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La ripresa e la green economy.


La fantasia è più importante del sapere.
Einstein


La green economy è un processo complesso, che non rappresenta solo il passaggio da una economia tradizionale a una più verde, ma presuppone un cambiamento radicale nella struttura, nella cultura e nelle pratiche che caratterizzano le società. è una sfida trasversale e un’opportunità per la ripresa dell’Europa e del nostro paese.
I segnali di ripresa sono certamente importanti, ma non possiamo stare tranquilli: si annuncia una ripresa job-less su basi ancora molto tradizionali, con il rischio di lasciare irrisolti i problemi sociali, ambientali e di sostenibilità nel tempo.
Per cogliere le opportunità della green economy e trasformarla in un volano di ripresa sono necessarie tre condizioni.
La prima è di puntare a un progetto per il paese, che tenga insieme green economy, politiche industriali, agricole e dei servizi e politiche del lavoro. Le azioni locali non bastano a sostenere e guidare un cambiamento di portata epocale. Ci vuole un piano energetico nazionale centrato sul risparmio e sulle fonti rinnovabili, un programma di manutenzione e messa in sicurezza del territorio, una politica fiscale orientata alla riconversione verde dell’economia, una strategia di innovazione della filiera delle costruzioni e dell’edilizia; ci vuole, in breve, una politica nazionale di cambiamento, coraggiosa e lungimirante.
D’altra parte, ed è la seconda condizione, senza la partecipazione dei territori, delle Regioni e dei Comuni, dei cittadini, il cambiamento perde intelligenze e gambe. La green economy vieta la riproposizione di pratiche centraliste e burocratiche. Pertanto, il superamento della sovrapposizione di funzioni o della confusione di poteri deve avvenire nella direzione di un rinnovato, efficiente e responsabile federalismo. In questo contesto occorre una revisione intelligente del patto di stabilità interno, con l’introduzione di una sorta di golden rule per gli investimenti sull’energia, sulla manutenzione e sicurezza del territorio, sulla riqualificazione e rigenerazione urbana.
La terza condizione riguarda l’impiego dei fondi strutturali europei 2014-2020 a sostegno dell’eco-innovazione, dell’economia a bassa intensità di carbonio, della riduzione dei consumi energetici negli edifici pubblici, nelle case e nelle imprese, della messa in sicurezza del territorio contro i rischi sismico e idrogeologico, della innovazione nel ciclo dei rifiuti, del miglioramento della qualità dell’aria, della valorizzazione della salubrità, genuinità e tipicità dei prodotti agricoli, della ricerca industriale per la specializzazione intelligente dell’apparato produttivo.
Occorre inoltre definire quattro assi di politiche e azioni per il sostegno alla green economy a livello nazionale. Lo sviluppo del mercato degli acquisti verdi dal lato della domanda deve essere promosso agevolando il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi del piano di azione nazionale per gli acquisti verdi (Pan Gpp) attraverso misure premiali a favore di Regioni ed enti locali, corsi formativi a favore delle stazioni appaltanti, il ricorso agli appalti da affidare con la procedura dell’offerta economicamente più vantaggiosa che includano criteri di sostenibilità ambientale e sociale, il coinvolgimento degli enti locali nella definizione dei criteri ambientali minimi (Cam), il ricorso al precommercial procurement per stimolare al ricerca e l’innovazione. In materia di credito e fisco, si impone una riflessione sul ritorno nel lungo periodo degli investimenti ecologici e sulla possibilità di fornire una garanzia pubblica ai capitali privati investiti connessi alla realizzazione di programmi territoriali.
Le risorse della Cassa depositi e prestiti dovrebbero essere utilizzate per fornire prestiti agevolati per la riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico e privato. La revisione del sistema fiscale deve tener conto del principio “chi inquina paga”; il peso del prelievo deve essere spostato dai redditi da lavoro e d’impresa verso le rendite e il consumo di risorse ambientali, sul modello della carbon tax. I bonus di credito fiscale del 55 e 65% per la ristrutturazione edilizia e la riqualificazione energetica devono essere resi strutturali.
Lo sviluppo della partnership pubblico-privato in funzione della green economy parte dalla esigenza di trasformare i distretti industriali in eco-distretti, attraverso specifiche norme e agevolazioni per lo smaltimento dei rifiuti, le forniture di energia, le reti telematiche, gli acquisti verdi, nonché la verifica della fattibilità della istituzione del soggetto gestore delle infrastrutture e dei servizi ambientali d’area.
Infine, ma non certo da ultimo, la green economy interseca tutte le politiche del territorio. Abbiamo già detto dell’urgenza di un programma nazionale di prevenzione del rischio sismico e del rischio idrogeologico e della proposta di una revisione intelligente del patto di stabilità. Oltre a ciò, la valorizzazione del territorio si estende alla riduzione del consumo di suolo, alla riqualificazione urbana e dei centri storici, alla rigenerazione urbana, delle periferie e delle aree industriali dismesse, alla cura del paesaggio, delle aree naturalistiche, delle risorse idriche e del patrimonio forestale.
La manutenzione ordinaria del patrimonio naturale, l’agricoltura di qualità, il turismo sostenibile, l’artigianato di mestiere e di servizio, offrono nuove opportunità di sviluppo della professionalità e della occupazione dei giovani.
In conclusione, l’assunzione della green economy come paradigma di un nuovo modello di sviluppo ci consente di allontanarci dalla “decrescita infelice” che stiamo subendo, di collocarci nel solco delle politiche europee più innovative, di passare gradualmente dalla cultura del prodotto interno lordo alla cultura del benessere interno lordo.
L’Italia ha il capitale umano, sociale, storico e naturale per raccogliere e vincere la sfida.
Gian Carlo Muzzarelli - Assessore Attività produttive, piano energetico e sviluppo sostenibile, economia verde, edilizia, autorizzazione unica integrata, Regione Emilia-Romagna.

24 febbraio 2014

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Tratto da Ecoscienza 6/2013

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