenibile, al netto dei costi di dismissione, dalla vendita di un'attività in una libera transazione fra parti consapevoli e disponibili.
Prezzo ombra. Si definisce in questo modo quel valore attribuito ad un bene o ad un servizio non aventi un prezzo di mercato, o il cui prezzo corrente non corrisponde al suo reale costo-opportunità.
Prezzo quotato. È l'ultimo prezzo al quale è stata effettuata un'operazione di acquisto o vendita di titoli.
Prezzo relativo. Prezzo di un bene espresso in termini di quantità di un altro bene, ovvero rapporto fra i prezzi nominali dei due beni.
Prezzo ufficiale. E' dato dalla media dei prezzi di tutti gli scambi effettuati ponderata per le quantità scambiate. Il prezzo ufficiale sostituisce a tutti gli effetti il prezzo di listino.
Prezzo uguale e inferiore. Vendita di un titolo azionario a un prezzo equivalente a quello dell'ultima transazione eseguita, ma inferiore a quello dell'ultima operazione avvenuta a un differente prezzo.
Price/Book Value (P/BV). E' il rapporto tra prezzo e patrimonio netto che viene utilizzato insieme al P/E in alcuni settori, come l'assicurativo, il bancario e il finanziario in cui le aziende sono fortemente patrimonializzate e la redditività non è facilmente identificabile. Il P/BV serve ad indicare quante volte il mercato valuta la differenza tra attività e passività di bilancio.
Price/Cash Flow (P/CF). E' il rapporto tra prezzo unitario dell'azione e flusso di cassa per azione. Al denominatore, oltre all'utile per azione, viene incluso il valore degli accantonamenti per azione. Il cash flow generato dall'azienda è un indicatore fondamentale della sua capacità di generare valore.
Price/Earning ratio (P/E). Si ottiene rapportando il prezzo di mercato di un titolo con l'utile per azione più recente disponibile, dall'earning ratio si ottiene la componente reddito nel prezzo di ogni titolo trattato in borsa. Il valore dipende anche dal comparto in cui si opera, più è alto tale rapporto meno garanzie si hanno che il prezzo pagato per un'azione sia effettivamente quello che rispecchia le reali capacità aziendali e non sia gonfiato.
Price spead. Differenza applicabile ai fondi con prezzo duplice (fondi a capitale variabile) fra il prezzo al quale gli investitori acquistano fondi comuni ("offer") e il prezzo al quale i fondi possono essere venduti ("bid"). Il margine di prezzo copre l'onere iniziale del fondo e i costi di contrattazione dei titoli sottesi.
Pricer maker. E' un termine che indica solitamente un'impresa produttrice di beni collocati sul mercato che sceglie di imporre il prezzo dei propri beni, indipendentemente dall'andamento del mercato in cui opera e non curante della concorrenza. I motivi di questa scelta possono essere diversi: vanno da una posizione dominante sul mercato dei propri prodotti all'alta qualità di questi.
Pricer taker. Termine che indica un'impresa che accetta, nell'atto di collocare un proprio prodotto sul mercato, di adottare il prezzo medio rilevato, indipendentemente dai costi di produzione e dagli eventuali margini che se ne possono ottenere. Solitamente accade quando un'impresa giovane non ha alcuna capacità di influenzare il mercato presso il quale si sta affacciando.
Price to Earing to Growth (PEG). E' un indicatore che definisce il rapporto tra il price/earning e il saggio di crescita degli utili di una azienda previsto in un arco temporale definito. Il saggio di crescita fa riferimento agli utili inseriti a denominatore nel multiplo P/E e deve essere espresso con un numero intero.
Prima data di rimborso. È il primo momento a partire dal quale chi ha emesso titoli obbligazionari rimborsabili anticipatamente ha la possibilità di esercitare l'opzione di rimborso alle condizione fissate all'emissione.
Primary dealer. Termine utilizzato per definire i principali operatori dell'Mts. Per essere considerati primary devono possedere determinati requisiti ed essere iscritti a un apposito elenco tenuto dalla Banca d'Italia.
Prime rate. Tasso di interesse praticato dalle banche alla migliore clientela.Viene calcolato ogni 15 giorni dall'Associazione Bancaria Italiana facendo la media su un campione di banche.
Prime rate ABI Tasso di interesse applicato dalle banche di credito con raccolta a breve termine ai clienti più affidabili sulle operazioni di finanziamento senza garanzia. Il prime rate è un tasso d'interesse 'netto', non comprendente cioè altri oneri finanziari che solitamente le banche applicano sui prestiti in conto corrente, come ad esempio le commissioni di massimo scoperto. Questo tasso, inoltre, ad ogni scadenza di solito trimestrale, viene applicato al più elevato scoperto risultante dal pagamento dell'interesse e delle commissioni bancarie, e non al capitale inizialmente prestato.
