Platone afferma non esserci alcun re che non sia discendente da schiavi e nessuno schiavo che non sia discendente da re.
Seneca Lettere morali a Lucilio
In questo sito, abbiamo illustrato vita, caratteristiche e comportamenti di grandi personaggi della storia, come Cesare, Alessandro Magno, Marco Aurelio, Sun Tzu, Carlo V d'Asburgo, Nabucodonosor, Elisabetta I, Carlo Magno, Hammurabi, quali figure emblematiche da tenere come modelli perchè riteniamo che coloro che hanno lasciato una traccia significativa nel corso della storia abbiano qualcosa da insegnare, a tutti non solo agli imprenditori. Ugualmente ritengo doveroso prendere in considerazione la vita di Pietro il grande, che trasformò la Russia medioevale e barbarica in un paese in grado di confrontarsi con le potenze occidentali dell'epoca.
Pietro I Romanov, detto Pietro il Grande (Mosca, 30 maggio 1672 – San Pietroburgo, 8 febbraio 1725), fu zar e, dal 1721, imperatore di Russia. Il suo regno ebbe inizio nel 1682, all'età di 10 anni, in coreggenza con Ivan V. Alla morte di quest'ultimo, avvenuta nel 1696, Pietro divenne l'unico sovrano fino al 1724, anno a partire dal quale la moglie Caterina divenne coreggente.
Pietro incoraggiò i russi a viaggiare all'estero, promosse l'esplorazione e la ricerca scientifica, fece tradurre e pubblicare libri occidentali e incoraggiò lo studio delle lingue straniere. Tali indirizzi produssero un manipolo di persone che si ponevano domande. Le mura della Mosca medioevale in cui i russi erano rinchiusi furono violate sia dagli stranieri che vi entravano che dai russi che vi uscivano La superiorità della vecchia Russia sostenuta dai "guardiani della vera fede" fu sfidata dal bisogno di studiare presso i cosiddetti "eretici" e sconfitta. Tutto questo fu reso possibile perchè Pietro regnò come un autocrate secondo la formula che compare nello Statuto militare "Sua Maestà è un monarca sovrano, che non deve rispondere a nessuno al mondo dei suoi affari ...." Il fatto che Pietro fosse deferente nei confronti del principe-cesare o vestisse come un carpentierte o come un marianaio semplice enfatizzava il suo potere piuttosto che sminuirlo. Mi piace ricordare come Friedrich Weber comincia il suo importante libro storico sulla Russia, così: " Deve essere riconosciuto non solo da quelli che sono stati in Russia ma anche da tutti coloro che possiedono qualche nozione delle faccende del Nord, che durante il regno di Pietro la Russia è stata completamente riformata e cambiata". Il principe e storico Michail Scerbatov, che lavorò sull'archivio di Pietro ammise che senza Pietro la Russia avrebbe avuto bisogno di altri due secoli per raggiungere il livello di sviluppo che aveva conquistato. Elogiò la promozione della scienza e il rifiuto dell'ignoranza da parte di Pietro, i suoi attacchi alla xenofobia, la conquista delle coste, i suoi porti e la flotta. Ma ne deplorò anche la crudeltà. Lo stesso Stalin, che non considerava la crudeltà un demerito, nel 1928 doveva ammettere "Quando Pietro il Grande, che doveva trattare con i più evoluti paesi dell'occidente, costruì febbrilmente fortificazioni e opifici per rifornire l'esercito e rinforzare le difese del paese, questo fu un tentativo assolutamente originale per fare un balzo fuori dall'arretratezza". Durante il 1980, le vecchie certezze sovietiche cominciarono a sgretolarsi. Michail Gorbacëv concepì la sua perestrojka come largamente "petrina" nelle sue linee essenziali; diversi commentatori e storici scorsero, infatti, analogie tra Pietro e Gorbacëv come capi riformatori che agirono da soli contro tutti. Le visite di Gorbacëv in occidente, le sue riforme economiche, il suo appropriarsi di tecnologie occidentali, la sua imitazione degli abiti e dei modi degli uomini di stato occidentali, sembrarono ricordare l'apertura della finestra di Pietro sull'Europa. Inoltre, come l'interesse di Gorbacëv era volto, più che al benessere del popolo, a far sì che la Russia mantenesse il ruolo di superpotenza, senza sconfessare il partito comunista, così Pietro aveva fatto della Russia una grande potenza, senza eliminare l'autocrazia.
Pietro il grande di Paul Delaroche
Premessa
Pietro, figlio di Alessio I e della sua seconda moglie Natal'ja Kirillovna Naryškina nasce a Mosca nel 1672. Alessio I ha sposato, in prime nozze Marija Miloslavskaja da cui ha avuto cinque figli e otto figlie, pertanto, al momento della nascita di Pietro, Ivan, figlio della prima moglie, è il primo in linea di successione ma è un invalido infermo di mente. Di conseguenza l'assemblea dei boiari sceglie Pietro, figlio della seconda moglie di Alessio I, di appena dieci anni, come futuro zar sotto la reggenza della madre. A questa scelta si oppone Sof'ja Aleksejevna Romanova " principessa ambiziosa e assetata di potere", figlia di primo letto di Alessio I, che si ribella con l'appoggio degli strel'cy. Sof'ja trova un forte sostegno nell'amante, il principe Vasilij Vasil'evic Golicyn, uno dei componenti di maggior spicco della Dieta.
Quello degli Strel'cy era un corpo destinato alla sicurezza personale degli zar, praticamente guardie di palazzo. La loro fedeltà allo zar divenne proverbiale ma con essi si formò anche un esercito permanente di circa 10.000 elementi, vero e proprio corpo di truppe regolari, le prime nate in Russia. Molto ben remunerate, divennero nel corso del tempo una specie di stato nello stato, e il loro intervento risultò determinante per l'insediamento sul trono dello zar nei casi in cui allo zar defunto mancava un successore in linea diretta. Per questo il loro corpo fu spesso paragonato a quello della Guardia del pretorio della Roma imperiale. Acquistarono anche fama di essere piuttosto facili alla corruzione, cioè acquistabili dalla fazione disposta a pagare di più.
Durante la lotta per la successione dello zar Fëdor III, figlio di Alessio I e di Marija Miloslavskaja, essi si schierarono a favore della fazione della famiglia Miloslavskaja. Nel 1682 le voci che la morte dello zar Fëdor III non fosse stata naturale ma provocata dall'intervento della famiglia della madre di Pietro, rafforzarono la rivolta degli Strel'cy che assalirono il Cremlino facendo un bagno di sangue dei sostenitori della famiglia di Natal'ja Naryškina. La rivolta si concluse con l'accettazione, da parte di questi ultimi, dell'insediamento del figlio di prime nozze di Alessio I, Ivan, sul trono dello zar, nonostante le sue condizioni di cattiva salute e fisica e mentale e della nomina della sorella di Ivan, Sof'ja Aleksejevna Romanova quale reggente del trono. In cambio la famiglia della seconda moglie di Alessio I ottenne che il figlio di Natal'ja Kirillovna Naryškina, Pietro, si affiancasse ad Ivan come co-sovrano. Nel 1683 il viaggiatore tedesco Engelbert Kämpfer che incontrò i due zar scrisse di quell'incontro "Ivan sedeva immobile con gli occhi bassi e doveva essere aiutato da un attendente per rispondere agli ambasciatori che salutava con una sorta di balbettio. Pietro, al contrario, stava a testa alta, aveva un viso franco e suscitava una forte impressione per via della sua bellezza e dei modi garbati. Pietro era talmente ansioso di porre domande, da dover essere tenuto a freno".
