18. La gestione ambientale dell'impresa
La scelta di trattare per ultimo questo argomento, nell'ambito dell'analisi dell'evoluzione dell'impresa, non è stata motivata da una scarsa importanza data alle problematiche ambientali, ma piuttosto dal fatto che la gestione ambientale nelle imprese è una "scienza" non ancora sufficientemente consolidata, così come non ancora consolidati sono i valori e gli effetti dell'impatto delle diverse attività antropologiche sull'ambiente.
Ciò detto occorre subito affermare che l'ambiente è un contesto verso il quale l'impresa moderna, dovrà concedere sempre maggiore attenzione, in termini non solo di pura e semplice protezione, ma anche di solide opportunità di business.
Immaginando l'impresa come un'aggregazione di soggetti che collaborano verso un fine comune, come una struttura caratterizzata da un proprio ambiente interno in costante interazione con quello esterno (e perciò in grado di influenzarlo ed esserne influenzata), come un'organizzazione reticolare in grado di orientare il proprio "territorio" verso un'area sempre più vasta, possiamo dedurre che in ogni nodo (soggetto) di questa rete si realizzino delle interfacce con l'ambiente. Il modo di gestire queste interfacce caratterizza il management ambientale dell'impresa.
Per cercare di definire cosa si intende per ambiente possiamo, innanzitutto, rifarci alla legge istitutiva del ministero italiano dell'ambiente, la quale stabilisce che "è compito del ministero assicurare, in un quadro organico, la promozione, la conservazione e il recupero delle condizioni ambientali conformi agli interessi fondamentali della collettività e alla qualità della vita, nonché la conservazione e la valorizzazione del patrimonio naturale nazionale e la difesa delle risorse naturali dall'inquinamento". Un concetto ampio al quale sono state attribuite tre valenze:
- culturale;
- sanitaria;
- urbanistica.
La stretta correlazione tra le diverse componenti e la necessità d'approcci sistematici e intersettoriali alle problematiche ambientali portano verso una concezione unitaria del bene ambientale, inteso come tutto ciò che circonda l'uomo: la natura e i sistemi antropogenici materiali e immateriali. Qualsiasi attività umana lascia un segno sull'ambiente (impatto ambientale) è, pertanto, necessario che tali impatti vengano individuati, analizzati e sottoposti a valutazioni di compatibilità e accettabilità.
È fuori discussione che la questione ambientale era stata sollevata dai movimenti ambientalisti molti dei quali portatori di una carica anti-sistema e anti-industriale. Di fronte a questo tipo d'impostazione molte imprese si erano chiuse a riccio paventando esclusivamente minacce politiche e aggravio dei costi; inoltre la logica del "comando e controllo", adottata da parte delle istituzioni, non aiutava certo i soggetti imprenditoriali ad affrontare il problema in modo razionale ma, bensì, conflittuale.
Storicamente, a partire dalla rottura della contrapposizione tra i blocchi capitalista e comunista, il rapporto dell'impresa con le problematiche ambientali inizia a modificarsi.
L'impresa percepisce il raggiungimento degli obiettivi ambientali non più come minaccia, ma come un investimento ai fini, sia di una maggiore coerenza con le nuove condizioni del mercato, sia di un miglioramento della cultura ambientale del consumatore.
Contestualmente, le istituzioni operano nella direzione di rendere effettivamente compatibili economia e ambiente e alcuni movimenti ambientalisti ribaltano la propria impostazione, adeguando la posizione ideologica alla realtà.
Grazie a questo nuovo clima, la questione ambientale entra in modo strutturale tra gli obiettivi della gestione aziendale. Gli investimenti per ridurre l'impatto ambientale dei processi produttivi, la minimizzazione dell'uso delle materie prime, la riduzione dei consumi elettrici e il risparmio energetico, il miglioramento della compatibilità ambientale dei prodotti, l'attenzione volta allo smaltimento finale sono sempre più presenti nei bilanci aziendali. L'ambiente ha perso, per l'impresa, quelle componenti di drammaticità e incertezza, per diventare una delle tante variabili, spesso, anche, una variabile strategica capace di migliorare la "strategia competitiva".
Contestualmente, gran parte dei movimenti ambientalisti ha perso la carica anti-sistema e l'atteggiamento di contrapposizione alla tecnologia. Come conseguenza, è andato formandosi tra la gente un atteggiamento che non cerca, né l'eliminazione, né la demonizzazione della tecnologia, ma l'obiettivo di piegarla alla necessità di garantire alle generazioni future le nostre stesse opportunità attraverso una grande mobilitazione della progettualità umana (Sassoon, 1998).
Diverse analisi condotte da importanti Istituzioni nazionali, su un ampio spettro d'imprese, hanno mostrato che è oramai in atto un nuovo modo di gestire le imprese, per quanto riguarda il rapporto con l'ambiente. Se fino a qualche anno fa la normativa e la sensibilità nell'impresa richiedevano al produttore di farsi carico essenzialmente degli impatti delle emissioni sull'ambiente, oggi l'area delle responsabilità si è ampliata notevolmente.