Primo giorno di notifica. Il primo giorno in cui il venditore di un contratto future comunica alla stanza di compensazione la consegna di un certo strumento finanziario in esecuzione degli obblighi derivanti dal contratto.
Primo mese. Per quanto riguarda le operazioni in strumenti derivati, è il primo mese in cui sono disponibili strumenti su un certo bene sottostante. Gli strumenti derivati sono quotati per scadenze successive, (solitamente trimestrali) perciò il mese più vicino viene definito nearest month.
Principi contabili (accounting principies). Sono regole per la realizzazione del bilancio suggerite dalla dottrina ed elaborate dagli ordini professionali. Sono subordinate alle norme legali, delle quali, spesso, rappresentano applicazioni o spiegazioni.
Princìpi contabili internazionali (IAS). Nei princìpi contabili internazionali lo schema del conto economico è lasciato alla libera scelta dell'impresa ed è richiesto solo un elenco di informazioni minime, che possono essere presentate direttamente nello schema, oppure nelle disclosures, che, nella sostanza, sono le note di bilancio. Una sostanziale differenza rispetto ai princìpi contabili nazionali si rileva in merito ai componenti straordinari del reddito, la cui iscrizione, secondo lo IAS 1, è vietata, sia nel conto economico, sia nelle note al bilancio. Tutte le operazioni devono riguardare l'attività dell'impresa e devono essere comprese nella determinazione del risultato d'esercizio. Il contenuto minimo previsto nel prospetto di conto economico dello IAS 1, include le seguenti voci:
- ricavi,
- oneri finanziari,
- quota di profitti o perdite delle società collegate e controllate, valutate con il metro del patrimonio netto,
- utili e perdite, prima delle imposte, di operazioni destinate alla cessazione,
- oneri fiscali,
- utile o perdita,
- interessi di minoranza,
- utile netto o perdita dell'esercizio attribuibile agli azionisti della capogruppo.
Secondo lo IAS 1, il conto economico deve contenere alcune informazioni, o direttamente nel prospetto, o nelle note al conto economico, come, ad esempio, un'analisi dettagliata dei costi sostenuti all'interno dell'impresa, usando una classificazione per natura, oppure per destinazione. In ogni caso, le imprese che classificano per funzione devono, comunque, fornire ulteriori informazioni sulla natura dei costi, quali l'ammortamento, le svalutazioni e i costi del personale. In sostanza, le disposizioni contenute nei princìpi contabili internazionali mettono in risalto le carenze del conto economico redatto secondo la normativa italiana, che non richiede un'analisi e una divisione dei costi per funzione - ma solo l'indicazione dei ricavi per area geografica nella relazione sulla gestione - e, di fatto, non consente di determinare il risultato operativo.
Principio economico (Economic approach). Principio contabile in base al quale i risultati economici delle operazioni in valuta vengono registrati alla data di negoziazione, in alternativa a quella di regolamento. L’applicazione del principio economico comporta inoltre, per gli strumenti finanziari in valuta, la rilevazione su base giornaliera dei ratei di interesse.
Prior period errors. Errori derivanti dall'omissione o dall'errata determinazione di poste del bilancio che avrebbero potuto essere determinate correttamente se si fossero utilizzate tutte le informazioni disponibili alla data di riferimento del bilancio.
Private equity.E' uno strumento di finanziamento mediante il quale un investitore apporta nuovi capitali all'interno di un'impresa (target), generalmente non quotata in borsa, che presenta un'elevata capacità di generare flussi di cassa costanti e prevedibili. L'investitore si propone di disinvestire nel medio-lungo termine realizzando una plusvalenza dalla vendita della partecipazione azionaria. Gli investimenti in Private Equity raggruppano un ampio spettro di operazioni, in funzione sia della fase nel ciclo di vita aziendale che l'impresa target attraversa durante l'operazione di private equity, sia della tecnica di investimento usata.
Private market value (PMV). E' il valore complessivo di un'impresa che si ottiene valutando ciascuna delle divisioni come se fossero entità singole, dotate di un titolo azionario indipendente.
Private placing. E' l'offerta di titoli di nuova emissione direttamente agli investitori, senza ricorrere ad una pubblica sottoscrizione.
Privatizzazione. È il passaggio di un'impresa da pubblica (in possesso di un soggetto economico pubblico o di una moltitudine di azionisti) a privata, effettuato solitamente attraverso il collocamento di azioni presso investitori privati o attraverso il riacquisto di titoli da parte della stessa società. Il fine può anche essere quello di diminuire il flottante per evitare scalate ostili.
Privilegio sul reddito (Wage assignment). Con riferimento all'erogazione di un prestito, è una garanzia per il finanziatore che può ottenere una trattenuta in busta paga, in caso di mancato pagamento da parte del debitore.