La situazione geo-politica del 1672 vede la Russia in conflitto con i tradizionali nemici, Svezia e Polonia-Lituania, quello svedese è considerato il più forte esercito d'Europa e vieta alla Russia qualunque sbocco sul Baltico; a sud Russia e Polonia rivaleggiano con la Turchia e i tartari della Crimea per il controllo delle steppe, mentre le incursioni dei tartari nelle pianure russe costano in termini di guarnigioni e uomini. La Russia conta circa 10 milioni di abitanti; è il più vasto paese europeo, ma anche quello con la più bassa densità abitativa. Il 90% della popolazione è composta da contadini, circa la metà sono servi della gleba o contadini dei vari signori. Nelle città russe scarseggiano professionisti, come banchieri, medici, studiosi, ingegneri, insegnanti, avvocati, professionisti che si potevano incontrare in tutte le città dell'Europa occidentale; questa carenza era dovuta al fatto che in tutta la Russia non esisteva una Università, non si pubblicava un giornale, non era consentita la vendita di libri stranieri. Il paese non aveva una marina militare e le competenze in campo militare erano molto scarse; le sue truppe potevano competere con i tartari della Crimea ma non con gli eserciti di Danimarca e Svezia, ad esempio. Lo zar era affiancato dalla Duma o Consiglio dei boiari, cioè dei rappresentanti delle famiglie più importanti. Tutto quello che avveniva a corte o nel paese era regolato da rigidissimi e immutabili protocolli. La necessità di modernizzare il paese non nasce con Pietro; già Ivan IV, Michele e Alessio I avevano facilitato l'ingresso di specialisti stranieri. Per sistemare il numero crescente di militari, mercanti e diplomatici che giungevano dai paesi dell'Europa occidentale, Alessio I aveva istituito una zona separata di Mosca, chiamata Quartiere tedesco, una sorta di ghetto che ospitava anche un certo numero di artigiani e artisti stranieri. Con le sue taverne, botteghe e chiese protestanti il Quartiere era un piccolo angolo di Europa occidentale che non poteva non suscitare la curiosità dei russi. La Chiesa ortodossa incitava i russi a considerare quegli stranieri eretici pericolosi e ammoniva di stare alla larga da novità e mode straniere. In particolare il Concilio ecclesiastico del 1551 proibì la "pratica latina ed eretica del taglio della barba, dei baffi o dei capelli", ma questa proibizione non era integralmente rispettata. Le donne dovevano sempre nascondere i capelli in pubblico e indossare abiti che lasciassero vedere solo il volto e le mani. Le donne delle classi superiori, sposate o nubili, vivevano in semiclausura. Nella numerazione non si usavano i numeri arabi ma quelli cirillici e il calendario partiva dall'anno della creazione del mondo nel 5509 prima di Cristo, pertanto Pietro era nato nel 7181. La Russia in cui Pietro vide la luce era una paese molto diverso da quelli protestanti o cattolici del resto d'Europa, era ancora considerato un "regno primitivo e barbaro".
Periodo giovanile
La prima istruzione di Pietro seguì il modello tradizionale ortodosso basato sull'apprendimento della lettura da un sillabario, per poi passare al Salterio e agli Atti degli apostoli e quindi alla scrittura e all'aritmetica; ricevette un'istruzione scadente. Per tutta la vita ebbe maggiore consuetudine con le attività pratiche come la carpentertia e la tornitura del legno che con le discipline intellettuali. Uno dei suoi insegnanti fu l'olandese Franz Timmermann che gli impartì lezioni di olandese e che, più tardi, erudì Pietro nell'arte della navigazione e divenne suo consigliere militare. Imparò a cavalcare, usare l'arco e maneggiare la spada; alle armi si aggiunsero vanghe, martelli e arnesi da muratore, che instillarono in lui l'amore per i lavori manuali. Il suo amore per il mare e per le navi sono difficili da spiegare in un paese privo di tradizioni marinare. La doppia monarchia permise a Pietro d'indulgere verso se stesso; in qualche occasione era richiesta la sua presenza, ma sempre più spesso fu sollevato dai doveri ufficiali, che Sof'ja era ben felice di far esercitare a Ivan che assumeva un ruolo importante di facciata dell'ortodossia e della normalità istituzionale. Pietro viveva, fuori Mosca a Preobraženskoe (Presburgo), che egli considerava la sua capitale. Questa situazione "sabatica" permetteva a Pietro di perseguire i propri interessi che sempre più andavano focalizzandosi sui giochi militareschi, sulla costruzione di navi e sulla formazione di un circolo di amici e assistenti lontani dalle influenze dei gruppi più conservatori. In questo circolo, ristretto ai boiari, si aggiunsero man mano stranieri e uomini comuni. La compagnia che si creò attorno a Pietro negli anni ottanta-novanta dà un'idea di quella che sarà la cerchia di Pietro durante il suo regno, quando si troverà in compagnia di attendenti militari, soldati stranieri, maestri d'ascia, nani, giganti, mori, folli e buffoni. Dal 1684 Pietro iniziò a reclutare giovani nobili e giovani del luogo e costituì, inizialmente per gioco, due reggimenti; in omaggio alle competenze degli istruttori stranieri, tutti i russi, compreso Pietro, servivano nei ranghi come sottufficiali. Le funzioni cerimoniali venivano assolte da un falso zar chiamato principe-cesare e venne istituito anche un falso patriarca; Pietro si era inventato una copia burlesca della gerarchia ufficiale. Questa messinscena aveva già il compito di parodiare e ridicolizzare la ritualità dell'ortodossia russa. Il piccolo esrcito di Pietro si arricchì anche di un battello di fattura inglese scovato nel vicino villaggio di Ižmailovo; quel piccolo battello fu la prima nave della Corona russa. Sua madre cerca di forzarlo ad assumere un atteggiamento meno anticonformista e combina il suo matrimonio, nel 1689 con Evdokija Lopuchina, figlia di un boiaro di media importanza. L'unione è un completo fallimento e dopo dieci anni Pietro costringe la moglie a farsi monaca in modo da liberarsi da quel matrimonio.
Il 1689 fu un anno cruciale per Pietro. Come parte degli impegni assunti dalla Russia nell'ambito della Lega Santa contro i turchi, nella primavera 1687, il principe Valilij Golicyn aveva guidato un forte esercito a sud contro la Crimea. Davanti al suo cammino cosacchi e tartari avevano fatto terra bruciata e i russi non furono sconfitti in battaglia ma per problemi logistici; Golicyn tornò indietro con l'esercito decimato dalle malattie e dalla sete. I sostenitori di Pietro, a corte, lasciarono che Golicyn venisse incalzato e indebolito dalle calunnie e dalle insinuazioni di aver guadagnato da quella guerra. Nell'estate del 1689, Pietro aveva buone ragioni per sostenere i propri diritti; era entrato nella maggiore età, sua moglie aspettava un figlio, aveva a sua disposizione i suoi reggimenti e abili ufficiali stranieri e godeva del sostegno del patriarca. Quando Sof'ja scopre i piani del fratellastro inizia a cospirare con i capi degli strel'cy ma è ormai troppo tardi: la maggioranza degli strel'cy segue il giovane zar e Sof'ja viene detronizzata. Golicyn viene esiliato e Sof'ja rinchiusa in un convento. Dal 7 settembre qualunque riferimento alla sua persona scompare dai documenti ufficiali come se quella reggenza non fosse mai esistita.
