Odio gli amici quando vengono tardi in soccorso
Euripide
In Italia, a causa degli sprechi dal campo
alla tavola, viene perso cibo per oltre dieci
milioni di tonnellate e si stima che finisca
tra i rifiuti circa il 25 per cento di quello
acquistato dalle famiglie, per un valore
annuo di circa 37 miliardi di euro. Dai
dati della Fao emerge che il problema è
globale: circa un terzo del cibo prodotto
a livello mondiale, infatti, viene buttato
o perso.
Il fenomeno, determina notevoli ricadute
anche sotto il profilo ambientale,
legate al consumo e allo spreco delle
risorse impiegate nelle fasi produttive e
all’aumentata produzione dei rifiuti.
Nell’ultimo anno, tuttavia, la crisi
economica in atto, che spinge al risparmio
e aiuta a riscoprire le buone pratiche
del passato, ha contribuito a ristabilire un
maggiore equilibrio. Per realizzare
risultati apprezzabili e riuscire a ridurre
lo spreco alimentare lungo tutta la catena
alimentare, è necessaria una maggiore
sensibilizzazione del consumatore, ma
è indispensabile anche una strategia
coordinata per migliorare l’efficienza delle
filiere agroalimentari.
Più specificatamente, gli interventi assunti
da Coldiretti sono volti, innanzitutto, a
sensibilizzare i consumatori verso condotte
alimentari più adeguate, promuovendo
una spesa sostenibile e responsabile, come
quella nei mercati degli agricoltori (mercati
di Campagna Amica, ad esempio) dove i
prodotti, tutti rigorosamente italiani, sono
più freschi e quindi più duraturi.
Ma si suggeriscono anche altri piccoli
accorgimenti che consentono di prevenire
il fenomeno e di combatterlo. Ad esempio,
comprare solamente ciò di cui si ha
bisogno, ridurre le porzioni o suddividerle,
fare la lista della spesa per evitare
acquisti impulsivi, riordinare il frigorifero
periodicamente, evitando l’effetto
“cumulo”. Un aiuto viene anche dalla
cultura popolare, che ci ha tramandato
moltissimi piatti antispreco.
La lotta allo spreco si combatte anche
intervenendo con una più attenta gestione
e distribuzione della produzione agricola
e alimentare, comprendendo il valore
strategico del cibo e promuovendo forme
di agricoltura territoriale e identitaria, che
valorizzino le risorse locali e il territorio.
Stefano Masini
(1) - da Ecoscienza 5/2014
25 dicembre 2014
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Tratto da ecoscienza 5/2014