Procedimento per data valuta. Procedura elettronica di trasferimento dei fondi nella quale gli stessi vengono movimentati in anticipo sulla base delle risultanze contabili, in modo tale da renderli disponibili il giorno di valuta stabilito.
Procedura dei disavanzi eccessivi. Ai sensi dell.art. 104c del Trattato di Maastricht, la Commissione della UE sorveglia l'evoluzione dei conti pubblici dei paesi membri e ne verifica la conformità ai criteri di convergenza ivi fissati; qualora essi non siano rispettati, predispone una relazione in base alla quale il Consiglio dei Ministri economici e finanziari vota a maggioranza qualificata circa l'esistenza o meno di un disavanzo eccessivo. In caso affermativo, lo stesso Consiglio formula raccomandazioni agli Stati interessati ai fini dell.eliminazione della situazione di disavanzo eccessivo (vedi: Patto di stabilità e crescita).
Procedura Lamfalussy. Procedura legislativa finalizzata a razionalizzare la produzione della normativa in campo finanziario nell’Unione europea. Introdotta nel 2001, in base alle raccomandazioni di un comitato presieduto da Alexandre Lamfalussy, per il settore mobiliare, la procedura è stata successivamente estesa ai settori bancario e assicurativo. Essa si articola in quattro livelli. Al primo livello vi è l’elaborazione della legislazione primaria, in cui sono stabiliti i principi generali della regolamentazione. Al secondo livello si situa la predisposizione della normativa secondaria per l’attuazione delle disposizioni di primo livello; la Commissione europea elabora disposizioni di dettaglio con l’assistenza di comitati distinti per i settori bancario, mobiliare e assicurativo, ai quali partecipano i rappresentanti dei ministeri economici e finanziari. Al terzo livello operano comitati tecnici, composti da rappresentanti delle autorità di vigilanza sui settori bancario, mobiliare e assicurativo, che svolgono funzioni di consulenza nei confronti della Commissione per le proposte legislative e di coordinamento tra le autorità di vigilanza per garantire il recepimento uniforme e coerente della legislazione di primo e secondo livello. Il quarto livello corrisponde al potere di verifica della Commissione della coerente applicazione delle norme da parte dei paesi membri.
Procedura per i disavanzi eccessivi. I paesi della UE devono evitare disavanzi eccessivi (articolo 104 del Trattato di Maastricht). A tal fine i paesi devono rispettare le regole di bilancio sancite dal Trattato di Maastricht. In particolare, il disavanzo e il debito devono essere inferiori rispettivamente al 3 e al 60 per cento del PIL. La Commissione europea controlla l’evoluzione dei conti pubblici nei singoli paesi e la conformità di quest’ultima rispetto ai limiti fissati per il disavanzo e il debito. Qualora un paese violasse una o entrambe le suddette regole, viene avviata una procedura – denominata Procedura per i disavanzi eccessivi – volta a far riportare i conti pubblici del paese in esame in una situazione coerente con le regole di bilancio del Trattato. La Procedura, i cui tempi e modalità di applicazione sono precisati dal Patto di stabilità e crescita, si articola in varie fasi e prende avvio con un rapporto della Commissione europea.
Procedura semplificata di accertamento. Particolare regime che consente l'esonero della presentazione della merce in dogana e la sostituzione dei controlli fisici con controlli indiretti amministrativi sulla base delle scritture e contabilità aziendali che l'impresa è tenuta a mettere a disposizione degli organi doganali; possono usufruirne imprese industriali, commerciali e agricole, pubbliche e private, le cui attività ricadono nell'art. 2195 C.C.
Prodotti derivati. Ampia categoria di strumenti finanziari il cui valore deriva da quello di un altro bene finanziario al quale si riferisce (vedi attività finanziaria sottostante, opzione, future, warrant).
Prodotti semilavorati. Prodotti che hanno subito una parziale lavorazione e che vengono utilizzati come input in un successivo processo produttivo.
Prodotto del settore market (Ym). Prodotto interno lordo di tutti i settori istituzional iche compongono l'economia con l'esclusione del settore della PA.
Prodotto (output) effettivo della PA (Yp*). Vedi consumi pubblici effettivi.
Prodotto (output) totale dell'economia (Y*). Somma del prodotto del settore market e del prodotto effettivo della PA.Y*= Ym + Cp(1-S). S è il coefficiente di spreco.
