Platone afferma non esserci alcun re che non sia discendente da schiavi e nessuno schiavo che non sia discendente da re.
Seneca Lettere morali a Lucilio
GRANDI PERSONAGGI STORICI
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In questa sezione ho illustrato la vita di grandi personaggi del passato, allo scopo di tratteggiare le caratteristiche e i valori che hanno portato questi uomini al successo. Da ciascuna sfumatura dei comportamenti di questi uomini ciascuno di noi può trarre insegnamenti, stimoli, coraggio, intuizioni, entusiasmo per intraprendere un percorso che possa condurre al successo personale o della propria impresa. Con questo articolo illustro la vita di Carlo V, che "navigò", in pieno Rinascimento, confliggendo con grandi re come Francesco I, Enrico VIII, Solimano il magnifico. Egli respirò l'atmosfera della grande cultura di quel secolo, godette dei vantaggi della conquista di immensi territori al di là dell'oceano e superò indenne tradimenti, intrighi, tentativi di assassinio, rivolte, rivoluzioni religiose, gli ostacoli postigli dalle Cortes spagnole e dalle Diete germaniche. Fu un uomo religioso e clemente, clemenza che gli costò la perdita del suo principale obiettivo, la realizzazione di un'Europa sovranazionale, della monarchia universale, ipotizzata da Dante, Machiavelli, Erasmo da Rotterdam e incultatagli dalla zia Margherita d'Austria, donna di grande cultura e autorevolezza; sotto l'aspetto della clemenza, come sotto quello della salute cagionevole, della mole di lavoro che riusciva a svolgere e della capacità di stare sull'obiettivo, fu molto simile a Cesare.
La particolare era in cui visse Carlo V è l'elemento che, in gran gran parte, spiega la statura dell'imperatore. Dotato di pronta intelligenza e di eccezionale equilibrio, seppe sfruttare l'aiuto di brillanti ministri, consiglieri e grandi generali: tempista e abile sfruttò a suo vantaggio la circostanza di poter essere il personaggio centrale di un secolo formidabile. Il secolo di Lutero e di Erasmo da Rotterdam, di Francesco I, di Enrico VIII, di Maria Tudor, di Maria Stuarda, di Elisabetta e di Solimano il Magnifico, di Tiziano, Durer e Holbein, di Michelangelo, Leonardo e Raffaello, di Machiavelli e Guicciardini, di Ariosto e Rabelais, della Compagnia di Gesù e del Concilio di Trento, dei grandi monasteri che diffondevano la scienza, la letteratura, l'arte, la musica, della Riforma e della Controriforma, dell'Inquisizione e dei mercenari lanzichenecchi, dei pirati saraceni, di Magellano e dei conquistadores, del primato dell'economia e dei banchieri sulla politica.
Carlo V d'Asburgo (Gand, 24 febbraio 1500 – Cuacos de Yuste, 21 settembre 1558) fu re di Spagna con il nome di Carlo I, re d'Italia, Arciduca d'Austria e Imperatore del Sacro Romano Impero, padrone di un impero talmente vasto ed esteso, su tre continenti, che gli viene tradizionalmente attribuita l'affermazione secondo cui sul suo regno non tramontava mai il sole.