Pietro sceglie di continuare la commedia della coreggenza con il fratellastro. Malgrado tutto però non ha ancora il completo controllo della gestioni degli affari della Russia; parte del potere è infatti tornata nelle mani della fazione dei Naryškin e della madre Natal'ja Naryškina. Solo con la morte di questa nel 1694 Pietro diviene del tutto indipendente. Formalmente Ivan V rimane coreggente benché non abbia in realtà alcun potere. Alla morte di Ivan, nel 1696, Pietro diventa l'unico sovrano fino al 1724, anno a partire dal quale la moglie Caterina lo affianca in questo compito.
Finalmente è solo a governare.
L'uscita di scena di Sof'ja e di Golicyn, all'inizio non sembra modificare lo stile di vita di Pietro; molti seguaci di Sof'ja sono rimossi e riprende piede la fazione dei Narškin, ma Pietro, sordo agli ammonimenti della Chiesa, trascorre sempre più tempo con gli "eretici" del Quartiere tedesco. In particolare è spesso ospite di Patrick Gordon, suo consigliere per le questioni militari, ma anche uno dei cattolici più in vista del Quartiere. Il palazzo del mercenario svizzero Franz Lefort viene trasformato in una residenza semiufficiale di Pietro. Lo zar, inoltre ha abbandonato i pesanti vestiti in broccato della corte e delle famiglie più in vista per servirsi di più leggeri abiti di foggia tedesca. Pietro passa molto tempo ad Arcangelo (città portuale sulle rive della Dvina settentrionale presso il suo sbocco nel Mar Bianco), per prendere confidenza con il mare e avviare la costruzione di navi. Con il suo sfrenato senso dell'umorismo ha fondato "Il Collegio della sbornia", un gruppo di persone impegnate in parodie di cerimonie religiose, presiedute da un principe-papa e da altri falsi uomini di Chiesa. Sembra che la parodia fosse stata ispirata dall'insediamento del patriarca Adriano dell'agosto 1690. Nello stesso periodo Pietro forma anche una falsa corte, presieduta da sua maestà il "principe-cesare" che spesso apparirà in compagnia del "principe-papa" con significato parodistico degli anacronistici riti regali e clericali. Per più di vent'anni il ruolo di "principe-cesare" sarà coperto dal principe Fedor Romodanovskij che aveva la propria residenza a Preobrazenskoe. Il ruolo di Pietro è quello di umile suddito del "principe-cesare" e di diacono del "principe-papa". Il 25 gennaio 1694 muore la zarina Natal'ja e la fazione dei Nariškin si trova privata di un elemento fondamentale per i rapporti con Pietro, pertanto, sembrano prendere piede i gruppi ostili a Pietro. Ma, in questa occasione le truppe "da gioco" di Pietro dànno una dimostrazione della loro reale consistenza; 30.000 guardie imperiali e strel'cy sfilano in parata a Mosca facendo cadere ogni pensiero di rivolta. La noncuranza di Pietro nei confronti delle vecchie gerarchie è dimostrata nella scelta dei collaboratori, non solo di quelli stranieri, ma anche di quelli russi dei quali il più intimo fu Aleksandr Danilovic Menšicov. Le sue origini erano oscure; la versione più accreditata è che il padre fosse un pasticciere. Menšicov aveva molte qualità che lo avvicinavano a Pietro: era versatile, energico, leale, capace di proprie iniziative, aveva un grande senso dell'umorismo ed era un gran bevitore. Pietro, guidato dai suoi consiglieri occidentali, riorganizza l'esercito russo sul modello di quelli europei e dà inizio ai progetti per far diventare la Russia una potenza marittima. Pietro incontra molta opposizione alla politica di riforme ma reprime con decisione, anche brutale, qualsiasi ribellione contro la sua autorità.
Allo scopo di migliorare la posizione della Russia sul mare, Pietro cerca di ottenere il controllo di un maggior numero di sbocchi. La Russia possiede uno sbocco sul Mar Bianco mentre il Mar Baltico è saldamente controllato dalla Svezia. Pietro decide allora di puntare verso sud e cerca di acquisire il controllo del Mar Nero, ma per fare ciò deve prima espellere i tartari dalle aree circostanti.
Il primo obiettivo di Pietro è la cattura della fortezza di Azov nei pressi del fiume Don. Nell'estate del 1695 organizza la campagna d'Azov per conquistare la fortezza ma i suoi tentativi si concludono con un fallimento. Pietro si rende conto che la sconfitta è da attribuirsi a carenze, sia nella linea di comando, sia tecniche.
Il 29 gennaio 1696 muore lo zar Ivan e con lui muoiono anche le speranze degli ortodossi di avere un contraltare alle smanie di modernismo di Pietro.
Dopo le esequie di Ivan, Pietro non pensa che a vendicarsi della sconfitta dell'anno precedente. I punti fermi della sua azione che contraddistingueranno sempre le sue battaglie sono: velocità, uso delle tecnologie, reclutamenti di massa e comando dall'alto. Viene realizzata una flotta di galee a Voronež, sul Don, e alla fine di maggio 46.000 soldati russi, 15.000 cosacchi ucraini, 5.000 cosacchi del Don e 3.000 calmucchi, al comando del generale Patrick Gordon stringono d'assedio Azov. La flotta russa intercetta le navi turche evitando che ad Azov arrivino i rifornimenti; il 18 luglio la fortezza si arrende. La vittoria di Pietro dà luogo a incredibili manifestazioni di gioia e di culto.
Nel marzo 1697, Pietro lascia la Russia diretto verso l'Europa occidentale. Uno degli obiettivi di questa cosiddetta Grande Ambasceria è quello di dare risalto al recente successo di Azov; egli spera di ottenere aiuti per l'alleanza contro i turchi andando a far visita ai reggenti europei amici "a conferma degli antichi legami e affetti, per un indebolimento del sultano turco, del khan di Crimea e di tutte le orde musulmane, tutti nemici della Croce di Nostro Signore". Per Pietro questo avrebbe dovuto essere anche un viaggio personale di scoperta per soddisfare il proprio bisogno di conoscenza pratica, di idee originali e di ispirazioni; portava, infatti, con se un sigillo con questo motto "Sono studente e cerco chi mi insegni". Avrebbe visto con i propri occhi quale fosse il livello di sviluppo sociale, economico, tecnologico e culturale dei paesi occidentali. Un problema che Pietro dovette affrontare fu quello dell'immagine negativa che l'Europa aveva della Russia e dello zar, considerato come un re esotico di un regno primitivo e barbaro che suscitava più curiosità che rispetto. Ironia volle che Pietro solleticasse questa curiosità celando la propria identità sotto un travestimento, infatti, il contingente di 250 persone che lascia Mosca con migliaia di slitte non è guidato dalo zar ma da una triade di plenipotenziari: Franz Lefort, Fedor Golovin e Prokofij Voznicyn .La decisione di Pietro di viaggiare in incognito è stata attribuita alla sua riluttanza a seguire i protocolli diplomatici e al suo desiderio di avere la libertà di lavorare e poter osservare senza essere costretto dai doveri ufficiali. Pietro assume il suo ruolo ufficiale solo quando sono in ballo discussioni concernenti la guerra ai turchi o quando si presentava al regnante del cui paese è in visita. A Riga, nella Livonia svedese Pietro cerca di di ispezionare le navi nel porto, ma guardie armate intimano allo zar di allontanarsi; Pietro se lo lega al dito.