Prodotto interno lordo (PIL). In inglese GDP (Gross Domestic Product), è il valore complessivo dei beni e servizi prodotti all'interno di un Paese in un certo intervallo di tempo (solitamente l'anno) e destinati ad usi finali (consumi finali, investimenti, esportazioni nette); non viene quindi conteggiata la produzione destinata ai consumi intermedi, che rappresentano il valore dei beni e servizi consumati e trasformati nel processo produttivo per ottenere nuovi beni e servizi. Il PIL può essere considerato come:
- la produzione totale di beni e servizi dell'economia, diminuita dei consumi intermedi ed aumentata delle imposte nette sui prodotti (aggiunte in quanto componenti del prezzo finale pagato dagli acquirenti); tale ammontare è pari alla somma dei valori aggiunti a prezzi base delle varie branche di attività economica aumentata delle imposte sui prodotti (IVA, imposte di fabbricazione, imposte sulle importazioni) e al netto dei contributi ai prodotti (contributi agli olivicultori, alle aziende comunali di trasporto, ecc.); il PIL è, infatti, il saldo del Conto della produzione;
- il valore totale della spesa fatta dalle famiglie per i consumi e dalle imprese per gli investimenti; vale infatti l'identità keynesiana Y = C + I + (X − M), dove Y è il PIL, C sono i consumi finali, I gli investimenti, X le esportazioni e M le importazioni; l'identità vale in quanto la quota del prodotto destinata alla vendita ma non effettivamente venduta si traduce in un aumento delle scorte, che sono una componente degli investimenti;
- la somma dei redditi dei lavoratori e dei profitti delle imprese; nell'attività produttiva si sopportano, infatti, costi per l'acquisto di beni e servizi da consumare o trasformare (i consumi intermedi) e costi per la remunerazione dei fattori produttivi lavoro e capitale; la produzione al netto dei consumi intermedi coincide quindi con la somma delle retribuzioni dei fattori.
Prodotto interno lordo ai prezzi di mercato (PIL). Corrisponde alla produzione totale di beni e servizi dell’economia, diminuita dei consumi intermedi e aumentata dell’IVA e delle imposte indirette sulle importazioni. È pari alla somma dei valori aggiunti (vedi: Valore aggiunto) ai prezzi del produttore delle varie branche, aumentata dell’IVA e delle imposte indirette sulle importazioni.
Prodotto interno lordo potenziale. Potential GDP in inglese, è il livello di PIL massimo raggiungibile stabilmente da un sistema economico. Corrispondentemente, la crescita potenziale del PIL è quella raggiungibile stabilmente nel lungo periodo. Poiché un PIL sopra il livello potenziale (quindi con un utilizzo di risorse superiore al massimo sostenibile) tende a generare inflazione per un eccesso di domanda rispetto all'offerta, generalmente il prodotto potenziale è definito come il PIL potenziale sostenibile senza dar luogo a pressioni inflazionistiche.
Prodotto nazionale lordo. Il Prodotto Nazionale Lordo (PNL), è definito come la produzione realizzata in un anno dai fattori produttivi di un paese, indipendentemente dal fatto che si trovino nel paese o all’estero. Il PNL si distingue dall'RNL (Reddito Nazionale Lordo), per il fatto che quest'ultimo rappresenta i compensi attribuiti a chi ha partecipato al PNL. Il PNL si ottiene dal PIL (Prodotto Interno Lordo) aggiungendovi il reddito percepito da soggetti residenti nel paese per investimenti all’estero e sottraendovi il reddito percepito nel paese da soggetti non residenti. È in poche parole l'insieme dei beni e servizi prodotti dal paese (solitamente in un anno), valutati con la moneta del paese in questione. In esse sono esclusi i lavori casalinghi. Come calcolarlo? Si può semplicemente fare la somma dei valori aggiunti.
Prodotto potenziale. Volume dei beni e servizi che un sistema economico è in grado di produrre in un determinato periodo con il pieno utilizzo dei fattori.
Produttività. Rapporto fra quantità di prodotto ottenuta e quantità dei fattori produttivi impiegati in un determinato periodo di tempo.
Produttività del lavoro. Rapporto fra quantità di prodotto ottenuta in un determinato periodo di tempo e quantità di fattore lavoro impiegata.
Produttività marginale del lavoro. La produttività marginale del lavoro, in economia e finanza, misura l'incremento di prodotto dovuto ad un'unità aggiuntiva di forza lavoro. Sia nell'economia neoclassica, che nella teoria di John Maynard Keynes, l'andamento della curva della produttività marginale del lavoro è decrescente, in quanto si assume che ogni unità aggiuntiva di forza lavoro applicata ai beni capitali produrrà un incremento di produzione sempre minore. Mentre gli economisti neoclassici fecero coincidere la curva della produttività marginale del lavoro con quella della domanda di lavoro, Keynes rifiutò questa impostazione, sostenendo che la domanda di lavoro era stimolata dal livello della domanda effettiva, e che la curva della produttività marginale del lavoro andava letta in quanto tale: non sono i salari reali che, data la produttività marginale, determinano il livello dell'occupazione, ma è il livello della produzione e, quindi, dell'occupazione che, data la produttività marginale, determina i salari reali. Sotto è mostrata la curva della produttività marginale del lavoro(PMG L). In ordinata ci sono i salari reali (w/p) e il livello della produttività marginale del lavoro in relazione a N, il livello di occupazione. In rosso è specificato che la curva della produttività marginale del lavoro coincide, nella teoria neoclassica, con quella della domanda di lavoro.
