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Il contratto nazionale dei bancari


Felice è l'uomo dal giudizio retto.
Seneca, De vita beata

Un aumento medio di 85 euro lordi in quattro anni. È questo il piatto forte dell’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto nazionale di lavoro di 309 mila bancari siglato all’alba di mercoledì primo aprile da otto sigle sindacali e dall’Abi, l’associazione imprenditoriale che ha affidato le trattative al presidente di Mps, Alessandro Profumo. Con il contratto appena scaduto i bancari avevano ottenuto 175 euro lordi l’anno. Il nuovo contratto sarà valido fino a fine 2018. L’intesa dovrà ora essere sottoposta alle assemblee dei dipendenti.
Tra le novità, viene istituita per la prima volta una piattaforma per l’«occupabilità» dei lavoratori bancari che hanno perso il posto, con l’obiettivo di far incontrare domanda e offerta di lavoro nelle imprese di settore. In caso di nuove assunzioni, le banche valuteranno prioritariamente le posizioni dei dipendenti confluiti nel Fondo emergenziale. Nello stesso tempo il Fondo per la nuova occupazione, già istituito nella precedente tornata contrattuale (Foc), sarà prorogato fino al 31 dicembre 2018, con le attuali modalità di finanziamento, che coinvolgono anche i top manager, chiamati a contribuire versando una quota del proprio stipendio. Le parti si sono impegnate a redigere, entro 90 giorni il testo coordinato del contratto collettivo nazionale. Nel testo si confermeranno le vecchie previsioni di legge in materia di licenziamenti per tutti i lavoratori assunti prima dell’entrata in vigore del primo decreto attuativo del Jobs act, il 7 marzo scorso.
L’Abi giudica l’ipotesi di rinnovo del contratto dei bancari «un risultato importante». Oltre che «una risposta adeguata a conciliare gli interessi di carattere professionale e occupazionale dei lavoratori con le esigenze di stabilità ed equilibrio delle banche italiane di fronte ad un contesto macroeconomico che sta pesando e peserà nel lungo periodo sui livelli di redditività, sulla qualità degli attivi e sui margini di ricavo». «L’intesa – fa notare ancora l’Abi – apre la strada a una serie di soluzioni utili a continuare ad affrontare i cambiamenti in atto nel settore bancario relativi alla razionalizzazione dei processi produttivi, organizzativi e delle strutture distributive, all’evoluzione dei comportamenti della clientela, delle innovazioni tecnologiche e ai profondi cambiamenti normativi e di supervisione».
«L’accordo», informa una nota della Fabi, il primo sindacato della categoria, «ribadisce la centralità della contrattazione nazionale, difende le normative sull’area contrattuale, non interviene sugli scatti d’anzianità e attribuisce al nuovo contratto una forte valenza sociale». «Dopo un anno e mezzo di durissime trattative», sottolinea il segretario generale, Lando Maria Sileoni, «i bancari hanno finalmente un loro contratto nazionale. In questo modo è stata scongiurata l’eventuale disapplicazione del contratto stesso, che avrebbe creato enormi problemi ai lavoratori lasciandoli senza tutele».«Il salario d’ingresso per i giovani assunti attraverso il fondo per l’occupazione è stato aumentato dell’8% e, dal punto di vista sociale, è stata creata una piattaforma bilaterale per la ricollocazione nel settore del personale licenziato in caso di crisi aziendali – continua Sileoni –. Gli aumenti economici sono pari a 85 euro da riparametrare e avranno una scadenza al primo ottobre 2016, 1 ottobre 2017 e 1 ottobre 2018. Sono state date risposte concrete ai problemi occupazionali e sotto l’aspetto economico si è recuperata l’inflazione. In tema di modello di banca, creazione di nuove attività e professioni sono stati previsti confronti con le banche, attraverso un monitoraggio periodico». L’accordo sarà sottoposto alle assemblee dei lavoratori, che dovranno concludersi entro il 15 giugno». Secondo la Fisac Cgil guidata da Agostino Megale «l’impianto dell’accordo può essere definito in linea con il mandato sulla difesa del contratto nazionale, dell’area contrattuale e degli indirizzi decisi in tema di inquadramenti, di recupero salariale, di tutela dell’occupazione e di misure di solidarietà intergenerazionale ed a favore dei giovani».
Per il segretario generale della Uilca, Massimo Masi, è stato «sconfitto il disegno di Abi di destrutturare il contratto nazionale e si conferma il valore centrale e imprescindibile dello stesso come strumento di riferimento per la categoria dei bancari, di cui viene riconosciuta l’autonomia e l’importanza professionale». Tutto ciò per la Uilca «costituisce anche la conferma della indispensabile validità della contrattazione collettiva nazionale in un contesto socio politico che da tempo ne pone in discussione il rilievo e la validità, anche in riferimento al tentativo di indebolire il ruolo di rappresentanza dei corpi intermedi della società».
«Dopo un anno e mezzo di confronti estenuanti», commenta il segretario generale della Fiba Cisl Giulio Romani, «siamo finalmente riusciti ad arrivare alla chiusura di un contratto nazionale che conferma di fatto tutte le tutele preesistenti dei 300mila lavoratori bancari e la volontà delle parti di salvaguardare l’occupazione e il salario dei lavoratori». «Si tratta di un contratto non privo di sacrifici», aggiunge il segretario della Fiba, «purtroppo inevitabili in questa congiuntura economica, ma è anche un contratto che protegge la retribuzione dei lavoratori e lascia inalterate tutte le tutele garantite dal precedente contratto, relative ad area contrattuale, profili professionali e scatti di anzianità».
Dopo gli 80 euro di Renzi, gli 85 del contratto del commercio e questi 85 dei bancari sembra proprio che 80 sia una sorta di numero magico.


IMPRESA OGGI- 01-04-2015

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Tratto da www.corriere.it

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