Carlo era figlio di Filippo il Bello d'Asburgo (da non confondere con il più famoso Filippo il Bello re di Francia), figlio a sua volta dell'Imperatore Massimiliano I d'Austria e di Maria di Borgogna, erede dei vasti possedimenti dei Duchi di Borgogna. La madre era Giovanna di Castiglia, detta "la Pazza" (che come ritengo non era affatto pazza), figlia dei Re Cattolici Ferdinando II d'Aragona e di Isabella di Castiglia. In virtù di questi avi, Carlo poté ereditare un vastissimo impero, oltretutto in continua espansione, ed esteso su tre continenti (Europa, Africa e America). Nelle sue vene scorreva sangue delle più disparate nazionalità, tedesca, spagnola, francese, polacca, italiana e inglese. Tramite il padre discendeva infatti, oltre che naturalmente dagli Asburgo, i quali ormai da tre secoli regnavano sull'Austria e da quasi 100 anni ininterrottamente sull'Impero Germanico, anche dalla casata polacca dei Piast, del ramo dei duchi di Masovia, attraverso la trisavola Cimburga di Masovia (e questa discendenza gli lascerà anche un segno fisico: il famoso "labbro sporgente all'Asburgo"). Il marito di Cimburga, il duca di Stiria Ernesto il Ferreo, era invece figlio di Verde Visconti, e ciò rendeva Carlo diretto discendente dei Visconti di Milano e quindi pretendente al Ducato di Milano. Tramite la nonna Maria Bianca, duchessa di Borgogna, egli discendeva dai Re di Francia della Casa dei Valois, diretti discendenti di Ugo Capeto; ciò rendeva dunque Carlo discendente del casato dei Capetingi, e quindi anche del fondatore dell'Impero, il suo omonimo Carlo Magno. Sotto molti aspetti egli fu il vero prosecutore della politica europeista di Carlo Magno. La madre Giovanna invece gli portò la discendenza dalla grande casata castigliana e aragonese dei Trastamara. Essi a loro volta avevano riunito nel loro blasone le eredità delle antiche casate iberiche di Barcellona, primi re di Aragona, di León, Castiglia e Navarra, discendenti degli antichi re delle Asturie, di origine visigota. I Re di Aragona erano inoltre discendenti degli Hohenstaufen tramite Costanza, figlia di re Manfredi; questo fatto permise a Carlo (che si trovava in questo modo a discendere dall'Imperatore Federico II di Svevia), di ereditare i regni di Napoli e Sicilia. Infine, due sue trisavole del lato materno erano Caterina e Filippa di Lancaster, entrambe figlie di Giovanni di Gand, figlio cadetto di Edoardo III Plantageneto, re d'Inghilterra.
Dalla nascita (1500) alla incoronazione di Aquisgrana (1520)
Il 21 ottobre 1496, Massimiliano I d'Asburgo, Arciduca d'Austria, nonché Imperatore del S.R.I., mediante un'accorta "politica matrimoniale", fece in modo che il proprio figlio ed erede al trono, Filippo, detto "il bello", prendesse in moglie Giovanna di Castiglia, la figlia minore dei cattolici sovrani di Spagna, Ferdinando d'Aragona e Isabella di Castiglia. I due si trasferirono nel 1499 nell'antica capitale Gand situata nella Contea di Fiandra, e il 24 febbraio 1500, nacque Carlo, perciò inizialmente detto Carlo di Gand. Oltre a Carlo, alla coppia nacquero altri cinque figli. Eleonora, la primogenita, che andò in sposa prima a Emanuele I di Aviz, Re del Portogallo e poi a Francesco I di Valois-Angouleme, Re di Francia. Dopo di lui, in successione, nacquero: Isabella che andò in sposa a Cristiano II di Oldenburg, Re di Danimarca; Ferdinando che sposò Anna Jagellone d'Ungheria dando inizio ad un rinnovato ramo austriaco degli Asburgo; Maria che andò sposa a Luigi II d'Ungheria e Boemia e infine Caterina che andò sposa a Giovanni III di Aviz, Re del Portogallo. Giova notare che Giovanna di Castiglia soffrì per il trasferimento dalla Spagna in Belgio e per gli oltraggiosi tradimenti del marito; inoltre, fin da piccola aveva manifestato intolleranza per il fanatismo religioso dei genitori e per la spietatezza dell'Inquisizione che aveva in Spagna un potere quasi maggiore
