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I trent'anni di Macintosh.

Il vero leader riesce a far lavorare gli altri facendoli divertire.
E. Caruso

Nel 1990 dovevo cambiare il mio vecchio Commodore128 aziendale e un amico informatico di alto livello, come si trovavano solo in quegli anni, mi dice "perchè non ti fai comprare un Macintosh?" E mi spiegò i princìpi essenziali di questo computer per me completamente nuovo. La comunicazione fra macchina e utente era prevalentemente visiva, basata su icone e finestre di dialogo. Dal lato dell'utente, lo strumento principale di interazione con la macchina era il mouse, vero e proprio braccio idealmente portato dentro lo schermo, con il quale si potevano afferrare, muovere e attivare gli oggetti mostrati a video. Ad esempio, per lanciare un programma, bastava cliccare due volte col mouse sull'icona corrispondente a quel programma. La metafora della scrivania funzionava anche per l'azione di spostamento degli oggetti: file e cartelle potevano essere spostati in zone diverse del disco rigido semplicemente trascinandoli con il mouse. Se un oggetto era trascinato nel cestino veniva cancellato. Mi entusiasmai e dopo una serrata lotta con il responsabile dell'informatica aziendale, ma forte del fatto di essere un direttore, acquistai un Macintosh II. La facilità d'uso di quel computer risultò stupefacente, cosicchè nel giro di un paio d'anni tutti i collaboratori della mia Direzione avevano un computer della Apple. Ricordo che, mentre le segretarie della altre direzioni usavano i loro PC - MS/DOS solo come macchine da scrivere, le mie segretarie, oltre al Word maneggiavano Excel, File Maker e Power Point (per supportare i tecnici nella preparazione di diapositive e report). Le acrobazie di tecnici e segretarie per inserire grafici e tabelle nei testi scritti non erano più necessarie. A quell'epoca il browser si chiamava Mosaic, il più importante motore di ricerca Altavista e per spedire file molto corposi si usavano le reti delle università. L'uso di calcolatori della linea Macintosh apportò alla mia Divisione anche sensibili vantaggi economici. Infatti, offerte, progetti di investimento, business plan e rapporti divennero molto gradevoli dal punto di vista della presentazione grafica e questo facilitava la lettura dei documenti e predisponeva positivamente la controparte. Ben presto la competizione interna portò anche le altre Divisioni ad adottare stili qualitativamente efficaci nella preparazione della documentazione; a metà degli anni novanta la nostra impresa era la prima organizzazione privata nell'accesso a finaziamenti per la Ricerca da parte della DG XII dell'UE. Nel frattempo nel mondo dei PC si stava facendo strada il programma Windows 3. Già nel 1984 Microsoft aveva annunciato di aver sviluppato Windows, un'interfaccia grafica per il suo sistema operativo MS-DOS che era venduto con i PC IBM e compatibili. Microsoft aveva modellato l'interfaccia utente, seguendo la strada intrapresa dalla Apple con il suo Macintosh, di cui Bill Gates aveva potuto vedere un prototipo, mostratogli dallo stesso Steve Jobs nel 1981, ma Windows 1 e Windows 2 non avevano avuto successo.

