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L'insediamento di papa Francesco.

«Il vero potere è il servizio, ... non dobbiamo avere paura della bontà e neanche della tenerezza ... bisogna essere - come San Francesco - custodi della creazione»: i riti di inizio del pontificato di Papa Bergoglio si chiudono all'insegna della sua omelia, pronunciata in italiano davanti a 200mila persone che hanno invaso Piazza San Pietro. Papa Francesco, davanti ai potenti del mondo ha tracciato le linee guida della sua missione pastorale, ricordando con affetto il lavoro del suo predecessore Benedetto XVI tra gli applausi della folla e conquistando ancora una volta i tanti pellegrini accorsi a Roma con parole e gesti di grande umiltà. Tra le immagini che rimarranno di questo 19 marzo: Papa Francesco che attraversa sorridente in jeep scoperta la piazza simbolo della cristianità e poi chiede all'improvviso di scendere, per abbracciare e baciare alcuni bambini e un disabile. Nel giorno storico dell'insediamento del Pontefice delle “prime volte” (primo gesuita, primo sudamericano, primo Francesco) la Chiesa riceve in uno dei suoi momenti più difficili un intenso messaggio di grande forza: «Anche oggi, davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi speranza». Il Papa di oggi guarda agli ultimi, a «chi ha fame, sete, è straniero, nudo, malato, in carcere proprio per aprire uno squarcio in mezzo a tante nubi, portare il calore della speranza». Subito dopo la benedizione impartita in piazza San Pietro dal pontefice, dalla piazza stracolma si era levato il grido “Viva il Papa”, seguito da molti applausi. Francesco, accompagnato dal “Te Deum” è entrato in Basilica per il saluto ai rappresentanti delle delegazioni dei Paesi e organizzazioni internazionali venute a Roma per l'evento. Le campane di San Pietro hanno iniziato a suonare a festa. Il rito complessivo è durato meno di due ore, mentre la messa vera e propria - alla presenza di circa 200mila fedeli - è durata un'ora e mezza. Tra il pubblico anche oltre 130 delegazioni di capi di Stato, ministri e responsabili di nazioni: per l'Italia, presenti tra gli altri il premier Monti, il capo dello Stato Napolitano e anche i presidenti delle Camere, Grasso e Boldrini. Si passa un dito sulla fronte come si fa quando si dice: «finalmente» o «ce l'abbiamo fatta». Dopo un'ora e mezzo termina il saluto delle delegazioni a Papa Francesco ma il Pontefice non ha mai ceduto alla stanchezza. Solo alla fine fa quel gesto scherzoso. Nel corso dei saluti ha solo chiesto un paio di bicchieri d'acqua e non si è mai seduto. Alla fine si è avvicinato alla transenna dove c'erano alcuni religiosi e i custodi della basilica e li ha salutati. «Custodiamo Cristo nella nostra vita, abbiamo cura gli uni degli altri, custodiamo il creato con amore». È il messaggio lanciato oggi da papa Francesco su Twitter dopo la messa di inizio del pontificato. Poco dopo ne è comparso un secondo: «Il vero potere è il servizio. Il Papa deve servire tutti, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli». Sul sagrato della piazza di San Pietro erano presenti il Santo Padre e i concelebranti. A sinistra dell'altare, guardando la Basilica arcivescovi e vescovi, a destra i capi di Stato e le delegazioni dei Paesi arrivate a Roma per l'evento. Durante l'atto penitenziale Papa Francesco ha tenuto per tutto il tempo il capo chino. Un bambino del coro della Cappella Sistina ha cantanto il salmo in italiano. Francesco ha avuto un pensiero per Benedetto XVI (che sta seguendo la messa in tv da Castel Gandolfo): «Gli siamo vicini con la preghiera, piena di affetto e di riconoscenza», definendo una «coincidenza molto ricca di significato» il fatto che oggi sia l'onomastico del «venerato predecessore». San Giuseppe - ha spiegato Papa Bergoglio durante l'omelia in italiano - è il «custode» e esercita questa custodia con «umiltà, nel silenzio ma con una presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende». Giuseppe, ha detto commentando il vangelo di oggi, custode anche della Chiesa vive «nella costante attenzione a Dio, aperto ai suoi segni, disponibile al suo progetto, non tanto al proprio». «Dio - ha proseguito il pontefice - non desidera una casa costruita dall'uomo, ma desidera fedeltà alla sua parola, al suo disegno, ed è Dio stesso che costruisce la casa, ma di pietre vive segnate dal suo Spirito». San Giuseppe, ha ricordato, risponde alla «vocazione con disponibilità e prontezza» e il «centro della vocazione cristiana è Cristo», «custodiamolo nella nostra vita, per custodire gli altri e il creato». Il Papa chiede «per favore» a chi ha «ruoli di responsabilità in ambito economico, politico o sociale» e a tutti gli uomini di buona volontà di essere «custodi della creazione, del disegno di Dio iscritto nella natura, dell'altro e dell'ambiente». «Non dobbiamo avere paura della bontà, neanche della tenerezza - ha aggiunto il Papa - Il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di essere vissuto con tenerezza», ha aggiunto il Pontefice. La tenerezza, ha detto Bergoglio, «non è la virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d'animo e capacità di attenzione, di compassione, di vera apertura all'altro, capacità di amore». «Non dobbiamo avere timore della bontà, della tenerezza». Nell'esercitare il suo servizio il Papa guarda a quello «umile, concreto» di san Giuseppe e come lui apre le braccia alla «umanità intera», ricordando che il giudizio finale sarà «sulla carità: chi ha fame, sete, è straniero, nudo, malato, in carcere. Solo chi serve con amore - ha detto - sa custodire». «Anche oggi, davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza e di dare noi stessi speranza - ha detto a proposito della custodia del creato - «Custodire tutti, ha invitato, con uno sguardo di tenerezza e di amore, aprire l'orizzonte della speranza, aprire uno squarcio in mezzo a tante nubi, portare il calore della speranza». Un bicchiere d'acqua bevuto prima di iniziare l'omelia, un testo letto senza particolari modifiche, nessun “a braccio” aggiunto, sempre concentrato. Così Papa Francesco ha affrontato l'omelia in italiano.
Il Pontefice ha pregato sulla tomba di San Pietro con i cardinali concelebranti il sagrato. È accompagnato dai patriarchi e dagli arcivescovi maggiori delle Chiese orientali cattoliche. Prima dell'inizio della funzione ha ricevuto i due oggetti simboli del ministero pietrino: l'anello del Pescatore in argento dorato, da un'opera dello “scultore dei papi” Enrico Manfrini, e il Pallio, la fascia di lana bianca con le croci rosse che simboleggia il Buon pastore. Pallio che è lo stesso di Benedetto XVI. Una grande emozione si è diffusa in Plaza de mayo a Buenos Aires nella folla di fedeli radunata davanti alla Cattedrale in attesa della messa di insediamento di Papa Francesco quando dal palco si è diffusa la sua voce. «Camminiamo tutti uniti, prendiamoci cura gli uni degli altri e continuate a pregare per me» ha detto il Papa. Bergoglio ha voluto inviare un ultimo messaggio da vescovo ai suoi fedeli di Buenos Aires: «Il Signore è buono - ha detto, concludendo con una citazione di Papa Wojtyla - non abbiate paura. So che state pregando, grazie per le preghiere. Grazie per esservi riuniti a pregare, è tanto bello pregare, guardare verso il cielo, guardare al nostro cuore e sapere che abbiamo un padre buono che è Dio, grazie per questo. Voglio chiedervi un favore, camminiamo tutti uniti, prendiamoci cura gli uni degli altri, prendetevi cura tra di voi, non facciamoci del male, curiamo la vita, curiamo la famiglia, curiamo la natura, curiamo i bambini, curiamo gli anziani. Non ci sia odio, non ci siano contrasti, lasciamo da parte l'invidia, dialoghiamo. Tra di noi, questo desiderio di aiutarci a vicenda vada crescendo nel cuore e avviciniamoci a Dio».
I primi striscioni in piazza San Pietro sono comparsi all'alba. Il più grande è quello di Comunione e liberazione collocato sul lato destro del colonnato, dove si stanno svolgendo dei lavori di restauro. La Comunità di Sant'Egidio ha invece collocato due grandi striscioni blu accanto alle due fontane della piazza. Alcune suore brasiliane hanno, invece, scritto “Francesco vai sarò con te ovunque andrai”. Sotto uno dei maxischermi, sul lato sinistro della piazza, guardando la basilica, nel settore dedicato ai portatori di handicap è stato innalzato uno striscione bianco e blu: “L'Unitalsi saluta il Santo Padre”. A poca distanza si legge invece su un altro striscione, scritto in spagnolo: “La Opra de la Iglesia siempre junto al Papa”. Poco dopo è apparso un grandissimo striscione della squadra di calcio San Lorenzo con stampata l'immagine del Pontefice. Il San Lorenzo è la squadra del quartiere Boedo di Buenos Aires, di cui Papa Francesco è un acceso tifoso. Gli argentini che tenevano lo striscione hanno provato a legarlo ad uno dei lampioni della piazza, ma le forze dell'ordine li hanno invitati a collocarlo in altra posizione poiché, vista la grandezza, non avrebbe consentito alle persone che stavano dietro di vedere la cerimonia.
Tutti i colori del mondo. Sono arrivati all'alba collocando le loro bandiere nel primo settore dedicato ai fedeli, ai piedi del sagrato. I colori del mondo sono arrivati nella piazza. Su tutti troneggiano le bandiere bianco azzurro argentine, ma numerose sono anche quelle italiane, polacche e brasiliane. Non mancano quelle a stelle e strisce degli Stati Uniti e quelle inglesi. Ma l'Africa è rappresentata, con ad esempio molte bandiere dell'Angola e della Nigeria. Ce ne sono anche dell'Armenia e delle Samoa, le isole dell'Oceania. Accanto alle bandiere delle nazioni, sventolano anche quelle bianche e gialle dello Stato Vaticano, dell'Azione Cattolica, e quelle raffiguranti i quattro mori della Sardegna.
La presidente argentina Cristina Fernandez de Kirchner era seduta in prima fila tra i banchi dei capi di Stato. La Kirchner (ieri l'incontro privato), in completo e cappellino nero, si è alzata in piedi ed ha salutato con la mano i fedeli in Piazza San Pietro tra i quali sventolavano molte bandiere argentine.

LOGO Impresa Oggi - 19 marzo 2013



Tratto da

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www.impresaoggi.com