Produttività totale dei fattori. Misura la crescita del prodotto attribuibile al progresso tecnico ed è calcolata come differenza tra il tasso di crescita del valore aggiunto e i tassi di crescita dell’input di lavoro e dello stock di capitale, ponderati con le rispettive quote distributive. La produttività totale dei fattori corretta tiene conto dei miglioramenti qualitativi degli input produttivi.
Profitti e perdite. È il conto riassuntivo del bilancio di un'impresa dove sono riportati analiticamente i risultati raggiunti. È anche il risultato finale, profitto o perdita finale, di una operazione finanziaria.
Profitto. È la differenza tra il ricavato della vendita di un bene o di un servizio e il costo necessario per la sua produzione. Nel campo degli investimenti in titoli, è la differenza tra il prezzo ottenuto dalla vendita e il prezzo pagato per l'acquisto del titolo.
Profitto non realizzato. Profitto che sarebbe generato dalla immediata chiusura di un investimento, alle condizioni di mercato in quel momento. Se invece non viene chiusa la posizione, il profitto o la perdita potenziale seguiterà a cambiare nel tempo seguendo le variazioni di mercato.
Profitto/perdita strordinario. Componente di reddito del bilancio di un'impresa che si presume non si ripeterà in futuro, perché originata da fatti unici ed estranei alla gestione ordinaria, come la distruzione di un immobile dovuta a un incendio.
Profit warning. Annuncio di una societa' che di solito precede di poco quello dei risultati periodici e che comunica dati inferiori alle attese degli analisti.
Programmi di stabilità. Come previsto dal Patto di stabilità e crescita (vedi), ogni paese dell’area dell’euro deve presentare al Consiglio UE e alla Commissione europea le informazioni necessarie ai fini della sorveglianza multilaterale – stabilita dal Trattato di Maastricht – dell’economia e delle politiche economiche di ciascun paese. Tali informazioni sono fornite annualmente mediante documenti elaborati dai governi denominati Programmi di stabilità. Tali documenti includono: informazioni sull’obiettivo di bilancio di medio termine, sul percorso di avvicinamento a tale obiettivo e sull’evoluzione del rapporto fra il debito e il prodotto; le principali ipotesi sull’andamento atteso per le principali variabili macroeconomiche; una valutazione quantitativa degli interventi discrezionali di politica di bilancio e di altre politiche adottati e/o proposti per raggiungere gli obiettivi fissati nel Programma; un’analisi dell’impatto sui conti pubblici di eventuali modifiche alle ipotesi macroeconomiche adottate. I programmi di stabilità vengono esaminati dalla Commissione europea e dal Comitato economico e finanziario (vedi); i loro rapporti costituiscono la base per la valutazione dei programmi da parte del Consiglio Ecofin, in particolare con riferimento al rispetto del complesso delle regole di bilancio europee. Anche i paesi della UE che non appartengono all’area dell’euro devono presentare annualmente documenti programmatici denominati programmi di convergenza.
Project financing. Operazione di finanziamento a lungo termine che prevede il coinvolgimento dei soggetti privati nella realizzazione e nell’accollo totale o parziale dei costi di opere pubbliche in vista di guadagni futuri legati alla gestione delle opere medesime.
Promotore finanziario. Operatore che esercita professionalmente le attività di intermediazione finanziaria in qualità di dipendente, agente o intermediario.
Pronti (Spot). Il prezzo a pronti è quello di uno strumento finanziario con consegna e pagamento immediato. Si distingue dal prezzo a termine (forward).
