In molti ci avevamo sperato. Eccome. Ma Matteo Renzi ha perso. E’ stato molto coraggioso, ha posto i due problemi giusti. La necessità di una discontinuità seria rispetto ai vecchi apparati, figli dell’evoluzione diretta dal pci nella doppia matrice cultural-politica e organizzativista, e intorno ai quali si sono accampati nel tempo anche i più degli ex margheritici, per rendita di posizione. E un secco no alla patrimoniale di Bersani-Vendola, una svolta per il merito anche nella pubblica amministrazione. Ma la reazione degli stati maggiori centrale e periferici del Pd è stata durissima. Tutte le regole delle primarie sono state congegnate a questo scopo. Confermare in Bersani il principio dell’unzione carismatica dall’alto, a costo di respingere migliaia e migliaia di elettori nuovi che appoggiavano Renzi per ragioni esattamente opposte. Quali conseguenze, ora? Per la finanza pubblica cioè per le tasche degli italiani, il destino prossimo sembra segnato. A oggi, l’unica maggioranza politica che sembra profilarsi nei sondaggi in vista delle prossime elezioni è quella solidamente imperniata su un Pd allargato a Vendola, unica formazione vicina o probabilmente anche superiore al 30% dei votanti (occhio che la percentuale sale col numero degli astenuti). Bersani e Vendola sono stati chiarissimi. Vogliono la patrimoniale. Aggiuntiva al prelievo record attuale. Perché un centro Casini-Montezemolo potesse opporsi, dovrebbe essere ben superiore al 25% dei suffragi. Mi pare assai improbabile, dai sondaggi attuali. Gli italiani sono avvisati, ci pensino bene. Non la evitano né stando a casa, né votando per Grillo. Perde quota l’ipotesi Monti-bis, esplicitamente appoggiata da Casini e Montezemolo. La vittoria di Bersani, dopo primarie che sono state oggettivamente un atto intelligente di posizionamento e di forza della sinistra, tende a escludere che chi vince col 30 e più per cento si faccia poi da parte e ceda palazzo Chigi a chi non si fosse presentato prendendo di più. Non conterei troppo sullo spread e sulle pressioni tedesche, perchè alla Germania che vota in autunno 2013 interessa che l’Italia non riapra forti tensioni nell’euro, non il contrario. Un’Italia hollandizzata e che mette la patrimoniale appare compatibile con l’interesse tedesco di breve termine. Anche perché le elezioni tedesche potrebbe vincerle la Spd, con Peer Steinbruck. Monti può invece andare al Quirinale, come garanzia europea, un centrista agli Esteri e magari un tecnico di garanzia ma grato alla sinistra all’Economia, e il gioco è fatto.
Conclusioni: tre. Uno, per Renzi. Ho sperato intensamente – anche se parlandogli ne sapevo l’improbabilità – che Renzi sconfitto abbandonasse il Pd, e si rendesse disponibile a un’offerta politica di premiership intorno alla quale coagulare a milioni di elettori la società civile oggi delusa e disillusa. Capisco che il prezzo per lui da pagare sarebbe stato enorme, il Pd avrebbe fatto ricorso ad armi bianche e da fuoco. Resto dell’idea che quel gesto di rottura sarebbe stato salvifico, perché avrebbe reso disponibile l’unica vera premiership maggioritariamente in grado di contendere con successo la vittoria al maxi partito della patrimoniale. Temo che per Renzi restare dentro significhi esporsi comunque o a logiche compositorie, che agli ex margheritici non hanno mai portato fortuna, oppure a vendette consumate nel tempo. Vedremo, ma non riguarderà l’offerta politica attuale. Due, per chi la pensa come noi. Per quanto improbabile possa apparire e più difficoltoso di andare su in parete a mani nude, mi sembra ancor più fondata la necessità di provare a radicare nel prossimo parlamento una per quanto piccola pattuglia di alternativa programmatica seria, per tenere in piedi l’Italia abbattendo debito pubblico con gli attivi di Stato e abbassando spesa e tasse, fuori dai vecchi partiti. Sedici settimane fa, fermareildeclino è nato per questo. Che anche a Roma un industriale come Alfio Marchini dichiari di candidarsi a sindaco alla testa di liste civiche e fuori dai partiti, e sciogliendo ex ante il suo conflitto d’interesse di costruttore, è un altro segno positivo. Da verificare con attenzione, ma positivo rispetto alla logica Pd più centristi al seguito. Tre, per l’Italia. Delusione e disillusione sono diffusissimi nella società italiana. Ma ora viene il più difficile. In pochissime settimane, bisogna capire se un po’ di italiani se la sentono davvero, di percepire il dicembre in corso non come quello del 2012, ma del 1945 come di fronte a noi ci fosse il referendum per la Repubblica e la Costituente da eleggere. Senza un atto fondativo nuovo condiviso da milioni di italiani, la continuità del declino mi sembra più che probabile. Praticamente, certa.
- 28 dicembre 2012
Tratto da Chicago-Blog