Pensiamoci su ..
Giova ricordare che il bosco ceduo (dal latino caedo = taglio) è una forma di governo del bosco che si basa sulla capacità di alcune piante di emettere ricacci se tagliate. Questo tipo di formazione boschiva è quindi costituita essenzialmente da polloni, cioè da alberi provenienti da moltiplicazione vegetativa.
In premessa, vorrei dire qualcosa sul bosco ceduo come risorsa. Vediamo, a esempio, la short rotation forestry o ceduo da biomassa; ne parla una direttiva comunitaria, la 1257/1999, nella quale si afferma che “il presente regolamento definisce il quadro del sostegno comunitario per uno sviluppo rurale sostenibile”. In pratica la direttiva finanzia i progetti che prevedono il ripopolamento con boschi cedui di specie arboree a rapido accrescimento e a turno breve (2-5 anni); dopo un certo numero di anni si procede al taglio e la legna prodotta è utilizzata per la produzione di biogas o cippato per scopi energetici. I calcoli effettuati dagli esperti mostrano che la quantità di CO2 assorbita dal bosco durante la sua vita è di gran lunga superiore alla quantità di CO2 prodotta dalla combustione del biogas. In Italia i cedui da biomassa sono di recente introduzione e, attualmente, coprono una superficie di 6.000 ettari. I turni di ceduazione più frequenti sono il biennale e il quinquennale, le specie impiegate sono il pioppo e il salice al Nord e la robinia nel Centro. Sono utilizzati anche gli olmi, i platani, in noccioli e l'ontano nero. Attualmente la gran parte delle piantagioni a ceduo da biomassa esistenti sono condotte a turno biennale. La legna del bosco ceduo convenzionale può essere usata per molteplici scopi,per la produzione della cellulosa, per i mobilifici, nell’edilizia, per i caminetti o le stufe ecc..
Questo ci dice qualcosa sulle direttive comunitarie e i vari regolamenti europei che gli stati adottano; in questo caso sono orientati alla creazione di foreste per migliorare la natura e l’ambiente. Ho detto che vengono impiegate specie arboree diverse. E questo è molto bello come i loro nomi, l’olmo, la robinia, l’ontano nero di straordinaria bellezza, il pioppo e altri, per le pianure fertili del nord. Ottima questa scelta di favorire il ceduo o ceduità come strategia di rimboschimento ma anche di utilizzo del legname per favorire la produzione di energia in modo sostenibile. Non si tratta di oasi faunistiche, ma di una scelta che mira sia allo sviluppo economico che alla tutela dell’ambiente. Le leggi europee sono molto importanti e questa addirittura si occupa di legname e di boschi. Il secondo comma dell’articolo 29 del sopra citato regolamento comunitario recita “tale sostegno è finalizzato, in particolare, all'estensione delle superfici boschive”. Estendere superfici boschive significa piantumare specie arboree, in zone dove non c’erano alberi, per l’assorbimento di anidride carbonica e per la produzione di energia pulita, il che aiuta molte zone rurali. La politica del Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (FEAOG) ha tra i suoi obiettivi proprio quello dello sviluppo e della valorizzazione delle foreste.
Voglio parlare del bosco e del bosco ceduo e se vogliamo anche di oasi. Gli alberi dei cedui possono essere molto belli e sofferenti a un tempo, sì sofferenti se si tagliano troppo tuttavia non bisogna preoccuparsi eccessivamente perché se necessitano di cure, o di aiuto, interviene la Guardia Forestale. Quante cose potremmo dire e aggiungere su questo corpo dello Stato che ha compiti importanti per la salvaguardia dei nostri boschi: il Corpo forestale dello Stato è una forza di polizia a ordinamento civile, specializzata nella tutela del patrimonio naturale e paesaggistico, nella prevenzione e repressione dei reati in materia ambientale e agroalimentare. La molteplicità dei compiti affidati alla Forestale affonda le radici in una storia professionale dedicata alla difesa dei boschi, questa storia si è evoluta nel tempo fino a comprendere ogni attività di salvaguardia delle risorse agroambientali, del patrimonio faunistico e naturalistico nazionale.