MacII

Il Macintosh II

La storia del Macintosh. Il 24 gennaio del 1984, viene al mondo il Macintosh. Un nome da mela: era la qualità preferita di mela del principale designer del progetto, Jef Raskin. Ma avrebbe potuto anche chiamarsi "Annie", questo il nome in codice del computer da 500 dollari su cui Apple lavorava, sotto la guida di Mike Markkula.
Ma quello che un ventottenne entusiasta di nome Steve Jobs svelò, nel 1984, sul palco del Flint Center di Cupertino era qualcosa di diverso. Era un computer, e insieme qualcosa d'altro rispetto a quello che il grande pubblico associava alla parola. Dal cilindro di Steve Jobs esce infatti un oggetto nuovo: un parallelepipedo con dentro tutta la tecnologia che serviva, e che incorporava un monitor ad alta risoluzione; quindi una tastiera e un mouse, dispositivo al tempo del tutto inedito e relegato al mondo delle workstation Xerox da migliaia di dollari. Il mouse monotasto di Apple che Jobs mostra alla platea è una scatoletta con un pulsante che permette di controllare un computer in una maniera innovativa. Spostando una freccina su uno schermo in cui tutto si può cliccare e ogni elemento digitale diventa istantaneamente parte della vita quotidiana di un utente. Non più solo lettere, numeri e schermate tutte uguali. Ma documenti, testi, immagini, applicazioni che rispondono ai movimenti di una mano.
Il sogno di Steve Jobs era questo: un computer che potesse essere usato da chiunque, con un approccio, come si diceva allora, user friendly. Una visione che poi Jobs mise a fuoco con l'evoluzione del Mac e soprattutto con iPod e iPhone. Ma è con il Mac che nascono i concetti di innovazione costante e design nell'informatica di consumo, una strada che i geni della Silicon Valley avrebbero poi battuto con altri progetti.
Quel Macintosh dell'84 era tutto sommato qualcosa di non molto distante da quello che il "Mac" è oggi; il concetto di sistema "all in one", tutto compreso, è rimasto lo stesso. L'iMac attuale ha qualche cavo in meno (solo quello di alimentazione), è infinitamente più potente del Macintosh del 1984, ed è ancora quel simbolo di innovazione informatica che sul mercato contemporaneo dei computer, ormai meno importante rispetto a quello dei dispositivi mobili, mette insieme un'idea precisa di "esperienza utente", tecnica e stile.
Dal keyonote al Flint Center sono passati trent'anni. Decenni in cui Apple è profondamente cambiata attraversando diverse fasi, da quel primo, glorioso e vendutissimo Macintosh ai modelli successivi, quelli con cui Steve Jobs c'entrava poco o niente, fino agli iMac, iBook e Power Mac che arrivano dopo il rientro di Jobs in Apple e che portano il computer della Mela verso la sua seconda vita: MacOs X, il sistema operativo che rivoluziona l'ambiente software della macchina e che da 14 anni rappresenta il principale avversario di Windows, fino all'ultima versione chiamata Mavericks.
Apple celebra la storia del suo computer più famoso anche sul sito apple.com, dove campeggiano le macchine di ieri e oggi. I "fun facts" e le curiosità non mancano: Il primo Mac occupava circa lo stesso spazio sulla scrivania di un foglio di carta A4 (8,5 x 11pollici), mentre il primo portatile Mac (settembre 1989) era spesso quattro pollici e pesava circa otto chili. Oggi il MacBook Air più leggero pesa 1,08kg e ha uno spessore di 1,7 centimetri. Ancora: il primo Mac era venduto con tre applicativi (il Finder, MacWrite e MacPaint). I Mac oggi offrono all'acquisto applicazioni multimediali come iPhoto, iMovie, GarageBand, Mail, Mappe e le app della suite iWork tra cui Pages, Numbers e Keynote..
Nello scorrere del tempo, un altro grande salto il mondo Mac lo fa a metà degli anni 2000, con il cambio di architettura interna: non più chip Motorola e PowerPc ma Intel, proprio come i concorrenti Pc; da qui nasce la possibilità di comunicare tra i due computer. Il marchio Mac assume caratteristiche adatte ai diversi tipi di utenza: quella casual e semiprofessionale ha l'iMac e i Macbook, per quella "pro" ci sono i MacbookPro e i MacPro, per l'appunto. Non più la ridda di modelli con prestazioni e caratteristiche diverse e nomi di prodotto indecifrabili che avevano segnato la storia e i bilanci di Cupertino negli anni 90. Trent'anni dopo il Mac ha cinque varianti: il Mini, che si compra senza tastiera, mouse e monitor, che l'utente già ha o acquista a parte. L'iMac, appena rinnovato, potente e sottile. I Macbook Air, ultraportatili leggeri e i Macbook Pro con display Retina. E il nuovo MacPro, appena arrivato sul mercato, che abbandona le forme tradizionali dei computer da lavoro racchiudendo una workstation di potenza notevole in un cilindro scuro e misterioso. Magico perché capace ancora di stupire in un mondo tecnologico che ha già visto tanti miracoli. Una macchina accolta con grande interesse dal mondo tech, con una particolarità industriale: viene prodotta in Usa dopo anni di Cina.
Ma come sarà fra trent'anni il Mac non potrebbero ipotizzarlo nemmeno i calcoli di probabilità affidati a un Mac Pro. Forse entro qualche anno Apple creerà una piattaforma in cui far convergere OsX e iOS, forse il Mac esisterà anche dentro i prossimi dispositivi mobili, forse la convergenza toccherà solo i dati e sempre più la possibilità che le applicazioni di uno e dell'altro sistema possano lavorare sugli stessi documenti, come già accade ora. Qualcuno forse ne parlerà il 25 gennaio al Flint Center, dove verrà celebrato il trentennale del computer della Mela. Dai nomi storici del "Team Mac", quello che ha portato un'avventura nata in un garage con dentro Steve Jobs e Steve Wozniak a diventare un nome conosciuto in tutto il mondo.

LOGO ..... Eugenio Caruso - 31 gennaio 2014


Tratto da

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www.impresaoggi.com