L'impresa è chiamata a rivedere il rapporto con l'ambiente dalle prime fasi dell'attività fino alla destinazione finale del prodotto e agli smaltimenti e, cioè, ad analizzare gli input di energia, materie prime e componenti vari, riprogettare il prodotto in funzione dello smaltimento finale, controllare le emissioni, garantire la qualità del prodotto presso il consumatore, eventualmente ritirare il prodotto a fine vita, preoccuparsi della raccolta differenziata, del riciclaggio interno di materiali e componenti di scarto, della produzione d'energia da rifiuti, della produzione di prodotti "secondari" da materiali riciclati, di dare informazioni al pubblico.
Rispetto al succitato elenco di azioni si possono identificare tre livelli di gestione ambientale, quello passivo, quello adattivo e quello pro-attivo, che comportano tre modalità diverse della gestione ambientale dell'impresa, come indicato nella tab. 2.
Tab. 2 Tre tipologie di gestione ambientale
Fasi |
Passiva |
Adattiva |
Pro-attiva |
Livello di integrazione |
Soluzioni end-of-pipe |
Innovazione di processo-prodotto |
Via (14) interna ed esterna |
Livelli di responsabilità |
Specialisti di settore |
Medio management |
Top management con responsabili di funzioni |
Obiettivo perseguito |
Minimizzazione dei costi |
Adattamento e/o ottimizzazione del business |
Modifiche rilevanti di obiettivi e missioni dell'impresa |
Si può comunque affermare che:
- la ricerca della compatibilità ambientale da parte delle imprese si traduce, di norma, in uno sforzo di investimento e di innovazione di processo e/o di prodotto simile a quello perseguito normalmente nelle strategie competitive;
- l'obiettivo dell'eco-efficienza si trova sempre più spesso a coincidere con gli obiettivi del Total Quality Management;
- l'obiettivo dello "sviluppo compatibile", interpretato nell'ottica dell'efficienza industriale, consiste nel perseguire gli obiettivi aziendali con il minor dispendio possibile di energia e di materie prime, oltre che di manodopera e di capitale, nel minor tempo possibile, minimizzando sprechi e scarti. È quindi comprensibile che l'obiettivo dell'efficienza produttiva e organizzativa possa coincidere con quello dell'efficienza ambientale.
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NOTE
1. Obiettivo del sistema economico capitalistico è la massimizzazione del profitto e il suo reimpiego per l'allargamento delle attività produttive, mentre nelle società precapitaliste il sovrappiù non era investito ma utilizzato per il consumo delle classi proprietarie.
2. Il termine fu introdotto da Saint-Simon per designare il metodo esatto delle scienze; Saint-Simon indicò, anche, la sua applicabilità alla filosofia.
3. Oggi diremmo vantaggi competitivi.
4. Taylor fu il fondatore dello scientific management, meglio noto come taylorismo. I principi operativi del taylorismo sono a) Il processo di produzione industriale viene ridotto a singole semplici operazioni. b) Si cronometra il tempo standard di ogni operazione. c) Il lavoratore deve essere istruito per arrivare allo standard. d) Il lavoratore deve concentrarsi sullo sviluppo delle sue capacità manuali. e) Il lavoratore acquisisce le necessarie capacità, anche stimolato da incentivi economici.
5. Market responsive è la predisposizione dell'industria a porsi in posizione subalterna rispetto al consumatore/cliente. La risposta dello scaffale è sacra affermano i responsabili di marketing.
6. Il technology push è la predisposizione dell'industria a spingere il proprio prodotto, forzando la volontà espressa o latente del consumatore/cliente.
7. La lean production è stata introdotta dalla Toyota; è un sistema di produzione che impiega una modesta quantità di risorse aziendali, combina i vantaggi della produzione artigianale con quella di massa, consente di produrre un'ampia varietà di prodotti, impiega squadre di dipendenti multi-specializzati, è fortemente automatizzata, opera con un gran numero di sub-contractors, responsabilizza i lavoratori, che sono stimolati ad individuare eventuali anomalie nel processo di produzione. Alla squadra è affidato il compito della manutenzione di macchinari e impianti posti sotto la sua responsabilità.
8. È il tempo intercorrente tra il momento dell'ideazione di un nuovo prodotto e la sua commercializzazione.
9. È il tempo intercorrente tra l'inizio della prima attività e la fine dell'ultima attività di un ciclo di produzione di un prodotto.
10. È il tempo necessario per cambiare prodotto su un ciclo di produzione.
11. Stia in guardia chi compra.
12. Con paradigma si intende un insieme di regole, generalmente condivise, che servono da riferimento per una corretta interpretazione di una situazione, relativamente ad un determinato fenomeno. Thomas Kuhn dà dei paradigmi economici la seguente definizione «Una costellazione di concetti, percezioni, consuetudini e valori che creano una particolare visione della realtà economica».
13. Produttore e consumatore sfumano l'uno nell'altro creando il prosumer.
14. Valutazione di impatto ambientale.
29 aprile 2008
Eugenio Caruso
Per una panoramica più ampia sull'impresa moderna si rimanda a E. Caruso, L’impresa in un mercato che cambia, Tecniche Nuove 2003