Il Corpo ha un sito molto bello e aggiornato che può aiutarci nel comprendere quali sono i suoi compiti e ruoli. Il Sito descrive l’impegno della Forestale nella difesa dell’ambiente... una questione che io mi ponevo, quando ero più giovane e sognavo di collaborare.. proprio con la guardia forestale, per i nostri boschi e le nostre montagne, per le oasi naturali e i parchi. Ricordo la loro attività di prevenzione degli incendi che mi diede i primi insegnamenti sulla necessità di proteggere e di difendere la natura e furono anche i primi insegnamenti di educazione civile e sui vincoli di solidarietà che lega i cittadini.
Quanta meraviglia da piccolo, camminando nei boschi … accorgersi della bellezza del ricco e profumato sottobosco…che bella era la Toscana allora, e lo è tutt’ora, a tratti bellissima da camminare, da vivere, da sognare, da amare, da rispettare perché è stata sempre gentile con me con la mia famiglia; ci ha sempre voluti bene, accolti, rispettati e i suoi boschi per me erano una magia perché questo tosco ci vuole sempre bene, e quindi ricordo bene il fascino che provavo per la ricchezza dell’ossigeno, dei panorami, delle magie di allora e di sempre come dire … ci volevano proprio quelle belle camminate che facevo con mio padre che mi spingeva e mi diceva “bello il bosco”e mi invogliava a camminare a spingermi oltre e a ricercare me stesso nella natura incontaminata. Ma anche il ceduo era bello, capace di preservare la boscosità mediterranea, sempre pulito e ricco di pigna; parlo del ceduo “pignaiolo” e chi ama il bosco sa che le pigne sono splendide e rigogliose, ma la magia del bosco in Toscana è particolare. Era bello il ceduo perché veramente magico e pulito, si correva, si giocava, si stava insieme… Ci si possono fare lunghe passeggiate ed escursioni, esso è fonte di gioia per i bambini che ci possono giocare a pallone o a nascondino stando nella natura, godendo delle sue bellezze e dei suoi “candori”..
La ceduità è uno spettacolo della natura, è bellissima, e può essere utile se messa a regime, in particolare quando essa viene in soccorso dell’umanità.
Oh bosco, io t’amo ma tu ami me? Non tanto perché sei un po’ tartassato. Sì sei stato un po’ troppo spogliato, il ceduo a volte è danneggiato se sottoposto a tagli esasperati anche il ceduo merita di essere salvaguardato. Non si può sempre fare del ceduo anzi, il troppo stroppia…
“Il sottobosco, molto bello, è ovunque ricco e folto, parlo di una zona nel centro della Toscana, e vi si trova, (non è tanto semplice si direbbe oggi fare una scoperta) con una certa frequenza, il pungitopo (raro) ed il ginepro coccolone“. Ecco, anche questa è una conseguenza del bosco ceduo…. Le piante crescono meglio. La fauna è quella tipica della zona (Follonica e dintorni) e vi si trovano il cinghiale, il capriolo, l'istrice, bellissimo, il tasso e altri mustelidi, e la volpe (per non parlare.. della fauna più ricca che altrove).Sono il risultato del ceduo. Il ceduo crea, inoltre, un’armonizzazione con le colline, che ospitano le vigne che si armonizzano, a loro volta con il ceduo.
Grazie ancora alla guardia forestale per avermi dato un buon suggerimento, parlare di boschi cedui.
Ciao..
