Oh, oh, come bella sempre è la saggezza e come fruttifica buona fama tra gli uomini.
Euripide, Ippolito
Dopo l'Italia anche la Germania e la Francia mostrano i segni della crisi: per di più trainano al ribasso l'intera Eurozona che nel secondo trimestre dell'anno registra crescita zero, mentre a luglio l'inflazione è negativa rispetto a giugno. A dimostrazione che la crisi è tutt'altro che alle spalle: "Ci troviamo davanti ad un quadro misto e come abbiamo sempre sottolineato la natura della ripresa è fragile. I dati devono essere considerati in un quadro economico di medio termine ed è importante attuare le riforme" commenta un portavoce della Commissione Ue. Per la prima volta dopo due anni, l'economia tedesca arretra come anticipato dall'indice Zew. Il Pil della Germania cala dello 0,2% nel secondo trimestre 2014 rispetto al trimestre precedente con un dato peggiore rispetto alle attese che indicavano una possibile flessione del -0,1%. La crescita del primo trimestre rispetto all'ultimo del 2013 è stata rivista dal +0,8 al +0,7%. Ma quelle da Berlino non sono le uniche brutte notizie sul fronte della ripresa. Anche la Francia è ferma, la ripresa non si vede, il governo annuncia che non rispetterà i target di deficit fissati al 3,8% per il 2014 sforando il 4% e chiede urgentemente all'Ue un allentamento delle "pretese" sui conti. In contemporanea con i dati sul Pil del secondo trimestre 2014, invariato rispetto allo stallo del trimestre precedente (si sperava in una possibile crescita del +0,1%), è apparso su le Monde l'intervento del ministro delle finanze, Michel Sapin, che rivolge da un lato un appello all'Unione europea perché allenti la stretta, adattando il ritmo della riduzione dei deficit pubblici alla situazione economica attuale, che costringe anche la Francia a non rispettare i target previsti; dall'altro chiede alla Bce di mettere in campo tutti gli strumenti possibili per combattere il rischio di deflazione. La Francia ha quindi rivisto le stime di crescita per fine anno allo 0,5% spiegando che nel 2015 il Pil non aumenterà molto più dell'1%. Affosato dalle grandi economia del Vecchio continete, il Pil dell'Eurozona è rimasto invariato nel secondo trimestre dell'anno pur registrando un +0,7% sull'anno. Secondo la prima stima flash di Eurostat il Pil nell'Ue a 28 cresce dello 0,2%, con +1,2% rispetto al secondo trimestre 2013 (la crescita nel primo trimestre si era attestata allo 0,2% per l'Eurozona e dello 0,3% per l'intera Ue). Le preoccupazioni della Bce, però, sono soprattutto rivolte al tasso d'inflazione annuale nell'Eurozona calata allo 0,4% a luglio, contro lo 0,5% di giugno. Si tratta del tasso più basso dall'ottobre 2009 e come se non bastasse, cinque paesi sono già in deflazione. A luglio 2013 era a 1,6%. Il tasso di inflazione mensile a luglio è stato di -0,7%. In questo contesto brilla la revisione al rialzo del Pil inglese da parte della Banca d'Inghilterra che ha rivisto al rialzo le previsioni di crescita per il 2014 e il 2015, sottolineando la necessità di una stretta sorveglianza della crescita dei salari. La BoE ha alzato le sue previsioni di crescita per il 2014 al 3,5% contro il 3,4% stimato nella sua relazione di maggio, e per il 2015 al 3% contro il 2,9%. Bene anche il Portogallo: Lisbona ha registrato nel secondo trimestre una crescita del Pil dello 0,6% rispetto ai tre mesi precedenti (+0,8% su anno). Il dato, rilasciato dall'ufficio statistico, supera le previsioni degli analisti per rispettivamente 0,5% e 0,7%. Le cose vanno male; la politica dell'austerità ha mostrato i suoi limiti. E' verosimile che sia necessario inventarsi un'altra politica economica perchè questa, basata su vecchi schemi e su principi inadeguati sta fallendo. Ha ancora senso parlare, ad esempio, di pil nei termini attuali?
Impresa Oggi
25 agosto 2014
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