Mappa della Livonia attuale
Mappa della Curlandia attuale
L'ambasceria visita Mitau in Curlandia, Pilau nel Brandeburgo; a Koppenbrugge, vicino ad Hannover, vestito da marinaio, incontra Sofia Carlotta, moglie dell'elettore del Brandeburgo e sua madre Sofia, elettrice di Hannover. L'8 agosto arriva ad Amsterdam, dove alloggia in una stanza dietro l'abitazione di un fabbro; si muove nella città in incognito contattando vari artigiani e maestri d'ascia. In realtà ben poche persone erano tratte in inganno dai suoi travestimenti, benchè molti considerassero più saggio far finta di crederci. Il primo settembre incontra Guglielmo d'Orange, dal 1688 re d'Inghilterra, con il quale stabilisce un contatto affettuoso. Pietro trascorre quattro mesi e mezzo in Olanda, dedicando gran parte del tempo allo studio di costruzioni navali, alla visita di mulini a vento, di botteghe di incisori, di ospedali, di studi di architetti, dei giardini botanici. Il 9 gennaio 1698, Pietro lascia l'Olanda verso l'Inghiltera dove avrà l'opportunità di conseguire una vasta gamma di esperienze in campo navale al fine di farsi un'idea sul ruolo della marina in uno stato moderno e di approfondire la conoscenza delle tecniche di costruzione delle navi. Ha anche modo di studiare la forma di governo inglese e la funzione del parlamento. Gli inglesi avevano ottimi motivi d'essere accomodanti con Pietro perchè vedevano ampie possibilità di commercio con la Russia. Anche a Londra fa un'enorme impressione il fatto che Pietro abbia preso in affitto, per sè, una piccola casa vicino allo Strand con due stanze per piano. Comunque, la bizzarra e spontanea curiosità di un imperatore determinato ad accompagnare il proprio paese nel superare pregiudizi, superstizioni e ignoranza, imparando dagli altri, fu molto apprezzata in Inghilterra e permise di vedere la Russia sotto una diversa luce. Nell'aprile 1698 torna in Olanda prima di dirigersi a Vienna per incontrare l'imperatore Leopoldo d'Austria. Il suo arrivo fu preceduto da questo messaggio inviato a Leopoldo da un diplomatico austriaco a Londra "Per tutto il tempo ha indossato abiti da marinaio, quindi nessuno sa come si presenterà alla presenza di Vostra Maestà Imperiale. Qui non si è incontrato spesso con il re, perché si rifiuta di modificare le sue abitudini di vita: pranza alle 11 del mattino, cena alle sette di sera e va subito a dormire per alzarsi alle 4 del mattino". Ai primi di maggio Pietro riceve notizia dal principe-cesare di un ammutinamento degli strel'cy; Pietro risponde di reprimere la rivolta con durezza. A fine maggio si trova a Desda e il 16 giugno l'ambasceria giunge a Vienna dove viene accolta da un caloroso benvenuto, ma durante i negoziati ci sarà più forma che sostanza. Le speranze iniziali di Pietro si rivelano vane: la Francia è tradizionalmente alleata del sultano, mentre l'Austria desidera mantenere la pace a est, mentre è impegnata nelle guerre a ovest. Oltretutto Pietro ha scelto un momento poco adatto: gli europei sono molto più interessati alla mancanza di eredi del re di Spagna Carlo II, che alla guerra all'infedele ottomano. Pietro, però, ha anche altri obiettivi: dalla Gran Bretagna porta in Russia l'ingegnere John Perry, i mastri d'ascia Joseph Noye e Richard Cozens e il matematico Henry Farqharson; negli anni a seguire molti giovani russi andranno in GB per addestrarsi in svariati mestieri. Egli ha studiato la costruzione di navi a Deptford e ad Amsterdam e di artiglierie a Konigsburg, ma, soprattutto Pietro è tornato in patria con la ferma convinzione che la Russia debba cambiare. E ciò che visivamente distingueva i russi dagli occidentali erano gli abiti e le acconciature e Pietro sferrò il primo colpo contro l'aspetto dei suoi sudditi il giorno successivo al suo ritorno, il 26 agosto 1698. Impone innanzitutto ai dignitari il taglio delle barbe e lui stesso, armato di rasoio, taglia la barba ai dignitari a lui più vicini. I boiari che intendevano conservare la barba, quasi un simbolo del loro status, dovevano pagare una tassa di cento rubli all'anno. Segue la riforma dell'abbigliamento: nel febbraio 1699 Pietro dà una dimostrazione della sua avversione all'abigliamento tradizionale russo tagliando le maniche troppo lunghe di ufficiali superiori e ordinando di indossare abiti occidentali. La chiesa ortodossa gridò all'empietà davanti a queste dimostrazioni di disprezzo della tradizione. Pietro aveva dovuto interrompere il suo viaggio in Europa, era diretto, infatti, in Italia, per una seconda rivolta degli strel'cy e nel 1689 si hanno i verdetti, Sof'ja è condannata a prendere il velo e sottoposta a regime di stretta sorveglianza, per il suo coinvolgimento nella ribellione, 1.182 strel'cy sono giustiziati e 601 fustigati; le dure pene volevano essere la dimostrazione della volonrtà di Pietro di stroncare duramente ogni opposizione.
La mattina dell'esecuzione degli strel'cy di Vasilij Surikov. Si noti il contrasto tra gli strel'cy con le barbe e le loro famiglie che stringono candele e icone e le uniformi occidentali delle guardie ben rasate e lo stesso zar con indosso una semplice tunica verde.
Pietro pone, anche, termine al suo matrimonio con Evdokija Lopuchina da cui ha avuto tre figli benché solamente uno, lo zarevic Alessio, sia ancora in vita. Nel 1699 Pietro abbandona anche il tradizionale calendario russo, in cui l'anno inizia il primo settembre, in favore del calendario giuliano (tuttora in corso in Russia) e non del più aggiornato calendario gregoriano. Anche il calcolo degli anni viene riformato e come punto d'inizio viene abbandonata la supposta data della creazione del mondo (7208 aC) in favore di quella della nascita di Cristo.
La grande guerra del nord e la costruzione di San Pietroburgo
Essendo fallita la prospettiva di una campagna congiunta contro l'Impero ottomano, Pietro, il 3 luglio 1700, stipula un trattato di pace trentennale con gli ottomani; il trattato ratifica il possesso russo di Azov e Taganrog, ma vieta ai russi il libero accesso al Mar Nero e agli stretti. Pietro, il 19 agosto 1700, dichiara guerra alla Svezia, guidata dal re sedicenne Carlo XII, ricordando l'offesa subita a Riga e l'occupazione illegittima delle provincie russe dell'Ingria e della Carelia. Nel luglio del 1699 la Russia era entrata a far parte della coalizione anti-svedese con Cristiano V di Danimarca e con Augusto II di Polonia; entrambi consideravano Pietro un partner minore, ma i danesi, dopo le prime sconfitte, furono costretti a firmare subito la pace con gli svedesi. Pietro stava affrontando un nemico più temibile di quanto potesse immaginare; lungi dall'essere uno sprovveduto il "re fanciullo" di Svezia dimostrò di essere ancora più dotato alla guerra dello stesso Pietro e anche più sobrio nei gusti e più indifferente ai disagi delle campagne militari. Pietro aveva avuto poco tempo per riorganizzare l'esercito cosicché nel novembre del 1700 a Narva le truppe russe furono sconfitte dagli svedesi; morirono tra gli 8.000 e i 10.000 mila russi e altre migliaia furono fatti progionieri. La rinascita delle forze armate dopo Narva fu uno dei leggendari punti di svolta del regno di Pietro ma la sconfitta fu anche un elemento utilizzato da Pietro per convincere i russi della necessità di forti cambiamenti. La morte del patriarca Adriano permette a Pietro di porre l'amministrazione delle terre della Chiesa sotto il controllo di un funzionario laico, l'amico e parente di Pietro (forse fratellastro) Iva Musin-Puškin. L'artiglieria dell'esercito russo viene posta agli ordini del generale James Bruce, un emigrante scozzese che aveva accompagnato lo zar nell Grande Ambasceria. Se Korb, nel 1699, osservava che "i russi sono molto deboli con l'artiglieria" nel 1705 Charles Whitworth giudicava "l'artiglieria russa molto ben equipaggiata". I progressi militari russi, dopo Narva, vittorie di Erestfer, Hummelshof, Marienburg e Nöteborg dipesero dal fatto che Carlo riteneva l'esercito russo molto debole e battibile in qualunque momento, cosicché aveva rivolto il grosso del suo esercito contro Augusto in Polonia e la Sassonia. Carlo sconfigge gli eserciti di Polonia e Sassonia e occupa Cracovia. Mentre sul Baltico si combatte, Pietro non trascura di cercare di cambiare le persone. Per limitare l'usanza dei matrimoni forzati, una legge del 1702 stabilisce un periodo di prova obbligatorio di fidanzamento della durata di sei settimane prima delle nozze durante il quale una delle due parti può chiederne lo scioglimento. Pietro voleva, anche, dare maggiore dignità alle donne. Giova notare che esse venivano tenute in una condizione di inferiorità. Erano segregate nei tarem, le stanze superiori delle case. Vivevano in questi appartamenti riservati a loro, lontane da tutti gli uomini che non fossero parenti, lontane da occhi indiscreti e da possibili tentazioni, alle quali "le donne erano particolarmente inclini". La segregazione era tanto più stretta quanto più elevato era il ceto sociale di appartenenza. Qusto costume non valeva, ovviamente, per le contadine che dovevano lavorare duramente e sui campi e in casa. Tra il 1700 e il 1702 Pietro fonda la "Scuola di matematica e navigazione di Mosca" sul modello della"Royal Mathematical School di Londra"; i primi insegnanti furono proprio inglesi della Royal School. La casa editrice di Mosca viene tolta al controllo della Chiesa e posta sotto controllo laico e viene avviata la pubblicazione del primo giornale.