di quello dei re; la madre Isabella aveva cercato in tutti i modi di piegare la figlia che si permetteva di mettere in discussione la santità dei metodi della Santa Inquisizione. Nel 1496, a diciassette anni, Giovanna sposa Filippo il bello e, insinua lo storico Hillebrand, "Giovanna si affrettò ad accettare la mano di Filippo di Borgogna sapendo che l'avrebbe sottratta all'educazione durissima della madre "; il fatto poi che Filippo fosse uno dei più bei cavalieri del tempo era un incentivo in più per fuggire da quella corte lugubre, bigotta e feroce. Giovanna non poteva immaginare che anche Filippo era un violento e che l'avrebbe picchiata e umiliata in continuazione come e peggio della madre. Nel 1504, con la morte della Regina Isabella, Giovanna diventa l'erede di tutti i beni di Castiglia. Temendo l'interferenza laicistica e tollerante di Giovanna, il padre Ferdinando, da tempo, aveva fatto circolare la leggenda della pazzia della figlia, cosicchè, la reggenza di Castiglia fu assunta dallo stesso Ferdinando, il quale con astuzia aggirò le eventuali rimostranze di Filippo, che era più interessato a correre dietro alle donne di corte che agli interessi della moglie. Da qui si dipana un vero e proprio mistero, un tenebroso enigma della storia, perchè quelle poche volte nelle quali Giovanna ebbe l'occasione di essere liberata, come quando i castigliani le chiesero di prendersi il trono, ella rifiutò la libertà asserendo di voler essere fedele al volere del figlio Carlo. Importanti testimoni dell'epoca non parlano della follia di Giovanna. Maqueraux, ufficiale della Casa di Fiandra, in una documentata storia della dinastia di Borgogna non ne fa parola e Jean de Los, abate di Saint-Laurent, ha lasciato scritto della brutalità e irascibilità di Filippo, ma non della follia di Giovanna. Francisco de Borja che ha assistito alle ultime ore della vita di Giovanna (come farà con Carlo) trova la regina lucida e saggia e non potrà non essersi chiesto se la regina non fosse stata sacrificata alla ragion di stato e all'inarrestabile ascesa di suo figlio. I dati obiettivi ci informano che Giovanna, dalla morte di Filippo (1506), alla rivolta delle comunidades di Spagna (1520) venne tenuta prigioniera nella fortezza di Tordesillas; una sepolta viva.
Carlo fu esemplarmente crudele. Sacrificò la madre alla sua missione della monarchia universale, come Filippo l'aveva sacrificata alla sua dissolutezza, avarizia e brutalità e Ferdinando al suo disegno politico e alla sua ambizione. Carlo sapeva di essere assai impopolare in Spagna e che, soprattutto l'Inquisizione vi era odiata. Per il popolo Giovanna avrebbe potuto essere l'antitodo a quella tirannide, perciò Carlo doveva tenerla segregata e sepolta viva. Carlo doveva temere molto possibili azioni ostili della madre così, nel 1518, le assegnò come governatore don Bernardino de Sandoval y Rojas, marchese di Denia e conte di Lerna con due incarichi: assicurarsi che Giovanna non potesse avere alcun contatto con il mondo esterno e costringerla a farla abdicare; la prima impresa riuscì, ma la seconda, mai. Il 24 agosto 1520 l'armata dei comuneros spagnoli (la rivolta dei comuneros interessò gli abitanti dei comuni castigliani, che si sollevarono contro Carlo V, per protestare contro il fiscalismo regio), comandata da don Juan di Padilla, arriva a Tordesillas e libera Giovanna. Lo stesso Adriano di Utrecht scrive a Carlo "Vostra Altezza ha usurpato il titolo reale e ha tenuta prigioniera con la forza la regina che è del tutto assennata"; anche i capi della rivolta si rendono conto della sanità di Giovanna e le propongono di riprendersi la corona. Giovanna però non ha l'animo di mettersi a capo della rivolta che l'avrebbe sicuramente salvata. La sua educazione, il suo rango e il principio dell'autorità glielo impediscono. Preferisce tornare sepolta viva che abiurare a quel principio per cui il re era re anche se era un usurpatore. Per lei gli uomini che l'avevano liberata erano pur sempre ribelli contro l'autorità legittima. Le sue ultime parole ai capi della rivolta furono " Che nessuno provi a creare malintesi tra me e mio figlio. Ciò che mi appartiene è suo ed egli avrà cura del bene del regno". La seconda prigionia fu più dura della prima, Denia, furioso per lo smacco subito si vendicò sulla prigioniera infliggendole terribili supplizi. Forse a quel punto la sua ragione non resistette più. Carlo sacrificò alla ragion di stato e alla sua missione universalistica la vita della madre.