Ceppaia di ontano un anno dopo il taglio
Corrado Caruso
8 settembre 2010
Le ultime novità in campo ambientale
Ecosistema urbano 2010
È la "crisi" delle grandi città italiane sul fronte ambientale l'elemento che spicca maggiormente nella classifica annuale di Ecosistema urbano, l'indagine di Legambiente e Ambiente Italia giunta all'edizione numero 17 (vedi sotto). In una realtà che, per l'ennesima volta, non riesce a compiere decisi balzi in avanti (a parte alcune lodevoli eccezioni), l'attenzione si concentra sulle controprestazioni dei capoluoghi di provincia con più di 500mila abitanti. La classifica generale, infatti, vede in (lieve) progresso la sola Torino, che scala tre posizioni ma si attesta comunque su un 74° posto tutt'altro che esaltante. Per il resto, Genova rimane la grande città con il migliore piazzamento, ma scende di 10 scalini (dalla 22ª alla 32ª posizione); Milano precipita dal 46° al 63° posto; Roma, che era 62ª, si ritrova 75ª. Al Sud, le performance già deficitarie di Napoli e Palermo peggiorano ancora: il capoluogo campano scivola al 96° posto (dall'89°) e quello siciliano è ora 101°, rispetto alla 90ª piazza della passata edizione. Tra le dieci città più popolose del paese, Bologna è – come l'anno scorso – l'unica capace di collocarsi nella top ten, confermando il nono posto. La testa della classifica fa registrare un numero limitato di variazioni. In primo piano l'avvicendamento tra Belluno, che si riprende il primato, e Verbania, che comunque può ben accontentarsi del secondo posto. La città veneta è alla terza vittoria nelle ultime quattro edizioni, veramente un esempio da seguire. Il podio si completa con Parma, nuovamente terza. Subito dopo vengono Trento e Bolzano, altre habituée delle parti alte della graduatoria. Le uniche due nuove arrivate nelle prime dieci sono Livorno (10ª con un avanzamento di due posizioni) e, soprattutto, Pordenone, che sale addirittura 29 scalini: 37ª un anno fa, ora è ottava. Non appartiene alla città friulana, peraltro, il progresso più evidente. Oristano, infatti, arriva 22ª guadagnando addirittura 52 posizioni; una in più di Avellino, che passa dall'80° al 29° posto. Sono 43 e 38, invece, le caselle scalate rispettivamente da Isernia (ora 52ª) e da Sondrio (che termina 35ª). Agli exploit corrispondono alcune cadute verticali. Peggio di tutte, sotto questo aspetto, si comporta Lecco, che era 30ª e adesso è 79ª, con un calo di 49 posti, ma anche Rieti (da 32ª a 78ª, meno 46) e Campobasso (da 39ª a 70ª, meno 31). Sono meridionali le tre città di coda, con Catania e Crotone rispettivamente ultima e penultima, come l'anno scorso. Da notare anche che otto siciliane su nove compaiono tra il 90° e il 103° (e ultimo) posto: l'unica a ottenere un risultato un po' meno deludente è Ragusa, 72ª .Al Centro la posizione peggiore è di Latina, che eredita da Frosinone la 100ª piazza. Il capoluogo ciociaro, invece, ora è 94°, una posizione più sotto rispetto a Imperia, ultima tra i centri del Nord.
P. Città Valore
1 Belluno 71,48
2 Verbania 70,41
3 Parma 67,48
4 Trento 67,32
5 Bolzano 64,06
6 Siena 62,65
7 La Spezia 62,57
8 Pordenone 61,89
9 Bologna 61,86
10 Livorno 61,38
11 Savona 61,33
12 Ravenna 61,03
13 Gorizia 60,22
14 Ferrara 59,28
15 Venezia 59,14
16 Prato 58,89
17 Aosta 58,59
18 Reggio Emilia 58,28
19 Salerno 58,13
20 Cuneo 57,81
21 Mantova 57,56
22 Oristano 57,28
23 Cremona 57,26
24 Modena 56,64
25 Perugia 56,34
26 Potenza 56,20
27 Terni 55,48
28 Piacenza 55,21
29 Avellino 55,01
30 Udine 54,99
31 Pisa 54,86
32 Genova 54,79
33 Forlì 54,02
34 Pavia 54,00
35 Sondrio 53,41
36 Matera 53,23
37 Rimini 53,04
38 Bergamo 52,84
39 Ancona 52,81
40 Biella 52,62
41 Trieste 52,41
42 Asti 52,17
43 Lodi 51,79
44 Vercelli 51,61
45 Firenze 51,53
46 Macerata 51,49
47 Ascoli Piceno 51,42
48 Cagliari 51,22
49 Pesaro 50,97
50 Varese 50,81
51 Brescia 50,69
52 Isernia 50,32
53 Arezzo 50,29
54 Bari 49,80
55 Cosenza 49,46
56 Novara 49,20
57 Massa 49,02
58 Chieti 48,99
59 Caserta 48,77
60 Verona 48,74
61 Brindisi 48,61
