Un segno che è simile a ciò che esso significa è chiamato icona; ad esempio le incisioni rupestri trovate dagli archeologi sono icone.
Un segno che è collegato ad un fenomeno molto diverso è chiamato sintomo: sbadigliare può essere sintomo di noia.
Un segno direttamente causato da ciò che esso significa è chiamato segnale: ad esempio un segnale di allarme può far desistere un ladro dal compiere un furto.
Icone, sintomi e segnali hanno una stretta relazione di similarità o di causalità tra il segno e ciò che esso significa; quando la relazione tra un segno e ciò che esso significa è più o meno arbitraria (deriva, ad esempio, da una convenzione su cui esista un accordo) i segni sono chiamati simboli. Tra gli scienziati esiste un sostanziale accordo nello stabilire che solo gli esseri umani sono in grado di produrre simboli.
L'uomo ha organizzato i segni in sistemi chiamati linguaggi; si tratta di regole che mettono in relazione, icone, sintomi, segnali e simboli l'uno con l'altro e con vari aspetti della realtà. Mediante i linguaggi la realtà può essere rappresentata, compresa, valutata, spiegata e modificata. Il linguaggio è il più potente strumento comunicativo posseduto dall'uomo, uno strumento eccezionale per trasferire informazioni cognitive, affettive, persuasive e conative (4).
Circa la formazione del linguaggio, Noam Chomsky, sostiene che «Il linguaggio è il frutto dell'interazione funzionale tra una componente geneticamente predeterminata, intrinseca nel cervello già predisposto, ed una ambientale che, con società e famiglia, ne influenza l'evoluzione».
Tutte le lingue parlate dall'uomo condividono alcune caratteristiche. Esiste un piccolo numero di parole onomatopeiche, che imitano il suono della cosa significata (bang, tic tac, chicchirichì, miagolio, abbaio, raglio, splash, sibilo, strusciare).
Un'importante caratteristica comune è la doppia articolazione: le parole sono composte da combinazioni convenzionali di fonemi (cioè suoni linguisticamente rilevanti) e morfemi (unità minime di significato).
Inoltre, tutti i linguaggi hanno sviluppato una fonologia (sistema di regole che riguardano la pronuncia, una sintassi ( sistema di regole per mettere in relazione i simboli verbali tra loro), una semantica (sistema di regole per mettere in relazione i simboli verbali con gli aspetti della realtà) e una pragmatica (un sistema di regole per mettere in relazione i simboli verbali con le azioni dei comunicanti).
Infine, la comunicazione umana ha senso, è densa di significato. Infatti, il cervello umano è in grado di utilizzare le funzioni simboliche, mediante le quali noi interpretiamo i segnali che provengono dall'esterno, li analizziamo in termini spaziali, temporali, causali e intenzionali, li valutiamo secondo canoni estetici e morali e, così facendo, produciamo significato.
Il linguaggio umano è prevalentemente simbolico, ma è accompagnato da icone, sintomi e segnali corporei come la capacità di ridere, di piangere, di arrossire, di mostrare meraviglia, stupore, fastidio, noia, gioia, tristezza, arroganza, timidezza, eccetera; le ricerche più avanzate hanno mostrato che i segni non simbolici della comunicazione umana possono essere espressi, anche, del tutto inconsapevolmente.
Un'altra caratteristica della comunicazione umana è la capacità di conoscere e di mettere in pratica l'arte di inviare falsi segnali e di mentire; questa attitudine sembra che sia nata dal bisogno di fingere su qualcosa per fare piacere a qualcuno.
Questo tipo di comunicazione si articola in diverse forme: si può dire una verità esagerando il suo opposto e questa è l'ironia, si può affermare di non sapere, sapendo, e abbiamo la reticenza, si può mentire per uno scopo preciso e si ha la menzogna (5) , la capacità di una società di mentire a se stessa è chiamata dai sociologi falsa coscienza.
