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IMU si, no, forse.


Il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni è venuto a Londra con una valigia piena di numeri compatibilmente positivi e buone intenzioni (le privatizzazioni) per spiegare ai britannici che al di sotto delle turbolenze politiche c’è una macchina economica solida e funzionante. Lo ha spiegato al cancelliere dello Scacchiere Osborne, lo ha detto al governatore della Banca d’Inghilterra Carney, lo ha ripetuto a businessman e giornalisti britannici.
Mentre si apprestava a lasciare il paese sono però arrivati i dati di previsione semestrale da Bruxelles, dove il nostro pil scende quest’anno oltre il previsto meno 1,3 per cento fino all’1,8, con la disoccupazione che galoppa verso il 12,4 per cento il prossimo anno. Di più, il rapporto deficit-pil che si voleva virtuosamente tenere al 2,5 per cento, è al 3 per cento , con una flessione al 2,7 nel 2014, sempre un po’ troppo vicino alla soglia della procedura d’infrazione. Ma di che stanno parlando? La recente manovra del governo non ha portato il rapporto deficit/pil al 3%???
Qualcuno in Italia ha subito parlato di scure di Bruxelles, un’espressione che a Saccomanni non è piaciuta: «Ma quale scure? - ha protestato il ministro durante una conferenza stampa all’ambasciata italiana -. Non vedo fatti nuovi. Credo che le stime europee confermino quello che sapevamo sul dato del 2013 e per il 2014 Bruxelles fa un calcolo lievemente inferiore al nostro che forse si basa su dati meno aggiornati». Le previsioni Ue parlano infatti di una crescita dello 0,7 per cento il prossimo anno, mentre il governo scommette su un più ottimistico 1,1.
«Le nostre stime sono basate su un modello econometrico che usa una grande mole di dati, anche l’ammontare dei pagamenti fatti dalla pubblica amministrazione. Tutti questi dati non sono generalmente a disposizione degli analisti». Saccomanni ha ricordato comunque come le variazioni sulle previsioni siano minime: «Non vedo tutto il dramma che si sta facendo su queste cifre, come se ci fosse chissà quale intento fuorviante».
Inevitabile la domanda sulla discrepanza tra i dati Istat e quelli del governo e sulle accuse, uscite su parte della stampa italiana, di aver truccato i dati economici forniti all’Unione. «E’ una cosa completamente priva di fondamento, oggi i bilanci attraversano così tanti livelli di verifica, nazionali ed europei, che pensare si possa barare sui numeri è una forma clamorosa di provincialismo».
Il dato della disoccupazione preoccupa evidentemente il governo ma «la disoccupazione non indica per sé una mancanza di ripresa», se la ripresa persisterà, avrà anche effetti sulla disoccupazione.
Sul tormentone della seconda rata dell’Imu, che le previsioni Ue considerano come già incassata, Saccomanni non ha voluto dir molto ma ha lasciato capire che il nodo politico è tutt’altro che sciolto, mentre l’orologio divora il tempo rimasto per trovare una soluzione. «Non voglio fare annunci di politica fiscale , ma è chiaro che il reperimento delle risorse non è facile, si tratta di trovare consenso politico se si vuole intervenire in un modo piuttosto che in un altro». Alla fine, al di là dei decimali, pare di capire cha la barca italiana si stia davvero muovendo verso una lenta ripresa, minacciata a breve termine soltanto dall’instabilità politica.
Dal Pdl sono arrivati subito gli strali del capogruppo alla Camera Renato Brunetta, che ha scritto su Twitter: «Continua a destare tenerezza l’arrampicarsi sugli specchi di Saccomanni. Ieri su congiuntura, oggi sulla copertura Imu. Gli siamo vicini».

LOGO IMPRESA OGGI - 6 novembre 2013



Tratto da

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www.impresaoggi.com