62 Padova 48,34
63 Milano 48,18
64 Taranto 48,08
65 Rovigo 48,06
66 Pescara 47,75
67 Sassari 47,38
68 Lucca 47,21
69 Treviso 47,20
70 Campobasso 47,04
71 Lecce 46,99
72 Ragusa 46,65
73 Vicenza 46,60
74 Torino 45,92
75 Roma 45,78
76 L'Aquila 45,76
77 Grosseto 44,75
78 Rieti 44,74
79 Lecco 44,69
80 Teramo 44,63
81 Alessandria 43,11
82 Como 42,27
83 Benevento 42,14
84 Viterbo 42,07
85 Pistoia 41,66
86 Reggio Calabria 41,30
87 Foggia 40,67
88 Catanzaro 40,54
89 Nuoro 38,88
90 Siracusa 37,57
91 Caltanissetta 36,70
92 Enna 36,10
93 Imperia 35,58
94 Frosinone 35,02
95 Messina 34,74
96 Napoli 34,53
97 Agrigento 32,18
98 Trapani 30,76
99 Vibo Valentia 30,07
100 Latina 29,98
101 Palermo 29,30
102 Crotone 29,09
103 Catania 21,32
Ottobre 2010
Rapporto CENSIS sulla vivibilità delle nostre città
Gli italiani insoddisfatti della qualità dell’aria nelle nostre città sono complessivamente il 22%, con valori negativi più elevati della media nelle grandi conurbazioni. È decisamente critico il 13,8% dei residenti nei piccoli comuni, il 23,7% nelle medie città, il 37% nei grandi centri. Un caso a parte è costituito da Milano, dove arriva fino al 66% la percentuale dei cittadini insoddisfatti. È quanto emerge da una indagine del Censis sul rapporto dei cittadini con la propria città. Relativamente all’igiene urbana, la percentuale degli scontenti (pari complessivamente al 27%) oscilla tra il 12,4% nelle piccole città e il 35% nelle grandi, ma a Napoli è addirittura pari al 67,6% la quota di insoddisfatti rispetto a pulizia e manutenzione delle strade. Particolarmente elevata (50,4%) è anche la percentuale di napoletani insoddisfatti per la situazione di parchi e giardini pubblici, contro valori corrispondenti di Roma e Milano decisamente più bassi (rispettivamente 24% e 28%). I giudizi cambiano drasticamente quando si mettono sotto osservazione i servizi e le infrastrutture urbane. In questo caso, gli scontenti si avvicinano alla metà degli italiani, con una maggiore concentrazione nei contesti urbani più grandi. Gli abitanti delle grandi città denunciano soprattutto l’annoso problema dei parcheggi (il 74% dei romani si dice insoddisfatto, così come il 78,3% dei napoletani) e dell’inefficienza del trasporto pubblico (rispettivamente 44,7% e 44,2%). Nei piccoli comuni la viabilità è ovviamente migliore, ma un quarto degli intervistati denuncia comunque problemi e quasi la metà è preoccupata per la carenza di parcheggi. Per quanto riguarda i servizi di pubblica utilità (acqua, energia, ecc.), gli insoddisfatti a livello nazionale sono solo l’11%, ma ancora una volta il dato sale nelle grandi città (18,4%). In particolare, le lamentele aumentano a Milano (19%), Roma (21%) e soprattutto Napoli (30%). Le valutazioni sui servizi sociali, scolastici, e in genere riconducibili al welfare comunale, mostrano livelli di soddisfazione accettabili da parte mediamente di 4 italiani su 5. Anche sul versante del welfare locale (sanità e assistenza) vince, in termini di gradimento dell’utenza, la piccola dimensione. Tra gli abitanti delle grandi aree urbane si registrano infatti le maggiori insoddisfazioni, che raggiungono la punta più alta nel comune di Napoli, dove il malcontento diffuso si appunta in particolare sui servizi sanitari e socio-assistenziali: la quota degli insoddisfatti si attesta rispettivamente al 46% e al 52%. Se invece si passa a considerare l’offerta culturale, le strutture sportive e gli eventi di intrattenimento, la grande dimensione urbana sembra in grado di corrispondere maggiormente alle attese dei cittadini. Le metropoli sono oggi grandi macchine di intrattenimento che presentano un’offerta variegata e continuamente aggiornata che i piccoli centri non possono garantire. Il 48,4% dei milanesi si dichiara pienamente soddisfatto per la presenza di biblioteche e centri culturali (dato che scende al 30% a Roma e al 15,3% a Napoli), il 51% per gli impianti sportivi (25% a Roma e 17,5% a Napoli), il 61% per i luoghi di intrattenimento (30,7% a Roma e 20,3% a Napoli).