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GRECIA: si sta scherzando con iil fuoco


Il vero bene proviene dalla coscienza tranquilla, dagli onesti propositi, dalle rette azioni, dal disprezzo dei beni occasionali, da un tenore di vita sereno e coerente.
Seneca, Lettere a Lucilio

Fumata nera alla riunione dell’Eurogruppo sulla Grecia. Atene boccia infatti la proposta di accordo presentata dall’Ue. E la riunione dei ministri delle Finanze risponde con un ultimatum: la Grecia ha fino a giovedì per decidere se chiedere l’estensione del programma di salvataggio, in modo da poter avere un Eurogruppo straordinario venerdì che possa valutare la sua richiesta, dice il presidente Jeroen Dijsselbloem. Da parte sua, il ministro greco delle Finanze Yanis Varoufakis risponde in tarda serata che la Grecia presenterà la richiesta di prolungare l’accordo di finanziamento per quattro mesi, durante i quali «ci sarà la volontà politica di discutere un nuovo contratto», per il quale Atene è «pronta a offrire alcune precise condizionalità». «La Grecia deve essere trattata come pari, e non come colonia del debito - aggiunge Varoufakis - e si impegnerà «a rispettare l’accordo di finanziamento», spiegando che «la ragione del disaccordo di riguarda l’obiettivo di completare il programma. Il nostro governo è stato eletto per sfidarlo, ripensarlo, non per prolungarlo. È un programma che dura da 5 anni e ha chiaramente fallito nello stabilizzare e riformare la Grecia». Ecco perché il governo Tsipras pensa che «il programma attuale non può essere completato con successo». Già poco prima che venisse reso noto l’esito finale della riunione, un funzionario del governo greco, secondo quanto riferisce Bloomberg, aveva bollato le proposte dell’Eurogruppo come «assurde e inaccettabili». Per l’esattezza, nella bozza del documento che la Grecia ha rifiutato di sottoscrivere, era scritto: «Le autorità greche hanno indicato che intendono concludere con successo il programma, tenendo in considerazione i piani del nuovo governo». E ancora che l’Ue «userà la massima flessibilità nell’attuale programma». Subito dopo la conclusione dell’incontro, anche il commissario Pierre Moscovici interviene per ribadire: «L’estensione è l’unica strada». «Dobbiamo essere logici, non ideologici», aggiunge, sottolineando che «sulla fraseologia abbiamo discusso molto nell’Eurogruppo, non è questo il punto ma trovare buona volontà e un terreno comune, dove il primo è la richiesta dell’estensione del programma e il secondo la flessibilità». Sulla vicenda greca, interviene in serata pure il ministro italiano dell’Economia Pier Carlo Padoan, che esclude una possibile uscita di Atene dall’euro: «Mi pare del tutto fuori questione». Se la Grecia non chiedesse l’estensione del programma, inoltre, entra ancora più in dettaglio Padoan, «ci sarebbe un problema di finanziamenti a breve termine che si esauriscono e si esauriscono anche le prospettive a più lungo termine». Il ministro italiano si augura quindi «vivamente che si trovi una soluzione condivisa nell’ambito del meccanismo europeo che ha flessibilità e che può accomodare tutte le richieste di priorità che i greci ci hanno ribadito oggi». Al termine dell’Eurogruppo interviene anche Christine Lagarde: «L’esborso dei fondi può avvenire solo con il completamento positivo della review dell’applicazione del programma da parte delle tre istituzioni» della ex Troika per la Grecia, e «se questo non sarà il caso, anche l’esborso da parte nostra non potrà avvenire», dice il direttore dell’Fmi. Poco prima dell’inizio della riunione, il governo tedesco aveva esortato la «Grecia a mettere sul tavolo le sue proposte concrete e dettagliate». Alla base dei colloqui devono esserci gli impegni presi, aveva detto il portavoce della cancelliera Angela Merkel, Steffen Seibert, sollecitando Atene a portare avanti il piano di riforme. E il ministro delle finanze tedesco Wolfang Schaeuble, entrando all’Eurogruppo, aveva detto: «Quello che ho sentito finora non mi fa essere più ottimista, se la Grecia non vuole un programma non c’è bisogno di pensare ad alternative». Deboli, nel frattempo, le Borse europee, che hanno chiuso prima che si conoscesse ancora l’esito dell’Eurogruppo. Il 28 febbraio è il giorno in cui scade l’attuale piano di salvataggio da 172 miliardi di euro e senza un accordo con i creditori internazionali, Atene rischia a marzo di ritrovarsi con le casse vuote, le banche a picco e sulla strada verso l’uscita dall’eurozona. Il premier Alexis Tsipras punta ad un taglio del debito piuttosto che a un allungamento delle scadenze perché - come spiegato dal ministro delle finanze Yanis Varoufakis - «tutti sanno che la Grecia non sarà mai in grado di sostenere il debito attuale senza un nuovo contratto». E per mettere a punto un nuovo piano sul debito, il nuovo esecutivo ellenico ha chiesto un prestito ponte fino ad agosto per avere il tempo necessario. I partner Ue respingono però questa soluzione perché non hanno intenzione di rimettere mano al portafoglio per tenere a galla Atene, insistendo dunque sul rispetto degli impegni sottoscritti dal precedente governo di Antonis Samaras e su una estensione dell’attuale programma di salvataggio della troika. Il governo Tsipras chiede inoltre di ridurre l’obiettivo del surplus di bilancio per quest’anno dal 3% all’1,5% e per il 2016 dal 4,5% all’1,5% in modo da avere più fieno in cascina per rilanciare la crescita ellenica. Il Pil greco nel quarto trimestre del 2014 ha segnato una contrazione a sorpresa dello 0,2% contro stime per una crescita dello 0,4%. Per Atene dunque le attese di un surplus di bilancio del 3% nel 2015 e del 4,5% l’anno prossimo «non sono realistiche». Dopo il nulla di fatto all’Eurogruppo di oggi, tutti i nodi verranno presto al pettine. Già a marzo la Grecia dovrà rimborsare o rinnovare 4,3 miliardi di debiti e senza un cosiddetto salvagente europeo potrebbe scatenarsi nuovamente il panico sui mercati che a sua volta potrebbe innescare in Grecia una corsa agli sportelli bancari. . Ricordo la felicità di giovani e anziani, in Grecia, all'annuncio della vittoria di Siryza, come se d'incanto tutti i problemi fossero svaniti. In realta con quella vittoria i veri problemi erano appena cominciati.

Eugenio Caruso - 17-02-2015

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Tratto da www.corriere.it

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