Nella primavera del 1703, le truppe russe discendono la Neva da Schlüsselburg verso il Golfo di Finlandia. In maggio catturano la fortezza svedese di Nyenkans. Quel che accadde poi, si può leggere in una storia ufficiale della vita di Pietro "Dopo la conquista, effettuato un Consiglio di guerra per stabilire se fortificare quell'area o trovare un luogo più adatto si decise di cercare altrove e, dopo alcuni giorni, si trovò un'isola, chiamata Lust Eland, dove il 16 maggio si posero le fondamenta di un forte chiamato San Pietroburgo". Probabilmente in quell'epoca Pietro non aveva ancora in mente di costruirvi la sua capitale. L'esercito russo conquista quella che attualmente è conosciuta come Estonia. Sicuro di poterlo battere in qualsiasi momento, il re di Svezia ignora le vittorie dello zar e continua a combattere in Polonia e Sassonia. Mentre polacchi e svedesi sono impegnati a combattersi, Pietro decide che il forte di San Pietroburgo, in Ingria, diventi la città di San Pietroburgo (in onore di San Pietro apostolo), servendosi delle doti dell'architetto svizzero Domenico Trezzini di Astano, che dapprima realizza la fortezza con la cattedrale dei santi Pietro e Paolo, al centro, seguita poi da numerosi altri importanti edifici amministrativi e di rappresentanza. Poi Pietro proibisce la costruzione di edifici in pietra al di fuori di San Pietroburgo, che egli intende far diventare capitale della Russia, cosicché tutti gli scalpellini possano partecipare alla costruzione della nuova città. Nello stesso periodo Pietro si lega a Martha Skavronskaja, una lituana di povere origini presa prigioniera dai russi durante la guerra in Livonia. La ragazza doveva essere molto attraente se il feldmaresciallo Šeremetev, che la trova come cameriera in casa di un pastore luterano, la passa a Menšikov e questi a Pietro. Martha si converte alla religione ortodossa con il nome di Caterina; i due si sposano segretamente intorno al 1707. Che Martha fosse figlia di un servo oppure orfana di un ufficiale svedese, le sue umili origini erano note a corte e alle corti di tutt'Europa, ma Pietro non disdegnò di amarla per tutta la vita e di farne la sua erede al trono; questo suo atteggiamento nei confronti di una donna umile e ignorante, solo questo basterebbe per fare di Pietro un grande uomo. Nel 1704, entra in scena un altro degli amici più cari di Pietro, quando Aleksej Vasil'evic Makarov, altro personaggio di umile estrazione, viene eletto segretario di Gabinetto dello zar. Makarov diventa il braccio destro di Pietro, di fatto la sua ombra che lo accompagna nelle campagne militari e nei viaggi all'estero; a differenza di Menšikov, oltrecchè validissimo collaboratore, era anche persona onestissima.
Nel gennaio 1704, gli svedesi depongono Augusto II e nominano re di Polonia Stanislao Leszczynski promettendogli l'appoggio militare per riconquistare i territori lasciati alla Russia con i trattati del 1667 e del 1686; ancora una volta Carlo dimostra di non aver alcun rispetto per la forza militare russa. Pietro non abbandona Augusto; nell'agosto viene stipulato un trattato russo polacco che riconosce Augusto come legittimo re e gli si promette la Livonia in cambio della prosecuzione della guerra contro la Svezia. I russi tra luglio e agosto conquistano Dorpat, Narva e Ivangorod; tra il 1705 e il 1706 le unità russe scorazzano in Lituania e in Curlandia al comando dei generali Šeremetev, Rönne, Ogilvie, Repnin e Golovin. Una flotta svedese con ventidue navi da guerra viene intercettata e respinta da una squadra navale russa, comandata dal viceammiraglio Cruys, al largo di San Pietroburgo e, contemporaneamente, 10.000 svedesi del generale di divisione Von Mengden si avvicinano a San Pietroburgo, ma vengono respinti dai russi. Gli svedesi non si avvicineranno mai più così tanto alla capitale di Pietro. Carlo inizia a verificare l'efficacia della riorganizzazione avviata da Pietro. In Polonia gli svedesi sconfiggono l'esercito di Augusto e si apprestano ad attaccare la Russia. Pietro cerca una mediazione, ma Carlo è deciso a invadere la Russia e occupare San Pietroburgo, che considera territorio svedese. Pietro ordina di fare terra bruciata davanti all'esercito svedese del quale teme la forza in uno scontro frontale, e attua la tattica della guerriglia.
Tra una battaglia e l'altra, nel gennaio 1708, Pietro pubblica un decreto su un uovo sistema di caratteri tipografici, la cosiddetta scrittura civile, realizzata da un gruppo di tipografi di Amsterdam; la scittura si basa su un gruppo di 33 lettere basate sulla grafica dei caratteri latini. Nel marzo 1708 viene pubblicato il primo libro con i nuovi carateri, un trattato di geometria. La scrittura civile non soppianta quella ecclesiastica kirillica, ma sottolinea lo sviluppo della sfera laica nei campi della tecnica, della narrativa, della poesia e del teatro.