Pronti contro termine (Repo). I pronti contro termine (PCT) sono operazioni con le quali un venditore cede un certo numero di titoli (pronti) e si impegna, nello stesso momento, a riacquistarne uguale quantità a un prezzo e ad una data (termine) predeterminati. L'operazione consiste, quindi, in un prestito di denaro da parte dell'acquirente e un prestito di titoli da parte del venditore. Questo tipo di operatività è nata in Italia nel 1979. La durata del contratto è collocata solitamente nel breve termine (in media 1-3 mesi, raramente fino a un anno) e, di norma, non è consentita l'estinzione anticipata. I titoli sottostanti sono, di solito, obbligazioni o titoli monetari. Tali "regole" non sono "stringenti" ma più propriamente si tratta di modalità attualmente seguite dal sistema che, se modificate, non inficerebbero la natura dello strumento stesso. Il prezzo di vendita è fissato in base al valore del titolo sottostante opportunamente maggiorato del rateo della cedola in corso. Il prezzo di riacquisto è determinato in base al prezzo di vendita e al tasso di interesse concordato tra le parti. Il rendimento dell'operazione è la differenza tra il prezzo di riacquisto e il prezzo di vendita. Su tale rendimento è applicata una tassazione con un'aliquota del 12,5%, "alla fonte", vale a dire che al risparmiatore è restituito un prezzo di vendita con un interesse al netto delle tasse. Un istituto di credito concede i pronti contro termine per un temporaneo bisogno di liquidità, e lucra investendo il denaro fino alla data di riacquisto dei titoli. Non necessariamente si tratta di investimenti a basso rischio, in obbligazioni o titoli di Stato, anche se la banca si impegna a garantire un interesse certo al cliente. L'istituto di credito, nel caso di strumenti che non hanno un prezzo predeterminato, come le azioni, si espone al rischio di ripagare il titolo più del valore corrente di mercato alla data di riacquisto. Se il valore di riacquisto è però inferiore al prezzo dello strumento, tale rischio si trasforma in un'opportunità di arbitraggio, rivendendolo ai prezzi correnti. Talora, il contratto prevede delle clausole che esonerano l'istituto di credito dall'obbligo di riacquisto alla data di scadenza, ad esempio in caso di fallimento della società che ha emesso i titoli (oggetto dello scambio a pronti e a termine.
Pronti contro termine aperto. È un’operazione di acquisto e di vendita di titoli per scadenze differite, dove non si specifica la seconda data che dipende dalla volontà da una delle contropartite.
Pronti contro termine della FED. È un’operazione eseguita dalla Federal Reserve, la quale vende titoli di Stato sul mercato per riacquistarli generalmente entro due settimane, allo scopo di ridurre temporaneamente la quantità di moneta disponibile per il sistema economico.
Pronti contro termine overnight. È un’operazione di acquisto e susccessiva vendita di titoli (o viceversa) fatta a prezzi differenti con un giorno lavorativo di intervallo tra le due scadenze. Questa operazione è effetuata da un operatore per mantenere una posizione overnight, o può essere effettuata dall’autorità monetaria centrale, al fine di regolare, da un giorno all’altro, la liquidità disponibile nel sistema.
Propensione al consumo aggregata (G). Rapporto tra i consumi delle famiglie residenti e il reddito disponibile totale. Si differenzia dalla propensione al consumo ordinario perchè il denominatore non è il reddito disponibile delle famiglie ma è il reddito disponibile totale.
Propensione alla liquidità. Preferenza alla detenzione di strumenti finanziari altamente liquidi rispetto.
Propensione marginale al consumo. E' iil rapporto tra l'incremento del consumo e l'incremento del reddito che ne è la causa. Misura, in altri termini, qual è l'incremento dei consumi per ogni 100 euro di incremento del reddito. Una propensione pari a 0,8 indica che un incremento di 100 euro del reddito produce un aumento dei consumi pari a 80 euro. Esso è parte, insieme al consumo indipendente dal reddito, della funzione dei consumi di un sistema macroeconomico, la quale a sua volta è una componente della spesa aggregata del sistema macroeconomico stesso. La propensione marginale al consumo è utile nelle scelte di politica economica, ed è uno strumento per valutare le ricadute delle scelte operate. La propensione media al consumo è invece il rapporto tra i consumi di un dato periodo e il reddito percepito nello stesso periodo. Indica quanta parte del reddito è destinata al consumo e serve a calcolare, di conseguenza, quanto è destinato al risparmio.
Propensione marginale al risparmio. In economia e finanza, la propensione marginale al risparmio è l'aumento del risparmio determinato da un incremento del reddito disponibile pari ad una unità di moneta (ad esempio un euro). Essa equivale a uno meno la propensione marginale al consumo. In formule: s = 1 − c dove s = propensione marginale al risparmio e c = propensione marginale al consumo.
Proprietà pubblica. La proprietà e l’esercizio, da parte di autorità pubbliche, di imprese il cui fine primario è di offrire beni e servizi di utilità pubblica ai cittadini.
Proroga. All'approssimarsi della scadenza dello strumento finanziario la società di gestione può decidere di prorogarne la durata per un periodo massimo che deve essere indicato nel prospetto informativo.
Prospectus memorandum. Documento stilato dal lead manager di un sindacato di emissione, con il quale è annunciato il lancio di un prestito o di nuove azioni, contenente tutte le indicazioni utili sulla società emittente, l’uso che esse intende fare dei mezzi raccolti e le condizioni dell’operazione.
Prospetto dei beni. È la descrizione dei beni offerti in garanzia da un soggetto allo scopo di ottenere un finanziamento da parte di un'istituzione creditizia.
Prospetto dei flussi. Documento sul quale vengono riportati i flussi di cassa, verificatisi nel corso di uno o più esercizi dell'attività dell'impresa.