Alla morte di Filippo il bello, il 25 settembre 1506, Massimiliano individua nella zia di Carlo, l'Arciduchessa Margherita d'Asburgo la reggente dei Paesi Bassi, nel 1507. Carlo si trovò dunque all'età di sei anni ad essere il potenziale erede oltre che di Castiglia, anche d'Austria e di Borgogna, da parte dei nonni paterni, in quanto il nonno Massimiliano d'Asburgo aveva sposato Maria di Borgogna, ultima erede dei Duchi di Borgogna. Giova notare che Carlo V, che in età matura confermò la pazzia della madre fu, probabilmente, perseguitato dal rimorso per questo suo comportamento.
I principali tutori di Carlo furono Adrian Florensz di Utrecht, all'epoca decano di San Pietro e vice-cancelliere dell'università, il futuro papa Adriano VI e, dal 1509, Guillaume de Croy, Signore di Chièvres, che ebbe una grande influenza sul ragazzo. Tutta l'educazione del giovane principe si svolse nelle Fiandre e fu ammantata di cultura fiamminga e in lingua francese, nonostante i suoi natali austro-ispanici. Praticò la scherma, fu abile cavallerizzo ed esperto nel torneare, ma di salute precaria, soffrendo anche di epilessia in gioventù.
Il 5 gennaio 1515, nella sala degli Stati del palazzo di Bruxelles, Carlo, all'età di 15 anni, fu dichiarato maggiorenne e proclamato Duca di Borgogna. Gli fu, quindi, affiancato un consiglio ristretto di cui facevano parte Guillaume de Croy, Adriano di Utrecht e il Gran Cancelliere Jean de Sauvage.
Al tempo dell'incoronazione di Francesco I Valois-d'Angoulême il re invitò Carlo quale duca di Borgogna alla festa di celebrazione; Carlo, volendo risaltare la sua superiorità dinastica rispetto a Francesco, inviò in sua vece Enrico di Nassau e Michel de Sempy, che trattarono anche affari di stato: si discuteva in particolare, di un possibile matrimonio fra Carlo e Renata di Francia (la secondogenita di Luigi XII di Francia e di Anna di Bretagna).
