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Gli Ordini professionali contro Groupon

Si parla di liberalizzazione delle professioni e gli ordini difendono i loro privilegi corporativistici accanendosi contro Groupon. Ingegneri di Torino sono stati «richiamati» dal proprio Ordine provinciale. Avevano fatto ricorso a Groupon offrendo una «certificazione energetica» a 59 euro invece di 300. Il consiglio forense di Firenze ha aperto un'istruttoria su uno studio di infortunistica stradale di Pistoia che offriva «una trattazione di un procedimento stragiudiziale senza ricorrere alle vie legali a 39 € invece di 500 oppure 2 procedimenti a 69 € invece di 1000». Al termine dell'indagine, l'Ordine ha appurato che nell'operazione commerciale non erano coinvolti propri iscritti. Ma con una delibera ha ugualmente puntualizzato: «La partecipazione da parte dell'avvocato a siti internet e comunque a organizzazioni che offrono servizi legali mediante vendita al pubblico di coupon o voucher, e comunque praticando praticando prezzi inferiori alla vigente tariffa professionale, contrasta con le norme deontologiche». Liberalizzare le professioni significa fare i conti anche con i nuovi linguaggi della Rete. Il mercato delle vendite online, ad esempio, a cominciare dai siti di deal. Ma è su questo campo che si registrano le maggiori frizioni. Dal gennaio dello scorso anno, buona parte dei professionisti diventati partner di Groupon sono stati richiamati dalle rispettive organizzazioni di categoria. E il richiamo è il primo passo di un procedimento disciplinare che può arrivare fino all'espulsione. In questi mesi in centinaia sono stati convocati e redarguiti dagli organismi disciplinare di appartenenza per aver promesso sconti agli utenti del servizio online. Pochi architetti e ingegneri, come dicevamo, e una grande quantità di medici o dentisti. «Quasi mille tra i nostri partner sono iscritti a ordini professionali – ha spiegato Boris Hageney, Ceo Groupon Italia, Spagna e Portogallo – e il 95% è costituito da medici, mentre abbiamo appena iniziato a lavorare con avvocati e architetti». Il tipo di offerte disponibili sul sito svariano dalle cure odontoiatriche agli interventi di chirurgia plastica, dalla fisioterapia alle visite specialistiche, dalla diagnostica per immagini alle terapie più disparate. Lo scorso dicembre a Bologna il presidente dell'Ordine dei medici ha invitato tutti gli iscritti ad abbandonare il portale. L'iniziativa partiva da alcune offerte «scontatissime» (visita odontoiatrica con tanto di ortopanoramica e check-up medico completo di analisi del sangue e delle urine) a 29 euro. Una cifra ritenuta troppo bassa per poter garantire il principio del decoro dell'attività professionale: «A quel punto, dopo un anno di boicottaggi in ogni parte d'Italia, abbiamo deciso di ricorrere all'Antitrust». Spiega il legale di Groupon, Roberto Panetta: «I problemi con le organizzazioni di categoria sono cominciati nel gennaio del 2011. Prima in maniera blanda, poi sempre più frequenti, sono arrivati decine di richiami per i nostri partner. Riteniamo che questo sia un comportamento scorretto perché restringe la concorrenza, pertanto abbiamo chiesto l'intervento dell'Autorità garante». Che nei prossimi giorni dovrebbe esprimersi sul caso. «Lei si farebbe curare da un medico che chiede in cambio della visita appena 29 euro?». Chiede Sergio Paparo, presidente dell'Ordine degli avvocati di Firenze. «È una questione di buon senso, per quella cifra è impossibile garantire un servizio professionalmente valido. Con tutti i rischi che ciò comporta. Per il paziente, come per l'intera categoria professionale». Il punto è che a bassi costi si presume corrisponda un servizio di scarsa qualità: «E in tematiche legali o mediche - aggiunge Paparo - ciò costituisce un serio pericolo soprattutto perché si vende qualcosa senza conoscere la gravità del caso». Panetta naturalmente non è d'accordo: «Siamo al processo alle intenzioni - argomenta -. Chi contesta le nostre iniziative commerciali suppone che non siano all'altezza. Eppure Groupon verifica attentamente le credenziali di ogni studio professionale, le abilitazioni e la conformità delle strutture, prima di concedere la partnership».

10 dicembre 2011


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Tratto da Corriere.it

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