Prospetto di rimborso. È il documento dove sono riportati i pagamenti che un debitore deve ancora effettuare a fronte di un finanziamento ottenuto precedentemente, suddivisi per capitale e interessi, il valore attuale degli stessi e la somma ulteriore a conguaglio che il soggetto deve versare in caso di rimborso anticipato del finanziamento.
Prospetto informativo. E' il prospetto da pubblicare a cura delle imprese che intendono quotarsi (società emittenti), contenente le informazioni necessarie affinché gli investitori possano pervenire a un fondato giudizio sulla situazione patrimoniale, economica e finanziaria e sull'evoluzione dell'attività della stessa società emittente.
Prospetto preliminare. Documento simile al Prospectus Memorandum, tuttavia mancante di alcuni dati essenziali, da comunicare all’ultimo momento, e soggetto a revisione.
Protezione dalla richiesta di rimborso anticipato. Clausola di contratto riguardante i prestiti obbligazionari, la quale sancisce che il rimborso anticipato dell'emissione possa essere richiesto unicamente in un certo periodo, e non prima di un determinato intervallo di tempo.
Proventi degli investimenti. Proventi netti degli investimenti al netto della quota tecnica trasferita al ramo Vita + Saldo altri proventi/oneri.
Proventi di gestione (bilancio). Voce di bilancio costituita dai ricavi derivanti dalle attività ordinarie dell'impresa.
Proventi e oneri finanziari (bilancio). Macroclasse C del conto economico del bilancio d'impresa. Si noti che la numerazione delle voci (numeri arabi) segue la numerazione delle macroclassi A e B. Questa macroclasse raggruppa i ricavi connessi con gli investimenti di natura finanziaria (depositi bancari, titoli di stato, partecipazioni) e i costi dei debiti contratti dall'impresa nell'esercizio.15. Proventi da partecipazioni. Rappresentano i dividendi delle partecipazioni detenute dall'impresa, siano iscritte nelle immobilizzazioni finanziarie o nell'attivo circolante dell'attivo dello stato patrimoniale. 16. Altri proventi finanziari. Raggruppa tutti i ricavi di natura finanziaria diversi dai dividendi da partecipazioni (interessi bancari attivi, interessi di titoli di stato e di obbligazioni). In particolare ricavi di natura finanziaria provenienti da: a) Crediti iscritti nelle immobilizzazioni - da imprese controllate - da imprese collegate - altri. b) Titoli iscritti nelle immobilizzazioni che non costituiscono partecipazioni. c) Titoli iscritti nell'attivo circolante che non costituiscono partecipazioni. d) Proventi diversi dai precedenti - da imprese controllate - da imprese collegate - da controllanti - altri. 17. Interessi e altri oneri finanziari. La voce raggruppa tutti i costi delle fonti di finanziamento (ad esempio, interessi bancari passivi, interessi sui mutui, interessi passivi su obbligazioni emesse); con separata indicazione di quelle da imprese collegate, controllate e controllanti. 17 bis). Utili o perdite sui cambi. Questa voce può essere positiva o negativa. Per approfondimenti si rimada al seguente testo.
Proventi e oneri straordinari. Macroclasse E del conto economico del bilancio d'impresa. Questa macro classe raggruppa tutti i ricavi e i costi che non hanno a che vedere con la gestione ordinaria; il significato di straordinario non va, quindi, inteso come eccezionale, ma in relazione all'attività tipica dell'impresa. Le voci sono pertanto le plusvalenze e le sopravvenienze attive, per i proventi e le minusvalenze e le sopravvenienze passive, per i costi. Plusvalenze e minusvalenze si hanno quando l'impresa decide di vendere un bene di proprietà realizzando un prezzo maggiore del valore contabile netto del bene (plusvalenza) o un prezzo inferiore (minusvalenza). Naturalmente, perché plusvalenze e minusvalenze possano essere classificate come proventi o oneri straordinari è necessario che il bene venduto non rientri nell'attività tipica dell'impresa.. Ad esempio, la plusvalenza realizzata grazie alla vendita di un impianto che sia stato utilizzato per la produzione rientra tra i proventi ordinari, mentre la plusvalenza realizzata grazie alla vendita di un fabbricato adibito ad uso civile rappresenta un provento straordinario.Le sopravvenienze attive e passive rappresentano ricavi e costi di natura straordinaria in quanto di competenza di esercizi precedenti. Esempi di sopravvenienze attive possono essere, crediti svalutati nei precedenti esercizi e recuperati pienamente, rimborsi non previsti, agevolazioni finanziarie maturate nel passato.
Provvista (Funding). Approvvigionamento dei fondi da utilizzare per il finanziamento di un'operazione finanziaria. Le forme tipiche di provvista da depositi e conti correnti passivi.
