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Recensione di Ammazziamo il gattopardo. Il complottino


Prosegui con tenacia come hai cominciato e affrettati, quando puoi, perchè tu possa godere più a lungo di un animo sgombro da errori.
Seneca Lettere morali a Lucilio.


friedman copertina

Il racconto parte da lontano, dal ”Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa che mostrava il passaggio dal vecchio regime all’Italia unitaria, ma arriva al recentissimo presente. Nel saggio si parte proprio da quella celebre frase del Gattopardo: ”Cambiare tutto affinché nulla cambi”.
Friedman tocca molti argomenti della nostra storia recente, ma, in questa prima parte della recensione, a me preme prendere in considerazione una serie di interviste che confermano quanto affermato recentemente da Timothy Geithner, segretario al Tesoro degli Stati Uniti durante il primo governo Obama. L’esistenza di un complottino per fare fuori Berlusconi nel 2011; in realtà questo è un argomento che interessa gli storici, ma, considerando che in questi giorni Giorgio Napolitano ha affermato che l’iter della caduta di Berlusconi non presenta ombre è opportuno fare alcune considerazioni.
Scrive Friedman « … l’emergenza della seconda metà del 2011 si trasforma in un momento del tutto particolare nella storia anche costituzionale della Repubblica italiana. Tutti sanno che alla fine il presidente della Repubblica ha messo Mario Monti al posto di Berlusconi. Ma non tutti sanno quanto Giorgio Napolitano si era preparato e da quanto tempo. … Quando, il 16 novembre 2011, Mario Monti prestava giuramento al Quirinale, gli italiani non lo sapevano, ma a quanto pare l’idea di fare ricorso a Monti era nella testa di Giorgio Napolitano ben prima, già da mesi. Stando ad autorevoli testimonianze, il presidente era intenzionato ben prima del novembre 2011, almeno quattro o cinque mesi prima, fin dall’inizio dell’estate, a cambiare l’inquilino di Palazzo Chigi».
L’affermazione di Friedman poggia su una serie di interviste che non lasciano spazio ad altre interpretazioni.
Dice Carlo De Benedetti “Io posso testimoniare on the record che Mario Monti è stato mio ospite ad agosto 2011 a St. Moritz e abbiamo parlato del fatto se a lui sarebbe convenuto accettare la proposta … e qual era il momento per farlo. Questo è successo ad agosto, in realtà aveva già parlato con Napolitano, era ad agosto del 2011, a casa mia a St. Moritz”. Nella conversazione, raccontata da De Benedetti a Friedman, Mario Monti parla chiaramente di incontri preliminari con Napolitano e De Benedetti consiglia Monti di accettare.
E’ quindi la volta di Romano Prodi «Anche lui ricorda una lunga e amichevole conversazione con il suo ex collaboratore e amico Mario Monti a fine giugno 2011, ben due mesi prima della serata a St. Moritz di Carlo De Benedetti con Monti. (quando lo spread era a 200 punti n.d.a.). “ricordo una lunga conversazione con Mario Monti, dice Prodi, in cui il succo della mia posizione è stato molto semplice: Mario non puoi far nulla per diventare presidente del Consiglio, ma se te lo offrono non puoi dire di no. Quindi non ci può essere al mondo una persona più felice di te”».
In realtà non c’è bisogno di ricorrere alle ricostruzioni o ai ricordi di vecchi amici di Mario Monti. Basta sentire il diretto interessato, intervistato anche lui da Friedman per il suo libro. «”Comunque, insisto, dice Friedman, con rispetto per un grande presidente e vecchio amico, e per la cronaca, anche lei non smentisce che, nel giugno-luglio 2011, il presidente della Repubblica le ha fatto capire o le ha chiesto esplicitamente di essere disponibile se fosse stato necessario?”. Monti ascolta questa domanda con la faccia dei momenti solenni, e poi, con un’espressione contrita, piega la testa in basso e leggermente a sinistra, evitando così di incrociare il mio sguardo, e con la rassegnazione di uno che capisce che è davanti a una domanda che non lascia scampo al non detto, sussurra la risposta “Sì, mi ha … mi ha dato segnali in quel senso” ».
«Ma qui non si tratta soltanto di una serie di colloqui tra Napolitano e Monti in quella fatidica estate e nell’autunno 2011, in cui a Monti fu chiesto di prepararsi ad occupare il posto di Berlusconi nel caso fosse stato giudicato necessario. C’è di più. C’è un documento del tutto particolare che Napolitano e Monti hanno visto e rivisto, durante quell’estate e, l’autore si chiama Passera Corrado». In sostanza mentre Napolitano metteva Monti in stand by per prepararlo a sostituire Berlusconi, incaricava Passera di preparare un documento. Continua Friedman. «E in quindici giorni Passera, autorizzato dal presidente, completa la stesura e presenta in via informale la prima bozza del suo piano. Il piano Passera era redatto su carta bianca A4, e la copertina riportava in caratteri maiuscoli, sottolineati e in grassetto, le parole APPUNTI PER UN PIANO DI CRESCITA SOSTENIBILE PER L’ITALIA».
Prosegue Friedman. «La fretta è essenziale. La frase che segue nell’introduzione del piano lascia gelati fino alle ossa. “Non ci mancano le possibilità ed energie per raggiungere obiettivi di questa portata a patto, però, di non sprecare il poco tempo che ci rimane a disposizione”. Poco tempo. Era certamente un messaggio che chiunque avrebbe capito, no? Era certamente l’opinione che circolava in Europa e sui mercati finanziari. E, giusto nel caso in cui il Gran Lettore non avesse ben compreso che il rispetto dei tempi era essenziale, nel paragrafo finale dell’introduzione, a pagina 13, è annotato che “l’Italia deve attivare in brevi tempi un efficace piano di azioni per favorire la crescita e l’occupazione e occorre creare un vero shock strutturale positivo”. E voilà. Un piano segreto, un programma di governo diviso in capitoli con dettagli, politiche sul lavoro, pensioni, privatizzazioni, liberalizzazioni, tutto preparato per essere attivato, un piano presentato da Passera a Napolitano e pronto a essere messo in campo».
Al summit del G20 del 3 e 4 novembre a Cannes, Berlusconi viene ridicolizzate dalle famose risatine di Merkel e Sarkozy, lo spread tra btp e bund tedeschi continua a salire gli avvenimenti precipitano guidati da una sorta di regia occulta. Napolitano nomina Monti senatore a vita, Berlusconi frastornato dalla sfiducia che strangola il suo governo e, non poco, da faccende giudiziarie, olgettine e bunga bunga, viene convinto a fare un passo indietro. Napolitano designa Monti nuovo primo ministro. Il giorno dopo la nomina di Monti un vecchio combattente della sinistra estrema, Piero Sansonetti, commenta "Napolitano, come gran parte del vecchio gruppo dirigente comunista, non ha mai avuto un buon rapporto con la democrazia". Monti avvia una severa politica di austerità che, però, porta, alla fine del suo mandato, il rapporto debito su pil dal 120 al 133%, la disoccupazione giovanile, dal 29% al 41% e i cittadini furiosi, frustrati, spaventati o rassegnati, pronti a seguire le orme di Grillo, il pifferaio magico.
In figura è mostrato l’andamento dello spread nel 2011; quello che ci si potrebbe chiedere è “Forse le manovre volte a far saltare il governo Berlusconi non potrebbero aver attivato attività speculative sull’Italia da parte di qualcuno che sapeva in un circolo vizioso Berlusconi, spread, Monti, Berlusconi, spread, Monti? D'altra parte Monti e Passera non sono due personaggi di spicco del mondo bancario?

