Il sovrano si rivolge al mercante e con atteggiamento benevolo e disponibile gli chiede: «Che cosa posso fare per voi?» Il mercante risponde:
«Maestà, dateci buona moneta e strade sicure, al resto pensiamo noi»
Kant
Con questo articolo inizio la pubblicazione di alcuni stralci del mio libro storico-economico L'estinzione dei dinosauri di stato. Il libro racconta i primi sessant'anni della Repubblica soffermandosi sulla nascita, maturità e morte delle grandi istituzioni (partiti, enti economici, sindacati) che hanno caratterizzato questo periodo della nostra storia. La bibliografia sarà riportata nell'ultimo articolo di questa serie. Il libro può essere acquistato in libreria oppure on line presso la casa editrice Mind.
PREMESSA
In un precedente libro osservavo che, negli ultimi anni, il sistema produttivo mondiale sta affrontando i marosi di un vero e proprio rivolgimento che va sotto il nome di new economy. Consideravo, inoltre, che, contrariamente a quanto riportato dai media, la nuova economia, che ha iniziato a svilupparsi negli anni Novanta, non è solo Internet, e-commerce, trading online, cellulari, Blackberry, tablet computers, banda larga, ma che questi elementi non sono altro che la punta dell’iceberg di una vera rivoluzione del sistema economico che sta conducendo la massa delle imprese dei Paesi più industrializzati a modifiche culturali e organizzative (Caruso, 2003). La rivoluzione succitata è caratterizzata da una serie di elementi distintivi che non possono non rientrare in un concetto di nuova economia. Ieri l’azienda era focalizzata su aspetti tangibili o misurabili (strutture, impianti, materie prime, lavoro, capitale, bilanci), oggi sono gli aspetti intangibili che dettano le regole della competitività (leadership, comunicazione, informazione, conoscenza, sfida). Imprenditori e manager devono fronteggiare situazioni contraddittorie e dilemmi, ma spesso sono impreparati a fondere gli opposti, ad affrontare il paradosso, a misurare l’immisurabile. Ora la nuova economia richiede loro un salto rispetto alla tradizione deterministica e l’abbandono di regole, definizioni e paradigmi che sono ancora alla base della vecchia cultura. Osserva Franco Bernabè: «Old economy e new economy sono due definizioni che ben presto spariranno. E il perché è semplice. L’economia è una sola. L’attività economica consiste nel servire il consumatore; è produrre beni e servizi che il mercato è disposto a comprare».
Se il sistema economico mondiale avesse seguito questo principio, si sarebbe forse evitata la grave crisi scoppiata nel 2008 con i mutui subprime. È interessante osservare che il primo a parlare di new economy fu uno degli artefici della ricostruzione industriale giapponese, W. Edward Deming, che nel 1982, in Out of the crisis, prima ancora che esistessero cellulari, Internet, e-business, fibre ottiche e banche online, affermava che le nuove tecnologie avrebbero prodotto nelle imprese salti di produttività incredibili e che, abbinati a nuove metodologie organizzative basate sulla valorizzazione delle persone più che sulla forza delle gerarchie, avrebbero spianato la strada a una nuova economia.
Tom Peters, nel 1993, sosteneva: «Le nuove parole della strategia aziendale saranno: mito, fantasia, illusione». Nel 1996 Lester Thurow, con un’acuta metafora geologica, definì «placche economiche» i processi strutturali in corso che, attraverso movimenti impercettibili, trasformano radicalmente il mondo dell’economia, proprio come l’attività delle placche della crosta terrestre ha determinato la nascita, la deriva e la scomparsa di continenti e oceani (Thurow, 1997). Le cinque placche di Thurow sono:
- la conversione al capitalismo dei Paesi ex comunisti e l’ingresso sulla sua scena economica di Cina, India e Brasile;
- l’irresistibile successo d’imprese ad alto contenuto di capitale intellettuale;
- la mutata composizione demografica dei Paesi industrializzati, con un nu¬mero sempre crescente di pensionati e milioni di persone che emigrano dai Paesi poveri;
- la globalizzazione dei mercati e della finanza;
- l’assenza di una potenza politica o militare egemone.
L’esistenza delle cinque placche economiche aveva convinto Thurow, già nel 1996, che l’economia capitalistica sarebbe andata incontro a un’epoca di profondi cambiamenti, di possibili gravi crisi, ma anche di straordinarie opportunità. Con un’altra metafora, questa volta biologica, Thurow confrontava la rivoluzione che scuote il mondo dell’economia con la scomparsa dei dinosauri e la nascita dei mammiferi. Secondo l’economista del Mit, i Paesi, le imprese, gli individui in grado di comprendere il significato delle trasformazioni in atto sarebbero i “mammiferi” della nuova era economica.
Uno degli aspetti più importanti che caratterizza la nuova economia è senz’altro quello della progressiva uscita dello Stato dal sistema produttivo e questa caratteristica è stata particolarmente significativa in Italia. La metafora che Thurow utilizza per dare risalto al valore delle trasformazioni in atto sarà utilizzata in questo libro per descrivere la lenta ma inesorabile agonia dei dinosauri economici, quelle faraoniche holding industriali (Iri, Eni, Enel, Sip, Efim, Egam, Gepi) che producevano dall’energia elettrica ai succhi di pomodoro, ma non realizzavano una lira di utili.
La nascita, la maturità e il declino dei dinosauri economici non possono essere disgiunti dal contesto ambientale che li ha generati, allevati e poi condannati. D’altra parte, poiché qualunque storia economica non può essere compresa senza un’adeguata analisi politica, approfondirò il contesto storico e il tessuto culturale nei quali sono incardinati gli episodi più significativi di questo processo, dalla nascita della Repubblica al primo decennio del terzo millennio. Mostrerò che l’inizio dell’agonia dei dinosauri economici è stato preceduto dalla scomparsa repentina dei dinosauri politici, i grandi partiti che hanno governato il Paese per cinquant’anni dalla fine della guerra. Dopo la scomparsa dei dinosauri politici e di quelli economici si è avuta quella del dinosauro più combattivo e pericoloso per una crescita ordinata dell’economia: il sindacato.
Il contesto ambientale è approfondito sulla scorta dei documenti di storici e protagonisti di tendenze diverse, e sulla base di ricordi e di annotazioni personali. La lettura delle numerose autobiografie, memorie e interviste, spesso, è di poca utilità; infatti, da queste appare, quasi sempre, un mondo diviso tra buoni, da una parte, e cattivi, dall’altra. Non aveva torto Hegel a sostenere che il dramma della storia è che tutti hanno ragione contemporaneamente. Afferma Napoleone Colajanni: «C’è un modo alquanto diffuso di scrivere di cose di politica, di economia e di storia contemporanea che nel metodo cui si ispira trova le ragioni del proprio successo mondano e commerciale, e insieme del proprio fallimento culturale» (Colajanni, 2000).
20 gennaio 2013
Eugenio Caruso
Tratto da