A fine agosto 1708 Carlo sposta il suo esercito a Matislavl' in Lituania; i russi si aspettano che da lì Carlo si dirigga verso San Pietroburgo o Mosca. Carlo, invece ritenendo difficile l'approvvigionamento di cibo e foraggio sul percorso per Smolensk, decide di puntare a Sud verso l'Ucraina. Il 28 settembre a Lesnaja, il generale svedese Löwenhaupt, partito da Riga con 12.500 uomini e un convoglio di provviste ed equipaggiamenti di molte migliaia di carri, resta tagliato dal grosso delle truppe e attaccato dalle agili armate di Pietro. Löwenhaupt riesce a sfuggire all'accerchiamento e a riunirsi a Carlo con solo seimila uomini e dopo aver abbandonato i carri. Lo scontro di Lesnaja sarà l'inizio della fine di Carlo. Il re svedese aveva deciso di puntare sull'Ucraina perchè aveva stretto un accordo segreto con Ivan Mazepa, atamano ucraino che si era impegnato a fornire agli svedesi 20.000 cosacchi, basi militari e rifornimenti e perchè fidava sull'aiuto del khan di Crimea. Il 31 ottobre, Menšikov, con un'azione lampo, prende d'assalto il quartier generale dell'atamano Baturin, uccidendo più di 6.000 persone e privando gli svedesi di uomini e approvvigionamenti. Mazepa, fuggito, viene scomunicato e impiccato in effigie. Gli svedesi che speravano di trovare nell'Ucraina un prezioso alleato devono affrontare, invece, una resistenza passiva da parte della popolazione e forme di guerriglia. In Russia viene applicata la legge marziale e il paese diviso in nove provincie, ognuna amministrata con ampi poteri da un governatore: Romodanovskij a Mosca, Menšikov a San Pietroburgo, D. M. Golicyn a Kiev, Saltykov a Smolensk, P. A. Golicyn ad Arcangelo, P.M. Apraksin a Kazan', Tolstoj ad Azov, Gagarin in Siberia e F.M. Apraksin a Voronež. Ogni provincia avrebbe dovuto provvedere al sostentamento delle unità militari presenti nei propri confini. Non accettando l'idea di ritirarsi in Polonia o di tornare in Svezia, Carlo invade l'Ucraina. Abilmente Pietro si ritira verso sud distruggendo tutto ciò che potrebbe servire agli svedesi che vengono così a trovarsi in una difficile situazione a causa della mancanza di rifornimenti e della rigidità dell'inverno. Nell'estate del 1709 Carlo rinnova i suoi sforzi per conquistare l'Ucraina ma si trova ad affrontare un nemico molto aggressivo e, oramai, molto motivato; nella battaglia di Poltava (27 giugno 1709) Pietro raccoglie i frutti di anni di lavoro per potenziare l'esercito infliggendo al nemico una durissima lezione (6.901 tra morti e feriti e più di tremila prigionieri), perdendo solo 1.345 uomini. Il 30 giugno l'esausto esercito svedese con 14.299 uomini e 34 cannoni, a Perevolocna sul Dneper si arrendea Menšikov. Carlo fugge nel territorio turco con i suoi aiutanti, una manciata di cosacchi e qualche centinaio di soldati di cavalleria. Con la vittoria di Poltava, contro il più forte e organizzato esercito europeo la Russia alza la testa e afferma il proprio ruolo di grande potenza militare nello scacchiere europeo..
L'esito di Poltava ribalta le sorti della guerra: in Polonia Augusto II rioccupa il trono mentre Carlo si rifugia nell'Impero ottomano dove opera per convincere il sultano Ahmed III ad aiutarlo a riprendere la guerra. Il 23 dicembre 1710, la Turchia dichiara la guerra alla Russia e il 22 febbraio 1711, Pietro dichiara la guerra alla Turchia. La Turchia viene sostenuta economicamente dalla Francia, suo alleato da sempre e dalla Gran Bretagna che vede con paura lo sgretolamento della Svezia, che potrebbe rappresentare, invece, il primo baluardo contro una Russia diventata troppo potente. Nell'imminenza del conflitto con la Turchia un editto manoscritto di Pietro dal titolo "Senato del governo" elenca i nomi dei dieci uomini che "debbono governare durante la nostra assenza". Pietro riesuma l'usanza di affidare la capitale a un gruppo di boiari in sua assenza, ma lo denomina con un termine che evoca lo spirito delle antiche istituzioni imperiali. La guerra con i turchi fatta di tanti piccoli scontri termina, invece, con la grande battaglia campale di Husi, presso il fiume Prut , in Moldavia; 38.000 soldati russi si trovarono ad affrontare una potenza mista turco-tartara di 130.000 uomini. Inizialmente l'artiglieria russa infrange lo schieramento nemico, che, però alla fine, ha la meglio e accerchia l'esercito russo. Non si è mai saputo il motivo delle modeste pretese dei turchi per permettere ai russi di ritirarsi; forse la notizia della vittoria del generale russo Rönne a Brailov sul Danubio o forse i gioielli della corona che Caterina aveva con sè. I turchi si accontentano della promessa di Pietro di ritirarsi dalla Polonia, di consegnare Azov e il suo distretto alla Turchia e di distruggere i forti sul mar Morto. Con disappunto di Carlo XII, il Sultano si rifiuta di fornire altro aiuto militare alla Svezia. D'altra parte non si capisce quale vantaggio sarebbe derivato alla Turchia dall'aiutare quel paese nordico; era meglio non stuzzicare troppo l'orso russo. Il 13 giugno 1713, ad Adrianopoli viene firmata la pace che obbliga la Russia a ritirare le proprie truppe dalla Polonia. Ma nel 1714 il Sultano riconosce la leggittimità di Augusto II a regnare sulla Polonia, il che di fatto ratifica l'influenza russa e la Russia riconquisterà Azov nel 1739. Carlo XII deve lasciare il sultanato e tornare in Svezia. La pace con i turchi, complessivamente, conviene a Pietro che può concentrare i propri sforzi a nord. Dopo la firma della pace, Pietro fa un altro viaggio; si reca a Varsavia e quindi a Dresda e a Karlsbad; il 13 ottobre si reca a Torun' per presenziare all'infelicissimo matrimonio del figlio Aleksej con la principessa Carlotta-Cristina-Sofia di Wolfenbüttel. Nel 1712 Pietro sposa ufficialmente Caterina, ma il matrimonio non la protegge da un'opinione pubblica ostile che, inoltre, rifiuta di accettare la validità giuridica del divorzio di Pietro da Evdokija. Nell'aprile 1713 la flotta russa, con Pietro in veste di contrammiraglio, sbarca 16.000 soldati a Helsingfors e il 30 agosto Pietro invia un dispaccio con il quale comunica che gli svedesi sono stati cacciati dalla Finlandia. Nel giugno 1713 Menšikov, a Tönningen, nello Jutland, costringe alla resa il generale svedese Magnus Stenbock; il 13 settembre capitola la città di Stettino che viene posta sotto il controllo prussiano. Nel luglio 1714, una dimostrazione della potenza navale raggiunta, in pochi anni, dalla Russia è la vittoria sulla flotta svedese al largo di Capo Hangö in Finlandia, dove le navi russe circondano uno squadrone svedese, attacandolo, poi, con la fanteria; viene fatto prigioniero il contrammiraglio Nilsson Ehrenskiöld e catturate una fregata, sei galee e due corvette. Pietro andò molto fiero di questa vittoria che chiamò "la Poltava navale"; l'ambasciatore svedese a Londra metteva in guardia le potenze occidentali dal non sottovalutare il rischio di una Russia troppo forte. "Ci interrogheremo, allora, sulla nostra cecità per non aver sospettato dei progetti della Russia di impadronirsi del Baltico".