Il linguaggio umano si è sviluppato lentamente e parallelamente alla capacità di utilizzare i simboli. Dai segnali e dalle icone fatti di gesti, mimica, grugniti, grida, disegni, manufatti si è gradatamente sviluppata una forma di comunicazione fatta di simboli verbali, con parole e frasi semplici e basate sulla doppia articolazione. Questo processo, che ha richiesto, sicuramente, molti millenni, non ha comportato la perdita di importanza della comunicazione non verbale che costituisce, tuttora, una parte significativa della comunicazione umana.
Questa forma di comunicazione è comune tra gli animali, come hanno dimostrato il professore tedesco di zoologia Von Frish, che nel 1974 ha vinto il Nobel per i suoi ben noti studi sulle api, e i coniugi Gardner e Premark, che hanno dimostrato l'esistenza della comunicazione non verbale negli scimpanzé e in altri animali.
Esistono vari tipi di comunicazione non verbale umana; le manifestazioni più antiche riguardano i segnali del corpo che comunicano le emozioni. Altre forme di comunicazione non verbale sono la danza, la musica e le arti imitative come il mimo, il disegno, la pittura, la scultura, l'architettura.
Queste manifestazioni artistiche sono antiche quanto l'uomo, dato che le attività imitative sono state utilizzate per decine di millenni prima che si sviluppasse il linguaggio simbolico; si pensi che il primo strumento musicale trovato dagli archeologi, un flauto, risale ad un periodo tra i 50 mila e i 70 mila anni fa e, pertanto, precedente alla sviluppo del linguaggio.
Acquisita la capacità di comunicare attraverso i linguaggi, nel corso dei millenni, l'uomo ha sviluppato forme piuttosto avanzate di scrittura: la cuneiforme dei sumeri, i geroglifici degli egiziani, i pittogrammi dei cinesi; poi ha compiuto il grande balzo in avanti con l'alfabeto fenicio costruito sul principio secondo cui a ciascun fonema corrisponde una lettera.
Quasi nello stesso periodo si sviluppa il sistema di simboli scritti che rappresentano i numeri, a loro volta, successivamente, organizzati nel sistema decimale. Un momento decisivo per la numerazione è la nascita del concetto di zero, che ha luogo in India nel 500 a.C. e che si diffonde successivamente, attraverso il mondo arabo, in Europa.
Giova considerare che la Comunicazione interpersonale è stata ed è tuttora la più utile nei rapporti umani; le relazioni interpersonali sono meccanismi piuttosto fragili, infatti, troppa verità o troppa sincerità possono danneggiarle. Per questo motivo, man mano che la nostra esperienza nella gestione dei rapporti interpersonali cresce, impariamo, contestualmente, a controllare i nostri sentimenti, specialmente quando l'educazione, la convenienza o l'umanità ci suggeriscono di farlo; in un certo senso impariamo a non essere sinceri nell'interazione individuale.
Per non essere sinceri esistono tre modalità:
- la simulazione, che significa mostrare sentimenti che non proviamo,
- l'inibizione che è il non manifestare sentimenti,
- il mascheramento che consiste nel manifestare un sentimento diverso da quello che proviamo.
In quest'arte oltre all'impressione che vogliamo dare agli altri esistono anche impressioni lasciate trasparire. Le nostre emozioni, infatti, o la mancanza di esse, spesso, inconsapevolmente, traspaiono dalle nostre simulazioni, inibizioni o mascheramenti; in tal caso i nostri veri sentimenti vengono comunque trasmessi. Se ci rendiamo conto di questo meccanismo, che può crearci un forte imbarazzo, una via di uscita è quella di attenuare il livello con il quale le nostre sensazioni sono negativamente percepite.
(4) Indurre qualcuno ad assumere un atteggiamento, a compiere un'azione, ad acquistare un prodotto, a modificare i propri comportamenti.
(5) Sono diverse le cause che possono giustificare la menzogna, come:
- non fa male a nessuno,
- "loro" non devono sapere,
- non sono affari loro,
- riesco a prevalere,
- è necessario mentire per il loro bene,
- devo mentire per il loro male,
- è necessario mentire per il mio bene.