E' importante esaminare a fondo la figura di Francesco I, perchè nel momento cruciale della lotta per il potere in Europa egli fu l'unico vero contraltare di Carlo V. Possiamo affermare che Francesco I evitò che la Francia cadesse sotto l'influenza dell'impero, introdusse nel diritto e nell'amministrazione l'obbligo di parlare la langue d'oil al posto del latino, rafforzò il principio unitario dello stato francese e di questo i francesi gli dovrebbero essere perennemente grati, ma proprio le sue azioni, il suo carattere, le sue gesta mettono in risalto il carattere, il temperamento e il valore di Carlo. Francesco fu subdolo, spergiuro, superficiale, cristianissimo fu alleato dei turchi e dei luterani, sempre pronto a rompere le tregue e attaccare l'impero, rapace di gloria sperava di soggiogare l'Europa sotto i gigli di Francia; era ricchissimo, grazie alla saldezza dello stato, e potè sostenere le sue guerre contro Carlo grazie alla sua ricchezza. Di converso, Francesco I fu un vero principe rinascimentale; egli amò e protesse Rabelais, Raffaello, Leonardo, Tiziano, Andrea del Sarto, Benvenuto Cellini, Paris Bordone, Primaticcio e una schiera di architetti e artisti tra i più brillanti del suo tempo. Alla sua corte festosa trovarono accoglienza mecenatesca e gloria immortale i più splendidi ingegni del Rinascimento come Machiavelli e Baldassar Castiglione. Ispirò al suo protetto Rabelais il capolavoro Gargantua e Pantagruel nel quale la figura da fanfarone di re Picrochole è una burlesca caricatura di Carlo V. Carlo non ruppe mai un accordo, era leale e riflessivo, senza proclamarsi cristianissimo, era sempre portato a difendere il cristianesimo, ma seppe opporsi a papi ambiziosi e spergiuri, era fautore della pace a ogni costo, sperava in un'Europa unificata sotto il segno degli Asburgo, ma per il trionfo del cristianesimo, non disprezzò mai il nemico e si addossava sempre la responsabilità delle sconfitte; a causa delle liti e delle ambizioni dei vari stati dell'impero, per tutta la vita fu perseguitato dalla scarsità di danaro, che spesso non gli consentiva di pagare i suoi soldati che si ammutinavano.
Il 23 gennaio 1516 muore il nonno materno Re Ferdinando d'Aragona, e Carlo, a soli sedici anni, eredita anche il trono d'Aragona, concentrando nelle sue mani tutta la Spagna, per cui poté fregiarsi del titolo di Re di Spagna a tutti gli effetti, assumendo il nome di Carlo I (Carlos primero, da cui il nome del famoso cognac). Il 13 marzo avvenne la proclamazione ufficiale.
Nel 1516 Erasmo da Rotterdam accettò l'incarico di consigliere di Carlo I di Spagna. Una volta ereditato il trono di Spagna, Carlo aveva necessità di essere riconosciuto Re dai propri sudditi, in quanto, pur avendo come ascendenti i sovrani castigliano-aragonesi, era pur sempre un Asburgo. La richiesta avanzata in tal senso il 21 marzo 1516 venne rifiutata. All'epoca Francisco Jiménez de Cisneros, arcivescovo di Toledo era reggente di Castiglia, l'arcivescovo di Saragozza reggente d'Aragona, mentre Adriano di Utrecht era reggente inviato da Carlo. Carlo esitava mentre Jimenez dovette affrontare i disordini siciliani (che culminarono con la fuga del viceré Hugo de Monarca) e i rinnegati Horudj e Kahir ad-din. Si giunse al Trattato di Noyon, in cui si stabiliva il matrimonio fra Carlo e madame Luisa, la figlia di Francesco I, ma tali accordi suscitarono l'indignazione spagnola. I negoziati con l'Inghilterra vennero lasciati alla diplomazia di Giacomo di Lussemburgo che riuscì a stringere un accordo favorevole.
Intanto la sorella Eleonora aveva raggiunto i 18 anni e Carlo stava progettando un matrimonio diplomatico con il re del Portogallo. L'8 settembre Carlo partì da Flessinga con quaranta navi alla volta delle coste spagnole: il viaggio durò 10 giorni. Dopo un lungo tragitto sulla terraferma incontrarono il fratello Ferdinando e giunsero nella città di Valladolid. Giunse la notizia della morte di Jiménez avvenuta l'8 novembre. Convocate le Cortes di Castiglia sul finire del 1517, venne riconosciuto finalmente Re nel febbraio 1518 mentre le Cortes avanzarono ben 88 richieste fra cui quella che il sovrano parlasse lo spagnolo.