Nonostante la guerra Pietro continua a occuparsi di politica interna, sempre con l'obiettivo di modernizzare il Paese. Nel 1714, Pietro ordina a un migliaio di famiglie della classe di governo di trasferirsi a San Pietroburgo, nel febbraio, i nobili sono avvisati che i loro figli sarebbero stati assegnati ai reggimenti dall'età di tredici anni e che, quando richiamati, avrebbero dovuto prestare servizio nell'esercito prima di qualunque altro incarico. Sempre nel 1714, ordina che "in tutte le provincie i figli della nobiltà, dei diplomatici, dei segretari e del clero ... d'età tra i dieci e i quindici anni devono studiare l'aritmetica e la geometria. Solo successivamente al conseguimento del diploma potranno sposarsi o fare promesse di matrimonio". Più sconvolgente per le élite russe fu la legge sull'erede unico, emanata il 23 marzo 1714, che dichiara illegittima l'antica consuetudine della successione tra tutti i figli e che ordina che la proprietà terriera debba essere lasciata a un solo erede, di norma il primo: ciò al fine di evitare la rovinosa frammentazione dei possedimenti. Nel ottobre 1715 il figlio Aleksej esprime al padre la propria volontà di rinunciare al trono ritenendosi "non qualificato e inadatto al compito". In realtà Aleksej era contrario alla politica riformatrice di Pietro e cercava di farsi portavoce delle frange ortodosse del paese. Nel febbraio 1716 Pietro si reca a Danzica per il matrimonio della nipote Ekaterina Ivanovna con il duca Carlo Leopoldo di Maclemburgo; il contratto di matrimonio consente il libero passaggio alle truppe russe e costituisce una sorta di protettorato russo sul Maclemburgo, allarmando, sia Giorgio di Hannover, sia Giorgio I di GB che hanno motivo di temere la crescente forza navale russa. Mentre si trova in Germania, Pietro emana Lo Statuto Militare, una delle più chiare espressioni del carattere particolare delle forze armate petrine. Nel maggio 1716 incontra il re di Prussia a Stettino e il re di Danimarca ad Altona per concordare il trasferimento delle truppe russe in vista di uno sbarco in Svezia. Nell'agosto Pietro assume il comando di quattro flotte, danese, olandese, britannica e russa, al largo di Copenaghen per l'invasione della Svezia; nascono subito dei disaccordi e l'invasione viene rimandata. Pietro chiama a sè Aleksej che disobbedisce e fugge all'estero; nel 1718 verrà aperta un'inchiesta formale su Aleksej e su coloro che lo appoggiano. Nell'ottobre 1716 Pietro è ad Amsterdam dove per qualche mese ritorna alla vecchia identità di mastro d'ascia. Prosegue per l'Aia, Leida, Rotterdam, Anversa, Dunkerque, Calais; in aprile è a Parigi, dove resta fino a giugno. Sempre alla ricerca di novità, di usi e costumi di paesi e città, di regolamenti, di strumenti di governo e tecniche nuove; l'ansia di apprendere per trasferire al suo popolo non lo abbandona. A Parigi cerca di disinnescare l'alleanza franco-svedese, senza riuscirvi; anche i francesi, infatti, sono preoccupati dall'emergente potenza russa, nonchè dalla Prussia che sta costituendo uno dei più forti eserciti d'Europa. Tutto il 1717 trascorre in febbrili trattative di pace e, con l'affievolirsi delle ostilità, Pietro si dedica ai problemi interni e, nel dicembre 1717, emana editti sulla costituzione dei dicasteri o consigli collegiali copiati dal sistema di governo svedese; i nove Collegi sono: affari esteri, erario, giustizia, ragioneria di stato, forze armate, ammiragliato, commercio, spesa pubblica, miniere e manifatture. Ogni collegio ha un presidente e un vicepresidente (che inizialmente deve essere una personalità straniera). Continua, intanto l'indagine su Aleksej che con la promessa del perdono è tornato in Russia; il preludio del processo riguarda la madre Evdokija e i suoi fratelli. Malgrado la mancanza di prove consistenti molti appartenenti al seguito dell'ex zarina e suoi parenti cadono vittima di accuse legate alla fuga di Aleksej e sono giustiziati, Evdokija viene esiliata senza seguito in un convento isolato dal mondo. Il processo ad Aleksej si concentra sui difetti morali: la sua indolenza, la neghittosità, i tentativi di sfuggire alla successione, la sua avversione alle riforme petrine, l'odio verso la città di San Pietroburgo, i tentativi di ordire congiure contro il padre; il 26 giugno muore mentre è sottoposto a tortura. Nei rapporti ufficiali si parla di morte per colpo aploplettico. Pietro fu innanzitutto un monarca e poi un padre, era un monarca con una missione che il figlio aveva mancato di appoggiare, nel peggiore dei modi: disertando. C'è una terribile coerenza nel comportamento di Pietro nei confronti di Aleksej, che deriva dalla ferma convinzione che nessuno, nemmeno suo figlio, possa criticare o contrastare la sua azione riformatrice. A volte Pietro è stato clemente con chi amava, non nei confronti del figlio che probabilmente non ha mai amato e dal quale non è stato mai amato. Nel marzo 1718 si apre un congresso di pace russo-svedese; i russi presentano le loro richieste, il possesso dell'Ingria, della Carelia, dell'Estonia e della Livonia in cambio della restituzione alla Svezia della Finlandia; non viene raggiunto un accordo. Il 30 novembre 1718 Carlo XII è ucciso, in Norvegia, combattendo contro i danesi e sembra che Pietro abbia pianto la morte del suo givane acerrimo nemico. Nell'aprile 1719 muore il figlio di Pietro e Caterina, Pëtr Petrovic e ancora una volta Pietro è privo di una discendenza maschile. Ma la perdita non rallenta l'azione di Pietro; in luglio partecipa con la flotta russa alla cattura di navi svedesi e al bombardamento delle coste svedesi. La fine di febbraio 1720 vede la pubblicazione di una delle parti più importanti della legislazione del regno di Pietro, il Regolamento Generale per l'amministrazione dei collegi: le 56 clausole del Regolamento sono impregnate di interesse per la contabilità pubblica e il buon ordine degli uffici collegiali. Nel luglio del 1720 avviene un altro scontro tra la marina russa e quella svedese; la flotta russa, al comando di Michail M. Golicyn (il giovane), sconfigge gli svedesi al largo di Grenghan nelle isole Aland, catturando quattro fregate. Nel gennaio 1721 viene pubblicato il nuovo statuto della chiesa ortodossa, il Regolamento Ecclesiastico, con la costituzione del Santissimo Sinodo di governo. Il Regolamento stabilisce, senza equivoci, la subordinazione del Sinodo allo zar. Pietro aveva una forte propensione a regolare ogni cosa con leggi e decreti, ma molto spesso leggi e decreti diventavano gli strumenti per ruberie e corruzioni che Pietro cercava di sradicare con pene durissime. Ad esempio, nel marzo 1721, venne giustiziato il principe Matvej Petrovic Gagarin, ex governatore della Siberia, accusato d'essersi appropriato di fondi statali; i suoi beni furono confiscati. Il 30 agosto 1721 è ratificato il trattato di Nystad che stabilisce "pace eterna" su terra e su mare tra Russia e Svezia. La Svezia cede la Livonia, l'Estonia, L'Ingermanland, parte della Carelia con il distretto di Vyborg e le città di Riga, Dünamünde, Pernau, Reval, Dorpat, Narva, Kexholm e le isole Ösel, Dagö e Meno. La Russia accetta di lasciare la Finlandia e di pagare alla Svezia due milioni di talleri. Allo zar restano alcune terre finlandesi intorno a San Pietroburgo che nel 1710 è divenuta la "capitale di cerimonie". Il trattato pone definitivamente il sigillo sul nuovo status della Russia come grande potenza europea.
