Felice è chi è contento della sorte che ha, qualunque essa sia, ed ama quello che ha.
Seneca, De vita beata
Pressione fiscale in aumento, potere d'acquisto delle famiglie al palo, quota di profitti delle imprese non finanziarie ai minimi da 20 anni. I dati diffusi oggi dall'Istat confermano quello che gli italiani già sanno per esperienza diretta: il 2014 non è stato un anno facile, ma segnalano anche che su alcuni fronti si comincia a intravedere una, seppur timida, inversione di tendenza. Entrando nel dettaglio dei dati si rileva infatti che, l'anno scorso, il reddito disponibile delle famiglie in valori correnti è aumentato dello 0,2%. E' vero che, tenuto conto dell'andamento dell'inflazione il potere di acquisto è rimasto invariato, ma è vero anche che è la prima volta dal 2007 che il dato non ha davanti il segno meno. Torna a salire, dopo due anni consecutivi di flessione, anche la spesa per consumi finali delle famiglie (+0,5%). Cala di conseguenza di 0,3 punti percentuali la propensione al risparmio (8,6%) - la spesa per consumi infatti è aumentata più del reddito disponibile.
Sale ancora la pressione fiscale, risultata nel 2014 pari al 43,5%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto all'anno precedente. Nel IV trimestre del 2014, aveva addirittura raggiunto il 50,3%. Sul versante dei conti pubblici, nel 2014 il rapporto tra indebitamento netto e Pil è stato pari al 3,0%, in aumento di 0,1 punti percentuali rispetto a quello del 2013. Nel quarto trimestre 2014 è stato del 2,3%. Sempre nel quarto trimestre 2014 il saldo primario (indebitamento al netto degli interessi passivi) è risultato positivo e pari a 10.132 milioni di euro.
L'incidenza dell'avanzo sul Pil è stata del 2,4%, inferiore di 1,2 punti percentuali rispetto a quella registrata nel quarto trimestre del 2013. Il saldo corrente nel quarto trimestre 2014 è stato positivo e pari a 2.319 milioni di euro con un'incidenza sul Pil dello 0,5% (1,2% nel corrispondente trimestre dell'anno precedente). Le uscite totali sono aumentate dello 0,8% rispetto all'anno precedente e il corrispondente rapporto rispetto al Pil è stato pari a 51,1% (50,9% nel 2013); le entrate totali sono aumentate dello 0,6%, con un'incidenza sul Pil del 48,1% (+0,1 punti percentuali rispetto al 2013). Nel quarto trimestre 2014, le uscite totali sono aumentate, in termini tendenziali, del 2,6%; la loro incidenza rispetto al Pil è stata del 57,6% (56,1% nel corrispondente trimestre dell'anno precedente). Le uscite correnti sono aumentate del 2,3% e quelle in conto capitale del 6,6%. Le entrate totali, nel quarto trimestre, sono aumentate, in termini tendenziali, dello 0,8% con un'incidenza sul Pil del 55,3%, superiore di 0,5 punti percentuali rispetto al corrispondente trimestre del 2013. Buone notizie infine per quanto riguarda la spesa per interessi passivi: grazie al calo dello spread, nel IV trimestre è calata del 4,6% rispetto allo stesso periodo del 2013, passando da 20,6 a 19,7 miliardi, e del 3,5% nell'intero 2014 rispetto al 2013.
DATI FISCALI 2014
Sono 41 milioni i contribuenti italiani che hanno presentato le dichiarazioni Irpef con i modelli Unico e 730 nel 2014 per un reddito dichiarato totale di circa 811 miliardi: 20.070 euro in media, in aumento dell’1,5% rispetto all’anno precedente. Ma il numero dei contribuenti è in calo dell’1% (-425mila contribuenti), soprattutto a causa dei lavoratori dipendenti (-334mila), in particolare quelli a basso reddito e i più giovani (under 24 e 25-44 anni). Diminuiscono anche i soggetti che dichiarano reddito d’impresa (-60mila). Guardando al reddito mediano e non medio, non influenzato cioè dai valori particolarmente elevati, l’importo scende da 20.070 euro a 16.213 euro: ciò significa che la metà dei contribuenti non supera questa cifra. In Lombardia il reddito medio complessivo più elevato (23.680 euro), seguita dal Lazio. La Calabria è invece la Regione con il reddito medio più basso (14.390 euro). I redditi da lavoro dipendente e da pensione superano l’82% del reddito complessivo dichiarato e quelli da pensione per la prima volta superano il 30% del totale. I lavoratori autonomi hanno però il reddito medio più alto: 35.660 euro. Gli imprenditori si assestano a 17.650 euro, meno dei dipendenti (20.600 euro) e poco più dei pensionati (16.280 euro). Ma - chiarisce il Mef - «per imprenditori nelle dichiarazioni Irpef si intendono i titolari di ditte individuali, escludendo chi esercita attività economica in forma societaria». Insomma, non si tratta di sinonimo di “datori di lavoro”. L’imposta netta Irpef ha un valore medio di 4.910 euro (+0,6% rispetto all’anno precedente) ed è dichiarata da circa 31 milioni di contribuenti, pari al 76% del totale. Circa 10 milioni di persone sono incapienti: hanno un’imposta netta pari a zero. L’imposta netta totale dichiarata ammonta a 152,2 miliardi. L’addizionale regionale Irpef ammonta nel 2013 a circa 11,2 miliardi di euro, l’1,5% in più rispetto al 2012. L’addizionale regionale media è di 370 euro (contro i 360 del 2012). La più alta è nel Lazio (470 euro), seguito dalla Campania (440 euro). La “colpa” è degli automatismi fiscali previsti in caso di deficit sanitario: entrambe le Regioni sono in piano di rientro. L’addizionale comunale ammonta invece a 4,4 miliardi, l’8,9% in più rispetto al 2012 (quando si era registrato l’aumento record del 20%) con un importo medio di 170 euro che va da un massimo di 220 euro del Lazio a un minimo di 60 euro a Bolzano. La cedolare secca fa boom: i redditi da fabbricati di immobili locati soggetti a tassazione sostitutiva aumentano del 23,9% (per l’aliquota al 21%) e del 37,3% (per l’aliquota al 15%). In generale, i redditi da fabbricati aumentano del 31,4% (passando a 27,8 miliardi). Un aumento condizionato dal reddito delle abitazioni principali non soggette a Imu, che concorrono di nuovo alla formazione del reddito complessivo (per un importo di 4,9 miliardi di euro), e dall’imponibilità al 50% del reddito di immobili non locati, soggetti a Imu, situati nello stesso Comune in cui si trova l’abitazione principale (stimati in circa 701 milioni di euro). I redditi dominicali e agrari presentano a loro volta un incremento rispettivamente del 29,1% e del 12,6% rispetto al 2012, influenzato dall’ulteriore rivalutazione del 15%26 da applicarsi sul valore già rivalutato ai sensi della legge 662/1996.
IMPRESA OGGI - 02-04-2015
Tratto da www.agi.it