Il 22 marzo lasciò la città diretto a Saragozza, dove affrontò con difficoltà le Cortes d'Aragona, tanto che rimase nella città per diversi mesi. Intanto, il gran cancelliere Jean de Sauvage moriva il 7 giugno 1518; gli succedette Mercurino di Gattinara, mentre continuavano le trattative con le Cortes di Catalogna, convocate a Barcellona, dove Carlo rimase per buona parte del 1519, fino al riconoscimento della sua sovranità. Giova notare che Mercurino Arborio di Gattinara, forse la mente politica più fine dell'impero di Carlo V, si era distinto come eminente giurista alla corte del duca di Savoia. La duchessa Margherita che aveva sposato in seconde nozze Filiberto di Savoia, ebbe modo di apprezzare Gattinara e, quando tornò nei Paesi Bassi lo portò con sè; Carlo V, molto abile nel riconoscere il valore delle persone lo prese come proprio consigliere. Uno degli atti del re prima di lasciare la Spagna fu quella di appoggiare l'armamento e la formazione di una lega contro i pirati saraceni che infestavano le coste.
Successivamente, dovette recarsi in Austria per raccogliere anche l'eredità asburgica. Il 12 gennaio 1519, infatti, con la morte del nonno paterno Massimiliano I, Carlo, che era già Re di Spagna da tre anni, concorse per la successione imperiale, titolo che fu letteralmente messo all'asta. Gli altri pretendenti erano Enrico VIII d'Inghilterra e Francesco I di Francia. L'imperatore veniva eletto da sette elettori: i vescovi di Magonza, Colonia e Treviri, e i signori laici di Boemia, del Palatinato, Sassonia e Brandeburgo. Nell'occasione, per finanziare l'offerta e pagare gli elettori, Carlo venne appoggiato dai banchieri Fugger di Augusta, nella persona di Jakob II, mentre il cardinale Wolsey si impegnò per Enrico. L'elezione si risolse con la posizione di Leone X, che aveva nella persona di Federico il Saggio di Sassonia il successore; questi declinò l'offerta in favore di Carlo. Carlo alla fine venne eletto dai principi elettori con voto unanime, e a soli diciannove anni ascendeva anche al trono d'Austria, entrando in possesso, a pieno titolo, dell'eredità borgognona della nonna paterna. Si calcola che l'elezione venne a costare a Carlo la somma di un milione di fiorini d'oro, metà della quale servì a pagare gli elettori e i loro consiglieri; dagli archivi della Banca Fugger risulta che ben 500.000 fiorini erano costati alla Banca l'elezione di Carlo; giova sottolineare che da quel momento Carlo ebbe sempre immmensi problemi economici, sia per finanziare le guerre, sia per manternere le corti. Il 28 giugno 1519, nella città di Francoforte, Carlo viene eletto Imperatore del S.R.I. e, il 23 ottobre 1520, incoronato dall'Arcivescovo di Colonia nella cattedrale di Aquisgrana. Carlo di Gand, come Imperatore del S.R.I., assume il nome di Carlo V, e come tale è passato alla Storia. La scomparsa prematura di tutta la discendenza maschile della dinastia castigliano-aragonese, unitamente alla scomparsa prematura del padre Filippo "il bello" e alla "infermità" della madre Giovanna di Castiglia, fanno sì che Carlo V, all'età di soli 19 anni, risultasse titolare di un "impero" talmente vasto come non si era mai visto prima d'allora, neppure ai tempi di Carlo Magno. E così nel 1519 la casa d'Austria si ritrova in pugno la Germania, l'Austria, la Spagna, Napoli, la Sicilia, i Paesi Bassi e gran parte del Nuovo Mondo; proprio in quell'anno i conquistadores, dalle pianure bruciate dell'Estremadura, partiranno alla conquista dell'Eldorado americano. Sul suo impero non tramontava il sole ma non tramonteranno mai i problemi, primi fra tutti quelli che gli procurerà Francesco I che, furioso per la sconfitta nella corsa all'impero, si prepara ad aprire le ostilità.
I domini di Carlo V, escluse le Americhe