Non chiamar felice chi possiede molte ricchezze; si addice più quel termine a chi sa curar da saggio i doni degli dei, e sa sopportare la dura povertà.
Orazio, Odi
Expo Milano 2015 non sarà un’edizione in stile ottocentesco: non lascerà imponenti monumenti a segnare la propria presenza, né presenterà al mondo rivoluzionarie invenzioni tecnologiche. O, per lo meno, non è questo il primo obiettivo.
Il progresso e l’innovazione che da sempre contraddistinguono questa manifestazione resteranno le linee guida di sviluppo dell’evento, ma lo saranno in modo inedito, mettendosi a completo servizio del tema proposto. “Nutrire il pianeta, energia per la vita” è la sfida. È il programma, la meta e lo strumento che chiediamo ai paesi che saranno presenti di interpretare e contribuire a dare una forma reale attraverso l’architettura dei padiglioni, gli allestimenti e i percorsi espositivi pensati per rendere unica la visita dei 20 milioni di persone attesi durante i sei mesi.
L’impegno educativo contro la fame e lo spreco alimentare
Il contesto in cui ci muoviamo ha un risvolto profondamente sociale ed educativo. E in questo senso va letto. Gli spettacoli di intrattenimento, le attività e i progetti che stiamo promuovendo nei mesi che ci separano dall’apertura e che animeranno il sito espositivo prendono le mosse da una consapevolezza di fondo, a noi ben chiara e fortemente radicata nel progetto. Oggi, nel mondo più di 800 milioni di persone soffrono la fame; oltre un miliardo manifesta disturbi alimentari dovuti a una cattiva alimentazione e supera il miliardo di tonnellate la quantità di cibo sprecato ogni anno. Numeri di questo genere non solo fanno riflettere, ma devono stimolare l’azione concreta dei governi e dei cittadini per trovare insieme una possibile soluzione al problema o, quanto meno, per individuare metodi e strumenti che favoriscano la parità di accesso alle risorse e un loro utilizzo più cosciente e rispettoso dell’ambiente da parte di tutti i popoli del mondo. Gli obiettivi del millennio – i cosiddetti “Millennium Goals” – che l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha delineato nel 2000 con focus sull’impegno internazionale a ridurre ed eliminare le condizioni di povertà e di fame estreme scadono proprio nel 2015. La coincidenza di questo termine temporale deve essere uno sprone, perché la sfida di Expo Milano 2015 rientra nel quadro più ampio di azioni che possiamo attuare per l’umanità ossia a vantaggio dell’umanità.
Per questo motivo, ad accompagnare l’Esposizione universale al suo debutto ci sono state e ci saranno diverse iniziative di solidarietà, progettate e sviluppate per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’emergenza alimentare e ambientale che sta vivendo il pianeta. Lo scorso 30 aprile, a festeggiare l’inizio del countdown del “meno un anno” a Expo, con noi in Piazza Gae Aulenti a Milano c’era anche il Banco alimentare con sei bilance su cui si sono pesate le persone che hanno assistito al concerto di Andrea Bocelli: il corrispettivo del peso totale – più di 100 tonnellate – è stato donato in derrate alimentari da Eataly e Coop per i bisognosi. E durante i sei mesi dell’evento, i pasti e gli alimenti in eccedenza, che non saranno consumati dai visitatori durante i 184 giorni, saranno ritirati per il Refettorio ambrosiano, un progetto che prevede l’apertura di una mensa per le persone povere che sosteniamo insieme all’Arcidiocesi di Milano e alla Caritas ambrosiana.
Sostenibilità ambientale e impatto urbanistico
Oltre che sul terreno della lotta agli sprechi, la partita di Expo Milano 2015 si giocherà anche sul fronte della sostenibilità ambientale, dell’efficienza energetica e dell’uso delle risorse idriche. Sono molte le attività che abbiamo posto in essere per realizzare un evento il più possibile sostenibile. Per esempio, oltre 200.000 metri quadrati del sito espositivo saranno destinate alle aree verdi; stiamo implementando infrastrutture di telecomunicazione ed energetiche a basso impatto; abbiamo adottato standard internazionali per la gestione sostenibile dell’evento. Inoltre, l’Esposizione universale del 2015 è la prima Expo ad aver pubblicato un rapporto di sostenibilità: il documento, presentato a fine 2013, verrà redatto ogni anno in un’ottica di trasparenza, come monitoraggio e report delle azioni svolte, e costituirà esso stesso una legacy nella storia dei grandi eventi.
Non basta però individuare un obiettivo e perseguirlo. Oltre ad aver chiara la sfida che ci aspetta, è necessario che ogni partecipante faccia del suo meglio per rendere accattivante, stimolante ed entusiasmante il tema. Come? Attraverso l’interpretazione che ne darà nei propri spazi espositivi. La Svizzera, ad esempio, realizzerà dei padiglioni-silos da cui i visitatori potranno servirsi direttamente, scegliendo i cibi che preferiscono: gli alimenti non saranno rimpiazzati nei contenitori, perché lo scopo è educare al consumo consapevole delle risorse, ossia “più cibo prendo io, meno ce n’è per gli altri”. Al termine dell’evento le torri trasparenti saranno riusate come serre cittadine, in alcune città svizzere. Anche il padiglione degli Emirati Arabi Uniti – che è stato progettato dallo studio londinese dell’architetto Norman Foster e rappresenta con le sue anse una duna di sabbia – sarà smontato e ricostruito una volta chiusa Expo Milano 2015.