Gli ultimi anni
Nel 1721, dopo aver concluso la pace con la Svezia, Pietro viene acclamato Imperatore di tutta la Russia. Il titolo imperiale viene riconosciuto da Polonia, Svezia e Prussia, ma non dagli altri monarchi europei. Nella mente di molti la parola imperatore connota superiorità sui semplici re. Molti regnanti temono che Pietro voglia proclamare la sua autorità su di loro come, a suo tempo, l'imperatore del Sacro Romano Impero aveva proclamato la sua supremazia su tutte le nazioni cristiane.
L'attivita edilizia a San Pietroburgo non si è mai fermata: grazie agli architetti stranieri sono stati progettati i palazzi d'estate e d'inverno i palazzi di Menšikov, di Gavrila Goloykin e di altri magnati, il monastero di Aleksadr Nevskij, la chiesa di sant'Isacco dalmata, la prospettiva Nevskij e la cattedrale dei santi Pietro e Paolo. Pietro introduce nuove tasse allo scopo di trovare i fondi per la costruzione di San Pietroburgo. Abolisce le tasse sulla terra e quella sulla famiglia sostituendole con un'imposta pro-capite. Le tasse sulla terra o sulla famiglia erano pagate solamente dai proprietari o da coloro che mantenevano una famiglia, mentre la nuova tassa è pagata da tutti. Sempre nel 1721 invia il suo bibliotecario Johann D. Shumacher in occidente per reclutare personale allo scopo di creare l'Accademia delle scienze russa.
Il 21 gennaio 1722, Pietro si consulta con il Collegio della sbornia e il 24 emana uno dei più importanti editti del suo regno, la Tavola dei ranghi che mette ordine nel guazzabuglio di titoli e funzioni dell'impero. I servizi dello stato si dividono in tre, militare, civile e di corte e il decreto stabilisce le funzioni, gli incarichi e le carriere per ciascun servizio. Uno degli obiettivi che si prefigura Pietro con la sua riforma è quello di privilegiare la meritocrazia a detrimento del lignaggio, come Pietro aveva sperimentato su se stesso. Contestualmente Pietro promulga un manifesto sulla successione al trono; spetta solo allo zar scegliere il successore al trono ed eventualmente, anche, rimuovere il nominato se dovesse dimostrasi indegno.
Pietro incentiva l'industrializzazione con sussidi e concessioni (prestiti senza interessi, esenzioni da tasse e servitù, commesse garantite dallo stato) e importa la tecnologia industriale e il relativo personale. Inoltre, rinnova gli uffici fiscali e i Collegi del commercio, miniere e manifatture per promuovere la crescita industriale, standardizza pesi e misure, migliora comunicazioni e servizio postale e introduce un sistema monetario decimale. L'economia di Pietro si trova però a combattere con la mancanza di una consistente classe imprenditoriale (i magnati preferivano ancora investire nella terra), con la mancanza della cultura d'impresa e la scarsità di manodopera; finché l'industria fu sostenuta da commesse pubbliche attivate dalle guerre ci fu un certo progresso, questo svanì con i successori di Pietro.
Nel 1724 Pietro associa al trono Caterina, attribuendole il titolo di Imperatrice anche se, peraltro, mantiene nelle sue mani tutto il potere.
La sua ultima iniziativa militare è la spedizione in Persia (1721-1724). Nel 1721 la sconfitta dello scià di Persia in una rivolta afghana e le proteste dei mercanti russi per le vessazioni sofferte in Daghestan, un protettorato dello scià, forniscono a Pietro l'occasione per una spedizione militare nella regione. Gli obiettivi di Pietro sono le provincie occidentali e meridionali del Caspio, compresi i porti commerciali di Derbent e Baku. Anche la persecuzione dei cristiani transcaucasici, degli armeni e dei georgiani da parte degli ottomani fornisce altri pretesti a Pietro. Lo zar lascia Mosca nel maggio 1721 per raggiungere Novgorod, si reca quindi a Kazan e il 19 giugno giunge ad Astrachan'. Il 18 giugno la florra russa parte da Astrachan' e Pietro scrive al principe-cesare Romodanovskij "Sire, informo la Vostra Maestà che oggi noi e il generale-ammiraglio, Apraksin, abbiamo lasciato Astrachan' al vostro Regio servizio con tutta la flotta e speriamo, con l'aiuto di Dio, di raggiungere le coste della Persia. L'umilissimo servo di Vostra Maestà, Pietro"; il vezzo di intersecare gioco e realtà non abbandonerà mai Pietro. Lo zar ritorna a Mosca in autunno lasciando ai suoi generali il compito di proseguire la guerra che lui ritiene "troppo facile" per dedicarle del suo tempo; Pietro dà indicazioni ai suoi generali di trattare le popolazioni non cristiane in modo fermo, ma moderato. Il 25 settembre 1721 Derbent cade in mano russa. L'8 settembre 1723 Pietro riceve la notizia della conquista di Baku; il trattato stipulato con il nuovo scià sancisce la cessione di Baku, Gilian e Derbent alla Russia in cambio dell'aiuto russo contro i nemici dello scià.
La fine
Il 1° gennaio 1724 si apre con un grandioso spettacolo di fuochi d'artificio che celebreranno l'unico vero anno di pace del regno di Pietro, la Russia non è ufficialmente in guerra con alcuna potenza straniera. Non avendo eredi, la legge del 1722 concede a Pietro il privilegio di indicare il suo successore ed egli sceglie la moglie Caterina. Pietro muore nel 1725, per un'infezione alle vie urinarie curata male; la mancanza di seri specialisti in Russia, problema molto sentito da Pietro, lo toccherà direttamente. Pietro viene seppellito nella Cattedrale di Pietro e Paolo a San Pietroburgo. Pochi giorni dopo muore la figlia minore di Pietro l'amata Natal'ja. Il senatore Aleksej Makarov ci ha lasciato questo scritto "Non ho mai visto o udito nella mia vita un senso di orrore tra la popolazione simile a quello che si è sentito in tutte le chiese e per le strade quando è stato dato l'annuncio della sua morte". L'imperatrice Caterina I ha l'appoggio della guardia imperiale, di Menšikov, che in pratica regge il governo del paese e dei potenti ansiosi di impedire la resurrezione del partito dello zarevic Aleksej. Dopo la morte di Caterina, nel 1727, il trono passa al nipote di Pietro I, Pietro II (figlio di Aleksej) con il quale termina la discendenza diretta maschile dei Romanov; con Pietro II e con Anna I riprende piede la fazione degli ortodossi che depotenzia molte leggi di Pietro. A Pietro II succede Anna Ivanovna, Anna I, figlia del fratellastro di Pietro il Grande, Ivan V. Quando la salute dell'imperatrice Anna inizia ad entrare in crisi, ella nomina suo nipote Ivan quale suo erede, sotto la tutela del duca Biron. Questa scelta del nipote è un tentativo di assicurare la prosecuzione della linea di suo padre Ivan V e di escludere quindi i discendenti di Pietro il Grande. Anna muore all'età di 47 anni per una nefrite. Ivan VI, che all'epoca ha appena 1 anno, ottiene il trono, ma sua madre Anna Leopoldovna (malvista dagli ambienti di governo) ne pretende la reggenza. Scoppia quindi una crisi interna che permette, poco dopo la morte di Anna, a Elisabetta Petrovna, figlia di Pietro il Grande, di cogliere l'occasione per imprigionare Ivan VI ed esiliare sua madre, prendendo il trono per sé, con un colpo di stato. Dopo Pietro, nessun figlio salirà direttamente al trono occupato da un genitore; bisognerà aspettare Paolo I, che succederà a Caterina la Grande, nel 1796, oltre settanta anni dopo la morte di Pietro, e che dedicherà al predecessore la famosa statua equestre del Cavaliere di bronzo.
Eugenio Caruso - 3 gennaio 2014
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