Pubblicità delle informazioni. Accessibilità per il pubblico a informazioni aziendali necessarie per la valutazione della situazione patrimoniale, finanziaria ed economica delle società quotate, che hanno l'obbligo di renderle disponibili.
Pull-back. Ritorno temporaneo presso un livello di supporto o di resistenza successivamente alla sua perforazione.
Punti a sconto. Nel mercato dei cambi, è la condizione in cui il cambio a termine della divisa risulta inferiore al cambio a pronti; condizione che viene generata da tassi d'interesse della divisa straniera superiori a quelli della divisa nazionale. La situazione opposta viene definita "earning the point".
Punto (tick). Oscillazione minima di prezzo che uno strumento derivato o un titolo a reddito fisso può registrare. Per esempio la differenza minima di prezzo tra due contratti future dello stesso tipo è normalmente di un centesimo.
Punto al ribasso. Diminuzione di prezzo di un titolo della minima unità di misura monetaria utilizzata per la quotazione.
Punto base. L'unità di misura più piccola utilizzata per stabilire i rendimenti dei titoli a reddito fisso. Equivale a un centesimo di punto percentuale e quindi allo 0,01%.
Punto debole. Insieme di titoli che, in un momento favorevole del mercato nel quale le quotazioni sono decisamente orientate al rialzo, non beneficiando della crescita generale dei prezzi.
Punto di pareggio. Punto corrispondente ad un livello di produzione tale per cui i costi totali uguagliano i ricavi totali e non ci sono né profitti, né perdite.
Punto e croce. In analisi tecnica viene così definita la forma grafica per rappresentare le variazioni di prezzo impiegando punti e croci in successione secondo l'ampiezza della differenza e la direzione del movimento.
Punto in più. Indica che il prezzo di un titolo quotato correntemente è superiore a quello dell’ultima transazione.
Prime rate. Tasso d'interesse che viene applicato dalle banche ai migliori clienti, prenditori di fondi al di fuori del mercato interbancario.
Profit plan. E' il principale strumento aziendale utilizzato dai manager per dare un valore economico al loro business e ai loro programmi operativi, rendere possibile la valutazione di percorsi di azione alternativa, per stabilire obiettivi di performance e di responsabilità e per valutare la probabilità che i risultati ottenuti soddisfino le aspettative dei diversi portatori di interesse (stakeholders).
Profit warning. Termine anglosassone che significa "allarme sugli utili". Una società quotata lancia un profit warning quando i risultati periodici che dovrà comunicare entro breve sono inferiori alle aspettative degli analisti.
Pronti contro termine. Operazione che prevede l'acquisto di titoli obbligazionari (pronti) e la simultanea vendita degli stessi per una data futura (termine), in modo che le variazioni di prezzo nel periodo dell'operazione non influenzino il rendimento dell'investitore.
Pro soluto. Clausola con la quale il factor si assume completamente il rischio di un mancato pagamento dal parte del debitore.
Pro solvendo. Clausola che consente al factor di non addossarsi il rischio di insolvenza da parte di un debitore. Nel factoring pro solvendo il servizio consiste quindi nella gestione del credito e nell'eventuale anticipo.
Pro rata. Percentuale di detrazione dell'IVA relativa agli acquisti, per i soggetti che effettuano conteporaneamente operazioni imponibili sogette a IVA e operazioni esenti. E' determinata dalla seguente formula: operazioni imponibili/ (operazioni imponibili + operazioni esenti). Moltiplicando tale percentuale all'ammontare totale degli acquisti si ottiene l'ammontare dellIVA detraibile.
Prudenza. E' uno dei principi generali per la redazione del bilancio, previsto sia dalle norme di legge che dai principi contabili. Il principio richiede che vengano rilevati nel bilancio tutti gli oneri e le spese, ancorchè potenziali, e che siano ignorati gli utili non realizzati. Questo principio può confliggere con il criterio della competenza. Gli IAS tendono a privilegiare la competenza sulla prudenza.
Punto base. Centesimo di punto percentuale.
Punto e croce. In analisi tecnica, la forma grafica dove le variazioni del prezzo di un bene d'investimento sono riportate sulla carta tramite punti e croci in successione, secondo l'ampiezza della differenza di prezzo e della direzione del movimento.
Punto in più. Indica che il prezzo di un titolo quotato correntemente è superiore a quello dell'ultima transazione.
Put. Contratto a premio od opzione con il quale il compratore si riserva la facoltà di consegnare una certa quantità di titoli al prezzo prefissato, detto base, oppure di non consegnare i titoli pagando il premio. Utilizzato dai ribassisti, invero, se il sottostante a cui il put è collegato perde, il put guadagna. Viene altresì utilizzato per proteggere un portafoglio da ribassi globali.
PVS. Paesi in via di sviluppo.