Gli esempi che ho citato sono rappresentativi dell’atteggiamento con cui tutti i paesi che costruiranno un proprio padiglione stanno declinando il tema della nutrizione. Sia nel progetto architettonico che realizzeranno, sia nella dotazione tecnologica e contenutistica – culturale, di intrattenimento, educativa – proposta, metteranno al centro la propria storia ed esperienza agroalimentare, innovativa e scientifica.
L’Esposizione universale vuole offrire un viaggio di straordinaria bellezza, unico per sua natura, ricco di suggestioni e coinvolgente. Per questo motivo, accanto agli oltre 50 padiglioni nazionali – quelli che in gergo tecnico si chiamano self-built pavilions – ci saranno anche nove cluster. Questi “villaggi” espositivi che raggruppano in totale più di 70 paesi accomunati dalla produzione di un alimento – caffè, riso, cacao, cereali e tuberi, frutta e legumi, spezie – o da una tematica alimentare specifica – biomediterraneo, agricoltura e nutrizione nelle zone aride, isole, mare e cibo – sono una delle più importanti innovazioni introdotte da Expo Milano 2015. Quello del cluster è un modello partecipativo che garantisce ai paesi che vi aderiscono una presenza di qualità, in grado di valorizzare le singole economie ed esperienze.
A dare unità al percorso di visita alcuni momenti di approfondimento: le aree tematiche, quattro spazi all’interno del sito espositivo dedicati all’introduzione alla visita (padiglione zero), alla distribuzione alimentare e ai nuovi consumi (padiglione del cibo del futuro), alla ricchezza e alla varietà vegetale (parco delle biodiversità) e all’educazione dei bambini (children’s park).
La partecipazione dei cittadini, il progetto di comunicazione
La sfida di “Nutrire il pianeta, energia per la vita” è trasversale, attraversa la storia, avvicina tra loro paesi che la geografia o le contingenze sociopolitiche vogliono distanti, è rilevante per gli adulti come per i bambini, per gli scienziati, gli artisti, i politici come per chi ogni giorno vive situazioni di indigenza.
Ecco perché Expo Milano 2015 è un appuntamento da non mancare: sarà una piattaforma di scambio e di confronto dal valore straordinario. Chi – tra paesi, organizzazioni, associazioni, aziende – parteciperà avrà non solo la grande occasione di farsi conoscere o di rafforzare la propria leadership in un determinato ambito, ma avrà anche l’opportunità di imparare, di apprendere soluzioni tecniche e metodologiche che potrà riadeguare in contesti altri rispetto a quelli per i quali sono stati pensati e sviluppati.
Oltre 100 capi di Stato verranno in visita a Milano durante l’evento. Preparare il tavolo attorno cui si troveranno per affrontare le questioni più urgenti legate all’alimentazione assorbe gran parte delle nostre energie e del nostro impegno, insieme alle attività in corso in cantiere. Apparecchiare questa tavola globale significa valorizzare le eccellenze agroalimentari di ogni realtà, dare voce alle sperimentazioni e animare un movimento di idee che prende le mosse dall’evento. E anche questa è una sfida di non poco conto: bisogna trattenere l’attenzione e l’interesse dei visitatori prima e durante i 184 giorni dell’evento.
Con il progetto WE (Women for Expo) parliamo alle donne di tutto il mondo, invitandole a essere protagoniste, dato che svolgono con la propria attività un ruolo fondamentale, nella crescita economica di ogni paese; con le lezioni di LabExpo, invece, si entra nell’approfondimento più accademico, lasciando spazio alla riflessione degli esperti; con ChildrenShare permetteremo ai bambini di conoscere le abitudini alimentari dei differenti paesi in un’ottica di condivisione e con Short Food Movie permetteremo ai ragazzi di mettere alla prova il proprio estro come filmmaker per realizzare con tablet o smartphone dei video che raccontino le opportunità dell’Esposizione universale. Il coinvolgimento dei cittadini è la priorità.
Milano e la sfida della smart city
Il padiglione Italia, con il suo palazzo e gli spazi dedicati alle eccellenze regionali sarà il miglior testimonial del Made in Italy. Perciò serve lavorare insieme. È soltanto con il gioco di squadra e una visione di sistema che si può raggiungere l’obiettivo. Non è facile né banale arrivare a tagliare il traguardo. Abbiamo, però, percorso tanta strada e abbiamo superato già situazioni complesse, grazie al sostegno del governo, delle istituzioni locali e delle aziende partner che stanno collaborando per rendere concreto il progetto di una smart city, dedicata all’alimentazione. Sfida, anche questa, alta per le tecnologie impiegate e per le applicazioni che potranno farne le città in futuro. Un lascito importante che, ci auguriamo, possa davvero contribuire a rendere il mondo più vivibile e più equo nella distribuzione delle risorse.
Giuseppe Sala - da Aspenia on line - 9 novembre 2014
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Tratto da www.aspeniainstitute.it