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Agenzia Internazionale dell' Energia. Alcuni segnali di allarme.


Gli affari sono la più antica delle arti e la più nuova delle professioni

Lawrence Lowell


Per l'Agenzia Internazionale dell'Energia (Aie) il prezzo del petrolio potrebbe salire a 150 dollari al barile nell'arco di pochi anni; sarebbe sufficiente che i necessari investimenti in Medioriente e in Africa (100 miliardi all'anno) si riducano di un terzo, per ottenere un più difficile equilibrio fra offerta di greggio in declino e domanda in aumento. Ma questo è solo uno dei segnali di allarme che si trovano nell'Edizione 2011 del World Energy Outlook, presentato a Londra dall'agenzia parigina. «La crescita, la prosperità e la popolazione spingeranno il fabbisogno di energia nei prossimi decenni», sintetizza Maria var der Hoeven, la direttrice esecutiva dell'Aie. «Ma non possiamo continuare ad affidarci a un uso dell'energia insicuro e ambientamente insostenibile. La domanda di energia primaria è destinata a salire di un terzo da qui al 2035 e le emissioni di gas-serra cresceranno del 20%, col risultato di un aumento a lungo termine della temperatura di oltre 3,5 gradi centigradi». La crescita della temperatura media planetaria viene calcolata a partire dai tempi dalla Rivoluzione Industriale, quando il genere umano ha cominciato a consumare ingenti quantità di combustibili fossili. Ma il problema è che, a detta degli specialisti, superare la soglia dei due gradi sarebbe già sin troppo pericoloso. Al vertice climatico di Copenhagen nel 2009, quando i Paesi del mondo non trovarono un accordo, concordarono comunque su un punto: la soglia dei 2 gradi non va superata. L'Aie – nata in seno all'Ocse all'indomani del Primo shock petrolifero – fa sapere che, seguendo l'attuale trend, quell'obiettivo cruciale verrà mancato. «I Governi devono varare misure per spingere gli investimenti in tecnologie a basso contenuto di carbonio», prosegue la signora van der Hoeven. «L'incidente di Fukushima, i disordini in Medioriente e in Africa, nonché il sensibile rimbalzo nella domanda di energia che ha portato le emissioni di CO2 a nuovi record, ci dà un'idea della portata di questa sfida». Ma qualche numero preso dal World Energy Outlook, aiuta a comprendere meglio il problema. Secondo le previsioni dell'Aie, la quota di combustibili fossili nel mix energetico mondiale, passerà dall'attuale 81% al 75% nel 2035, denotando un insufficiente sviluppo delle fonti rinnovabili. È vero che le rinnovabili hanno (spesso) bisogno di sussidi per essere economicamente sostenibili. Però, nel 2010, il mondo ha offerto 64 miliardi di dollari di sussidi alle rinnovabili e 409 ai combustibili fossili. Intanto, i 194 Paesi del mondo ben difficilmente riusciranno a partorire un accordo climatico internazionale, come si è visto a Durban. Ma l'Aie avverte: se entro il 2017 non verranno prese misure planetarie per il contenimento delle emissioni, la soglia di sicurezza della temperatura verrà superata. È vero che c'è bisogno di somme spaventose per sostenere l'infrastruttura energetica planetaria (rinnovabile e fossile insieme): 38mila miliardi di dollari da qui al 2035, per due terzi nei paesi non-Ocse, al ritmo di 1.500 l'anno. Ma rinviare la spesa in fonti energetiche efficienti e pulite è solo «una falsa economia: per ogni dollaro risparmiato nella generazione elettrica pulita da qui al 2020 – calcola l'agenzia – ci sarà bisogno di spenderne 4,30 per compensare l'aumento delle emissioni-serra». L'Agenzia dell'energia stimava originalmente che, da qui al 2035, la produzione elettrica da energia nucleare sarebbe aumentata del 70 per cento. Oggi, dopo l'incidente di Fukushima, ammette che il corso potrebbe deviare. «Questo rallentamento, anche se darebbe un impulso alle rinnovabili, potrebbe aumentare le bollette dell'energia d'importazione, alzare i rischi relativi alla sicurezza energetica e rendere ancora più difficile e dispendiosa la battaglia contro i cambiamenti climatici». In sostanza, conclude il rapporto, «se non cambiamo direzione alla svelta, finiremo là dove ci stiamo dirigendo». Ovvero, verso l'insostenibilità energetica. Tutto questo, mentre 1,3 miliardi di persone non hanno accesso all'energia elettrica. Le Nazioni Unite hanno battezzato il 2012 come «l'Anno internazionale dell'energia sostenibile per tutti». In questo portale non smetteremo mai di sostenere che la soluzione è nel nucleare da fissione.

2 gennaio 2012
Eugenio Caruso


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