spread2011

Lo spread btp/bund nel 2011 Non esiste alcuna spiegazione logica al brusco balzo in su iniziato nel giugno/luglio

Eugenio Caruso
16 maggio 2014

Aggiornamento del 17 maggio 2014

Il complotto contro Berlusconi ci fu. Lo dicono l'americano Edward Luttwak, esperto di geopolitica e da sempre voce in Italia delle amministrazioni Usa e l'inglese Ambrose Evans-Pritchard, uno dei massimi analisti di economia internazionale.
Il primo, intervistato su Radio24, ha confermato che il complotto «fu ordito da Sarkozy e la Merkel con l'appoggio di molte persone in Italia». Di nomi ne fa due: Giorgio Napolitano e Giuseppe Pisanu. Il nome di Napolitano è stato ampiamente indicato in molte ricostruzioni di quel periodo come il protagonista italiano del complotto.
Il nome di Pisanu invece compare per la prima volta ed è ampiamente credibile come parte della congiura: l'ex democristiano già nel settembre 2011 rilasciò un'intervista a Repubblica auspicando un governo di larghe intese senza il Cavaliere.
Luttwak specifica che l'obiettivo del complotto «era rovesciare un governo democraticamente eletto». Questo è il motivo per cui gli americani si rifiutarono di partecipare. Il politologo americano, pur ritenendo che «ciò che accadde non fu un vero e proprio colpo di Stato ma un complotto dietro le quinte», confessa: «non so quanto in linea con la Costituzione». In altre parole Luttwak conferma che il presidente della Repubblica (che doveva essere il garante della costituzione) partecipò attivamente a un'operazione organizzata da governi stranieri, tesa a eliminare il premier italiano legittimo e sostituirlo con un altro gradito dai mandanti internazionali.
Ancora più clamoroso ciò che ha scritto Ambrose Evans-Pritchard in un articolo pubblicato sul prestigioso The Telegraph. Partendo dalle recenti dichiarazioni di Tim Geithner sulle pressioni dell'Ue per rovesciare il governo Berlusconi, egli scrive che «ciò che ha rivelato l'ex ministro americano concorda con quanto noi sapevamo all'epoca circa le manovre dietro le quinte e l'azione sui mercati obbligazionari».
Evans-Pritchard è chiarissimo nel suo giudizio: «Io ho sempre trovato bizzarro ciò che accadde». Fino a poco tempo prima «l'Italia era ritenuta un esempio virtuoso, uno dei pochissimi Stati dell'Ue che si avvicinava a un surplus del bilancio primario» e «non era in grave violazione del deficit». Poi clamorosamente aggiunge: «La crisi italiana dell'autunno 2011 fu scatenata dalla Bce che alzò per due volte i tassi provocando una profonda recessione double-dip (il tipo di recessione che segue le fasi di limitata crescita artificiale). Eppure, la colpa di questo disastroso errore politico fu fatta ricadere sul governo italiano». In altre parole il famoso imbroglio dello spread, con il quale si manipolò l'opinione pubblica facendo credere che il nostro Paese fosse a rischio default, fu costruito per generare una pressione politica violentissima contro Berlusconi e il suo governo.
Evans-Pritchard è netto: quello che è avvenuto contro Berlusconi «è uno scandalo costituzionale di prim'ordine»; ciò che fu fatto in Italia (così come in Grecia con la destituzione del premier Papandreou) «furono colpi di Stato sicuramente nello spirito se non anche nel diritto costituzionale».

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