Non chiedete cosa il vostro paese può fare per voi, ma cosa voi potete fare per il vostro Paese
J. F. Kennedy
Siamo in Valle Sabbia, a nord-est di Brescia, lungo il fiume Chiese. Valle di gente che aveva fatto della Comunità montana una cosa seria. Qui l'organismo altrove ridotto a un carrozzone ha messo insieme 25 comuni della valle più altri 16 che si sono aggregati. Qui la Secoval (società per i servizi comunali) frutto dell'alleanza è riuscita a strappare contratti altrimenti impensabili per la fornitura del gas e la rimozione dei rifiuti urbani pretendendo che i vincitori delle gare si accollassero il disturbo di servire anche le contrade che mai avrebbero servito perché poco remunerative. Qui sono stati raggruppati per risparmiare tutti i servizi Ici, Tarsu, Tia (Tariffa di igiene ambientale). Qui c'è una banca dati che gestisce tutti gli strumenti di pianificazione e programmazione territoriale così precisa e aggiornata da contenere le foto di ogni edificio, consentendo insieme la massima vigilanza contro l'abusivismo e la massima disponibilità nei confronti dei cittadini che via Internet possono fare gran parte delle pratiche senza doversi mettere in coda agli sportelli. Qui 15 dipendenti coprono il lavoro di una ragioneria unica, un ufficio tecnico unico, una segreteria unica. Totale dei dipendenti comunali: 297 per 41 comuni con 160.000 abitanti complessivi. Quando il governo Berlusconi ha deciso di sopprimere di fatto tutte le comunità montane, sia quelle «marine», sia quelle serie e funzionant, in Val Sabbia non si sono lamentati, ma hanno decisoi di sopravvivere. Contando solo su 300 mila euro della Regione Lombardia e sulle entrate derivanti dai risparmi fatti dai comuni consorziati è stato avviato il progetto della grande centrale fotovoltaica. «Siamo partiti nel giugno del 2010», spiega il presidente della comunità montana Ermano Pasini, che è consigliere provinciale e sindaco di Provaglio dal 1985, prima come democristiano, poi come pidiellino. «C'erano finanziamenti per le energie alternative in scadenza il 31 dicembre 2010. Una volta deciso, dovevamo fare in fretta. Tre mesi, tartassando gli uffici tutti i giorni, se ne sono andati per le autorizzazioni. A settembre, finalmente, siamo partiti: ci restavano 90 giorni». L'area giusta viene individuata in una valletta isolata in località Gusciana, sotto il monte Budellone nel comune di Paitone. Non si vede se non ci vai apposta e deve comunque esser risanata: ci sono infatti i ruderi un vecchio allevamento di tacchini. Tredici capannoni con i tetti di amianto, materiale pericoloso da smaltire in discariche speciali per un totale di 350 mila chili. Tre mesi per buttare via tutto, ripulire, risanare, costruire. Ma è lì che viene fuori uno dei rari esempi virtuosi di questa Italia: tutte le decisioni da prendere passano all'unanimità sia nei comuni di destra, sia nei comuni di sinistra.. Vengono trovati i soldi: 23 milioni e mezzo di euro anticipati (mutuo ventennale) dalla Banca Cooperativa Valsabbina. Viene individuato chi può costruire l'impianto, il Consorzio Stabile Sardegna. Ai primi di settembre 2010 partono i lavori. Che vanno avanti senza un attimo di sosta. «Non ce l'avremmo mai fatta, senza quegli operai, quei tecnici, quei manovali sardi. Erano un centinaio. Hanno lavorato come pazzi anche di notte, con i fari. Perfino la vigilia di Natale, hanno lavorato», spiega l'architetto Antonio Rubagotti, che ha firmato il progetto complessivo. «Demoliti i capannoni e portato via l'amianto, hanno posato 24.024 pannelli per un totale di 38.438 metri quadri. Tutti stesi seguendo il più possibile la conformazione del terreno, tra gli alberi, in modo da avere il minor impatto possibile dal punto di vista visivo. E posati con una inclinazione di 10 gradi rinunciando a quella ideale (oltre i 30) purché dessero meno nell'occhio. Certo, ci rimettiamo il 5 o 6% di resa. In compenso non è orrendo come certi impianti che si vedono in giro. A guardarlo da lontano sembra un lago...». Il 28 dicembre l'impianto è realizzato, pronto per essere allacciato alla rete elettrica e in tempo per ottenere gli incentivi statali previsti per il 2010. Da allora fornisce energia per 7,8 milioni di kilowattora all'anno. Il che consente un ricavato annuale di circa 5 milioni di euro: «Uno e otto lo diamo alla banca per restituire il mutuo, uno e qualcosa se ne va per la gestione e l'assicurazione e due tornano ai comuni che non pagano più un centesimo per tutta l'illuminazione pubblica. Tutti soldi di risparmio sulla partita corrente. Quella che toglie il sonno ai sindaci», ride Ermano Pasini. «Abbiamo fatto o no un affarone». Oltre a fornire energia elettrica (è anche previsto un aumento di 1 milione di kilowattora l'anno), la valletta risanata con la rimozione di quella montagna di amianto diventerà un Parco delle energie rinnovabili. Dove le scolaresche in visita potranno vedere anche una (piccola) pala eolica e, grazie a un vicino ruscello, un mulino ad acqua. E dove ogni metro di spazio libero ospiterà grandi siepi di lavanda profumata e distese di piante e di fiori che seguono l'andamento del sole, come appunto il girasole. Questo episodio è una dimostrazione di cosa debba e possa essere il federalismo. Al di là delle teorizzazioni o del piangersi addosso il federalismo e prendersi delle responsabilità, elaborare dei progetti e condurli a termine, creando ricchezza per il proprio territorio.
Eugenio Caruso
23 maggio 2011
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